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14.


Mi sveglio con il sorriso stampato in faccia.
Non lo so... É una sensazione strana ma forse Giulio sta incominciando a piacermi sul serio.
Mi preparo in fretta per andare a scuola.
«Buongiorno fratellone mio. Dormito bene?» prendo una tazza che riempio con del succo di frutta.
«Come mai così di buon umore?», spalma un po' di burro sul pane.
«Che c'è? Non posso esserlo?».
«Ma se la mattina odi tutti».
«Non farti strane idee», gli spettino i capelli. «Non serve una ragione per essere di buon umore, lo sono e basta».
"Che ne dici di fare la strada insieme oggi?". È il primo messaggio che ricevo questa mattina. É lui, Giulio.
«Per me è un piacere», sorrido dietro lo schermo.
«Okay, allora esci. Ti sto aspettando».
Mi alzo da tavola per sbirciare da dietro il vetro della finestra.
Eccolo lì, con lo zaino in spalla, seduto sopra uno scalino ad aspettare.
«Dammi cinque minuti e arrivo».
«D’accordo».
«Io vado», saluto Andrea.
«Perché tutta questa fretta?», sgrana gli occhi. «Manca ancora mezz'ora. Aspetta un altro po', cosi poi ti accompagno io come ogni ho sempre fatto ogni mattina».
«Oggi vorrei andare a piedi», prendo una fetta di pane.
«Giulio ti ha chiesto di fare la strada insieme. Non è così?».
«Già, ma tu come fai a saperlo?».
«Ti ho vista inviare un messaggio a qualcuno».
«E questo cosa significa? Non hai pensato che potesse essere qualcun altro, che ne so... Kristine, ad esempio».
«Tu non sorridi mai ai suoi messaggi».
«Certo che ho un fratello davvero furbo e attento ad ogni particolare».
«Che sono furbo me lo dicono in tanti».
«Io vado, ciao».
«Ciao», accende la televisione.
Apro la porta e me lo ritrovo davanti. Sempre più bello del giorno precedente.
«Spero non ti abbia fatto aspettare molto».
«No no stai tranquilla».
«Allora possiamo andare».
«Guarda un po' qua», Giulio si ferma un attimo.
«Uhm?».
«Guarda questo quadrifoglio», lo raccoglie dal giardino di casa mia
«É stato sempre sotto ai miei occhi», lo osservo. «Possibile che non me ne sia mai accorta?».
«Dicono che porti fortuna a chiunque lo trovi».
«Proprio come questa coccinella», gliela mostro.
«Collezioni portafortuna?».
«No no, me l'ha data un'anziana signora prima di partire. Da quel momento la porto sempre con me».
«E ti ha davvero portato fortuna come si dice?».
«Si, abbastanza».
«Allora tieni anche questo quadrifoglio», lo appoggia tra le mie mani «Chi lo sa? Magari avrai il doppio della fortuna».
«Immagino che tu sia già abbastanza fortunato. Non è così?».
«Sto per andare a scuola in compagnia di una bella ragazza, non potrei essere più fortunato di così».
«Non montarti la testa», lo respingo. «Sappi che se ho accettato è stato solo perché eri già a casa mia. Non mi andava di mandarti via», oltrepassiamo il cancello e camminiamo.
«Eppure tu hai scritto ottima idea ancora prima di sapere che ero dietro la porta di casa tua», mi ha fregata.
«Che ti credi? Guarda che io ti avevo già visto».
«Se lo dici tu».
«Che fai? Adesso non mi credi?», lo spingo.
«Ti credo, ti credo».
«Certo che questa città al risveglio è ancora più bella».
«Hai ragione».
«Forse dovrei prendere in considerazione l'idea di andare a scuola a piedi un po' più spesso».
«Ed io sarò felice di farti compagnia tutte le volte che vorrai».
«Ottimo», gli sorrido. «Almeno so a chi potermi rivolgere».
Prendo il cellulare e do un'occhiata alle tante notifiche di Facebook e Whatsapp. Cosa che faccio praticamente quasi ogni mattina.
Men che meno oggi che ho i suoi occhi puntati addosso.
Perché continua a guardarmi? Sarei più tranquilla e meno nervosa se non lo facesse.
Non appena arriviamo saliamo le scale dell'istituto e ognuno di noi va verso il proprio armadietto.
«Ci vediamo più tardi?», chiedo speranzosa.
