8. CRISANTEMO
Quando Lhena apre gli occhi la sua prima mossa è quella di portarsi una mano sulla testa dolorante. Si sente tremendamente smarrita, i ricordi della sera precedente riaffiorano molto lentamente. A stento riesce a capire dove si trova e non ci arriva finché non mette a fuoco le alte pareti bianche e lo schienale del divano grigio, che di certo non sono quelli di casa sua. Nel momento in cui realizza di essersi addormentata nel soggiorno di Max, tutti i ricordi la investono prepotentemente, insieme alle lacrime e i discorsi che si sono scambiati.
Si mette a sedere muovendosi lentamente e quasi cade dal divano quando nel suo campo visivo compare Daniel, con l'inconfondibile chioma riccia spettinata. Ha delle occhiaie profondissime, anche lui non deve aver chiuso occhio.
Lhena non sa cosa dire. Improvvisamente si sente ridicola, quasi patetica, si vergogna di aver mentito all'australiano ed essere crollata a casa dell'olandese. Daniel la fissa senza dire una parola, capendo che deve darle il tempo di riprendere il controllo di se stesa. Le porge una tazza di caffè fumante, che di sicuro non proviene dalla dispensa di Max e non le stacca gli occhi di dosso finché non è lei a parlare.
«Che ore sono?» domanda con una voce graffiata, logorata dal pianto della sera prima.
«Le nove e mezza» risponde l'australiano, spostandosi vicino a lei da un divano all'altro. «Max è uscito presto e ti ha lasciata dormire, ha detto che hai avuto una nottata difficile.»
«E ovviamente è venuto a chiamare te» sussurra la bionda, con lo sguardo perso nel vuoto, roteando gli occhi mentre si sistema sui cuscini.
In quel momento non riesce a sostenere gli occhi del riccio che la osservano come un cucciolo smarrito. Lui ha la mascella serrata, segno che vorrebbe gettarle addosso un fiume di parole, ma come avviene raramente si sta trattenendo per pesare ogni parola. Anche Daniel è in grado di essere una persona razionale quando ce n'è bisogno.
«Certo che è venuto a chiamarmi, perché ieri sera eri sconvolta» il suo tono è asprissimo, carico di tensione. «Mi vuoi spiegare a che gioco stai giocando, Lhe?»
La bionda sospira, guardando ovunque meno che negli occhi di Daniel. É ancora scossa dai fatti della sera precedente, dal suo comportamento e dalla tempesta di sentimenti che l'ha travolta completamente nelle ultime ventiquattro ore. Quando ha deciso impulsivamente di prendere il primo volo per Nizza si immaginava già il suo lieto fine e invece non c'è stata una singola cosa che sia andata per il verso giusto. Seguire il suo istinto sarà aggiunto immediatamente alla lista di cose da non fare mai più.
Non trova nemmeno le parole per rispondere alla domanda più che lecita di Daniel, perché in quel momento il suo smarrimento è giustificato. É riuscita a ribaltare le cose a suo svantaggio, poteva avere in pugno la situazione, ora deve solo spiegazioni.
«D'accordo parlo io» esordisce l'australiano di fronte al suo silenzio. «Ho sbagliato parecchio ultimamente, ti ho ferita e ti chiedo scusa, ma tu non mi hai dato neanche l'opportunità di farlo prima.»
Daniel si alza e comincia ad andare avanti e indietro per la stanza, fermandosi in prossimità della poltrona di fonte a lei, dove scarica il peso del suo corpo sulle braccia appoggiate allo schienale. Le rivolge uno sguardo duro e tagliente, come non gliene aveva mai riservati. Lhena percepisce la tensione che circola nell'aria dalle sue vene contratte, che disegnano sulle sua braccia lo stesso groviglio che entrambi hanno in testa.
«Non hai voluto affrontare l'argomento, mi hai negato ogni possibilità di spiegarmi, sei sparita per tre settimane. Ieri ti presenti a casa mia e credimi mi hai reso felice, ma non appena hai visto Leonor sei scappata come se ti stessi facendo un torto.» Daniel gesticola nervosamente, Lhena lo ha visto comportarsi così davvero poche volte da quando si conoscono.
«Posso intraprendere una relazione con una persona che mi fa stare bene o devo aspettare che tu ti decida a chiarire i tuoi sentimenti? Posso sapere cosa volevi dirmi ieri?»
Il suo sfogo la travolge e abbassa lo sguardo, sentendosi impotente di fronte a tutte quelle domande. Non può più confessare niente di quello che prova, significherebbe tagliare definitivamente quel filo sottile che li lega e che sta per spezzarsi. E sentire che è un'altra a farlo stare bene la distrugge. Si sente divisa in due metà, una vorrebbe urlargli tutto quello che sente, l'altra vorrebbe solo cancellare l'ultimo anno e tornare a quando si faceva bastare una semplice amicizia. Ed è quest'ultima a vincere.
«Non voglio perdere la tua amicizia, sei troppo importante per me, Dan» esordisce tutto d'un fiato, senza neanche prestare troppa attenzione alle parole che le fuoriescono dalla bocca.
Dal guizzo negli occhi di Daniel, Lhena capisce che lo ha totalmente spiazzato. L'australiano probabilmente era partito con il piede di guerra e sentire quella frase lo avrà fatto ricredere, sconvolgendo i suoi piani. É già un'impresa per lei zittire il suo orgoglio e mettere tutto da parte solo per il bene del loro rapporto e non potrebbe gestire una discussione con lui, non quella mattina, non con la mente così poco lucida.
Il pilota rimane in silenzio per qualche minuto, stringe la presa sullo schienale della poltrona e si perde con lo sguardo nel vuoto, sospirando rumorosamente. Si sfrega una mano contro la fronte e pensa a cosa fare, cosa dire in un momento così delicato. Si decide finalmente a sedersi di nuovo accanto a lei, guardandola negli occhi per qualche secondo, come se là dentro potesse trovare le risposte che cerca da mesi.
«Sei convinta di quello che dici?» le chiede con una serietà nello sguardo che non gli appartiene.
