9. BITTERSWEET
L'unica cosa che Daniel ama della fine del campionato è il ritorno a casa, nella sua Australia. Svegliarsi e respirare aria pulita, non il caos del porto e la frenesia cittadina, gli purifica anche la mente.
Vorrebbe che fosse anche la sua anima ad essere purificata, vorrebbe che le dita di qualcuno sciogliessero i nodi che gli stringono la gola, fino a togliergli il respiro. Sa anche a chi vorrebbe che appartenessero quelle dita e non sono quelle di Leonor, che dorme sul suo petto inconsapevole del fatto che lui stia pensando ad un'altra.
Ogni parola che fuoriesce dalla bocca di Lhena è una scheggia di vetro che gli apre la pelle. Ogni volta che sbatte le ciglia, in modo del tutto naturale, gli ricorda che il tempo scorre inesorabile e resta sempre meno per godersi i momenti che potranno trascorrere insieme. Tra qualche giorno lei partirà per l'Alaska e diventerà difficile persino rispondersi ai messaggi in breve tempo, perché mentre per uno sarà giorno, per l'altra arriverà la notte. Due luci che non si incontrano mai, che è un po' la metafora di quello che sono stati per tutto l'anno.
Rimanere a letto non fa altro che incrementare il suo flusso di pensieri, che scorre senza sosta lungo ognuna delle sue sinapsi, minacciando di fargli esplodere la testa. Quindi decide di scostare il lenzuolo e liberarsi dalla presa della ragazza che ancora dorme beatamente accanto a lui. Si sciacqua velocemente il viso e si butta sotto il getto di acqua calda, con gli indumenti già pronti sul ripiano accanto al lavello.
Mentre si dà una sistemata di fronte allo specchio appannato, da cui ha ricavato un oblò con il polso, Leonor fa capolino sullo stipite della porta, osservandolo con le braccia incrociate e con solo la sua maglietta addosso.
«Dove stai andando?» gli chiede, sospirando per la frustrazione che già percepisce, ancor prima della sua risposta.
«A fare un giro in pista» risponde lui evasivo, senza aggiungere troppi dettagli.
«Sul serio Daniel?» ribatte lei in modo retorico, mostrandogli tutto il suo disappunto con uno sbuffo ben evidenziato e un'espressione contrariata. Quando ha proposto al pilota di trascorrere del tempo con lui in Australia, non si è mostrato da subito entusiasta. Ci ha messo del tempo per convincersi a farla entrare definitivamente nella sua vita e lei ne conosce anche il motivo, ma a volte ha come l'impressione di essere l'unica ad impegnarsi per far funzionare le cose. «Da quando siamo arrivati non fai altro che correre o allenarti o andare sui kart.»
Daniel non riesce neanche a biasimarla per le sue lamentele, nonostante le abbia chiesto di avere pazienza quando si sono conosciuti, lei gliene ha concessa tutta quella del mondo, ha saputo attendere ed accettare che il suo fosse un cuore ferito, che avesse bisogno di una garza per sanare le cicatrici, non di una storia da favola in cui lui è il raggio di sole di qualcuno. Per mesi si è sentito solo buio e Leonor ha rappresentato un piccolo barlume, ma sapeva di non poter reggere il confronto con la luce che lui cerca. Per quanto lei sia stata fondamentale per distogliere la sua mente dal suo chiodo fisso, per quanto ritiene che lei sia stata forte ad accettare che la loro relazione sia iniziata solo perché lui aveva bisogno di una distrazione, non può fare a meno di pensare che Lhena non lo avrebbe mai giudicato per le sue passioni. E si sente malissimo anche solo a formulare quella frase nella sua mente, perché la bionda che ora lo sta osservando, ferma sulla porta, non lo merita.
Quando è che ha dimenticato come si trattano le persone?
Si chiede spesso se cercando di aprire il cuore della sua migliore amica non abbia finito per chiudere il suo, che sembra inconsolabile di fronte all'idea di non poter amare chi veramente vuole. Daniel ci sta provando con tutto se stesso a trovare una via alternativa, qualcos'altro che occupi la sua mente quando non è in pista, ma il nome di Lhena sembra tatuato nella sua mente, irremovibile di fronte a qualsiasi difficoltà, anche di fronte ai migliaia di chilometri che li separeranno, che lo spaventano al solo pensiero.
«È quello che amo fare» si giustifica frettolosamente, passando in camera per indossare gli indumenti puliti.
«Ami anche me o continui a pensare a lei?» la domanda di Leonor non porta rabbia o rancore con sé, é un semplice quesito mosso dalla stanchezza e dalla frustrazione.
Daniel non sa cosa rispondere, era stato chiaro all'inizio della loro relazione, non le ha mai promesso che il suo cuore sarebbe stato interamente suo, era quello in cui doveva aiutarlo. La bionda sembra aver perso la pazienza però, stanca di continuare a lottare da sola per una guerra che non è la sua.
«Quando lo avrai capito fammelo sapere» anche questa volta non c'è rabbia nella sua voce, solo amarezza. Comincia a raccogliere le sue cose sparse in giro per la stanza, per buttarle dentro alla valigia ancora da disfare. Qualcosa dentro di lei l'aveva avvertita che la sua permanenza lì non sarebbe stata lunga.