«Si, certo, ci vediamo più tardi».
«A dopo allora».
«A dopo».
Incontro Alexia e Tamara.
«Ti abbiamo visto sai?», mi circondano. «Allora com'è andata questa mattinata con Giulio?».
«Normale», alzo le spalle.
«Sei davvero incredibile! Possibile che non ti fa nessun effetto quel ragazzo?»
«Che effetto dovrebbe farmi?».
Mi guardano in modo strano.
«Che c'è? Cos'ho detto?».
«Insomma...» dice Tamara «Avete trascorso un po' del vostro tempo insieme e tutto quello che riesci a dire è normale?».
«Datemi un po' di tempo ragazze», apro il mio armadietto. «Lo conosco solo da poco tempo. Chissà magari con il tempo riuscirà a piacermi davvero», le guardo. «Mi considerate strana?».
«Abbastanza», ammettono.
«Io davvero non ti capisco», aggiunge Alexia. «Hai la fortuna di uscire con il ragazzo più bello di tutta la scuola e tu che fai? Niente».
«E che dovrei fare?».
«Darti alla pazza gioia, urlare, farlo sapere a tutto il mondo» allarga le braccia.
«Voi ragazze qui siete tutte pazze», rido. «Davvero fate questo quando un ragazzo vi invita ad uscire? É pazzesco».
«No», risponde. «Solo quando si tratta di un ragazzo figo come Giulio».
«Mm... Interessante. Cercherò di ricordarlo».
Suona la campanella di inizio lezione.
«Io adesso devo scappare. Ci si vede».
«Ciao».
Vado in classe armata di coraggio, per affrontare quello che è un altro giorno in mezzo alle risate e agli insulti di Emily.
Non era questo che mi ero immaginata, eppure...
«Guardate chi è arrivata!», ricomincia già di prima mattina.
Lo fa quasi tutti i giorni che, ormai, gli sguardi degli altri non mi fanno più alcun effetto.
«Smettila», passo una mano tra i capelli. «Oggi non ho voglia di sentire le tue stupide battute».
«Ma sentitela», continua a ridere per ogni mia parola. «La ragazza non ha voglia di sentire le mie battute».
«Mi hanno sentita tranquilla. Non c'è bisogno che lo ripeti» appoggio la testa sul banco.
Rimane ferma a guardarsi intorno, e sembra essere imbarazzata.
«Perché sei così di cattivo umore? Che c'è? Forse Giulio ti ha trattata male?».
La guardo piuttosto sorpresa.
«Perché ti stupisci? A scuola tutti lo sanno».
«Mm... a quanto pare qui le notizie girano abbastanza in fretta».
«Giulio non fa per te, perché non provi a cercarne un altro?».
«Non ho bisogno dei tuoi consigli».
«Ti sto solo avvisando», fa due passi in avanti.
«Ti ringrazio, ma come ho già detto... non ne ho bisogno».
«Sei rimasta ancora una bambina».
Adesso sta proprio esagerando.
«Meglio rimanere una bambina piuttosto che diventare un adolescente come te».
«Brutta...», sta per mollarmi un ceffone.
«Che c'è? Vuoi picchiarmi?», mi alzo dalla sedia «Avanti fallo pure. Non ho paura di te».
«Emily, forse è meglio lasciare stare, altrimenti finirai nei guai» alcuni cercano di farla ragionare.
Ritorna al suo posto mentre continua a guardarmi con quel suo sguardo minaccioso.
Arriva la professoressa di letteratura. Le lezioni cominciano e si svolgono tranquillamente.
Il tempo passa più veloce del solito ed io conto i minuti che ci separano dalla pausa.
L'ansia mi sale sempre di più ed io non vedo l'ora di rivedere Giulio.
«Catherine», ad un tratto la professoressa si rivolge a me e, come al solito, tutti si voltano a guardarmi.
«Mi dica».
«Vieni», mi intima di avvicinarmi. «Vorrei, anzi vorremo…», si rivolge all’intera classe. «Che tu ci parlassi di te, dacci modo di conoscerti meglio».
«Ah... ecco...», mi siedo sopra la cattedra. Nella mia mente ci sono tante di quelle parole che vorrei far uscire.
Così, tutte d'un fiato, tutte in una volta, senza preoccuparmi del giudizio o di quello che possano pensare gli altri.