In quel momento Daniel è un fascio di nervi, il suo corpo è una corda di violino tesa all'estremo, pronta a spezzarsi. Dentro di lui si combatte una guerra emotiva tra sentimenti che lo spingono a baciarla, per mettere fine una volta per tutte a quella storia che va avanti da mesi e pensieri che gli dicono di accettare la bandiera bianca che Lhena gli sta offrendo. Poche volte nella vita mette da parte il suo istinto per seguire la cosa più logica e in quel caso non ha dubbi su cosa fare. Dopo che la bionda annuisce quasi impercettibilmente, lui le prende la mano, ma al primo contatto sentono entrambi una scossa elettrica, che li spinge a ritrarre immediatamente gli arti.
E senza alcun motivo di fondo, senza alcun nesso logico con la situazione e le emozioni che devono affrontare, entrambi scoppiano a ridere, di quelle risate che riempiono i polmoni quando ci si sente con il cuore svuotato.
É un breve momento in cui si ricordano di essere Lhena e Daniel, due persone con un rapporto che non è mai stato etichettabile e che si sono complicati la vita a suon di paranoie che non fanno parte di loro.
Realizzarlo fa ridere la bionda più di quanto stia già facendo e riesce a fermarsi solo quando capisce che quella situazione ha dell'assurdo.
«Sto aspettando che tu me lo dica da quando sono tornata» esordisce, facendo scemare il suono della sua risata.
«Cosa?» Daniel, seriamente confuso, la guarda con gli occhi sgranati, chiedendosi come facciano a passare da una situazione che sembra completamente tragica ad una in cui non riescono a smettere di ridere senza un perché.
«Che non mi riconosci più» Lhena si fa di nuovo improvvisamente seria, trascinando con sé anche l'australiano, che si sfrega una mano sulla nuca senza sapere cosa rispondere.
Avrebbe voluto dire quella frase tante volte, ma sapeva di avere delle colpe in quel cambiamento. Non hanno ancora ammesso ad alta voce ciò che li divora da dentro, ma una mezza esplosione c'è stata e forse per il momento basta quella.
«So che è impossibile farlo, ma possiamo premere sul tasto cancella e ripartire da quella pizza e quel bicchiere di vino dopo la mia vittoria a Monaco?» La richiesta di Daniel esce spontanea dalla sua bocca, estirpata dalle profondità del suo cuore confuso.
La parte razionale di Lhena le dice che anche questa volta non riuscirà ad eliminare i ricordi, ma il suo istinto urla più forte, spingendola ad annuire. Perché loro due hanno sempre reso possibile anche ciò che non poteva esserlo e se devono sacrificare una parte di loro per tornare ad essere quelli di un tempo, quando non servivano troppe parole o discorsi, quando l'importane era farsi trascinare dalle situazioni in cui si tuffavano senza pensarci due volte, allora possono farlo. Insieme.
«Comunque con la pizza ci sta meglio la birra» risponde la bionda, condendo il tutto con una risata che Daniel ricambia annuendo vigorosamente.
Si guardano negli occhi per un tempo indefinito, che sembra non passare mai, tirando entrambi un sospiro di sollievo. Nessuno dei due sa se sia solo momentaneo o se abbiano trovato il modo di far quadrare le cose, ma i Lhena e Daniel di quella sera a Monaco non si sarebbero mai preoccupati di cose del genere e quindi non lo faranno neanche loro. Qualsiasi altra parola sia destinata ad uscire dalle loro labbra viene interrotta dal rumore della chiave che gira nella toppa.
Dietro la porta, che si apre lentamente verso l'interno, sbuca Max con un'espressione un po' confusa e un po' preoccupata. Avanza lentamente, in modo cauto, come se non stesse rientrando dentro casa sua, senza mai staccare lo sguardo dai due amici seduti sul suo divano.
«Sono rientrato troppo presto? Vado a farmi altri quindici giri intorno alla terra?» esordisce di fronte al silenzio di entrambi, che lo osservano immobili, con le espressioni rilassate.
Daniel si alza di scatto dal divano, raggiungendo il suo migliore amico e rifilandogli una pacca sulla spalla. É grato a Max per essere arrivato al momento giusto, prima che Lhena cominciasse a fargli ulteriori domande. Spiegarle del perché abbia iniziato a frequentare Leonor sarebbe stato difficile e avrebbe dovuto mentire per l'ennesima volta. Ora non è sicuro che abbiano chiarito, ma almeno potranno godersi una tregua momentanea.
«Ci siam svegliati spiritosi stamattina, Maxie?» lo schernisce l'australiano, mettendo su uno dei suoi inconfondibili sorrisi. «Comunque non serve, me ne stavo andando.»
«Di già? Non pensavo neanche di ritrovare casa al mio ritorno» l'olandese si finge sorpreso, spostando lo sguardo da uno all'altra. Daniel ride lievemente e scuote la testa con un finto disappunto.
«Ciao Maxie» lo saluta velocemente, precipitandosi fuori dalla porta per evitare qualsiasi altro discorso.
Lhena, ancora scossa per la conversazione e per la velocità con cui abbiano risolto la cosa, si costringe a concentrarsi per ritornare alla realtà. Sono state le ventiquattro ore più frenetiche della sua vita, oltre che le più instabili. Si ritrova a tirare le somme delle sensazioni che ha provato e degli umori che ha cambiato da quando ha messo piede nel Principato. L'euforia di raggiungere Daniel è ormai solo un ricordo lontano. Avesse anche solo una possibilità di riavvolgere il nastro e ritornare all'anno precedente, la afferrerebbe al volo, senza pensarci due volte.
I sentimenti che prova per l'australiano li ha sempre covati dentro di sé, respingendoli nella maniera più forte, fino a farli sprofondare tra i grovigli del suo cuore. Non le era mai pesato così tanto nasconderli, reprimerli, metterli da parte. Erano una piccola parte della loro convivenza che è sempre riuscita a tenere sotto controllo. Fatica a capire il momento in cui lo ha perso, il momento in cui qualcosa si è rotto e tutto è venuto a galla.
