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Capitolo 4

Xavier - Giappone

È passato un anno dall'ultima volta in cui ho avuto una conversazione seria con Jordan. Le uniche occasioni in cui scambiavamo un paio di parole erano i pasti e cose simili, per chiedere di farsi passare una determinata cosa.
Perché? Semplice. Perché sono un coglione. E non lo dico per farmi compatire e comprendere, anzi. Mi merito l'odio delle persone. Vedo come sta male a causa mia, come ogni giorno, nei primi mesi, ha cercato una conversazione o un semplice contatto. Dopo un po' ha smesso, e ha totalmente ragione. Ma sento costantemente il suo sguardo su di me e spesso l'ho anche incrociato. Mi manca, eccome se mi manca, ma io sono troppo orgoglioso per chiedergli scusa, e non riesco comunque a farlo, nonostante il desiderio. Non può perdonarmi dopo dolore che gli ho causato e non pretendo che lo faccia.

Ma sento un vuoto che solo lui può colmare, un vuoto che voglio riempire nuovamente perché è essenziale per me. La verità è che ero spaventato. E seppur non lo ammetterò ad alta voce, lui è troppo importante per me e sarò pure egoista, ma lo riprenderò nella mia vita, anche a costo di avere la disapprovazione di tutti.
Perché per me Jordan è luce e vivere la vita al buio mi spaventa più delle mie emozioni.

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Entro nel salone dell'orfanotrofio, sapendo che sia Claude che Bryce o Isabelle non sono nella stanza. Non  riuscirei a fare quello che sto per fare con loro presenti. Perché sono quelli più coinvolti. Ci sarebbe anche Hiroto, ma vive nella casa accanto alla nostra, raramente entra dentro, ci vediamo sempre in cortile.
Individuo subito la chioma verde pistacchio di Jordan e il mio cuore inizia a martellare nel petto per l'ansia. Sta guardando qualcosa al telefono anche se non sembra tanto preso in quello che fa.
Mi avvicino lentamente, prendendo un grande respiro, sedendomi nel suo stesso divano, dal lato opposto.
Lo guardo per qualche istante, prima di prendere coraggio.

<<Ehi...>> sussurro, in maniera comunque udibile alle sue orecchie. Alza la testa di scatto, spalancando gli occhi, schiudendo la bocca che era serrata. Si guarda intorno, probabilmente cercando qualcuno con lo sguardo, rendendosi conto che stavo parlando effettivamente con lui. Improvvisamente si fa più serio, assottigliando lo sguardo.
<<Cosa vuoi.>> domanda freddo, facendomi più male di quanto mi aspettassi. In tutta la mia vita non è mai capitato di ricevere una risposta del genere da lui.

<<Stai, umh... bene?>> domandno lievemente a disagio, trattenendo per qualche istante il respiro.
<<Vai dritto al punto Xavier, cosa ti serve?>>
<<Volevo semplicemente saperlo, in realtà... però effettivamente, ti andrebbedi accompagnarmi all'aeroporto? Sta venendo qui Thalia, la ragazza di Hiroto, anche se lui non lo sa. Tanto per farci un giro ecco.>> socchiudo gli occhi, spaventato da una sua possibile reazione. Mi fulmina con lo sguardo, aprendo la bocca per partire con probabilmente degli insulti, ma si blocca, chiudendo gli occhi e prendendo un grande respiro. Sorride nella maniera più falsa e palese possibile, cosa che non nasconde, annuendo lievemente.
<<Okay. Fammi sapere quando e soprattutto a che ora>> si alza in piedi, lasciando subito dopo la stanza senza darmi nemmeno ma possibilità di rispondere.

Ed è così che due giorni dopo, alle tre di pomeriggio, io e Jordan ci ritroviamo fuori dal cancello, pronti ad andare in aeroporto. È stato più semplice del previsto convincere papà a far venire Thalia qui. Se devo dirla tutta non ha nemmeno protestato. Finalmente l'ha presa più che bene, felice di poter finalmente conoscere la ragazza che ha preso il cuore del figlio.
Più difficile è stato Bryce, ma non per Thalia ma per me. Lui e Jordan sta mattina hanno avuto una lunga discussione e posso giurare di aver sentito il mio nome, specialmente perche in seguito ho ricevuto un occhiataccia.

Ma tornando a noi, dopo aver salutato il verde, non ricevendo alcuna risposta, abbiamo chiamato un taxi poiché la macchina era già occupata da Claude, che doveva andare ad una visita sportiva.
Durante tutto il tragitto regna il silenzio da parte sua, nonostante io un paio di volte abbia provato ad aprire una conversazione e devo ammettere che non mi aspettavo così tanta rabbia da parte sua.
Una volta arrivati scende senza proferire parola mentre sto pagando, aspettandomi a braccia incrociate fuori dal veicolo.

Lo raggiungo subito, fermandomi di fronte a lui.
<<Vuoi seriamente ignorarmi ancora, Jordan?>> domando forse troppo diretto, perché vedo il suo sguardo vacillare un po'.
<<Certo che tu non molli eh>> dice solamente, spezzando però finalmente quel silenzio.
<<Dovresti conoscermi, sono molto determinato>> un sorrisetto, probabilmente di sfida, si fa spazio sul mio viso, ricevendo i suoi occhi stretti in due fessure.
<<Mi dispiace, ma non credo più di conoscerti dopo quello che è successo>> mi fulmina con lo sguardo, per poi voltarsi e camminare verso l'interno della grande struttura.
<<Cazzo...>> sussurro quando ormai non puó più sentirmi, insultandomi mentalmente prima di corrergli incontro per non perderlo, affiancandolo subito.
Tiene lo sguardo puntato avanti, senza girarsi nemmeno un secondo, fermandosi poi una volta arrivato al punto di atterraggio dell'aereo, che deve si intravede in lontananza.

<<Evitiamo di comportarci così di fronte a lei, fingiamo o che ne so, ma non dobbiamo rovinare il suo umore a causa tua>> parla improvvisamente dopo minuti ormai interminabili, senza voltarsi nemmeno per un secondo.
Annuisco, sapendo che non serviva nemmeno quel gesto, mentre dall'aereo, un po' distante, iniziano a scendere i passeggeri, che si dirigono verso la nostra posizione.
<<Eccola>> indico al ragazzo che si trova mio fianco la mora che stavamo aspettando, andandole incontro insieme a lui. Appena mi vede sorride, trascinando la valigia con se e aumentando il passo, abbracciandomi con slancio quando siamo abbastanza vicini.
<<Ciao Xav, dannazione mi eri mancato>> mi stringe più forte, facendomi immediatamente sorridere.
<<Anche tu mi eri mancata, Thal>> le accarezzo la schiena, lasciandola poi andare.
Guarda il ragazzo accanto a me, fermandosi per qualche istante ad osservarlo, sorridendo improvvisamente.

<<Piacere, io sono Thalia! Tu sei Jordan vero?>> domanda curiosa, dando vita ad un'espressione confusa sul viso del verde.
<<Si... sono io e il piacere è il mio>> ridacchia, allungando la mano verso di lei, che afferra prontamente.
<<Mi hanno parlato un sacco di te, soprattutto questo idiota qua>> ride, mentre lui si gira verso di me, incrociando i nostri sguardi. Mi mordo il labbro, distogliendo lo sguardo imbarazzato, ripuntandolo su di lei.
<<Allora, andiamo? Isabelle voleva farti dormire in camera sua ma papà ti ha preso una camera d'hotel per sta notte, voleva evitare di rovinarti la sorpresa in caso Hiroto fosse entrato in casa da noi, anche se raramente lo fa>> la informo, facendola annuire, mentre ci incamminiamo fuori dall'aeroporto, perdendoci tra i discorsi vari, principalmente sul calcio. E ringrazio mentalmente la ragazza perché, seppur solo per finta, io e Jordan stiamo parlando per la prima volta in modo tranquillo.

Angolo Autrice

Okay, mi merito tutti gli insulti del mondo. Mi scuso per l'ennesima volta dell'enorme ritardo, oggi ho l'ultimo giorno di scuola e poi proverò ad esserci di più, mannaggia.
Questo capitolo si ricollega all'ultimo capitolo di "Quello che non ti aspetti", per questo ho fatto passare un anno.
Spero davvero di aggiornare presto, ho già iniziato a scrivere il prossimo, ma ho un po' di confusione in testa e devo ben ordinare le idee.
E NIENTE VI AMO, SCUSATE ANCORA AAA

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