Parte 8 Più non soffre, dorme l'ultimo sogno
Clint aveva contato i minuti, che lo separavano dal rivedere la Tyler; stante ciò che aveva architettato per salvarlo, si era programmato di parlarle a cuore aperto. Si trattava di ringraziarla, in maniera molto diversa da quanto aveva fatto davanti agli altri, e comprendere se vi fosse margine per aprirsi ad una confessione.
Terminato il turno, smesso l'abito elegante e indossati i soliti jeans e maglietta, aveva accompagnato il Capitano in una nota enoteca, consigliata da Tony, per fare rifornimento di abbeveraggi, e in un forno che si occupava di catering; era stato assertivo, con Rogers. Quella sera nessuno si sarebbe stancato o impegnato ai fornelli, ed avrebbe pagato lui, offrendo la cena. Era il minimo, visto quanto avevano fatto i suoi amici per salvargli le penne. Era stato talmente insistente, che persino Steve aveva ceduto, accondiscendo.
'Non sempre il male viene per nuocere. Visto l'episodio di ieri, forse...ehm...puoi chiarire con Rafflesia per il resto!' aveva suggerito Rogers, in tono indagatore, intanto che sceglievano rustici e pizzette.
Barton aveva annuito 'Una parte di me pensa sia inutile; sa ciò che provo per lei...lo sanno pure i muri, in Ospedale. Vedo come mi guardano quando siamo insieme! Il cagnolino che aspetta l'osso, con la lingua di fuori!'.
'Sei lo stesso cagnolino a cui si è avvinghiata, sul pavimento del Reparto, dopo l'aggressione! Vi ho trovati così, quando sono sceso; sono il suo migliore amico ed aveva notato perfettamente fossi arrivato, poteva cercare conforto in me e non l'ha fatto. Vedi solo ciò che vuoi vedere!' lo rimproverò.
'A volte ho paura di quello che c'è fra noi, di ciò che sento; oltre ad essere rifiutato una seconda volta...lì, ho già dato!' sbuffò, smanioso.
'Vero' borbottò l'altro, solidale.
'Com'è possibile che non ti facciano male i piedi? Indossi i tacchi alti da stamattina' Romanoff punzecchiava la mora, sul divano di casa di Rogers.
'E' questione di abitudine! Se indossi quotidianamente gli anfibi, come la protagonista di Endgame, quando scegli scarpe più femminili, vedi le stelle' controbatté, ridendo e dandole una spinta con la punta del tacco, sulla coscia 'Stark, mesci il vino!' mosse il calice di vetro vuoto.
Tony accorse a riempirlo, con un sorriso idiota 'Tra le mie dritte e i tuoi suggerimenti, Clint sta percorrendo la strada giusta! Ha comperato lo champagne migliore del negozio e stamattina era vestito come un principe. Faceva concorrenza persino a Bucky, ed ho detto tutto! Voglio la verità, Iowa, c'era lo zampino della bella dottoressa, o no?'.
'Certo, ieri sera, in men che non si dica, ha composto un abbinamento pregevole coi quattro stracci che mi ritrovo nel guardaroba! Chi pensavi mi avesse aiutato? Bruce? Mica ero vestito di verde!' Barton sparò una battuta, che Banner non gradì.
'Ti stai allargando, spiritosone; se non fosse stato per me, non staresti qui a ridere!' l'oncologo alzò gli occhi al cielo.
'Amore, non ti inalberare; sei egocentrico...non eri solo, davanti al Consiglio d'Amministrazione; purtroppo per te, eri l'unico vestito come un adolescente sfigato' Vedova Nera lo stuzzicò, dandogli un bacino consolatorio.
'I rustici sono buonissimi' Thor imboccava Wanda, oramai onnipresente durante i loro ritrovi.