«Vedo gli ingranaggi nel tuo cervello che si muovono» Max la fa quasi sobbalzare, esordendo con quelle parole e interrompendo il silenzio che ha avvolto la stanza da quando il suo dirimpettaio è andato via.
«Daniel ha ragione, hai mangiato pane e ironia a colazione?» Lhena lo raggiunge e lo osserva mentre cerca disperatamente nella sua dispensa vuota qualcosa da mettere sotto i denti dopo l'allenamento.
«Non faccio mai colazione» ci tiene a precisare lui, dandole la schiena. «E se Daniel non sdrammatizza con le sue battute, qualcuno deve pur farlo.»
«Le tue sono velenose» replica la bionda, prendendolo in giro.
«É l'unica ironia che conosco» si difende l'olandese con un'alzata di spalle.
Lhena rimane ancora un po' in cucina, recupera qualcosa dal frigo da mettere sotto i denti e raccoglie le poche cose che aveva con se.
È Max stesso che si offre per accompagnarla in aeroporto, dopo che la bionda si è accertata che sua cugina non farà ritorno a Madrid insieme a lei. Almeno una delle due avrà passato una bella notte e il viaggio non sarà stato a vuoto.
Il tragitto in macchina è silenzioso e l'olandese non potrebbe essere più felice. Non ama parlare, soprattutto se si tratta di drammi sentimentali che riguardano il suo migliore amico. Non saprebbe neanche cosa aggiungere dopo quello che si sono detti la sera precedente ed è abbastanza sicuro che Lhena si stia già tormentando da sola.
Accosta davanti all'ingresso dell'aeroporto e rimane in silenzio aspettando che sia lei a parlare, concedendole i suoi tempi. Se c'è una cosa che ha imparato stando accanto a Daniel è che quando le persone come lui e Lhena, che abituano la gente ai loro grandi sorrisi, si spengono un po', hanno bisogno di un po' di tempo per ricaricarsi e le parole servono a ben poco.
«Grazie per quello che hai fatto per me, Max» esordisce la bionda, voltandosi verso di lui con un sorriso forzato.
«Daniel mi avrebbe ucciso altrimenti» scherza l'olandese, tentando di strapparle un sorriso.
Si meraviglia persino lui di quanto stia gestendo bene la situazione, rimanendo in equilibrio tra i due fuochi e riuscendo persino ad utilizzare le parole giuste.
«Non ti ucciderebbe mai» replica la bionda, con una mezza risata.
Saluta Max con due baci sulle guance ed esce svogliatamente dall'auto. Sente un peso che grava sulle sue spalle ed ogni passo, ogni mossa richiede il doppio dello sforzo. Vorrebbe potersi teletrasportare a casa sua, nel suo letto, chiudere gli occhi e non pensare né a Daniel, né alla situazione in cui si trovano, ma sarebbe impossibile, perché lui riuscirebbe a seguirla anche nei sogni più remoti, negli angoli più bui. Riuscirebbe ad accendere la luce anche quando è lui stesso a portare il buio.
Con un ultimo cenno della mano, in direzione del pilota, si avvia verso l'entrata dell'aeroporto, ma subito sente il rumore del finestrino alle sue spalle che si abbassa.
«Ehi, Lhena» la chiama Max, costringendola a voltarsi di nuovo. «Leonor non mi piace, ma non posso dirglielo perché lo ferirei, perciò io faccio il tifo per te.»
Lhena sorride più perchè quelle parole stanno uscendo dalla sua bocca, che per la frase in sé. Non avrebbe mai pensato di ritrovare in lui un lato così sentimentale, ma in realtà è ben consapevole che sotto tutti quegli strati che il mondo vuole far emergere, Max è molto altro.
«Scusa ma tu chi sei? Dov'è quello che chiamano Mad Max?» lo schernisce, sorridendo davvero questa volta.
«Lo invoco solo quando entro in macchina» risponde lui, stando al gioco.
«Ah quindi è vero che nella vita di tutti i giorni sei uno zuccherino?» Lhena si avvicina nuovamente al finestrino, per godersi quel piccolo momento di serenità che probabilmente rimarrà solo una virgola in quelle sfiancanti ventiquattro ore.
«No» precisa immediatamente lui. «Ma sono serio: se devo vedere qualcuno accanto a Daniel, quella sei tu» ribadisce.
La bionda mette su un altro sorriso forzato, abbassando lo sguardo. Le piacerebbe che le parole di Max potessero essere reali, ma dopo tutto ciò che è successo negli ultimi mesi, i suoi atteggiamenti poco chiari, l'indecisione di Daniel, stenta a credere che quello scenario si possa realizzare.
«Temo di averlo perso ormai» esordisce quasi come un sussurro, come se pronunciare quelle parole bruciasse le sue labbra.
«Non ci ha mai rinunciato con me, non vedo perché dovrebbe rinunciarci con te» risponde l'olandese con naturalezza, alzando le spalle.
Si scambiano un'occhiata fugace, carica di comprensione. Lhena sa quanto Daniel abbia lottato per rimanere accanto a Max, anche quando lui lo respingeva. Per lei è curioso come ad oggi si sia ribaltata la situazione ed è proprio l'olandese ad essere tra i due fuochi e non più lei. Dopo qualche minuto si limita ad annuire, cercando di convincersi delle sue parole.
«Mi piace questo tuo lato sentimentale e filosofico» lo schernisce prima di incamminarsi, questa volta sul serio, verso l'ingresso.
«Tanto se lo racconti non ci crede nessuno!» urla Max, assicurandosi che la sua voce arrivi fino alle sue orecchie.
Lhena gli sorride un'ultima volta, per poi perdersi tra la gente comune e sparire dietro l'entrata dell'aeroporto.
«Dan, ti prego, te lo sto chiedendo in ginocchio, accompagnami a quel pranzo!» lo implora la bionda tenendo il cellulare attaccato all'orecchio, come se potesse servire a rafforzare la sua richiesta d'aiuto.
Dopo quella mattinata a casa di Max, Lhena non avrebbe mai creduto di poter davvero tornare a riallacciare i rapporti con Daniel, aveva perso qualsiasi speranza, era convinta di doversi rassegnare a lasciarlo andare. Di certo non sono più quelli di un tempo, ma ci stanno provando a far combaciare di nuovo tutto, anche se su di lei grava un peso più grande.
