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Suona la sveglia sul mio comodino, mi alzo per spegnerla e come ogni mattina sento il pavimento freddo sotto i miei piedi. Spenta la sveglia corro in bagno per farmi una doccia; come sempre mi rilasso e ci sto più del dovuto rischiando di fare tardi, per recuperare tempo non sto il tempo che dovrei sotto il getto asciugatore e ancora mezzo bagnato apro l'armadio e indosso la mia divisa. Mentre mi infilo i pantaloni, rigorosamente bianchi immacolati tranne per la riga turchese laterale che parte dalla caviglia e arriva fino alla cintura che poi continua sulla giacca, sento la voce del computer "Mancano 10 minuti all'inizio delle lezioni" "Oh cazzo" rispondo io a mezza voce e decido che la giacca me la sarei allacciata mentre andavo in mensa a recuperare un muffin per colazione. Stavo correndo per i corridoi, come al solito mezzo vestito perché la giacca non voleva saper di chiudersi e ricevevo gli sguardi divertiti di chiunque incontrassi sia professori che cadetti come me, gli unici che non ridevano erano le reclute del primo anno, ma loro non ridevano di nulla troppo occupati a preoccuparsi per tutto e per tutti. Afferrai un muffin in mensa e corsi per i corridoi fino all'entrata della prima aula per quel giorno che per mia fortuna era "Strategia di guerra da Sun Zu a Mongherd Moise" abbi appena il tempo di finire di sistemare la mia divisa che venni raggiunto da Alice e Joseph; quest'ultimo che stava ridendo come un pazzo per cui gli chiesi "Cosa c'è di tanto divertente che vorrei ridere anche io" "Oh nulla basta vedere i tuoi capelli e ti viene da ridere per una settimana" mi disse fra una risata e l'altra "Quando smetterai di arrivare in ritardo?" non mi diede neanche il tempo di risponderle che riprese "Sarai in ritardo anche domani alla cerimonia dei diplomi?" ovviamente non mi diede neanche il tempo di rispondere "Vieni qua che ti sistemo i capelli, o almeno ci provo" ovviamente non avevo il diritto di oppormi per cui mi diressi da lei che in pochi e brevi tocchi di pettini che non sapevo nemmeno da dove avesse tirato fuori mi sistemò i capelli come in modo egregio, sembravano quelli del manichino in bagno che indicava come ci si doveva vestire. Al colpo di cannone, si perché non avevamo una campanella come le normali scuole noi avevamo un colpo di cannone a indicare l'inizio e la fine delle lezioni, entrammo in classe e salutammo il nostro docente e dopo che tutti ebbero preso posto iniziò a parlare "Oggi è una giornata altamente inutile" bell'inizio pensai "Ieri avete fatto l'esame finale e domani avete la cerimonia delle premiazioni e l'assegnazione alle rispettive navi per cui i cosa dovrei farvi fare oggi?" domanda retorica ovviamente "Semplice visto che il professor Burtch sarà impegnato a organizzare la cerimonia starete con me tutta la mattina" si sollevò un collettivo verso di scoraggiamento di cui io non feci parte perché queste ore io le adoravo "comunque ho organizzato un torneo di simulazioni di battaglie" un ragazzo dietro di me alzo la mano per chiedere di poter parlare "Parla pure Hans" "Chi vince i torneo cosa vincerà?" "Nulla ma sappiamo già chi lo vincerà" 30 paia di occhi si puntarono su di me. La mattina passò in fretta grazie al torneo, era uguale a tutti gli altri, si partiva da battaglie ambientate nel passato e ti fornivano le unità che tu potevi comandare in modalità Dio oppure decidere di "zumare" su una unità, tutto questo su terminali di protezione oleografica che ti permettevano di vedere nei minimi dettagli la conformazione del terreno. Andammo a mensa dove come al solito ricevetti da una parte dei miei compagni di classe le congratulazioni per le ottime manovre tattiche e le occhiataccia da quelli che avevo sconfitto o da quelli che si consideravano miei rivali. "Non sopporto quando ti guardano così" mi disse sedendosi Alice "Dovrebbero aver ormai capito che non possono batterti basta vedere il tuo punteggio sei in testa con circa 70 punti di vantaggio" aggiunse Joseph sedendosi alla mia destra, sorrisi era più importante per loro il mio punteggio che per me. Mangiammo chiacchierando del più e del meno con tutti e tre la testa al giorno dopo, il giorno dei diplomi. Ci andammo ad allenare insieme e sulla via di ritorno per i dormitori rimasi un attimo indietro "Ragazzi io vado un attimo..." mi interruppero e in coro "Al telescopio" e Alice continuò "Sperando che il cielo non sia troppo nuvoloso e possa vederla". Non parlavamo di una ragazza, ma di una nave, era l'ammiraglia della flotta era di classe Galattica e si chiamava Arcadia. Era all'avanguardia della tecnologia ed era quasi ultimata, tutti i cadetti speravano di comandarla e io nel mio profondo speravo di poterla comandare. Quando avevo iniziato l'accademia 8 anni prima ci spiegarono perché erano i ragazzi a costituire l'equipaggio della flotta perché eravamo più adattabili sia dal punto di vista fisico che mentale, avevamo riflessi più pronti e a capacità di adattamento migliori. Per questo nell'accademia venivamo addestrati su 4 campi: comando, ingegneria, scienza e sicurezza. Io era stato addestrato al comando e dato il mio alto punteggio potevo sperare di essere assegnato a una nave prestigiosa come vicecomandante o addirittura come comandante, i miei compagni insistevano a dire che mi avrebbero affidato l'Arcadia, ma non ci credevo molto dopo tutta era l'ammiraglia e l'avrebbero affidata a qualcuno di esperienza. Però la vista dal suolo dell'Antartide del bacino di carenaggio era fantastica; era una stella brillante nel cielo, fortunatamente eravamo nel bel mezzo dell'inverno polare per cui era sempre notte e potevamo beneficiarne.
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