L'australiano non é neanche sorpreso dal suo atteggiamento, come potrebbe biasimarla? Non ha nemmeno abbastanza energie per frenarla, cerca di afferrare svogliatamente la sua mano, ma lei sembra essere persino troppo veloce.
«Che stai facendo, Lhen...» si maledice immediatamente per aver persino confuso il suo nome. Si copre la faccia con le mani e cerca di inalare aria che lo faccia ragionare, attraverso respiri profondi, ma gli occhi di Leonor sono già lo specchio delle sue ferite, di quanto lui la stia ferendo. «Non volevo» tenta di giustificarsi, consapevole che non può usare molto in sua difesa.
«No, ovvio» sussurra lei, con un tono colmo di amarezza, spezzato dalle fatiche. «Sapevo a cosa stavo andando incontro, ma ti prego chiarisciti le idee.»
Nonostante le batoste che Daniel le sta infliggendo negli ultimi mesi, però, non ha alcuna intenzione di rinunciare. É ancora convinta che lui meriti qualcuno che sappia amarlo senza pretese, che non complichi anche ciò che non può essere complicato. È ancora sicura di essere lei quella persona, sta solo aspettando che lui se ne renda conto, che in qualche modo si liberi del pensiero fisso di Lhena. Per questo non è stata felice quando lui é corso da lei a Madrid e non é felice ogni qual volta lei si intrometta nelle loro vite. È certa che al pilota farebbe bene un periodo di disintossicazione, un periodo lontano dalla ragazza che gli sta aggrovigliando il cervello. Ed è questo il motivo per cui sta contando i giorni che mancano alla partenza della sua rivale per il cuore di Daniel, perché quando lei sarà lontana, loro avranno ancora qualche chance di essere felici.
«Io ti aspetto, d'accordo?» gli sussurra, prendendogli il viso tra le mani e poggiando la fronte contro la sua.
Daniel annuisce e la lascia andare, lanciandole uno sguardo di gratitudine per non aver mollato neanche questa volta. Il vero problema è che non sente la sua assenza quando Leonor lascia quella casa. Il peso che ha sul petto è dovuto ad un'altra mancanza, è presente anche quando la sua ragazza è insieme a lui.
Sbuffa sonoramente nel bel mezzo della stanza, raccogliendo le chiavi della macchina e smuovendo i suoi ricci con una mano. Il solo fatto di avere la mente fissa su un unico pensiero lo stressa, è qualcosa di insolito per uno come lui che ha il cervello sempre attivo su più cose. Ma non può farne a meno, non quando sa che la tempesta l'ha portata lui.
Durante il tragitto che lo porta al kartodromo, non ha neanche le forze per ascoltare la sua playlist preferita e cantare a squarcia gola mentre la gente lo osserva dal finestrino come se fosse un alieno. Si accorge solo una volta arrivato a destinazione di aver mantenuto il volto corrucciato per tutto il tempo, gli fa quasi male per averlo contratto così a lungo. Comincia a pensare che forse é un bene che Lhena si allontani per un po', magari avranno entrambi lo spazio necessario per svuotare la mente e ricostruire tutto da capo. É la bugia più grande che ama raccontarsi da quando ha appreso la notizia, ma é la sola che riesce a farlo stare meglio.
Almeno ha la certezza di riuscire a distrarsi in pista, con i piccoli ragazzi che sognano una carriera come la sua e che ormai lo conoscono bene. Daniel sa di essere un punto di riferimento e gli piacerebbe poter vincere di più, per poter dimostrare che quelli come lui, che é partito quasi dal nulla, ce la possono fare davvero.
Ama l'atmosfera del suo kartodromo, ama unire la sua passione più grande con la sua Terra e ancor di più ama l'espressione dei piccoli piloti quando lo vedono arrivare e si precipitano a chiedergli di gareggiare insieme a loro. Daniel non se lo fa ripetere due volte, si cambia in fretta, passa a dare un'occhiata ai piccoli garage e ai giovani che lavorano sui loro kart, abbozzando qualche sostituzione o qualche modifica. Si infila la balaclava e il casco e si lancia in pista con lo stesso entusiasmo di quando aveva solo undici anni e la sua vita non era ancora così segnata da tutte le frustrazioni accumulate. É anche per questo che ama tornare in quel posto, gli permette di svuotare la mente da ogni pensiero, farla ritornare ad essere leggera come un palloncino.
In quel momento non gli manca davvero niente, ha tutto ciò che serve e si sente finalmente tranquillo. La melodia che accompagna quell'idillio é composta dalle risate di grandi e piccini, dal suono dei piccoli motori, anche da qualche leggero schianto contro le barriere di tanto in tanto, tutte cose a cui Daniel é abituato sin da bambino. Osserva tutto dal box in cui si trova, dove Mason, un ragazzino di nove anni, gli ha chiesto una mano per sistemare una sospensione del suo kart, che si é incrinata in seguito ad un contatto con un altro veicolo.