Sono passati mesi e ancora si tormenta per non essere arrivata in tempo, per non aver chiarito prima i suoi sentimenti. Se solo avesse lasciato da parte tutte le paranoie, ad oggi le cose sarebbero molto diverse. Ora, invece, ogni volta che vuole sentire lui, deve fare in conti anche con un'altra lei e a volte ha come l'impressione di non starle nemmeno troppo simpatica. Lhena però non la biasima, se anche lei avesse conquistato Daniel starebbe ben attenta a tenerselo stretto, perché lui è una perla rara, con tutti gli errori che potrebbe commettere resterebbe comunque unico.
Ma ora queste cose può solo pensarle e accontentarsi, come ha sempre fatto, dell'amicizia che lui sembra non volerle negare. Il problema rimane sempre lei. Non sa quanto a lungo riuscirà a rimanergli vicino come amica. Non dopo tutto quello che è successo, non dopo che ciò che continua a tenersi dentro minaccia di esplodere da un momento all'altro.
Una delle poche cose a non essere cambiata è l'impellente bisogno di chiedergli aiuto nei momenti più tragici della sua vita. Non riesce proprio ad immaginare nessuno, che non sia Daniel, a cui rivolgersi quando va in crisi. Lui è l'unico in grado di ridurre qualsiasi situazione ad una piccola sciocchezza, l'unico che le farebbe affrontare anche l'impensabile. Ed anche se le cose tra loro rimangono in bilico, Lhena in quel momento ha bisogno del suo aiuto più che mai.
«Ma tua zia ti spaventa così tanto?» le chiede l'australiano dall'altro lato del telefono, condendo il tutto con una lieve risata.
La bionda percepisce il suo affanno, dovuto alla corsa mattutina che lei sembra aver interrotto. Almeno non ha dovuto affrontare la voce di Leonor, come è successo già un paio di volte. Vorrebbe poter dire che lei è una persona antipatica, che lancia squallide frecciatine nei suoi confronti, come Manu faceva con Daniel, ma non può farlo, perché la giovane spagnola che ha conquistato il cuore dell'australiano sembra essere impeccabile.
Non poteva essere diversamente d'altronde. Sono poche le persone degne di affiancare il pilota numero tre e Lhena comincia ad essere sempre più convinta del fatto che lei non rientri tra quelle.
«Helene Vasiliadis è la reincarnazione greca di mia madre e avere lei e l'algida Carla Ibañez nella stessa casa, mi farà impazzire. Ho bisogno di qualcuno che sappia come tenermi a bada.» La bionda ritorna al suo tono drammatico e tenta in tutti i modi di impietosire un Daniel che in realtà la sua decisione l'ha già presa.
Per lui le cose non sono cambiate così tanto, è ancora pronto a correre anche dall'altra parte del mondo pur di trascorrere del tempo insieme a Lhena. Fa male anche a lui reprimere i suoi sentimenti, ma si è ripromesso di farlo per il bene della loro amicizia ed anche grazie all'aiuto di Leonor riesce a vivere quella situazione più serenamente di quanto pensasse.
Anche se sentire che lei ha bisogno di lui, lo gratifica più di qualsiasi altra cosa. Non dovrebbe dare così tante attenzioni alle parole della sua migliore amica, non se sa che sono dettate per lo più dal suo spiccato senso drammatico, ma non può farne a meno. Sentirsi importante per lei è tutto ciò che desidera. Potrebbe essere insignificante anche per il mondo intero, ma non per lei, quello lo ucciderebbe.
«D'accordo, vedo di essere a Madrid in giornata» annuncia, ricevendo un verso di esultanza da parte della bionda, che lo fa scoppiare a ridere.
Non sarebbe mai stato capace di dirle di no, non ci riesce mai. In più sa perfettamente cosa significhi per Lhena affrontare la sua famiglia al completo. Per lui è impensabile l'idea di soffrire al solo pensiero di passare del tempo con le persone che ama, ma per la bionda diventa una vera e propria tortura. Quando poi i Rojas Vasilliadis e i Rojas Ibanez si riuniscono sotto lo stesso tetto c'è il serio rischio di far scoppiare la terza guerra mondiale.
Non è la prima volta che Daniel la accompagna ad occasioni del genere ed ha potuto constatare da vicino quanto, sopratutto le donne della famiglia, possano essere rigide e crudeli. Per loro è tutta una questione di apparenze, anche quando non c'è nessuno di esterno, sembra non ci sia posto per i sentimenti. A volte si chiede come sia possibili che Lhena sia stata cresciuta da due genitori così, poi si ricorda che per quanto il suo carattere sia lontano da loro, alla fine anche lei ha seri problemi a fare i conti con le sue emozioni, lo dimostrano i rovi che sono cresciuti attorno alla loro amicizia.
«Non pensavo avresti accettato» si sbilancia la ragazza, sospirando sonoramente dall'altro capo del telefono.
Daniel arresta immediatamente la sua corsa, fermandosi nel bel mezzo del marciapiede come se quelle parole lo avessero colpito con la violenza di un proiettile. Non è la prima volta in cui lei lo mette in dubbio, sono mesi che lui non è più un porto sicuro, ma forse è la prima volta che se lo sente dire.
«Abbiamo deciso di far tornare le cose come prima, no?» rilancia, cercando di far trasparire tutta la calma e la tranquillità che non appartengono a quella situazione. Il suo tono è rassicurante, una carezza calda nel più freddo degli inverni che hanno affrontato fino ad ora.«Ed anche se non lo avessimo deciso io ci sarei sempre e comunque per te.»
Conferme. Se c'è una cosa in cui lui è sempre stato bravo sono le conferme. Anche nelle situazioni più difficili, nelle tempeste più violente, Daniel ci tiene a sottolineare che troverà sempre il modo per esserci. Non importa il male che si faranno, i muri che costruiranno, l'orgoglio che annebbierà le loro viste, mollare non è tra le sue opzioni e mai lo sarà.
