12. Fuori dall'armadio?
«Non voglio essere patetico» mormorò tra le lacrime, e Rebecca lo strinse ancora più forte, anche se a vederli dall'esterno sarebbe sembrato il contrario, visto che era lei ad avere il viso contro il petto di Luca.
«Luca, perché dici questo?»
«Piangere. Immagino che ai veri uomini non succeda.»
Rebecca rise appena, sciogliendo l'abbraccio per prendergli il viso tra le mani. Lo guardò dal basso in alto, con una serietà che a Luca fece quasi paura: «E chi lo decide cos'è un vero uomo? I muscoli, cos'hai tra le gambe, la quantità di lacrime che puoi versare nell'arco della tua vita? La capacità di fare gol in un canestro?»
«Rebe.» A dispetto di quel discorso serio, la battuta sui punti del basket gli strappò, tra le lacrime, un sorriso scemo.
«Hai capito cosa intendo. Anche se piangi non sei meno uomo di altri. E anche se fossi meno uomo di altri, chi se ne frega! Non è che quando muori c'è una specie di tabellone del punteggio di mascolinità accumulato durante la tua vita e a seconda del risultato vai in un posto invece che in un altro. Non c'è nessuna gara. Veri uomini, ragazze con la testa sulle spalle, sono solo stupide espressioni che usano i nostri stupidi genitori.»
«Da quello che ho capito è Elia a trovare la cosa patetica» confessò lui, amareggiato.
«Allora, anche se al momento è il ragazzo che ti piace, forse non è quello giusto per te, se non apprezza la tua sensibilità.» Lo disse con una serietà spaventosa. Aveva accettato la questione in pochissimo tempo e aveva reso immediato e normale riferirsi a Elia come la persona che piaceva a Luca.
«Non è solo quello.» Luca fece un passo indietro e si risedette sulla poltroncina, con un sospiro.
Rebecca tornò silenziosamente sul letto, in attesa, ma davanti al silenzio dell'amico provò a incalzare un pochino: «Ma non vi siete baciati?»
«Sì.»
«Allora? Com'è stato?»
«Il fatto che il mio primo vero bacio l'abbia dato a diciannove anni è un po' deprimente, però è stato bello. Solo che non ho speranze di andare oltre, con lui: è già finita prima che potesse davvero iniziare.»
«Perché scusa?»
«Rebe, ma l'hai visto il suo ex?»
«Sì, l'ho visto, e tutta la scuola sa che sabato gli ha dato un pugno in faccia che l'ha steso. E oggi mi sembra sia stato chiaro: non stanno più insieme. Aspetta, ma non avranno mica litigato per colpa di quel bacio? Sei uno sfasciafamiglie, Luca?» Lo chiese ridendo, come se quella parola le facesse il solletico.
«No! L'ho baciato ieri, ti ho detto! E poi non l'ha steso, Elia si è difeso. È che lui è abituato a farsi vedere in pubblico, hai visto oggi con che naturalezza ha detto che quello non era più il suo ragazzo? Tu gli hai persino detto che avevi qualcuno da presentargli.»
«Ah, già. Beh, scusa per quello, non lo farò davvero, adesso che so.»
«Ma no, fai pure. Non vedo perché, visto che non posso starci insieme io, lui non possa conoscere un ragazzo decente. Tanto io non posso stare al suo passo, sono a un livello completamente diverso.»
«Ci sono dei livelli di gaytudine da sbloccare? Non lo sapevo.»
«Rebe, non scherzare.»
«No, davvero, a che livello saresti, rispetto a lui?»
«A quello che si chiama essere nell'armadio, sai cosa significa? Significa essere dei vigliacchi come me. Elia non si nasconde, non potrei mai chiedergli di farlo per me, sarebbe come fargli fare un passo indietro, sarebbe una storia a metà!»
«Perché, scusa, i sentimenti di una storia vissuta lontana dagli occhi altrui varrebbero meno di quelli di una sbandierata ai quattro venti? Allora sto vivendo una storia a metà anche io.» Improvvisamente il tono di Rebecca si era fatto più duro e Luca si fermò, sollevando nuovamente lo sguardo su di lei.
«Che vuoi dire?»
Lei sospirò, poi abbassò la testa, guardando i suoi piedi ciondolare dal letto: «Ne parliamo dopo ok?»