Il sole picchia forte in quella giornata di inizio Gennaio, una delle ultime che passerà a casa. I giorni che mancano per il suo ritorno in Europa sono sempre di meno e Daniel sente di doverli sfruttare al meglio. Le gocce di sudore che gli imperlano la fronte fanno a gara sulla pelle olivastra del suo volto, provocandogli un leggero fastidio. Quella sospensione sembra non volerne sapere di ritornare dritta e lui deve impiegare più forze del previsto per aggiustarla.
«Ti ci vedrei bene come meccanico, sai?»
Per un attimo al suono di quella voce é convinto di avere un'allucinazione. Tutti i muscoli del suo corpo di irrigidiscono all'istante, come folgorati. La riconoscerebbe tra mille, ma gli sembra impossibile che Lhena sia lì, in Australia, con la sua partenza che si avvicina sempre di più. Eppure la sagoma che si staglia sulla soglia del garage, colpita dai raggi del sole che la mettono in controluce, appartiene proprio alla bionda. Ne ha la conferma quando lei avanza di qualche passo ed è la prima a stringerlo forte. Quello per l'australiano é il posto più giusto in cui sprofondare, con tutti i suoi pesi e le sue incognite.
Ci mette qualche minuto per realizzare ciò che sta accadendo, la guarda e sbatte le palpebre ripetutamente come se fosse convinto di star abbracciando un fantasma. Per tutta la mattina é riuscito a non pensare più a lei, ma ora che é li non vorrebbe avere più nessuno intorno.
«Sei davvero qui?» chiede per avere conferma di non essere diventato matto, fa ancora fatica a crederlo, in fondo Madrid non é proprio dietro l'angolo.
Lhena annuisce vigorosamente, mentre ride di gusto di fronte al suo stupore. Sono poche le volte in cui é riuscita a lasciarlo senza fiato e senza parole, completamente incredulo. Quello é più un ruolo che appartiene a lui, é lei ad essere sempre sorpresa ed é felice che per una volta agire di impulsò l'abbia portata lì. Prendere un volo per l'Australia non é stata la cosa più veloce ed economica che abbia mai fatto, ma mentre impacchettava le sue cose e ripensava a come sarà la sua vita nei prossimi mesi, a quali decisioni prenderà, il suo istinto le ha gridato di mettere da parte tutto l'orgoglio, tutti i silenzi, i muri innalzati e ritornare alla leggerezza di un tempo, a quella Lhena che avrebbe fatto un gesto come quello senza pensarci due volte.
«Volevo vederti» sussurra, scrollando le spalle con naturalezza, come se avesse fatto la cosa più normale del mondo. «Piaciuta la sorpresa?»
Daniel annuisce, allargando le sue labbra nel sorriso luminoso che lo contraddistingue, un sorriso che non le rivolgeva da troppo tempo, qualcosa di contagioso che mette di buonumore anche lei e le conferma di aver fatto la cosa giusta per questa volta. Le sembra di aver vinto la lotteria, non si muoveva nel verso giusto da tempo con Daniel e finalmente, per una volta, sembrano aver trovato il loro equilibrio.
«Non ci vediamo da Toledo e mi sembrava di averti fatto una promessa» aggiunge, avvicinandosi a lui con fare un po' civettuolo, ma che in realtà deriva solo dalla consapevolezza che tra loro si é un po' dissoluta la spontaneità di una volta e le azioni folli, che prima ritenevano normali, ora non lo sono più.
«Sono felice che tu l'abbia mantenuta» sussurra l'australiano, con il sorriso ancora scolpito sul suo volto. «Sei qui per guardare?» le chiede, riprendendosi a poco a poco dallo stato di trance, mentre si rende conto che intorno a loro c'è ancora gente.
«Assolutamente no! Sono qui per batterti» replica prontamente Lhena, tirandogli un leggero spintone scherzoso.
Daniel si finge offeso, ma non riesce a mantenere il ruolo e fa sfociare il tutto in una lieve risata. Le lancia addosso una tutta e una balaclava e le passa uno dei suoi vecchi caschi, che potrebbe andare bene con le misure della sua testa. L'ultima volta che ha visto Lhena su un Kart, Carlos correva ancora in Toro Rosso, ma la conosce e sa che non si tirerebbe indietro di fronte a nulla, anche in campi che non le competono. La bionda infatti sembra non avere paura, posa le sue cose da una parte e sparisce al riparo da occhi indiscreti per infilarsi la tuta, che sembra persino abbinarsi con il suo incarnato, quasi come se Daniel avesse scelto quei colori di proposito. Non si scambiano molte battute, i loro occhi parlano da soli. Sono entrambi felici. Felici di essere insieme, felici di saper mettere da parte i rancori. Felici di esser per un attimo quelli di sempre.
Istintivamente l'australiano le afferra una mano e la trascina su uno dei Kart, mostrandole brevemente i comandi. Lhena fa fatica a prestare attenzione, focalizza la sua attenzione sulla capigliatura spettinata e il volto spigoloso di Daniel, che sembra improvvisamente aver ripreso la luce di sempre. La ragazza ha un tuffo al cuore al pensiero che quei tratti presto saranno solo un ricordo impresso nella sua mente, che non potrà più compiere follie del genere. Quasi le piombano addosso tutti i ripensamenti che avrebbe potuto avere sulla sua decisione, ma si decide a scacciarli via, stringendo saldamente le mani sul volante e attendendo che lui salga sul suo kart, mentre si scambiano un'occhiata di sfida prima di abbassare le visiere.