'Dovrò assaggiarli, ho messo in corpo troppo alcool' Rafflesia si alzò, per andare verso il tavolo; Clint la precedette, prendendo un piatto e riempendolo per entrambi 'Li gustiamo fuori?' indicò il balcone, suggerendo 'fa caldo qui dentro'.
Lei uscì per prima, rimanendo in piedi, accanto al davanzale, avvolta nella luce soffusa del piccolo terrazzo.
'Come va il collo?' chiese, interessato, poggiando il piatto sul muretto; la moretta, a proprio agio con loro, aveva soprasseduto a indossare il foulard e i lividi si vedevano con chiarezza...e non erano un belvedere.
'Ieri era gonfio, oggi già meglio' confessò, intanto che lui si piazzava davanti e le sfiorava la pelle, sopra l'incavo dei seni, provocandole un languore nelle viscere 'Passerà...spero presto, per tutti' le rispose, scrutandola negli occhi ametista.
'Devi sistemare gli occhiali' ridacchiò Rafflesia, osservando la montatura sbilenca 'non puoi presentarti al Reparto con lo scotch sulle stanghette!' glieli tolse e li rimirò 'sono ridotti maluccio! Te ne prenderò un paio nuovo e trendy, te lo devo' glieli rimise 'mi piaci con gli occhiali, ti danno un'aria interessante' commentò.
'Meno Iowa, come direbbe Stark!' sussurrò 'Non mi devi nulla, è il contrario; io devo tutto a te, tutto, Rafflesia...' si avvicinò, con le mani sulla sua vita, sopra la seta bianca della camicia che indossava, fissandole intensamente le labbra, che la donna si mordicchiava, per la tensione del loro contatto. 'La luce della luna ti dona...sei più bella del solito' nel momento in cui Clint, romantico, stava per baciarla, il cellulare vibrò, nella tasca dei pantaloni del tailleur, e lei si bloccò, con un sospiro, per vedere chi fosse. Rispose, accennandogli 'E' Pietro! Sarà importante, da tempo non mi cerca più'.
Barton la osservò perdere i colori e quasi barcollare, alle notizie che stava ricevendo. Chiuse la chiamata e scosse la testa 'Si tratta di Tiffany...è gravissima, devo andare' lo informò, correndo a recuperare la giacca e la borsa nel salone di Rogers, con lui alle calcagna che cercava di raggiungerla.
La mora si affrettò, come una pazza, maledicendo le parole di Romanoff sugli stiletti ai piedi, nei cinque minuti di tragitto che la separavano dall'Ospedale; volò, letteralmente, all'interno della Sala Emergenza, sulla cui porta Wilson, che l'aspettava, porse a lei e al Falco i copri camici sterili, liberandola della borsa.
Pietro la ragguagliò, pallido 'Mi spiace, è andata in arresto due volte...l'abbiamo ripresa, però...è incosciente'.
Rafflesia strinse la mano di quella paziente a cui tanto si era affezionata; nuove ecchimosi nel volto, le labbra secche e spaccate, i buchi nelle braccia...era ritornata nel baratro della droga, nonostante i suoi sforzi.
Clint esaminò la cartella, con uno sbuffo, udendo l'allarme della macchina a cui la ragazza era attaccata.
Lei vide il monitor, con un'unica linea piatta, e si precipitò a prendere le piastre, caricandole al massimo 'Libera, spostatevi' sibilò, con una voce cupa, che non le avevano mai sentito.
Il corpo di Tiffany rimbalzò, alla sollecitazione della tensione elettrica, senza rianimarsi.
'Ancora' la Tyler gridava, come un'ossessa, ripetendo la procedura, in sottofondo il sibilo dell'apparecchio sempre più acuto...quattro scariche, inutili!
Barton poggiò una mano sulla sua 'Devi lasciarla andare...è morta!'.
'Noooooo!' caricò le piastre, per l'ennesima volta, gli occhi pieni di lacrime. Nuova scarica, zero reazioni.
