Parte 3 Tougher than the rest
Il Dottor Barton era stato scelto per le sue doti professionali, caratteriali e manageriali.
Studiata, approfonditamente, l'organizzazione del Reparto, aveva indetto una riunione in cui, consegnando un plico cartaceo a ciascuno dei partecipanti, aveva spiegato i cambiamenti apportati.
Alcuni erano meri dettagli; un paio, invece, piuttosto di impatto.
Rafflesia, seduta in prima fila, ascoltava, interessata. Clint aveva colto degli aspetti che le erano sfuggiti, in anni di lavoro; rifletté che, a volte, un occhio esterno vedeva in maniera diversa, rispetto a chi viveva un'abitudinaria routine.
'Primo, le prescrizioni di medicinali di classe A e degli esami ad alta diagnostica passeranno da me per l'approvazione; non voglio controllarvi, né rallentarvi, tuttavia l'Ospedale spende troppo per indagini inutili, spesso invasive e dolorose per i pazienti. Nessun collaboratore è escluso da questa prassi' spiegò, toccandosi gli occhiali da vista - che ogni tanto indossava pure in Reparto - al centro della montatura.
La Tyler sospirò. Il suo capo era maniaco del controllo e purtroppo non tutti avevano le sue stesse intuizioni sulle diagnosi; avrebbe complicato l'iter già snervante e lei stessa avrebbe dovuto chiedere il suo avallo, per tali pratiche.
'Secondo e non meno importante; gli specializzandi saranno inseriti in un giro di turnazione, collaborando con ciascuno degli strutturati dell'unità. Per cui, da oggi, non ci saranno più assegnazioni singole' nel dirlo, fissò Pietro 'troverete i nomi e i turni appesi in bacheca' terminò, udendo lamentele, che interruppe mettendo le mani avanti, duro come la pietra 'È la mia decisione e dovete rispettarla. Se non vi piace, la porta è lì' indicò l'uscita 'non sarò certo io a pregarvi di rimanere. Avete la fortuna di imparare da personale competente, che vi sta formando e non vedo geni tra di voi...è tutto' terminò, raccogliendo il materiale.
Era stato brusco e determinato, forte del cambiamento che aveva meditato lungamente, già in testa dalla notte della cena a casa di Steve, il primo momento conviviale di una lunga serie, giacché il Capitano lo precettava, insieme ai colleghi, quasi quotidianamente, coinvolgendolo in molte attività.
Si era chiesto se, alla base della sua drastica decisione, vi fosse solo il desiderio di migliorare le prestazioni degli specializzandi o, piuttosto, una gelosia di fondo nei confronti della moretta e l'impulso di separarla da Maximoff, le cui doti erano comunque evidenti.
Rafflesia si fece la stessa domanda, nell'identico istante, vedendo l'interessato uscire dalla stanza della riunione, esaminare il foglio appiccicato in bacheca, rincorrere Barton e iniziare a discutere, in maniera veemente.
Si era messa di lato; dai toni della litigata, comprese che Clint sarebbe stato il referente dello specializzando, nel primo turno programmato, e lei mai più, dato che lo aveva avuto come allievo fin dall'inizio, per circa un anno e mezzo.
Gridavano così forte, davanti a pazienti e personale, facendo il suo nome, che fu costretta ad intervenire, rimanendo neutrale. Poggiò le mani sul braccio di ciascun contendente 'Calmatevi, state dando spettacolo. Pietro, è giusto che ti confronti con la medicina d'urgenza attraverso approcci diversi; il Dottor Barton è un ottimo insegnante ed è il Primario, è un privilegio essere supervisionato da lui. Io sarò comunque qui, per qualsiasi dubbio o chiarimento, come per gli altri studenti' tentò di farlo ragionare.
Quello, che la venerava, abbozzò, poco convinto, mettendosi a disposizione del suo capo.
'Una rivoluzione copernicana...' commentò la moretta, intanto che versava un caffè, per lei e Clint nella saletta medici.
'Sei contraria a priori?' era agitato, temeva il suo parere.
'Per i ragazzi, generalizzare la vicinanza ad un superiore è un bene; la tua firma sulle prescrizioni...onestamente mi convince poco' ammise.