E Lhena si ritrova a sorridere senza che possa neanche controllarsi. La fa sorridere come anche in mezzo alle difficoltà, lui trovi sempre il modo di mettere da parte i sentimenti negativi, solo per lei. Chiude la chiamata con le sue labbra ancora incurvate, attendendo con ansia l'arrivo dell'australiano, anche quando si rende conto che deve muoversi o sua madre le farà pesare il ritardo per il resto dei suoi giorni.
Indossa il vestito in tartan beige, abbinato ai collant e il dolcevita nero, per affrontare il rigido inverno delle campagne della tenuta di famiglia a Toledo. Quella giornata non è ancora cominciata e già non vede l'ora che sia finita.
Quando sua madre si affaccia sulla porta per dirle di andare, di Daniel non c'è ancora nessuna traccia. Spera solo che sia riuscito a trovare un aereo disponibile per raggiungerla, perché il pensiero di affrontare quel pranzo da sola le fa desiderare di potersi fingere morta.
«Tu e Papà andate, vi raggiungerò il prima possibile insieme a Daniel» annuncia, tenendo lo sguardo fisso sul telefono.
Carla sospira, senza neanche provare a nascondere il suo disappunto. L'unica cosa che le impedisce di ribattere è la presenza dell'australiano. I signori Rojas Ibáñez sono come ammaliati da lui, Daniel è probabilmente l'unica persona che riesce a tirare fuori il meglio da loro. Anche per questo Lhena non ci ha pensato due volte prima di chiamarlo per chiedergli un aiuto.
«D'accordo, ma non fate troppo tardi» si congeda infatti velocemente sua madre, senza troppe proteste.
Dopo aver sentito la porta di casa richiudersi, Lhena decide di avviarsi in aeroporto, con la speranza che Daniel arrivi il prima possibile. Per quanto Carla e Alfonso lo adorino, la ragazza già ha il mal di testa al solo pensiero delle lamentele che le scaricheranno addosso per essere arrivata per ultima al pranzo di famiglia.
Afferra la sua borsa e si precipita in auto, sfiorando già i trenta chilometri orari in retromarcia sul vialetto di casa. Non ama guidare e la macchina che le hanno regalato per i suoi diciotto anni è talmente vecchia che non rende più piacevole il viaggio. In più non è la persona più attenta del mondo ed ha sempre paura di bruciare qualche semaforo o mancare la precedenza a qualche incrocio a causa della sua sbadataggine.
Per fortuna arriva in aeroporto tutta intera e proprio quando accosta l'australiano la avverte del suo arrivo imminente. Lhena esce dall'auto e si aggrappa al tettuccio per avere una maggiore visuale dell'ingresso. Dopo un paio di minuti finalmente lo vede e inizia a sbracciarsi con fin troppa enfasi, rischiando di cadere a terra. Daniel attraversa la strada senza neanche guardare e la travolge con uno dei suoi abbracci, salutandola calorosamente
«Sappi che avrei fatto prima ad attraversare Spagna e Francia a piedi, piuttosto che prendere questo volo» si lamenta l'australiano appena si separano.
«Non sai quanto ti sono grata!» esclama la bionda, spingendolo verso il sedile del passeggero per esortarlo a muoversi, ma Daniel rimane impalato al suo posto.
«Che stai facendo?» le chiede perplesso, con un'espressione mezza terrorizzata in volto.
«La macchina non si muove da sola, devo schiacciare su quegli aggeggi chiamati pedali e girare il volante» lo schernisce lei, scandendo per bene tutte le parole.
«Non se ne parla, Alhena Rojas Ibáñez!» esclama l'australiano, chiamandola con il suo nome intero come ogni volta in cui è contrariato. «Non voglio perdere la vita, guido io.»
Il pilota allunga una mano per farsi dare le chiavi della macchina, ma la bionda non sembra essere d'accordo. Incrocia le braccia al petto e si pianta contro lo sportello, scuotendo la testa.
«Daniel Joseph Ricciardo, sali in macchina senza lamentarti o ti giuro che te ne pentirai per i prossimi dieci anni» ribatte con un tono irremovibile.
L'australiano non riesce a prenderla sul serio quando mette il broncio, quindi le scoppia a ridere in faccia, ma è consapevole del fatto che Lhena è molto irritabile e la sua minaccia non è innocua. Fa il giro dell'auto ed entra al posto del passeggero, mimando un segno della croce e una finta preghiera mentre si allacciano le cinture.
«Almeno ho la conferma che la nostra amicizia durerà per altri dieci anni» la schernisce, tirandole una leggera gomitata, mentre lei mette in moto sfrecciando a tutto gas tra i parcheggi dell'aeroporto. «Sempre se non muoio prima!»
Durante il viaggio tra le vie della capitale spagnola, Daniel si tiene stretto ovunque riesca a trovare un appiglio, cominciando seriamente a pregare di arrivare a destinazione. Probabilmente hanno schivato un paio di incidenti sulla via per Toledo e quando finalmente svoltano nel cancello della tenuta di famiglia, l'australiano non sa se vomitare prima o dopo aver messo piede sul terreno. In realtà non ha il tempo di scegliere nessuna delle due opzioni. Lhena lo trascina dentro casa, sistemandosi sulla soglia, prima che Alba, la cameriera, li accolga sottolineando che i signori sono già tutti riuniti in sala da pranzo.
«Giuro che devo ancora realizzare di essere intero» esordisce Daniel, trattenendo una risata.
«Quanto sei drammatico!» lo schernisce Lhena, tirandogli una pacca sull'addome mentre attraversano i corridoi della villa più in fretta possibile.
L'australiano nota immediatamente tutta l'agitazione sul volto della sua migliore amica e istintivamente le afferra la mano, stringendola lievemente per infonderle un po' di calma. A quel contatto la bionda rabbrividisce, una scarica elettrica le attraversa la colonna vertebrale, arrivando fino al cervello, dove vengono partoriti pensieri impuri, che lei scaccia prontamente. Sgrana gli occhi, incredula di fronte al fatto che non riesca più a tenerli a freno. Evidentemente sono stati rinchiusi per troppi anni ed ora approfittano della sua fragilità mentale per farsi sempre più prepotenti.