«Perché invece non ne parliamo adesso e riprendiamo il discorso Elia più tardi?»
«Perché hai appena trovato il coraggio di parlarmi di questa cosa, è un momento importante per te, e così come non voglio parlare di Yuri non voglio parlare nemmeno di me. È il tuo momento, va bene? Poi ti prometto che ti racconto tutto, per ora però lasciati dire soltanto questo: ogni storia deve essere vissuta dalle persone coinvolte, e basta! Decidono loro che forma deve avere. Nascosta, alla luce del sole, monogama, aperta, di gruppo... non sta agli altri decidere. Quindi spetterebbe solo a voi due stabilire come stare insieme, eventualmente. Ma non puoi farlo da solo, senza dargli la possibilità di dire la sua. Cosa ne sai che non ti vuole e non si adatterebbe a te, se nemmeno ci provi? E poi mica sarai nascosto per sempre, hai solo bisogno di un po' più di tempo e alla nostra età ci può stare.»
«Hai ragione ma non è solo quello. Penso che lui abbia una pessima opinione di me. E non lo biasimo. Per mesi me ne sono stato a guardare mentre gli rompevano le palle tutti i giorni, senza muovere un dito. Persino tu, che non hai nessun interesse, hai affrontato Yuri. Io invece ho lasciato fare, solo per paura di espormi. Come potrebbe questa cosa giocare a mio favore?»
«Magari spiegandogli che avevi paura di esporti, proprio come lo hai detto a me adesso.»
«E pensi che una vigliaccata simile possa fare colpo? Hai visto il tipo di ragazzo a cui è abituato? Uno così non ci penserebbe due volte ad affrontare i bulli che infastidiscono il suo ragazzo.»
«Però lui è venuto tante volte fuori da scuola, ma sei tu che ieri lì hai fatto a botte con Yuri.»
«Fatto a botte è un parolone! E comunque siamo a metà anno. Avrei potuto fare qualcosa anche prima.»
Tra tutti gli errori che aveva commesso nella sua ancora breve vita, quello era forse il peggiore: non riusciva a perdonarsi per i mesi in cui Elia aveva dovuto subire gli attacchi di Yuri e compagni. Si sarebbe potuto evitare tutto, se solo si fosse fatto avanti prima. A questo si aggiungeva il fatto che, dopo la sua chiacchierata con Yuri al campetto, Luca si sentiva anche responsabile per quel comportamento.
«Ma non è colpa tua se Yuri lo ha preso di mira. Ok, non sei stata la persona più tempestiva del mondo, ma è stata solo la paura a fermarti dall'intervenire prima. Questo lui lo deve sapere.»
«Non è così. Yuri ha detto che ha iniziato a prendersela con Elia per proteggermi da lui. Quindi sì, è colpa mia, e anche questo non depone a mio favore.»
«Che cosa? Ma è scemo nel cervello?» Si alzò in piedi e prese il telefono. Lo sbloccò, poi guardò la schermata della home senza fare nulla, lo bloccò, guardò di nuovo Luca e lo sbloccò nuovamente, seriamente combattuta sul da farsi.
«Qualsiasi cosa tu stia pensando di dire o di fare lascia perdere, per favore, è già tutto abbastanza incasinato così.»
«Ma è sbagliato, te ne rendi conto, vero? E poi, scusa, ma tu cosa gli hai detto quando ti ha dato questa sottospecie di giustificazione?»
«Mi sono scusato per aver pensato male e l'ho ringraziato.» Ok, dirlo ad alta voce suonava un po' strano, in effetti. Ma Rebecca non aveva idea del rapporto d'amicizia tra loro. Sì, anche lei era stata loro amica fin dall'infanzia, ma il loro legame non era forte come quello che lui aveva con Yuri, Luca avrebbe fatto fatica a farglielo capire.
«L'hai ringraziato per aver bullizzato il ragazzo che ti piace, facendoti sentire indegno di avvicinarti a lui, e per averti terrorizzato su cosa ti sarebbe successo se ti fossi dichiarato? Luca, dimmi che non è vero.»
«Beh, no. L'ho ringraziato per avermi guardato le spalle, a suo modo.»