'Tu non ne hai bisogno, avrei voluto esimerti ma non posso fare favoritismi; sono certo sarà solo una formalità...' le confessò, scrutando il suo viso, più del necessario.
'L'ho capito e mi adeguerò. Comunque, vacci piano con Pietro. Ha un caratterino molto difficile da gestire. Mischia talento e sregolatezza, è una mera questione di indole. È rimasto attaccato al mio camice, a lungo, per mia scelta, perché sapevo come prenderlo, a differenza degli altri strutturati, con cui questionava di continuo' lo pregò.
'Forse...il problema è che non riesce a mollarti, nemmeno psicologicamente. Ciò che prova per te influenza i suoi comportamenti sul lavoro. È sempre un male, Rafflesia, soprattutto in una professione come la nostra' chiarì.
'Vero!' La conversazione stava diventando imbarazzante; la Tyler si sentiva strana, quando erano solo loro due, percepiva una curiosa elettricità nell'aria, qualcosa di non detto. Cambiò argomento, agganciandosi al concetto appena espresso dal collega 'Hai visto il casino che è successo per la storia tra Thor e Wanda?'.
'Steve mi ha fatto un riassunto dettagliatissimo...Fury era nero, non solo in senso figurato! In effetti, lo avevamo consigliato di soprassedere a frequentare una studentessa! A volte, è complesso frenare i propri impulsi...e Point Break è parecchio impulsivo...il sesso nella stanza in cui ci si riposa fra un turno e l'altro...esagerato!' il Falco rise, squadrandola languido, intanto che Maria Hill li avvisava di un'ambulanza in arrivo.
***
La convivenza lavorativa tra Barton e Maximoff era stata un disastro, fin dal primo momento. Diversità di carattere e generazionale, una passione più o meno velata per la stessa donna, per di più una collega; qualsiasi fosse la reale motivazione, in poco tempo, li aveva portati ad un punto di rottura.
Era stata un'esplosione di rabbia del ragazzo, accusato da Clint di aver dimenticato di ritirare le analisi di un paziente, con molta superficialità.
A seguito di una visita effettuata insieme, il Primario si era raccomandato di informarlo dell'esito dei referti, poiché il degente lamentava un malessere che ipotizzava connesso ad una malattia infettiva.
Quando, due ore dopo, Vedova Nera, allarmata, aveva chiamato il Falco al cellulare, per avvisarlo che aveva visto giusto, di nuovo, lui aveva capito che Maximoff si fosse scordato del compito assegnatogli. Gli venne il sangue al cervello, quando ne comprese la ragione, trovandolo in chiacchiere, con Rafflesia! Lì successe il finimondo vero e proprio!
'Ti avevo pregato di stare col fiato sul collo a Romanoff e portarmi i risultati subito! Erano pronti da un'ora e mezza...e positivi...il paziente ha la meningite! Per colpa tua, siamo stati esposti e dovremo fare tutti la profilassi, maledizione, non è una passeggiata di salute' Clint strillava, minacciando lettere di richiamo e provvedimenti disciplinari più gravi, sotto gli occhi violetti della Tyler, che lo invitavano a smorzare i toni...cosa che non accadde...fu esattamente il contrario.
Alle diffide, Pietro, sconfortato del rimprovero, avvenuto davanti a lei, e idrofobo, si inalberò 'Sai che c'è, Primario dei miei stivali? Hai rotto le palle e sono stufo...' si liberò del camice e lo buttò, nel secchio dei rifiuti, andando in saletta a svuotare l'armadietto.
La moretta lo seguì, osservandolo mettere le proprie cose in uno zaino, e togliere il cartoncino col suo nome. 'Che hai intenzione di fare?'.
'Me ne vado, perdonami, non posso più lavorare con quello stronzo' mogio, spiegò le sue intenzioni.
'È una follia; se molli il tirocinio ora, non varranno nemmeno gli anni precedenti e dovrai iniziare da capo...è un peccato, ragiona!' lo pregò, accorata.
Lui la fissò, prendendola per la vita e stringendola a sé 'Dimmi che vuoi che resti, non solo perché sono un tuo studente...' confessò, finalmente, ciò che era evidente al mondo e che lei aveva fatto finta di non vedere.