Daniel sembra non accorgersene, fortunatamente. Oppure sta solo fingendo per portare avanti la recita che hanno messo in atto da qualche mese. A Lhena però in quel momento non interessa, le basta solo il suo sorriso rassicurante, che le distende momentaneamente i nervi, almeno finché non entra nella sala da pranzo dove tutta la famiglia è al completo. Ci sono persino i neo sposi, tornati dal loro viaggio di nozze, durato due mesi, tra America e Sudamerica. La bionda quasi si stupisce di non trovare Maya con la pancia. Si stupisce ancora di più quando, finendo di salutare tutti i presenti, incrocia gli occhi di Charles, seduto accanto a Veronika. Non sa come interpretare la sua presenza lì, la più piccola delle Vasilliadis non porterebbe mai nessuna delle sue frequentazioni in quella casa, neanche se dovesse essere ufficiale. Deve essere successo qualcosa.
«Non guardarmi così, Charles ha scelto il giorno sbagliato per venirmi a trovare e mamma mi ha costretto a portarlo qui, dopo averci scoperti in camera da letto» le sussurra, infatti, Veronika all'orecchio.
Solo allora Lhena nota quanto lei sia infastidita e Charles visibilmente in imbarazzo. La bionda deve trattenersi per non scoppiare a ridere anche solo immaginando la scena. Il monegasco non sa in che guaio si è appena cacciato, ma lo scoprirà molto in fretta. Quando Daniel lo vede è decisamente più discreto e lo saluta senza fare domande, anche se vorrebbe proprio fare qualche battuta, ma è lì per tenere a bada la sua migliore amica, la sua priorità è lei. L'aria elettrica e la tensione che si può tagliare con un coltello presagiscono lo scoppio di una bomba. Entrambi si chiedono chi l'attiverà prima.
Dopo aver preso i loro posti intorno al tavolo, l'australiano attira immediatamente l'attenzione su di se, spargendo qualche complimento qua e là e chiedendo a Maya e ad Alessandro di raccontare qualcosa sul loro viaggio di nozze. Sia Lhena che Veronika lo ringraziano mentalmente e si fingono interessate al discorso, per non attirare su di loro le ire delle loro madri perfettamente composte. Quando la conversazione è oramai inoltrata e tutta la famiglia è rivolta verso la più grande delle Vasiliadis, la minore si alza e si allontana verso la cucina, dove c'è rimasto poco personale. La bionda si alza con una scusa banale e la segue senza destare troppi sospetti. La trova appoggiata al bancone, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre sorseggia da un flûte, che sembra non contenere champagne. La raggiunge senza dire nulla e si siede sul ripiano, al suo fianco.
«Credo proprio che ti serva un po' di questo» Veronika sventola davanti al suo viso una fiaschetta di metallo, senza neanche premurarsi di nasconderla a dovere. Non che qualcuno della famiglia possa raggiungerle proprio in quel momento, ma un po' di discrezione serve sempre in quella casa.
«Cos'è?» sul viso di Lhena si dipinge un'espressione confusa, si rigira la fiaschetta tra le mani, svita il tappo e ne annusa il contenuto, cercando di capire di cosa si tratti.
«Ouzo, è più forte della vodka, l'ho rubato dal mobile dei liquori di mia madre» sussurra la mora, coprendosi il labiale con una mano. «Correggi questa terribile orzata che ha preparato tua madre, acquisterà tutt'altro sapore.»
La mora versa il liquido della fiaschetta nel flûte contenente la bevanda bianca e lo porge alla maggiore, esortandola a bere tutto d'un sorso. Lhena solitamente non ama bere, sa che non riesce a tenersi sotto controllo e quando succede le capitano sempre cose imbarazzanti, più del solito, ma in quel momento vorrebbe solo stordirsi. Il pranzo è appena iniziato e sua madre e sua zia le hanno rivolto poche occhiatacce, ma entrambe sanno che è solo perché ci sono due estranei e Daniel le sta intrattenendo. Quindi non ci pensa due volte prima di gettarsi il liquido in gola, sentendo subito dopo la trachea e lo stomaco andare a fuoco.
«Ma è fortissima!» esclama, spingendo il dorso della mano contro le labbra, come se quel gesto potesse attutire il bruciore.
«Tra dieci minuti mi ringrazierai» ribatte Veronika, muovendo il primo passo per tornare a tavola.
Entrambe sanno che se non saranno di nuovo sedute, le due megere della famiglia non tarderanno a sguinzagliare qualcuno per mandarle a cercare e trascinarle tra loro. Lhena sbuffa sonoramente, saltando giù dal bancone e approfittando degli ultimi minuti per essere scomposta. Al loro ritorno il discorso si sposta su Charles, che risponde alle domande dei due capo famiglia con la sua solita grazia ed eleganza. Veronika riflette sul fatto che lui sembra nato per stare lì in mezzo, al contrario di lei, ma sa anche che suo padre e suo zio sanno accarezzare, per poi colpire, come solo il diavolo sa fare. Per questo si sente in dovere di salvarlo da domande scomode prima che lui possa caderci con la sua ingenuità. Si precipita sulla sedia, in modo ben poco composto, attirando subito su di lei lo sguardo glaciale di Helene, le basta una semplice occhiata per farla rabbrividire.
«E invece tu, Veronika, hai deciso cosa studiare?» Carla le tira l'ultima stoccata.
Le due cognate fanno paura quando fanno squadra, ma quando si mettono l'una contro l'altra per screditare le rispettive figlie rischiano di far esplodere una guerra. La più piccola delle Vasilliadis si aspettava di essere colpita proprio dove sua sorella o sua cugina non sono vulnerabili. Tutti nella famiglia Rojas hanno una laurea in qualche università facoltosa d'Europa, lei è l'unica che a ventun anni non ha alcuna intenzione di rinchiudersi tra le mura delle aule a studiare qualcosa che non le piace. Le basta girare il mondo insieme alla sua macchina fotografica e scoprire quale avventura la aspetta, non ha alcun bisogno di un titolo che attesti la sua intelligenza. Peccato che la sua famiglia questo non lo capisca.