In pista ci sono anche gli altri a correre, ma Lhena e Daniel sembrano aver intrapreso un duello d'onore dove nessuno dei due ha intenzione di mollare. Lui è persino stupito dal fatto che lei riesca a mantenere il controllo del Kart per tutta la durata dei primi tre giri, non pensava fosse così capace.
Tutto il suo stupore però viene spazzato via quando in una delle curve all'inizio del quarto giro, Lhena manca il punto di frenata e gli finisce addosso, spingendo entrambi verso le barriere. La bionda sguscia immediatamente fuori dal piccolo veicolo per accertarsi delle condizioni del suo migliore amico, mezzo dolorante, ancora sul suo Kart, che però non può fare a meno di ridere mentre si massaggia un punto colpito, all'altezza degli obliqui.
«Dan! Ti prego, dimmi che stai bene!» esclama, precipitandosi al suo fianco con fare preoccupato. Qualcuno si ferma per accertarsi delle condizioni dell'australiano.
«Dillo che volevi farmi fuori» scherza lui, sforzandosi per rimettersi dritto.
È abituato agli acciacchi del mestiere, specie su dei mezzi instabili come i Kart, dove basta farsi prendere la mano per finire fuori pista e paradossalmente farsi più male che nelle categorie maggiori. Gli piace però fare il melodrammatico, ancora di più se attira su di sé tutte le attenzioni di Lhena, che gli sta vicino senza staccarsi un attimo.
«Mi dispiace davvero tanto, forse è meglio che lasci fare ai professionisti» il suo tono è davvero mortificato, Daniel quasi si sente in colpa a farla preoccupare in quel modo. «Ti aiuto, appoggiati a me» aggiunge, però lei, slacciandogli la tuta, mentre lo aiuta ad alzarsi e ad incamminarsi verso i box.
L'australiano ne approfitta del momento e si lascia trascinare, cingendole il collo con un braccio. Non ricorda neanche più l'ultima volta in cui sono stati così vicini senza imbarazzo e fraintendimenti, Lhena è così preoccupata a pensare alle sue condizioni che neanche si rende conto di come lui stia fissando i suoi lineamenti, senza riuscire a staccare lo sguardo, a pochi centimetri dal suo viso. Lo lascia su una sedia per pochi secondi solo per allontanarsi e prendere del ghiaccio.
Quando solleva un lembo della maglia termica e le sue dita entrano a contatto con la pelle di Daniel, entrambi rabbrividiscono. Lei però subito si concentra sulla zona arrossata, che si sta gonfiando a vista d'occhio, mentre lui non riesce a tenere a bada i suoi impulsi animali, che gli sussurrano alla mente infiniti pensieri impuri, cose che non dovrebbe nemmeno immaginare nei suoi peccati più proibiti. Si costringe a guardare in alto per non cadere nel tranello dettato dal momento, potrebbe non rispondere delle sue azioni e scatenare un uragano che distruggerebbe definitivamente tutto.
«Magari lo teniamo fermo con un po' di nastro adesivo» esordisce Daniel, riferendosi al ghiaccio.
«Scherzi?» la domanda di Lhena è spontanea, ingenua, tipica di chi non vive quotidianamente le piste.
«Siamo selvaggi, ci arrangiamo come possiamo» scherza subito lui, alzandosi mentre tiene ferma la busta fredda con una mano sola. Afferra dal banco di lavoro uno dei nastri adesivi appositi per sistemare pezzi di tappezzeria e qualche materiale di riciclo per fare da cuscinetto. Inizia a far girare tutto attorno al ventre e lei prontamente si precipita ad aiutarlo, maneggiando il tutto con cura, per evitare di fargli male.
«Ed ora?» chiede la bionda, osservandolo mentre si riveste, come se nulla fosse.
«Ora si ritorna in pista» risponde Daniel con naturalezza, scrollando le spalle. «Tu magari guardi da qua» precisa, afferrando il casco.
Lhena non ha nemmeno il tempo di ribattere, incredula di fronte alla sua energia. Gliela legge negli occhi la passione che prova e le piace l'idea di godersela dall'esterno, così da poter catturare ogni briciolo di felicità che lui emana quando ha tra le mani un volante. Si perde ad osservarlo sfrecciare tra i bimbi alti la metà di lui, dare consigli a chi è alle prime armi, regalare sorrisi e autografi senza il minimo sforzo. Daniel è un sole, attira su di se ed emana tutta l'energia positiva che esiste al mondo.
A guardarlo così, nel suo habitat naturale, lontano da preoccupazioni, anche lei riesce a distendersi e non pensare e per una giornata rivive la leggerezza di un tempo, lontana dai pensieri e le paranoie che la affliggono nell'ultimo periodo. Quello è il momento in cui ricorda che Daniel la rende una persona migliore, la versione più bella di se, riflette la luce su di lei, facendola splendere in un modo a cui non potrebbe aspirare mai da sola.