'Non possiamo più fare nulla, non è stata colpa tua' Clint tentava di convincerla. La bloccò, con le braccia, spostandola dal tavolo della rianimazione 'Dichiara il decesso!' la pregò, non volendo farlo al suo posto.
Lei non disse nulla, sconvolta.
'Dichiara il suo decesso!' il Primario alzò il tono della voce. Doveva farglielo fare, si trattava di chiudere una partita con la vita dell'adolescente, che aveva assistito accoratamente.
La sentì respirare, per prendere fiato 'Ora del decesso...ventitré e cinquantadue'; singhiozzò, accasciandosi a terra, con i palmi della mani a reggersi sul pavimento. Singulti, uno via l'altro, che non si fermavano, ma aumentavano di frequenza ed intensità.
Trascorso qualche minuto dello strazio a cui stavano partecipando, Maximoff, in difficoltà, si rivolse al Dottor Barton 'Ti prego, capo, fai qualcosa, sei l'unico che possa aiutarla'.
Clint si tolse il copri camice e si abbassò a terra, senza sedersi, per spogliare la Tyler del proprio; la sollevò, prendendola fra le sue braccia, lasciando con lei la Sala Emergenza, tra gli sguardi esterrefatti dei presenti, intanto che la mora, con il viso poggiato sulla sua spalla e le mani incrociate dietro il suo collo, continuava il proprio pianto disperato.
Dal balcone di Rogers, i cinque amici e Wanda - che aspettavano preoccupati, informati della morte di Tiffany da una telefonata di Pietro alla sua gemella - assistettero alla scena surreale, che gli si parò sotto gli occhi; attraverso il vialetto, Clint tornava a casa con Rafflesia in braccio, in lacrime.
Steve gli fece un cenno con la mano, per capire se potessero fare qualcosa, essere utili: lui scosse il capo, avvilito, stringendo la donna ancora più forte a sé. Salì le scale, entrò nell'ascensore e premette il pulsante del suo piano.
Quando le porte si aprirono, si trovò davanti proprio il Capitano che gli domandò 'Dove hai la chiavi?'.
'Tasca sinistra' rispose, secco.
Rogers le trovò e fece strada ai due, nell'appartamento del Falco, dove quest'ultimo poggiò la collega sul letto, le tolse le scarpe e la giacca del tailleur e le si coricò accanto, liberatosi delle sneackers.
Steve spense la luce in soggiorno e tornò in silenzio a casa propria, riflettendo; la Tyler adorava Tiffany, l'aveva presa a cuore fin dal primo giorno in cui l'aveva curata. Si angosciò, immedesimandosi nell'amica di una vita...le aveva intravisto il volto...una maschera di dolore!
Clint aveva pensato di darle un calmante, poi aveva soprasseduto; forse sfogarsi le avrebbe fatto bene.
Le aveva accarezzato i capelli, passando le dita fra i riccioli corvini e baciato la nuca, mentre piangeva, la testa sul suo petto. Per l'intera notte, senza un fiato, da parte di entrambi. In fondo, c'era poco da dire, di fronte ad un simile lutto, nulla che potesse consolarla.
Rafflesia, persa nelle onde del mare di quella sofferenza devastante, si era aggrappata all'unica ancora che per lei avesse un senso... il Falco.
L'odore della sua pelle mista al dopobarba, il suo respiro regolare, la cadenza del sollevarsi del suo torace l'avevano cullata e, alle prime ore del mattino, esausta, era crollata, addormentandosi, sotto lo sguardo di lui, che l'aveva coperta bene, col plaid che era ai piedi del letto.
Coraggiosa e battagliera, indifesa e delicata insieme...la commistione irresistibile della giovane donna che riposava nel suo letto...Barton rimuginò.
Si era svegliata, a metà mattina, con la luce esterna che la colpiva nel viso devastato dal pianto, e voltandosi, dalla porta aperta sul soggiorno, aveva visto Natasha che, seduta sul divano, si era alzata per sincerarsi delle sue condizioni.
'Ciao' la rossa le fece una carezza, collocandosi accanto a lei, in mano una tazza di caffè che le aveva versato dal bricco pieno sul ripiano della cucina 'Pietro ha portato la borsa che hai lasciato in Pronto Soccorso' la indicò sulla seggiola 'e Tony è passato a casa tua, per prenderti un cambio, meno male che ha la copia delle chiavi. Il Falco è dovuto andare in Reparto, per coprire il tuo turno...mi ha chiamato cinque minuti fa, ha organizzato il funerale di Tiffany per oggi pomeriggio. Si è sobbarcato l'onere economico delle spese...non ti chiedo come ti senti'.
'No, Nat, non mi va di parlarne!' bevve un sorso di caffè.
'Almeno fai la doccia e vestiti, in bagno troverai accappatoio e asciugamani' la spronò e lei ubbidì, come un automa.
Con gli abiti puliti, e la Romanoff che la scortava, si fece trovare pronta, all'interno dell'androne del palazzo. Sotto un diluvio universale, il Falco e Bruce le ripararono con gli ombrelli aperti, fino all'auto di Banner.
'Non c'era bisogno veniste' mormorò, dal sedile posteriore accanto a Clint.
'Scherzi, vero? Sono un habitué dei funerali, non ne perdo uno, dovresti saperlo', l'oncologo si voltò, con un sorriso forzato.
'Gli altri ci aspettano al cimitero, tranne Stark, che ha avuto un'urgenza. Ho provato a rintracciare i parenti di Tiffany, per informarli, ma non ci sono riuscito' Barton omise di raccontare di aver parlato con la sua famiglia, nei trenta secondi necessari per sentirsi attaccare il telefono in faccia; non avevano voluto avere a che fare con la ragazza in vita, e addirittura in occasione della sua morte avevano continuato sulla stessa linea di comportamento.
'Grazie per quello che hai fatto e stai facendo per lei' Rafflesia lo fissò, con le sue ametiste 'e per me'. Aveva capito che stesse mentendo, per proteggerla da un altro dolore.
Alla funzione, officiata da un giovane sacerdote, erano presenti solo loro quattro oltre a Steve, Thor, Wanda, Sam e Maria; Clint aveva ricevuto le richieste di permesso di mezzo Reparto, ma aveva potuto accontentare solo alcuni dei suoi collaboratori, per non lasciare sguarnito il Pronto Soccorso.
La pioggia battente non gli aveva dato tregua, fino all'ultima parola pronunciata dal prete, e anche nel momento in cui gli addetti aveva interrato la bara, nel fazzoletto di prato comprato da Barton, posizionando una lapide, con un'incisione che commosse la Tyler 'Più non soffre, dorme l'ultimo sogno, non svegliatela, lasciatela dormire'. Se avessero chiesto a lei, per Tiffany avrebbe optato per la frase scelta dal suo superiore.
Si strinse a lui, sotto l'ombrello, intanto che grandinava. Il cielo, a modo suo, piangeva per la giovane sfortunata che, almeno, aveva smesso di soffrire le pene dell'inferno della sua vita terrena.
Tornando verso le auto, si rivolse al suo capo 'Ho molti giorni di ferie arretrati, ti duole se rimango a casa, per un po'?'.
Barton se ne stupì 'Non per impicciarmi...si dice che una perdita così dolorosa sia come cadere da cavallo. Prima si risale in sella, meglio è!'.
'Proprio non mi sento...vedremo più avanti' borbottò, avvilita.
'Certo. Forse non è il momento adatto per parlarne; vorrei riprendere ad aiutarti per l'esame. Stasera Steve mi sostituiva, potrei venire da te e portare una pizza o cibo cinese! Ti distrarrai' suggerì. Voleva stare con lei, non lasciarla sola, stante la notte intensa e toccante che avevano vissuto.