«No» risponde secca, cercando di distendere gli arti tesi. «E non ci sono idee a riguardo.»
«Penso che il tuo anno sabbatico sia oramai terminato da tempo, mia cara, forse è l'ora che tu ti metta a studiare» ribatte sua zia, sistemandosi una ciocca bionda, sfuggita al suo impeccabile chignon, dietro l'orecchio.
«Le sue foto potrebbero essere esposte in un museo, sono delle opere d'arte.» Prima ancora che Veronika possa ribattere con qualche sua frase velenosa, Charles la interrompe, prendendo le sue difese.
Lhena lo osserva e sorride, piacevolmente sorpresa. Di tutte le persone che si sono sedute a quel tavolo solo una è stata in grado dì contraddire sua madre con tanta delicatezza: l'australiano seduto al suo fianco.
«Non metto in discussione il talento di mia nipote, ma non andrà lontano nella vita con una macchinetta fotografica» ribatte Carla, guadagnandosi l'approvazione di Helene, seppur si stia parlando di sua figlia.
Veronika stringe la mano sul tovagliolo, vorrebbe urlare in quel momento, vorrebbe scappare e rifugiarsi dietro l'obiettivo. Nessuno, a parte Lhena, ha mai capito l'importanza della libertà nella sua vita e quanto lei la ritrovi attraverso la realtà che cattura, neanche Maya l'ha mai appoggiata. Assistere a Charles che difende i suoi ideali, pur avendo visto solo qualche suo lavoro, è ciò che la spinge a non fare una scenata.
«Anche tante persone con un titolo di studio in mano non sono mai andate lontane nella vita» replica il monegasco, guadagnandosi tutta l'ammirazione di Lhena e Daniel, oltre che di Veronika, che hanno avuto davvero poche occasioni dì vedere Carla Ibáñez rimanere senza parole.
La bionda, seduta accanto al monegasco, gli stringe un ginocchio per dimostrargli tutto il suo appoggio e per ringraziarlo implicitamente per aver preso le parti di sua cugina. Mai nessuno lo aveva fatto prima d'ora, esclusa lei. Per evitare che una delle due donne possa scaricare la propria frustrazione su qualcun altro, Daniel racconta qualcuno dei suoi aneddoti, quelli di repertorio, non troppo esagerati per la tolleranza della famiglia Rojas.
Alla fine della seconda portata i due capifamiglia si alzano per rinchiudersi nello studio e discutere d'affari, coinvolgendo anche Alessandro, che è anche uno dei nuovi azionisti dell'azienda e lasciando sole le donne, assieme ai due piloti.
Carla ed Helene capiscono ben presto che Charles è tutto fuorché un ingenuo ragazzino da manipolare e questo, forse, gli permette di guadagnarsi il loro rispetto. Le due quindi preferiscono continuare a vessare i loro bersagli preferiti, con domande non troppo scomode però, perché a quanto pare sia Lhena che Veronika hanno i loro rinforzi.
«E tu, Alhena, cosa hai deciso di fare prima di Gennaio» Helene si rivolge alla nipote, riproducendo la stessa identica scena di prima.
La bionda rabbrividisce all'allusione di sua zia, qualcosa di cui non ha ancora parlato con Daniel, che infatti non afferra a cosa la donna si riferisca, ma forse non le da neanche troppa importanza, non sembra scomporsi di un centimetro.
«Si congela!» la ragazza tenta di distogliere l'attenzione, simulando un brivido di freddo, che desta qualche sospetto di troppo, a causa dei riscaldamenti accesi alla massima potenza.
«Ti senti bene Lhena?» Charles, si sporge verso di lei, con un'aria perplessa, non capendo che quel freddo non è reale.
«Non preoccuparti, Lhena ha freddo anche d'estate» Veronika prende in mano la situazione, sminuendo il gesto di sua cugina nella speranza che nessuno si concentri troppo sulle sue parole e che tutti si dimentichino la domanda di Helene.
«Pensa quando ritornerà in Alaska!» esclama però Maya, mandando tutti i tentativi di Lhena in fumo. Il primo istinto della bionda è quello di voltarsi verso il pilota australiano.
«In che senso?» chiede subito Daniel, guardandola con un'aria sorpresa.
Il tempo sembra fermarsi per qualche secondo, l'aria nella stanza si fa subito tesa. Rimangono tutti in silenzio, capendo che la situazione è più delicata di quanto sembri. A quanto pare i due piloti erano gli unici a non sapere di questo dettaglio, perchè nessuna delle quattro donne sembra sorpresa o sconvolta. Daniel ci impiega poco a capire che probabilmente anche Charles ne era a conoscenza, perché nemmeno lui sembra scosso dalla notizia.
«Adesso sì che si gela, complimenti Maya!» esclama Veronika, tentando di smorzare la tensione. Questa volta però non ha successo, l'australiano continua a fissare la bionda in cerca di spiegazioni e nessuno sembra disposto a parlare per lei.
«Non avresti dovuto scoprirlo così» riesce a rispondere Lhena, balbettando miseramente, senza trovare altre parole.
«Che significa?» Daniel non ci prova nemmeno a nascondere tutto il suo sconcerto, improvvisamente sente un macigno gravargli sulle spalle, che gli impedisce di ragionare lucidamente. Prega solamente di aver frainteso tutto, di aver capito male o di essere saltato a conclusioni affrettate.
«Ho accettato il lavoro che mi hanno offerto a Seward, riparto il mese prossimo» esordisce lei in modo secco. Non vuole girarci intorno e sa che sarebbe inutile.
Il cuore di Daniel salta un battito, gli sembra di essere rinchiuso in un loop infernale dal quale non riesce ad uscire. Si chiede quale peccato mortale lo abbia portato lì, se tuto dipenda da quella maledetta notte e dalla sua fuga. Se avesse saputo il prezzo da pagare, non avrebbe mai ceduto ai suoi desideri.
«Da quanto hai deciso?» chiede con voce tremante, ha perso il controllo delle sue espressioni e delle sue parole, non ha più lucidità. «E quando pensavi di dirmelo?»
Le sue domande riecheggiano nell'aria senza risposta, mentre i presenti distolgono lo sguardo dalla coppia, consapevoli di essere di troppo in quel momento. E se persino Helene Vasilliadis e Carla Ibáñez non riescono a sputare i loro commenti inviperiti, la situazione deve essere davvero grave.
«A quanto pare niente è come prima» sussurra Daniel amareggiato, per poi appallottolare il tovagliolo e scaraventarlo sul tavolo prima di alzarsi, facendo strisciare la sedia sul parquet.
«Daniel, ti prego, aspetta!» Lhena tenta in vano di fermarlo, ma l'australiano ha un passo molto svelto e la semina in poco tempo.
«Lo sapevo che l'ouzo sarebbe servito» sussurra Veronika, limitandosi a fare da spettatrice, per l'ennesima volta. Con lo sguardo fisso nel punto in cui Daniel e sua cugina sono spariti passa un bicchiere al monegasco, che manda giù il suo contenuto senza rifletterci troppo, pentendosene subito dopo e strizzando gli occhi per scongiurare il bruciore.
«Cosa ci ha messo qua dentro?» sussurra, emettendo strani versi.
«Tu bevi, non preoccuparti» risponde lei, mandando giù a sua volta un altro bicchiere.
Lhena ci mette qualche minuto per trovare Daniel, perdendosi tra i corridoi di una villa in cui trascorre il tempo da quando è nata, ma che sembra essere un luogo estraneo. Il suo sesto senso le dice che può trovarlo solo in un posto, nella stalla sul retro, che probabilmente gli ricorda casa.
È proprio lì infatti che Daniel cerca di scaricare la sua rabbia, trovando conforto nel muso amichevole di uno dei cavalli.
La bionda riconosce l'animale, è Rayo, il suo cavallo, quello che montava da bambina e che non va a trovare da anni oramai.
«È curioso che tra tutti quelli presenti nella stalla, tu abbia scelto proprio lui» esordisce alle sue spalle, facendolo voltare di scatto.
«Mi è sembrato il più tranquillo» ribatte lui, tornando a rivolgere attenzioni a Rayo.
«Come la sua padrona, sembra solo tranquillo, non lo è per niente.»
Lhena si avvicina con cautela, consapevole di non dover tirare troppo la corda, già profondamente usurata. Daniel la guarda di traverso, mentre cerca di mantenere il broncio il più a lungo possibile, fallendo miseramente. Subito dopo, infatti, l'espressione arrabbiata sul suo volto si converte in un'aria sconsolata, triste e amareggiata, qualcosa che la bionda fatica a sostenere.
«Perché ogni volta che qualcosa tra noi comincia ad andare bene devi complicare la situazione?» la accusa senza mezzi termini, semplicemente gettando fuori ciò che tiene dentro.
«Credimi, non lo faccio di proposito» Lhena non vorrebbe mentirgli, vorrebbe dirgli che la decisione l'ha presa di pancia, dopo aver appreso della presenza di un'altra nella sua vita, ma significherebbe infrangere la promessa che gli ha fatto, quella di provare a far finta di niente e ritornare a come erano prima.
«Succederà come l'anno scorso» ribatte prontamente lui, come se non avesse neanche ascoltato le sue parole. «Ci allontaneremo sempre di più.»
Entrambi si sentono feriti, ma allo stesso tempo sollevati da quell'affermazione. Ammettere che qualcosa tra loro è cambiato, equivalere ad accettare una realtà con cui nessuno dei due voleva fare i conti. E forse è il primo passo per provare ad aggiustare le cose, si dicono.
«Magari è così che deve andare» ammette Lhena sconsolata, sfregandosi il viso con una mano. È stanca di tutte quelle complicazioni che si sono infilate prepotentemente tra loro.
«É così che vuoi che vada» replica Daniel duramente, puntandole un dito contro.
«Questo non puoi dirlo!»esclama lei, mettendosi sulla difensiva. «Lo sai che sei una delle persone più importanti della mia vita, sei più famiglia tu di quanto lo siano quelle persone di la.»
Non appena Lhena si rende conto di aver alzato il tono di voce, senza un apparente motivo, abbassa lo sguardo con aria colpevole. Daniel ha ragione, non c'è niente di scritto, sono loro con le azioni che compiono a decidere come andranno le cose e ultimamente prendono decisioni pessime. Entrambi si trovano a sospirare, lanciandosi occhiate cariche di richieste di aiuto disperate.
«Hai tutto il diritto di infuriarti, ma ti prego non sprechiamo queste ultime settimane che ci restano» Lhena si avvicina, posandogli le mani sulle spalle e stabilendo il contatto visivo più lungo che abbiano avuto negli ultimi tre mesi.
«Parli come se ti stessi preparando ad un addio» Daniel scuote la testa con disappunto, fa fatica oramai a credere alle sue parole, quando in quegli occhi ci legge tutt'altro.
«Parlo come una che andrà dall'altra parte del mondo e non sa quando ti rivedrà» risponde la bionda, stringendo la presa sulle sue spalle e pregandolo implicitamente di non complicare ulteriormente le cose.
«Non ce la faremo mai, vero?» esordisce Daniel, rivolgendole lo sguardo più spento di sempre.«A far finta che non sia successo niente» si sente in dovere di specificare.
A Lhena fa male vederlo così, con quell'aria inconsolabile, consapevole di un destino che entrambi sembrano non essere in grado di cambiare. Vorrebbe dirgli che supereranno anche questa, come hanno sempre fatto, ma è stanca di mentirgli e quindi si limita a stringerlo forte a se, come se i loro corpi potessero diventare una cosa sola.
«Possiamo sostituire i brutti ricordi, possiamo crearne altri più belli» sussurra vicino al suo orecchio, mentre si sforza di trattenere le lacrime. «Ti prometto che mi impegnerò io in prima persona, faremo così tante cose belle da non ricordarci neanche più di questi ultimi mesi. Andrà tutto bene.»
Me lo avevi promesso anche l'ultima volta, vorrebbe rispondere Daniel, ma non lo fa. Preferisce godersi quell'illusione prima che la realtà lo investa di nuovo.
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