Lui è il suo faro e lei rischia di spegnerlo.
Di tanto in tanto l'australiano passa dai box per rinfrescarsi e controllare che lei non si stia annoiando, ma pur senza far nulla Lhena non potrebbe annoiarsi, il tempo scorre veloce mentre lo osserva divertirsi e mettere di buonumore chiunque abbia intorno.
Velocemente il sole comincia a tuffarsi dietro le montagne e la pista si svuota, anche gli ultimi ragazzini lasciano i loro Kart, non senza aver prima salutato il loro idolo locale.
La bionda rimane ad osservare Daniel da lontano, anche mente lui sistema gli attrezzi e le ultime cose lasciate in giro, sotto la flebile luce della luna.
«Sono andati via tutti» esordisce quando oramai sono rimasti solo loro due, avvicinandosi di soppiatto, come se non volesse rompere la bolla che lui si è creato. L'australiano sobbalza appena sente la sua voce, rivolgendole subito dopo un piccolo sorriso
«É buio, spero tu non abbia smarrito la valigia di nuovo» la schernisce, riferendosi al piccolo imprevisto dell'ultima volta in cui lei é stata lì e ritornando a prestare attenzione alla ruota del kart.
«Ho con me solo uno zaino per fortuna, domattina riparto» si affretta a comunicargli lei, come se avesse urgenza di specificare il suo gesto eclatante.
Daniel infatti si volta verso di lei, rimanendo senza parole. Non si é premurato di chiederle per quanto tempo si sarebbe fermata, ma non si aspettava di certo che Lhena potesse compiere una tale follia solo per lui. Non pensava di esserne ancora degno e sopratutto non pensava che lei ne fosse ancora capace.
«Hai fatto tutte queste ore di volo solo per trascorrerne qualcuna con me?» le chiede incredulo, sorridendo inevitabilmente, con l'illusione che qualcosa stia realmente cambiando tra di loro. L'impatto con la delusione alla quale andrà incontro sarà fortissimo, ma riesce a pensare solo a tutta la scarica elettrica che gli sta attraversando la schiena in quel momento
«Questo ed altro per il mio pilota preferito» risponde lei, allargando le sue labbra in un ampio sorriso, mentre si avvicina a lui per controllare le sue condizione. «Come va la botta?»
Automaticamente solleva un lembo della sua maglietta, senza neanche fare caso al modo in cui i suoi muscoli si contraggono al suo tocco. Tasta la parte dolorante trasformando la pelle liscia di Daniel in un manto di brividi, che si ritrae sotto le dita della bionda che scorrono sui suoi muscoli.
«Direi che qui abbiamo un brutto ematoma» constata lei, percorrendo i confini del bozzo rosso con l'indice, mette la pelle dell'australiano si ritira. «Scusami, ho le mani gelate.»
Lhena sorride, ritraendo la mano. Sono così pericolosamente vicini che lui smette di respirare, mentre le sue sinapsi vanno in fiamme, cedendo alle scariche elettriche del suo istinto.
«Non importa» sussurra con un tono gutturale, così profondo che a lei tremano le gambe. Se uno dei due non si deciderà a fare un passo indietro potrebbero finire per bruciare sotto la luce bianca della luna, al buio dove le loro azioni sarebbero nascoste persino ai loro occhi. Per Daniel la situazione diventa insostenibile, o mette fine a quella tensione oppure non avrà più il controllo di se stesso. «Lhena» sussurra, pigiando leggermente le mani sulle braccia della bionda, per sottolineare che devono separarsi.
Lei avvampa rendendosi conto del modo in cui stava per perdere il controllo. E si vergogna ancora di più a pensare che desiderava perderlo, togliere una volta per tutte il freno a mano e lasciarsi andare, dando la colpa al chiarore della notte. Alla fine però é grata che sia stato proprio l'australiano a mantenere l'equilibrio, non sa se vuole scoprire cosa sarebbe successo se si fossero spinti oltre quel già troppo fragile confine che li separa.
Daniel respira profondamente, più volte, nella speranza che il suo cuore torni a battere ad un ritmo regolare e l'intorpidimento abbandoni tutti i suoi muscoli. Sente la tensione scaricarsi lungo il suo corpo e i nodi allo stomaco sciogliersi lentamente, mentre cerca di pensare a qualsiasi cosa fuorché alla bionda.
Si allontanano l'uno dall'altro per non cedere al richiamo dei loro desideri e pentirsi delle loro azioni.
L'australiano tossisce per schiarirsi la gola e deglutisce mentre il calore si scarica lungo il suo corpo, accertandosi di aver ripreso un buon controllo di se. Lhena fa lo stesso, distogliendo lo sguardo nell'ombra, anche se lui non può vederla.
«Gelato e passeggiata sotto le stelle? Stanotte il cielo é limpido» propone Daniel. Raccogliendo le sue cose e quelle della ragazza.
Lhena annuisce, ancora scossa e accaldata dal momento, focalizzandosi sul suo intento di ritornare alla normalità di un tempo.