'Veramente...ho bisogno di una pausa da tutto, compresi i libri...ragazzi' si voltò, la stavano ascoltando 'non offendetevi, non si tratta di voi...'.
'Figurati! Quando ti andrà, ricominceremo; ogni cosa, a suo tempo. Torni a casa con me e Wanda?' Thor si offrì, abitavano molto vicini.
'Volentieri, grazie' velocemente, salutò e entrò nell'auto del biondo, gli occhi bassi e spauriti.
'Detesto ammetterlo, ha qualcosa che non va!' commentò Rogers, vedendo la Porsche nera del collega allontanarsi.
'Mi allineo...è strana! E' sempre combattiva! Invece, stavolta...' Bruce concordò.
'Rafflesia ha lasciato Chirurgia perché si affezionava troppo ai pazienti; ogni volta che uno veniva a mancare, era un dramma esistenziale. Al Pronto Soccorso sosteneva fosse diverso, fai un intervento immediato e non rivedi più il malato di turno. Alla fine, con Tiffany, non è stato così' spiegò il Capitano.
'E' troppo sensibile' terminò Nat 'forse è solo una questione di tempo, come le ha detto Thor. Lasciamoglielo, insieme al suo spazio!'.
Il Falco annuì, preoccupato...nella testa sempre il termine troppo, lo stesso usato da Fury.
Era stato più di qualche giorno...nell'apatia più totale di casa propria, la mente allo stesso tempo sgombra e sovraccarica di pensieri idee e desideri.
Gli amici si erano attenuti alle disposizioni di Vedova Nera, e non avevano insistito su nessun fronte; tranne Steve che, come un martello pneumatico, attraversava in moto la città, quotidianamente, con la scusa di una nuova pietanza da farle assaggiare, pensando morisse di fame. Si affacciava alla villetta, con gli occhi indagatori di chi voleva sapere come stesse, quando sarebbe tornata al lavoro ed avrebbe ripreso a studiare. Non aveva, tuttavia, ricevuto alcuna risposta.
Nemmeno lei stessa sapeva quando sarebbe tornata a vivere...era tutto lì e molto semplice.
Lo salutava, passati pochi imbarazzanti minuti insieme, con un bacino sulla guancia, liquidandolo, spiccia.
'Mi sono scocciato, non ci vado più' si lamentava lui, davanti al vassoio del pranzo.
'Dici così e ti presenti alla sua porta, almeno una volta al giorno...te le cerchi!' lo rimproverò Tony 'sa che le vogliamo bene e che, per lei, ci siamo; se avrà bisogno ci chiamerà...'.
Clint fissava il suo piatto, giocherellando con la forchetta; avrebbe desiderato vederla, tuttavia aveva rispettato il suo bisogno di privacy, per evitare ulteriori turbamenti dati quelli oggettivi che si erano verificati.
'L'unico che può fare qualcosa sei tu, capo' Pietro, seduto accanto a Wanda, lo spronò, con una frase che non suonava nuova 'pensaci, magari ti verrà un'idea!'.
Il Falco non rispose; non appena lo specializzando lo aveva incoraggiato, gli era balenata nella mente l'immagine del ballo lento in cui lui e Rafflesia si erano stretti, proprio al concerto di Maximoff.
Quella sera, a casa, aveva smanettato al pc e, chiamato un corriere, gli aveva consegnato un pacchetto quadrato e sottile.
Mezz'ora dopo, il pony suonava alla porta della villetta di mattoni rossi della moretta. Che, incuriosita, lo aprì...intuendo chi fosse il mittente - il cui nome non era riportato sulla confezione - sia dalla grafia con cui era scritta la parola 'Torna!' sul metallo, sia dal contenuto del regalo inaspettato; inserì il cd nel lettore musicale del soggiorno e premette play...le note di Tougher than the rest si diffusero nell'aria e...nella sua testa!
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