XXVIII - Imprevisti muti
È una cruenta notte, il sangue ormai imperla ogni centimetro del pavimento, lo incupisce con il suo torbido colore preponderante.
Hanno perso il conto dei corpi fatti a pezzi, e iniziano a sentire dolori in ogni centimetro del corpo.
Il campanello suona. Kym, di nuovo, va ad aprire. Alza la pistola, spara.
Non si è resa conto di aver finito i proiettili, non ha pensato a ricaricarli. È vittima di un improvviso tepore che blocca ogni ragionamento, ogni pensiero. Ci sono tracce di morte ovunque, perfino nel suo sguardo buio.
«Seth!», strilla all'improvviso, quando si rende conto che la ragazza davanti a sé ha alzato le braccia alla visione della pistola e ha spalancato gli occhi. Nel momento in cui si è accorta che è scarica, però, quella ha iniziato a indietreggiare, è quasi scivolata per le scale che portano al portone.
Kym la conosce, sa che è muta. Non sa perché né come ha smesso di parlare, e in realtà non le ha mai fatto niente di male. L'ha invitata perché nessuno la invita mai alle feste.
Seth la raggiunge in fretta, si rende conto della situazione, trascina con sé la sua pistola e corre giù per le scale. Non può scappare, nessuno può andarsene. La vasca deve essere riempita e nessuno può denunciarli prima che ciò avvenga. Quella stupida ragazzina rischia di mandare tutto a fanculo.
Seth corre, fa gli scalini tre alla volta, e Kym si è sbloccata e lo segue con il fiatone. Lo vede fermarsi di scatto, prendere la mira e mancarla. La ragazza non urla, non lo può fare. Seth si avvicina ancora, sta per raggiungere la porta. Respira, si blocca di nuovo, un solo secondo e spara.
Il proiettile sembra muoversi a rallentatore, ma riesce a centrare la testa.
«Muoviti, muoviti, dobbiamo portarla subito sopra, se esce qualcuno siamo fottuti», Seth è terrorizzato a morte, è un imprevisto che non avevano calcolato. Si carica il corpicino sulle spalle, anche se è stanco ed è dura risalire le scale in quel modo.
Kym si preoccupa di aprire subito la porta di casa e guardarsi intorno, nessuno sembra essersi accorto di niente. Almeno crede, spera.
La porta dell'appartamento di fronte a quello di Seth viene aperta. Una signora anziana, con grossi occhiali tondi sulla punta del naso, li guarda e si avvicina; non si rende conto del sangue, non subito, probabilmente perché la sua miopia non le fa vedere granché.
«Cos'è tutto questo casino a quest'ora della notte? Ho bisogno di dormire, i giovani d'oggi non ci capiscono niente di educazione», prende a lamentarsi, avanza di qualche passo sul pavimento sporco di gocce di sangue.
Seth sospira, lascia cadere il corpo dentro casa, poi le punta l'arma alla fronte e spara.
Trascina anche la vecchia donna dentro casa. Non ne può più dell'omicidio, è stanco.
Kym è esausta, le fanno male le braccia, le mani. Dai gomiti alla punta delle unghie, la sua pelle bianca è diventata rossa, tinta di gruppi sanguigni diversi, di corpi distrutti; i residui delle vite perse, incastrati sotto le unghie, sembrano pesare quasi fino a strapparle via gli arti e lasciarla senza, solo monconi al posto delle spalle. Quella notte le pesa sulla mente, ma non solo.
Kym crolla a terra, le ginocchia battono contro le piastrelle e l'impatto è doloroso. «Seth, io non ce la faccio più», si lamenta, afferra una lama, ma ormai la presa salda delle sue dita intorno al manico del coltello si è allentata, i muscoli urlano e supplicano pietà. Non avrebbe mai pensato che uccidere degli esseri umani potesse essere così tanto faticoso.
«Abbiamo finito, la vasca è quasi piena. Con loro due dovrebbe essere finita.»
Kym sorride. «Quindi posso riposare?»
Seth annuisce. «Un po'. Vieni qui.»
Sono entrambi ricoperti di sangue. Seth ne ha alcune tracce perfino sul viso; alcune sono goccioline che percorrono la guancia, poi il collo segnato dal pomo d'Adamo che si alza e si abbassa insieme al suo respiro, affaticato da quella lotta furiosa contro tutti quei corpi disarmati – ma non innocenti. Sulla fronte c'è una grossa scia rossa, probabilmente si è formata nel tentativo di asciugarsi via del sudore rappreso sulla pelle.
Seth si riempie due bicchieri di whisky, ne manda giù uno in un paio di grossi sorsi; gli si inumidiscono gli occhi perché lo ha bevuto troppo in fretta. Kym se lo rigira fra le mani, stanca e preoccupata. Il corpo della ragazza è stato sistemato sul divano in modo provvisorio, si occuperà a breve di sgozzare anche quello. La vecchina, invece, è stata abbandonata nel corridoio all'entrata.
«Cosa succederà adesso?»
Le labbra di Seth si piegano in un sorriso.
«Beh, non ho certo riempito quella vasca di sangue per lasciarla lì a coagularsi.»
Kym aggrotta le sopracciglia, non riesce a capire quali siano le sue intenzioni. Bere tutto quel sangue? E aveva proprio bisogno di una vasca intera?
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