«E ti sei scusato per...?» Accompagnò questa domanda con un ampio gesto della mano, che invitava Luca a continuare la frase, senza possibilità di sottrarsi a quell'interrogatorio.
«Per aver pensato male di lui.» Anche questo suonava un po' strano, ma le cose erano andate esattamente così.
«Cioè, fammi capire. Lui fa lo stronzo e tu ti scusi perché pensi che sia uno stronzo?»
«Ma non sapevo i motivi per cui faceva così. A modo suo...»
«A modo suo, niente, Luca, non essere stupido! Ci sono solo due modi di tenere a qualcuno, ok? Il modo giusto e il modo sbagliato. Il modo giusto non ferisce gli altri, quello sbagliato sì. E basta. Non è così difficile da capire! » Era raro che Rebecca alzasse così la voce e Luca si sentì come un bambino sgridato dalla mamma, davanti a quell'attacco verbale.
«Ecco, poi ci sarebbe anche questa cosa.» Ormai, tanto valeva confessare tutto.
«Sentiamo! Quale cosa?»
«Quella che hai appena detto anche tu, che sono stupido» confessò a voce bassissima, in netto contrasto con la concitazione di poco prima.
«Non era quello che intendevo, e lo sai. Scusami se mi sono espressa male, è che a volte mi fai una tale rabbia!»
«Rebe, ma è vero. I miei voti non fanno schifo solo se mi impegno il doppio degli altri e in generale sento come se mi mancasse qualche pezzo, come se fossi difettoso, come se avessi dei ritardi. Faccio fatica a capire le cose e in mezzo agli altri mi distraggo continuamente, anche con lui ci metto secoli a pensare a cosa dire, me ne resto lì come un coglione a rimuginare. Lui invece è davvero brillante, ha sempre la risposta pronta. Di certo ha tanti interessi, tante cose di cui parlare, mentre io cosa sono? Un bel filtro di Instagram applicato al nulla assoluto? Anche Carlotta, cosa pensi che abbia visto in me? Un ragazzo bello da vedere, e basta.»
«Questo perché non sa molto altro di te. È per questo che voleva prendere un caffè con te, è per questo che si esce con le persone, per conoscersi. Ma devi accettare di aprirti, per farlo.»
«Temo che non ci sia altro da conoscere, in me.»
Rebecca sembrò spazientita, ma si avvicinò di nuovo all'amico, accovacciandosi davanti alla poltrona su cui era seduto. Cercò il suo sguardo, poi gli chiese, cambiando apparentemente discorso: «Luca, quanti libri hai letto da inizio anno?»
«Non so, dieci, forse dodici. Ma che importa? Non posso mica parlare di libri tutto il tempo!»
«Perché no?»
«Perché è una cosa noiosa, non interessa a nessuno! E sicuramente non interessa a Elia!»
«Ma questo non puoi saperlo! E poi pensi che una persona stupida o con dei ritardi possa leggere quanto dieci, forse dodici libri in un mese e mezzo?»
«Non posso fare molto altro in casa.»
«Ma potresti dormire, cazzeggiare sui social, guardare la tv, uscire di più. Leggere ti piace e nelle materie umanistiche vai bene senza sforzi.»
«Già, sono materie proprio utili, al liceo scientifico! O alle Facoltà di Economia o Ingegneria!» rispose con una vena di sarcasmo, l'aria ancora più abbattuta di prima.
«Beh, ma al liceo, scientifico o no, ci sono! Io non conosco nessuno che riesce a leggere e memorizzare un sacco di pagine alla volta come te. E poi lo sai che esistono delle facoltà umanistiche, vero?»
Certo che lo sapeva, lo sapeva anche suo padre, che gli aveva riso in faccia quando aveva soltanto accennato l'argomento. Ma doveva concentrarsi su un disastro della sua vita alla volta.
«Comunque, non sono sicuro che questo faccia curriculum per essere un potenziale fidanzato.»