Lhena temeva l'arrivo della sera pre partenza più di ogni altro giorno. Da quando è ritornata dall'Australia, la settimana scorsa, non ha fatto altro che pensare se stesse compiendo la scelta giusta. Trascorrere ventiquattro ore al fianco di Daniel, come un tempo, le ha fatto venire uno strano senso di malinconia che non riesce a spiegarsi.
Lui le manca, ancora prima di partire.
Daniel é per lei come un antidoto preso prima del veleno, rischia di farle male prima ancora di essere la cura. E in più non riesce a non pensare a quanto ardentemente avrebbe voluto che fosse successo qualcosa in quel garage. Qualsiasi cosa. Si sente una stupida, lo ha respinto per mesi proprio perché lui ha fatto succedere troppo, ma forse tutto ciò che cerca é un motivo per restare. E solo lui può darglielo.
Controlla in modo maniacale la lista che ha stilato prima di infilare il necessario nelle valige. Sta per lasciare definitivamente Madrid, la città che l'ha cresciuta e in cui ha vissuto per quasi tutta la sua vita, i momenti con Carlos ed anche le gioie e i dolori con Daniel.
Non riesce a pensare ad altro che all'australiano, nemmeno la compagnia del pilota spagnolo, che é rimasto con lei fino a qualche minuto prima, l'ha tirata su. Sembra un'anima inconsolabile, alla ricerca di qualcosa che riempia il buco che da un anno ha nel petto.
Il campanello della porta suona, distogliendo l'attenzione dal rumore dei suoi pensieri. Lhena sente sua madre accogliere l'ospite inaspettato con particolare entusiasmo e se ne meraviglia dal momento che é quasi mezzanotte. Improvvisamente la investe la curiosità di scoprire di chi si tratti, ma é troppo stanca per scendere al piano sottostante. Sbuffa sonoramente quando sente bussare alla sua porta, convinta che sia Carla che la invita ad unirsi a lei e chiunque abbia deciso di disturbare la sua quiete. Rischia quasi di caderle la mascella quando davanti ai suoi occhi compare Daniel
«Sorpresa!» esclama lui, con un sorriso smagliante sul volto.
«Che ci fai qui?» gli chiede lei, incredula, mentre si tuffa tra le sue braccia.
«Domani devo andare in fabbrica e mi sembrava giusto fare una deviazione per salutare il mio fiore preferito» risponde l'australiano, guardandola in volto e accarezzandole i capelli. Non riesce a non far trasparire la punta di amarezza nel suo tono di voce.
«Quanto romanticismo» lo canzona lei, tirandogli una pacca scherzosa sulla spalla.
«Sei pronta a prenderti il freddo dell'Alaska, fiorellino» subito lui distoglie l'attenzione dall'attacco malinconico che sta per investirlo, facendosi strada da solo verso il balcone della camera.
Lì hanno vissuto tante sere in questi anni, é l'angolo di Madrid che Daniel conosce meglio, quello che ha racchiuso tante parole e trattenuto altrettanti sentimenti. L'idea di trascorrere una delle ultime sere lì gli fa stringere la bocca dello stomaco.
«Niente vino?» chiede Lhena, aspettandosi che lui si presentasse da lei con qualche forte alcolico per trasformare la tristezza in risate, ma a quanto pare bastano le sue abilità.
«Per quandto voglia dimenticare che stai per andare dall'altra parte del mondo, voglio essere abbastanza lucido da godermi quest'ultima notte» ribatte Daniel, lasciandola senza possibilità di replica.
Entrambi si siedono sul pavimento freddo, coprendosi con una coperta di lana, la preferita di Lhena, che probabilmente si pentirà di non aver messo in valigia. Sotto a quella coperta hanno passato talmente tanti momenti che quasi li fa sorridere il pensiero di doversi salutare così.
Rimangono in silenzio per un bel po', godendosi il cielo nuvoloso della capitale spagnola, che preannuncia una tormenta. La bionda lascia andare la sua testa sulla spalla di Daniel, che la stringe a se, sempre più forte, trattenendo i singhiozzi che minacciano di far piovere dentro le loro anime scosse. Nessuno dei due vuole realizzare che tra meno di ventiquattro ore saranno lontani migliaia di chilometri. Non una lontananza geografia, quella potrebbero colmarla in poche ore di volo, ma una lontananza dei loro sentimenti, che hanno fatto a pugni per troppo tempo ed ora sono esausti.
«Non ti ho mai chiesto una cosa» esordisce improvvisamente l'australiano, tirando su con il naso, mentre resiste al vento freddo. «Perché sei tornata con Manuel se già sapevi che vi sareste lasciati?»
Lhena questa domanda la aspettava da tempo e le si stringe il petto perché sa di non avergli raccontato tutta la verità. Arriverà il giorno in cui dovrà farlo forse e non sa come riuscirà a guardarlo in faccia, ma quella sera non si sente pronta a spezzare la magia
«Non mi piace parlare di questa cosa» cerca di tagliare corto, nella speranza che Daniel molli l'osso in fretta per godersi la serata.
«Pensavo che tra noi non ci fossero segreti» ribatte lui però, come da aspettativa.
«In Alaska ho dovuto prendere una decisione molto difficile sulla mia vita e casualmente lui c'era in quel momento. Nonostante il suo atteggiamento infantile è riuscito a starmi vicino nel modo in cui avevo bisogno e da allora mi sono sentita quasi in dovere di rimanere al suo fianco» Lhena cerca di tirar su una risposta soddisfacente che racchiuda meno dettagli possibili, consapevole che a Daniel non basterà mai, ma deve farsela andare bene, perché lei non é minimamente pronta ad aprire il vaso di Pandora.
«Proprio non vuoi raccontarmi tutta la storia?» insiste lui, già meno determinato.
«Non te la prendere, Dan, a parte me e lui, nessun altro ne è a conoscenza» risponde lei, guardandolo intensamente negli occhi, con uno sguardo implicito che lo prega di lasciar cadere la conversazione.
Lui lo percepisce e decide di accontentarla, un po' perché non vuole rovinare la serata e un po' perché quello gli da la speranza che si rivedranno presto per chiudere tutte le questioni irrisolte.
«D'accordo, immagino che per questa volta possa andarmi bene così» risponde, scrollando le spalle. Lhena chiude gli occhi e respira, ringraziandolo mentalmente per non aver insistito. Hanno appena sfiorato una tragedia di enorme portata.
«E tu e Leonor?» distoglie l'attenzione, portandola su un altro argomento spinoso.
«Mi ha chiesto di andare a convivere» risponde secco Daniel, senza guardarla.
Una coltellata probabilmente le avrebbe fatto meno male. In Australia lui le aveva raccontato che le cose tra loro non stavano andando benissimo e lei si era illusa di avere ancora una speranza di far quadrare le cose, abbattere i muri e lasciarsi andare ai sentimenti, ma a quanto pare il suo pessimo tempismo lo pagherà per sempre.
«E tu hai accettato?» gli chiede, quasi sconvolta.
«Non ancora» taglia corto lui, voltandosi finalmente verso di lei, che tira un sospiro di sollievo, come se questo potesse migliorare le cose.
«Non sei il tipo che si lega così in fretta» constata, pensando ad alta voce.
«Sono il tipo che cerca qualsiasi appiglio quando sente la mancanza di qualcuno di importante per me» precisa immediatamente lui, senza staccarle gli occhi di dosso.
Lhena si sente improvvisamente piccola, sa che lui la sta implicitamente accusando di essersi avvolta in un groviglio che non sarebbe dovuto nascere e che deve essere lei a scioglierne i nodi ora, perché lui i suoi li ha già districati.
«Ho un deja vu» esordisce lei, dopo qualche minuto di silenzio, dando voce ai suoi pensieri profondi, con ancora una punta di rancore nella voce.
«Spero che le cose non finiscano allo stesso modo» scherza Daniel, facendo ridere anche lei.
E piombano di nuovo nel silenzio, con la paura di tirare a galla relitti troppo profondi, troppo taglienti per quella sera di saluti e malinconia. Non vogliono infrangere il precario equilibrio che si sono ritagliati con difficoltà ed entrambi hanno paura a muovere anche solo un passo falso.
«Facciamo così» prende la parola l'australiano, facendosi coraggio. «Quando tornerai parleremo di tutto, è una promessa.»
É così serio quando pronuncia quelle parole che lei ha quasi paura di aver tralasciato qualcosa, di non essere più nelle condizioni di vittima ferita, di non poter più giustificare le fughe e i no che ha dovuto pronunciare o le parole dure che gli ha rivolto.
«Niente più emozioni trattenute» aggiunge Daniel, come a sottolineare un giuramento di cui lui per primo ha bisogno. «É meglio che torni in hotel, domani dovrai svegliarti presto.»
Si sfila la coperta di dosso e aiuta lei, che lo guarda confusa, a mettersi in piedi. «Non ti fermi qui a dormire?» gli chiede subito, non capendo il motivo di tanta fretta.
«Meglio di no, l'ultima volta non è finita bene» risponde lui abbassando lo sguardo colpevole. «Riposati» si premura di aggiungere, prima di stringerla a se e lasciarle un bacio tra i capelli dorati.
Lhena non ha nemmeno il tempo di realizzare che lui se ne sia andato via. Come un automa si stende sotto le coperte gelide e aspetta che il sonno la prenda, senza successo. Toglie la sveglia prima ancora che suoni, consolandosi con l'idea che avrà parecchie ore per dormire in aereo. Non prova neanche a nascondere le occhiaie scure, trascina con estrema stanchezza le valige al piano di sotto, dove suo padre la saluta velocemente prima di andare a lavoro.
«Mi raccomando, fa buon viaggio e chiama quando arrivi» la saluta freddamente, abbracciandola con forte imbarazzo, come se stesse per andare in gita scolastica e non per partire per l'altro capo del mondo.
Carla agisce in modo più tragico, trattenendo a stento le lacrime mentre osserva Carlos che aiuta Lhena a caricare i bagagli in auto. Le fa tremila raccomandazioni prima di lasciarla andare e darle uno dei rari baci e abbracci che riserva solo per le occasioni speciali.
Carlos sembra uno zombie, non deve aver dormito molto neanche lui, ha un'espressione triste in volto, anche se cerca in tutti i modi di nasconderla sotto lo sguardo concentrato sulla strada. La bionda é contenta che sia lui ad accompagnarla, l'unica famiglia che si é scelta e l'unica di cui ha sempre avuto bisogno.
Il madrileno non dice una parola, si limita ad affiancarla lentamente lungo i corridoi dell'aeroporto, ritardando il più possibile il momento in cui dovranno salutarsi.
«Lo sai, vero, che dovrai sopportarmi ancora a lungo?» lo schernisce lei, lasciandogli un bacio, imbevuto di lacrime, sulla guancia. Lui sorride, annuisce e si strofina gli occhi per ricacciare indietro il pianto che minaccia di uscire.
«L'Alaska non è così lontana da alcune tappe del mondiale» constata.
«Ma se a stento sopporto l'inverno di Madrid!» lo schernisce lei. «Facciamo che vengo a trovarti io sotto a qualche podio in cui alzerai la coppa da vincitore, ok?»
«Ci conto, sarai il mio porta fortuna» risponde, stringendola forte a se.
Nel frattempo lei si guarda intorno, nella speranza di scorgere l'ultima persona che vuole vedere prima di lasciare l'Europa e la sua terra natale. Dentro di lei cresce sempre di più il sentore di delusione, almeno finché non sente urlare il suo nome.
«Lhena» Daniel corre tra la gente, schivando goffamente le persone che hanno l'impressione di riconoscerlo.
«Sei qui» constata Lhena, sorridendo e gettandosi tra le sue braccia, che la accolgono. Carlos si defila per lasciarli qualche minuto da soli.
«Non volevo che fosse solo un deja vu» replica l'australiano, facendola sorridere. Nessuno dei due sa cosa aggiungere, hanno un presentimento che attanaglia i loro stomaci, provocando ad entrambi una sensazione di vuoto.
«Fa' buon viaggio e chiama» aggiunge Daniel, come se quelle poche parole servissero ad illuderlo che quello sia un breve arrivederci.
«Qualsiasi cosa succeda sappi che sei la persona più importante della mia vita, ho solo bisogno di pensare un po' a me stessa» Lhena lo guarda intensamente negli occhi, consapevole che il suo discorso non ha molto senso, ma volenterosa di voler chiarire le sue intenzioni.
«Che significa?» lui infatti non afferra, ma non é quello che a lei importa, conta solo che lui si ricordi quelle parole.
«Nulla, è solo che non sempre capirai le mie scelte» si spiega velocemente e in modo poco chiaro, giusto per non fargli mangiare il cervello dai dubbi.
«Non ne ho mai capita neanche una» scherza Daniel, trascinandola con se in una rumorosa risata.
«È per questo che sei il più importante» si fa seria Lhena, incastrando i suoi occhi chiari nelle fessure scure e tristi dell'australiano, che si fanno sempre più lucide.
«Perché non ti capisco?» chiede lui ironicamente.
«Perché mi appoggi in tutto, anche nelle scelte senza senso» chiarisce lei, rimanendo seria, senza cadere nella trappola di Daniel, che utilizza l'ironia per difendersi e guarire dai graffi.
«E lo farò sempre» afferma lui, consolidando una promessa che gli ha fatto tempo fa.
Si abbracciano ancora una volta e quella sembra essere davvero l'ultima. Sa di un addio che non avranno mai il coraggio di pronunciare.
Chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma nel weekend scorso sono stata ad Imola (giornata bella per l'atmosfera, non per il fango e la gara) e ho avuto una settimana abbastanza impegnativa. Le prossime non saranno da meno, quindi temo di non riuscire ad essere regolare con gli aggiornamenti.
Chi ha letto altre mie storie sa che ho sempre cercato di rispettare le scadenze (I'm a Virgo) e mi sento male io in primis se non lo faccio, ma le prossime settimane saranno un po' burrascose, anche se piene di cose belle e devo sistemare degli aspetti importanti della mia vita futura, quindi vi chiedo solo un po' di pazienza.
Vi anticipo già da ora che nei prossimi capitoli scriverò di un Daniel un po' insolito, metto le mani avanti perché mi è successo già con altre storie che qualcuno si fosse lamentato di cose che secondo questa persona non rispecchiavano Daniel. Ricordo che tutto ciò che scrivo è frutto della mia invenzione e che alla fine i piloti sono solo l'ispirazione per sviluppare un personaggio, dal momento che non ho la fortuna di conoscerli personalmente.
Siccome però mi sto addentrando in cose che non ho mai scritto, vi chiedo di lasciarmi un feedback se vi va, per i più timidi vi ricordò che ho anche un profilo Instagram (thenorthstar.wattpad), dove mi piace chiacchierare con chiunque.
Credo che questa sia la nota a fine capitolo più lunga che abbia mai fatto, quindi dopo seimila parole direi che è anche arrivata l'ora di togliermi dalle scatole, grazie come sempre per il supporto. Mi scuso per la qualità un po' scarsa di questo capitolo, ma ci tenevo a farvi leggere qualcosa questa settimana.
- Mar
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