La donna ricordò le parole dei suoi amici e di Clint, in particolare, comprendendo avessero ragione e di non aver gestito bene la vicenda. Si spostò, facendo un passo indietro, bianca come un lenzuolo 'Mi spiace, non posso...'.
L'altro sbatté, con forza, l'anta metallica 'Sei cambiata da quando è arrivato lui...' sibilò, incazzato, riferendosi a Barton. Uscì alla svelta, trovando proprio il Falco, che aveva chiaramente udito la conversazione dall'inizio, sullo stipite della porta 'Sempre tra le palle...'commentò, al suo indirizzo 'Vado via, non vi darò più fastidio o creerò problemi...' la morte nella voce, spintonò il Primario, che sperava di parlargli, e si diresse verso il desk, consegnando il cartellino di riconoscimento a Coulson.
Rafflesia, gelata da comportamenti e parole, si riprese 'Provo a fermarlo'.
Clint la trattenne 'È troppo arrabbiato, in questo momento; vedrai che si calmerà, tornando sui propri passi...'. Le strinse la mano, tentando di placare anche lei, molto agitata, facendole una carezza sul viso.
La moretta lo fissò, in un tempo che le parve infinito, in silenzio, estremamente coinvolta. Sentiva un languore fisico, verso quell'uomo. Con il respiro affannato di entrambi nelle orecchie, deglutì, accorgendosi di aver poggiato entrambe le mani sul suo torace.
Barton, estasiato dal loro contatto, sospirando dissimulò la propria attrazione e si spostò, vedendo avvicinarsi, con la coda dell'occhio, il Direttore Fury che, avvisato dalla Romanoff del caso di meningite, era sceso a sincerarsi sia che fossero state prese le misure di contenimento di una eventuale diffusione sia a comprendere a chi potesse attribuire la responsabilità dell'accaduto.
***
'Che hai?' persino Bruce, perennemente sovrappensiero, si era accorto del disappunto della Tyler.
'E' disperata per Maximoff! Pensa sia colpa sua se ha mollato!' intervenne Steve, rispondendo al suo posto, in sala mensa.
'Non prendermi in giro; mi avete ammonito ad aspettare, a farlo sbollire, e non è servito. L'ho chiamato al telefono; è spento e non mi ha ricontattato, nonostante i messaggi che gli ho lasciato in segreteria. Sono andata a casa sua, non ha aperto, forse non c'era nemmeno' riassunse, la testa fra le mani.
'Mica puoi obbligarlo a tornare, se non vuole ' Tony fu laconico.
'Stark! E' il miglior specializzando che abbia mai avuto!' Rafflesia quasi lo gridò.
'Clint che suggerisce?' Natasha la interpellò; il Falco non era di turno e potevano parlare liberamente.
'Uhm, Pietro è un argomento tabù, il classico sassolino nella scarpa' si lamentò.
'Inutile ricordarti, di nuovo, che, secondo me, Barton ha ragione; però...ho una soluzione! Tieni e fanne buon uso' dalla tasca del camice, Thor tirò fuori un volantino colorato e glielo passò. Era la locandina di un concerto rock, che si sarebbe svolto il venerdì sera seguente.
Lei lo rigirò fra le mani 'Suona?'.
Il biondo annuì 'Fonte sicura, sua sorella...non mi tormentate, ci esco ancora perché è favolosa, adora il surf, come me. Pietro sarà lì, con il suo gruppo; ha continuato a coltivare l'unica passione rimasta, in queste settimane. Io parteciperò, con Wanda, se vuoi un passaggio. Tuttavia...ti consiglierei...' tentennò.
Il Capitano terminò al suo posto 'Devi andare con il Falco, il problema è fra loro! Convincilo ad accompagnarti e stai tranquilla; se dovessero ammazzarsi di botte, li separerà Point Break!' indicò il bicipite di Thor.
Rafflesia alzò gli occhi al cielo; da lì in avanti, tentò di trovare il modo per proporre a Clint di recarsi all'evento insieme, senza riuscirci, praticamente fino al pomeriggio dello stesso venerdì.
Intimorita, intanto che lo vedeva lasciare il camice nell'armadietto accanto al suo, si buttò 'Ti andrebbe di venire ad un concerto con me, stasera?' gli propose; le sue parole parevano un invito diretto e così gli mostrò il volantino con la foto del gruppo 'Suona bene...' spiegò, riferendosi a Pietro.