«Ascolta, di sicuro anche Elia avrà i suoi interessi e saprà un sacco di cose che tu non sai, ma questo vale anche al contrario, anche tu sicuramente sai tante cose che lui ignora. Io, ad esempio, imparo sempre tanto da te, non mi annoio mai e mai, da quando ci conosciamo, ho avuto la sensazione che tu ci mettessi troppo a rispondere o che tu abbia dei ritardi, ma come ti viene in mente? Ti ha detto Elia qualcosa del genere? Quel piccolo bastardo!» Ecco la stessa Rebecca che alle elementari era pronta a fare a botte per difendere i suoi amici, Luca riusciva a vederla, adesso. Crescendo, era diventata più femminile e graziosa, ma ogni tanto quel suo lato più aggressivo e combattivo veniva fuori.
«No. Mi ha chiamato rincoglionito quando volevo lasciarlo con il suo ex, oggi. Però mi ha fatto stare lì ad ascoltare il loro litigio, che lui ha definito "tra innamorati", e io non ho fatto una piega. Forse uno furbo se ne sarebbe andato.»
«È stato un po' crudele da parte sua, ma tu non sei poco furbo, sei solo disperatamente cotto!»
Finalmente Luca si lasciò andare e rise con l'amica a quella bonaria presa in giro. Aveva ragione: era così cotto di Elia che non sarebbe riuscito a dirgli di no nemmeno se gli avesse chiesto di portarlo sulla Luna. Ma poteva, uno che gli si sottometteva così tanto, andargli bene?
«Sai, ora che ci penso c'è una cosa assurda che Elia ignora. Ci credi che non sa chi sia Tyson?»
«Beh, strano, credevo fosse il suo tipo ideale!»
Risero ancora, poi Rebecca tirò fuori una lista mentale di personaggi noti, attori, musicisti, modelli, chiedendo a Luca un parere, per capire se avessero gusti simili o se, citando le sue parole, avrebbero dovuto iniziare a litigare e sgomitare per i ragazzi. La cosa era completamente no-sense, bizzarra anche per un tipo imprevedibile come Rebecca, ma a Luca sembrò essere utile, perché ridendo e facendo battute sull'aspetto fisico degli uomini e la possibile attrazione provata nei loro confronti, visse il suo primo momento di accettazione e di normalizzazione di ciò che, da anni, gli sembrava una cosa sbagliata, sporca, di cui vergognarsi o da fare curare.
«Scema!» disse alla fine di quella sfilza di nomi e giudizi estetici. «Però grazie. Parlare con te mi ha tolto un peso che mi portavo dentro da un sacco di tempo.»
«La tua assurda convinzione di essere stupido?»
«Anche. Ma soprattutto la mia certezza di essere gay. È stato bello dirlo ad alta voce, per mia scelta. Con Yuri non è stato esattamente gradevole e chissà quanto tempo ci vorrà con altre persone. Parlarne con te lo ha reso normale.»
«Perché è normale, Luca. Questa parte di te è assolutamente normale, qualsiasi cosa significhi la normalità.»
«Solo questa parte?»
«Sei a caccia di complimenti? Questa parte di te è normale perché tutto il resto è speciale, sei contento adesso?» Gli lanciò un cuscino, che lui afferrò al volo.
«Ha ragione mia madre, sei proprio una donna da sposare.»
«Già. Solo che, mi dispiace per lei, non sarai tu a farlo! E non credo che succederà molto presto. Caro rubacuori, non sei mica l'unico a darsi da fare!»
Allora Luca capì che forse era arrivato il momento in cui anche lei avrebbe potuto aprirsi, togliersi un peso. «Senti, Rebe, riguardo a quel discorso di prima, sulla storia a metà. C'è qualcosa che mi vuoi dire?»
«Sai quando prima ti ho chiesto se eri uno sfasciafamiglie?»
Luca annuì.
«Beh, mi sa che tra i due sono io la sfasciafamiglie.»
«Ti va di parlarne?»
«Sì, ma devi promettermi tre cose. Uno: non mi giudicherai. Due: non mi farai la predica. E tre: non lo dirai a nessuno.»
Luca giurò, e il racconto che l'amica gli fece rese duro l'astenersi dal fare le prime due, delle tre cose. Ma si sforzò comunque di darle il suo sostegno e ricambiarla con lo stesso affetto incondizionato di cui lei gli aveva fatto dono. Tutta la loro amicizia era un dono, e lui era stato davvero superficiale a darla per scontato e a non considerarla come avrebbe dovuto, mettendo quella che aveva con Yuri su un piedistallo che forse, iniziava a considerare, non meritava.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro