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"Computer che ore sono?" una voce né da uomo né da donna mi rispose "Sono le 19:40" pregai di aver tempo, perché in 20 minuti avrei dovuto arrivare nel mio alloggio, farmi una doccia e cambiarmi.Probabilmente ,conoscendo i miei amici, avevo si e no 15 minuti perché Alice aveva il terrore di arrivare in ritardo per cui arrivava mediamente con 5 minuti di anticipo. Accettai volentieri i saluti dei marine con cui avevo passato tutto il pomeriggio, recuperai il mio mantello da un'attendente e corsi per arrivare in tempo. Questa volta non mi importava se qualcuno mi avesse visto, avevo passato un fantastico pomeriggio a gareggiare con i marine in vari campi e spronandoli a dare il massimo: avevo perso quasi sempre, ma comunque mi ero divertito molto. Riuscii ad arrivare al mio alloggio in tempo, mi fiondai in camera e in pochi attimi mi svestii e aprii l'armadio per prendere dei vestiti informarli. Con mio grande disappunto constatai che avevo a disposizione solo le divise quotidiane e quelle da cerimonia, afferrai un'altra divisa quotidiana e corsi in bagno. Anche se avrei voluto farmi un bel bagno caldo per distendere i muscoli affaticati dalle lunghe ore di esercizio fisico, mi dovetti accontentare di una doccia veloce. Mi fiondai sotto il getto d'aria che mi avrebbe asciugato e poi iniziai a vestirmi. Chiusi l'ultimo bottone della giacca quando sentii qualcuno suonare alla porta, premetti il pulsante che apriva la apriva e vidi la faccia sorridente di Jo che mi offriva una bottiglia di vino "Entrare pure" "Grazie" accettai la bottiglia di vino e la appoggiai sulla tavola che nel frattempo era stata apparecchiata "Una domanda: per chi è il vino io non lo sopporto" gli chiesi sorridendo "Infatti non è per te, è per noi" ridemmo "Ah, questo è per te" mi disse porgendomi un fondo di un cilindro che prima non si sa cosa contenesse "Immagino che sia il mio vaso" "Esatto, non ho potuto fare di meglio, prima quel cilindro conteneva bulloni, ora sono divisi in altri contenitori" "Grazie lo vado subito ad appoggiare in camera datemi un'istante". Appoggiai il vaso sul mio letto e colsi l'occasione di spostare la mia divisa dal mio letto al cesto dei vestiti sporchi che poi gli addetti avrebbero lavato. Passai una serata piacevolissima in compagnia dei miei amici, chiacchierando del più e del meno, concludemmo la sera più presto del solito e anche più sobri: il giorno seguente sarebbe stato un giorno molto importante. Ebbi un sonno un po' agitato, sarebbe stato il mio primo giorno di comando effettivo, in una plancia e con un equipaggio al completo e la migliore nave della flotta a mia disposizione. Mi svegliai molto in anticipo, riuscii a mangiare solo qualche biscotto, ancora caldo, e a bere una tazza di caffè: avevo lo stomaco chiuso, prima di vestirmi mi feci un bagno caldo e poi curai la mia piantina, con il ramo che si era rotto volli provare a far nascere una nuova piantina. Mi vestii con calma e indossai il mantello poco prima di uscire. Lungo i corridoi le persone che incontravo mi facevano strada e mi diressi all'ascensore che mi avrebbe condotto fino al centro di comando. Prima di poter accedere all'ascensore si passava in una cabina che era già fortificata e che ospitava a qualsiasi ora del giorno dei marine, che avevano lo scopo di difendere il cervello della nave. Per accedere all'ascensore si doveva posare la mano su uno scanner e solo se le tue impronte erano memorizzate e avevano il giusto livello di sicurezza, potevi accedervi. Dentro la cabina dell'ascensore verificai l'orario e mi chiesi se fosse giusto presentarmi il primo giorno con 7 minuti di anticipo, ma non ebbi il tempo di concludere il pensiero che le porte si aprirono e finalmente potei godermi la mia plancia di comando. Era su più livelli: più in alto c'era la mia poltrona ai cui lati c'erano dei schermi in simil-vetro molto sottili che mi permettevano di agire su tutta la nave, tre scalini sotto potevo vedere le postazioni dei 4 comandanti di reparto: 2 delle quali già occupate da Alice e Elen Fruá, sotto le postazioni dei capi reparto c'erano gli ufficiali che gestivano i singoli reparti ad esempio: i sensori, gli scudi, i cannoni ionici e le mitragliatrici laser. Entrai a passo sicuro e appena qualcuno mi vide urlò il tradizionale "Capitano in plancia" e tutti si alzarono "Riposo" risposi abbastanza forte da essere sentito da tutti. Mi sedetti sulla mia poltrona e sistemai il mantello. Mi misi a leggere i vari rapporti che mi erano stati consegnati sui miei schermi. Potei leggere che tutti i vari sistemi godevano di massima efficienza e lessi i vari inventari. Lettura che mi portò via quasi due ore finendo esattamente quando arrivò una richiesta di comunicazione da parte del comando orbitale, accettai la chiamata e l'immagine del mio interlocutore lentamente comparse davanti a me in forma di ologramma tridimensionale "Arcadia, è giunto il momento di lasciare l'orbita, concesso il permesso di partenza" "Ricevuto centro di comando, accendiamo immediatamente i motori" comunicazione breve. Prima di dare il via alle manovre di sganciamento dal bacino spaziale verificai che tutti gli ufficiali fossero ai loro posti, Alice e Elen Fruá erano in plancia alle loro postazioni, Joseph era in sala macchine e Alec era nel centro di comando marine, tutto in ordine. "Reattori di manovra a un quarto, portaci fuori piano" ordinai ai timonieri "Rotta per Marte, motori sub luce al massimo" era una manovra un po' spericolata perché c'era molto traffico nel sistema solare terrestre e anche se avevamo la precedenza sulle principali rotte poteva sempre esserci qualcuno che non la rispettasse. Dopo mezz'ora di viaggio raggiungemmo Marte e lo sfruttammo per accelerare ulteriormente e spararci fuori dal sistema solare con rotta i confini con le razze aliene. Prima di arrivare al primo confine sarebbero passare circa due settimane, per cui la missione sarebbe iniziata lentamente. Rispetto ai territori di molte altre specie il territorio terrestre era il più ampio in continua crescita, anche per questo eravamo la razza più potente della zona, i nostri commercianti godevano di molti privilegi anche nei territori di quelle specie che non ci amavano molto, perché sapevano che se fosse scomparsa anche solo una sola nave battente insegne terrestri in circostanze poco chiare avrebbe significato guerra. Questa superiorità teneva a bada le altre razze, però aveva provocato negli umani una forte tendenza Xenofoba, per cui nei territori umani si potevano contare veramente poche colonie aliene molte delle quali erano pianeti conquistati durante i conflitti.
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