Barton si rammaricò; aveva sperato in una proposta molto diversa. Tuttavia, sia perché non voleva perdere l'opportunità di un'uscita con lei, sia perché da tempo si stava scervellando su come risolvere la questione di Maximoff, acconsentì, prontamente 'Va bene, vediamo cosa ne viene fuori, non garantisco il risultato'.
'Fantastico! Ho il cambio, mi vesto da Steve e ti busso' gli propose.
'Preparati da me' si lanciò 'è più pratico; finito il concerto, ti riaccompagno, so da Tony che stamattina sei venuta con lui'.
La moretta annuì, pensierosa. Clint le fece strada fino all'appartamento, identico e speculare a quello del Capitano. Spartano, all'inverosimile, quasi asettico, arredato coi mobili dell'Ikea 'Sembra di stare in Ospedale' lo prese in giro, ammirando però le decine di libri e pubblicazioni scientifiche sparse ovunque.
'Non bado all'apparenza, mi basta poco per vivere' sussurrò.
'Non era una critica, ma una constatazione' lo sfottè e si chiuse in stanza, dov'era annesso il bagno, per rinfrescarsi e vestirsi. Anche lì tutto ordinatissimo, il letto rifatto, il posacenere vuoto sul comodino, accanto altri libri. Nella camera, l'odore del suo dopobarba.
Ne uscì, lavata, profumata e truccata, con un paio di jeans stretti e scuri, strappati in più punti, una canotta bianca a costine, tacchi alti e un giacchino corto di pelle nera 'Abbastanza rockettara?' gli chiese.
'Caspita, Dottoressa Tyler, favolosa come sempre. E, come sempre, mi farai sfigurare!' gli occhi estasiati di quella visione, si rivolsero al proprio abbigliamento, jeans e camicia azzurra con le maniche corte.
Rafflesia rise, imbarazzata per lo sguardo che le aveva indirizzato, arrivato fin dentro le sue viscere. Prese la pochette, e la borsa che avrebbe lasciato nella jeep del collega 'Andiamo al concerto per convincere Pietro, non per una sfilata di moda'.
'Detto da una perfetta come te, suona male!' ribatté l'uomo, in vena di complimenti, aprendo la porta di casa e conducendola al garage.
'Clint' lei interruppe il silenzio del tragitto fino al locale, molto agitata 'hai acconsentito a venire con me. Che gli dirai? Ti scuserai? Che si fa?'.
Il collega non rispose, verbalmente, sulle prime. Fece un unico gesto; con la mano destra, le sfiorò la guancia sinistra, dolce e delicato. 'Qualcosa mi inventerò... pare che la band di Maximoff sia incredibile. Veniamo fuori da un periodo pesante, tanto lavoro e stress, abbiamo bisogno di svagarci, godiamoci la serata'.
Rafflesia annuì, la pelle che bruciava al suo tocco, un fuoco nel petto e un indolenzimento fra le cosce. Vide l'insegna del locale, dove si svolgeva il concerto, un disco pub in stile rustico, zeppo di avventori in ogni ordine di posto.
'Vieni' Clint la scortò, con la mano intrecciata alla sua, come fossero una coppia, fin dentro, dove scorse Thor, che li salutava e che, per fortuna era arrivato prima di loro e aveva occupato un tavolino, con Wanda.
'Ciao' il biondo aveva già ordinato da bere, per tutti.
'Dottoressa Tyler, sono contenta che siate qui!' la specializzanda era in pena per suo fratello e parecchio formale.
'Diamoci del tu, non siamo in servizio' la invitò il Falco, sedendosi 'Come sta Pietro?'.
'Maluccio; afferma il contrario, noi siamo gemelli, lo conosco come nessuno al mondo. E' pentito, ma non lo ammetterebbe mai, è orgoglioso' si sfogò.
La moretta, compiaciuta del sincero interesse del Primario, fu distratta dalla band che saliva sul palco. Maximoff, carismatico anche nella veste di musicista, era il leader del gruppo, chitarra e voce solista. Già dal primo brano fu chiaro che fosse un talento; il pubblicò si scatenò, al susseguirsi di una canzone più bella dell'altra, alzandosi dalle sedie, ballando, addirittura sui tavoli.
'E' bravissimo!' Thor cantava a squarciagola i classici proposti, Dire Straits, Metallica, Guns'n Roses.
Il trio - oltre a Pietro, un bassista ed un batterista - si esibì in un paio di pezzi originali, ugualmente apprezzati. Alla batteria Peter Parker, un giovane ragazzo di origine newyorchese, pallido, mingherlino, gli occhi castani, una maglia blu e rossa con un ragno stampato, si destreggiava con le sue magiche bacchette di legno, al basso Scott Lang, il veterano del gruppo, sorriso disarmante, ingegnere elettronico col pallino della musica, dava sfoggio di un esuberante talento fuori dall'ordinario.
Rafflesia e Clint, finiti loro malgrado in mezzo alla pista da ballo, insieme ai colleghi, ballavano, sudati e sorridenti; lei aveva preso sul serio le parole che si erano scambiati in auto ed aveva provato a scacciare i cattivi pensieri. Sarebbe stato meglio se si fosse rilassata.
Suonata l'ultima canzone rock, Pietro stesso annunciò al microfono che, per chiudere la prima parte del concerto, avrebbero eseguito un brano romantico, unitamente ad una corista.
Alle prime note di Tougher than the rest, noto pezzo di Bruce Springsteen, il Falco si ritrovò a trarre a sé la Tyler; l'aveva tirata leggermente per il polso, unendo la propria mano con la sua, e lei gli aveva poggiato la sinistra sulla spalla.
Il Falco l'aveva avvinta con il braccio dietro la schiena. 'Adoro questa canzone...' le sussurrò, preso dal loro contatto, fissandola negli occhi, il suo respiro a dieci centimetri dal viso, il corpo caldo e palpitante appicciato al proprio, la carne morbida dei seni a contrasto con la durezza dei capezzolini inturgiditi contro il petto.
'Anche a me piace tanto' bisbigliò la partner; le uniche frasi che si scambiarono, fino al termine del brano, godendo della bellezza delle parole, della melodia romantica e della loro reciproca vicinanza, dimenticando il motivo per il quale erano lì...lo specializzando musicista, che li notò, con facilità, danzare incollati sulla pista, in mezzo alle altre coppie, potendosi permettere di scrutare la sala, durante la performance.
Comprese che fossero venuti per lui, gratificato dell'improvvisata, e che, fra la donna che gli piaceva tanto ed il suo capo, ci fosse un feeling molto forte.
Finito il brano, si tolse la chitarra di dosso e, madido, scese dal palco, per bere una birra, sentendosi addosso lo sguardo della moretta e del suo accompagnatore.
'Niente male, davvero' il Primario, giuntogli alle spalle, si era accomodato sullo sgabello alto, limitrofo al bancone, accanto al ragazzo, la Tyler in piedi, nervosa. Clint proseguì, le aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per riportarlo all'ovile 'Sei bravo, dico sul serio e forse potresti vivere di musica. Sarebbe un vero peccato per i pazienti che non curerai, visto che sei' si girò, verso Rafflesia 'come dici sempre tu?' la esortò a finire la frase.
Lei la completò 'Il miglior specializzando che abbiamo mai avuto!'. Gli sorrise. Il sorriso aperto, gioioso ed affascinante che li ammaliava entrambi.
Maximoff buttò giù il contenuto del boccale di birra in due sorsi, in difficoltà, borbottando 'Ho mollato! Non potrei rientrare comunque!'.
'Amministrativamente, non è così. Per l'Ufficio del Personale dell'Ospedale, sei in malattia' Barton li stupì.
Persino la collega alzò il sopracciglio. 'Come?' gli chiese.
'Sì, anche per Fury; ho pensato io alle formalità' lo rassicurò 'Così non perderai un giorno di stipendio. A due condizioni; prenderai di nuovo servizio da lunedì e ti impegnerai ad andare d'accordo con me...io farò lo stesso. Se andrà tutto per il verso giusto, potrai lavorare con la Dottoressa Tyler, nell'ultimo trimestre del tirocinio, ehm, in via eccezionale' Non avrebbe voluto cedere sull'ultimo punto, ma gli era parso un inevitabile compromesso, date le circostanze.
La moretta era sempre più sbalordita. E lo fu di più della risposta di Pietro 'No, Dottor Barton, rimane valida la precedente programmazione' era troppo doloroso stare a contatto con colei che non lo ricambiava e preferì sottrarsi alla sua vicinanza.
'D'accordo, come vuoi. A lunedì' Clint gli tese la mano.
Il ragazzo la strinse, prontamente 'Ci sarò. Godetevi il proseguo del concerto. E grazie per essere venuti, mi ha fatto piacere, per tutto' li salutò, per risalire sul palco, richiamato a gran voce dal suo gruppo.
Intanto che camminavano verso il tavolo, la Tyler si complimentò, felice 'Sei stato fenomenale, avevo perso le speranze. Sei eccellente, in ogni cosa che fai' commentò 'per questo hanno dato il posto a te e non a me, lo dico con cognizione di causa'.
'Smettila, è un discorso che pensavo non avremmo affrontato più, soprattutto stasera' l'aveva stretta fra le braccia, dieci minuti prima, e gli parve surreale l'affermazione che le era uscita di bocca, ancorché un apprezzamento sincero.
'Non giriamoci più intorno, hai delle doti che mi mancano' affermò, sedendosi di fronte a Thor e Wanda, che, abbracciati, si erano goduti la scena della riappacificazione. 'Dato che Steve già lo sa e non si tiene una confidenza nemmeno se gli spari...volevo informarvi che ho fatto domanda per partecipare al concorso per l'insegnamento, all'Università di Los Angeles'.
Clint smise di respirare; aveva accennato all'idea di cercare un nuovo lavoro, ma quello...era davvero troppo, nella sua testa!
'Caspita, un posto più lontano no? E' addirittura un altro fuso orario...è il luogo più distante da Boston che potessi scegliere. Quando vincerai il concorso, perché tu lo vincerai, stanne certa, te ne andrai... non ci vedremo più' si lamentò il biondo.
Aveva espresso l'amarezza di Barton, con le parole che avrebbe usato lui. Provò a dissimulare la propria infelicità 'E' un'Università molto rinomata, e in California c'è il sole per tutto l'anno...'.
'Già; ma è solo una domanda, l'esame è particolarmente difficile ed è raro scelgano persone giovani come me. Ho voluto tentare, vedremo! Chissà se riuscirò a trovare il tempo per studiare, col Falco che mi schiavizza?!' gli fece un sorriso, malinconico.
Le sensazioni che aveva provato durante il ballo l'avevano turbata profondamente, ed aveva preferito essere onesta; non avrebbe avuto alcun senso iniziare un legame sentimentale, sapendo che, di lì a poco, forse, avrebbe fatto i bagagli per trasferirsi a cinquemila chilometri di distanza.
Clint era rimasto molto male a quella notizia, glielo aveva letto in faccia. Era stato molto silenzioso, riaccompagnandola, in apparenza concentrato sulla guida. 'Quella è casa mia' indicò una villetta di mattoni rossi a due piani, con un piccolo e curato giardino 'la strada l'hai imparata! Buonanotte' fece una battuta, prima di scendere dall'auto. Voltandosi, per un ultimo saluto, sul vialetto, notò che era fermo, in attesa entrasse all'interno; non seppe mai con esattezza il perché, ma tornò sui suoi passi, andando verso il posto del guidatore, ed aprì lo sportello.
Barton la scrutava 'Hai scordato qualcosa?' le domandò, seduto nell'abitacolo.
'Sì, questo' lo baciò, leggera, su una guancia, con le labbra morbide e profumate 'Clint, non essere triste, nemmeno è sicuro mi prendano, a Los Angeles...e non sparirò, da un giorno all'altro' volle rassicurarlo e forse rassicurare se stessa, senza riuscirci, scappando via l'attimo seguente.
Il Primario non disse nulla, nemmeno un parola; la seguì solo con lo sguardò, fin quando non rientrò nella villetta e vide accendersi la luce del soggiorno. Ritornò a casa propria confuso, avvilito ed insieme esaltato, toccandosi continuamente la pelle del viso, dove la moretta aveva poggiato le labbra, chiedendosi se sarebbe rimasto il primo ed unico bacio avuto da lei.
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