«Di me non c'é molto da sapere. Sono una di quelle ragazze incasinate e con dentro un casino di confusione.
Sono anche timida, forse. Sono una di quelle che, per "paura" di rovinare ogni cosa si tiene sempre tutto dentro.
Le emozioni, i sentimenti, l'amore verso una persona... tutto quanto.
E poi...», mi fermo un attimo a riflettere mentre guardo tutti quegli sguardi così attenti a seguire le mie parole.
«Ah sì... e a chi non piace sognare? Sognare in grande dico.
Io non sogno un principe azzurro seduto sopra ad un cavallo bianco pronto a salvarti, no quello lasciamolo al finale di un favola e raccontiamolo ai bambini, piuttosto sogno un amore simile a quello che si vede, nei film: romantico ma allo stesso tempo reale, quello che ha un inizio e mai una fine. Io sogno di vivere accanto alle persone che amo più di me stessa.
Sogno di vivere in mezzo a quei valori, quei valori così importanti che fanno di una ragazza una donna e di un ragazzo un uomo.
Che altro dire?
Sono quella che ama gli abbracci, le risate, gli scherzi, le uscite con gli amici il sabato sera, le carezze, le passeggiate in riva al mare...».
«Vuoi aggiungere qualcos'altro?», chiede la professoressa.
«Credo di aver detto tutto».
«Okay, grazie mille Catherine».
«Grazie a lei che mi ha dato quest'opportunità» ritorno al mio posto.
E non faccio altro che fissare l'orologio pregando che quest'ora finisca presto.
«Ah Catherine, dimenticavo. Potresti farmi delle fotocopie?».
«Certamente».
Ne approfitto anche per fare una passeggiata tra i corridoi.
Incontro Giulio.
«Ciao», mi viene incontro.
«Ehi ciao».
«Stai andando a fare delle fotocopie per la professoressa di inglese» guarda la copertina del libro che ho tra le mani «Ho indovinato?».
«Indovinato».
«Che ne dici se ti faccio un po' di compagnia?».
«Ma tu non hai lezione?».
«Si, ma non è che ne abbia poi così tanta voglia».
"Ah... okay... se ti va".
«E così... sogni un amore come quello che si vede nei film».
«Come fai a saperlo?».
«Mi annoiava rimanere in classe».
«E ti sei messo dietro la porta della mia classe per sentire ciò che stavo dicendo?».
«Ah ah» annuisce.
«Quindi hai sentito tutto, non è così?».
«Ho sentito solo qualcosa. Con tutto il rumore che c'era non è che sia riuscito a capire molto».
Mi sento un tantino più sollevata.
Andiamo in bidelleria e aspettiamo le fotocopie.
Giulio da un'occhiata a un album posato sopra il tavolo.
«Vuoi sapere che cosa c'é all'interno?».
«Ora che mi hai incuriosito si".
Lo apre e sfoglia le pagine. Ci sono tantissime fotografie.
"É il vecchio annuario. Qui ci sono le fotografie di tutti gli studenti".
"Allora voglio vedere una tua foto".
"Meglio di no", lo chiude e lo sistema al suo posto.
"Perché?".
"Perché non é una delle mie foto migliori".
"Non ci credo, fammela vedere", insisto.
"Niente da fare", si mette davanti.
"Dai, qual'é il problema?".
"Te l'ho già detto".
«Ecco qui ci sono le vostre fotocopie", informa uno dei bidelli.
"Dia pure a me".
Mentre Giulio é distratto ne approfitto per prendere la sua foto. É in una delle prime pagine, l'ho notato prima.
"Grazie mille", lo ringrazio.
«A te».
"Non sei poi così male. A me piaci", do un'occhiata alla sua foto.
"L'hai presa sul serio?".
"Troppo curiosa per non farlo".
"Okay, adesso ridammela", é imbarazzato.
"Come sei permaloso", sbuffo. "Tieni".
"Adesso va meglio", si sente più sollevato.

Ritorno in classe non senza prima aver riaccompagnato Giulio nella sua.
Sul mio banco trovo una rosa rossa e un biglietto a forma di cuore "Sei fantastica".
"É uno scherzo? Devono aver sbagliato persona! Ma chi può...?".
"Mentre tu eri in giro... un ragazzo ha pensato bene di farti questa sorpresa", avverte Federico.
"Tu sai chi é?".
"Non ha voluto rivelarsi. Ha solo dato queste cose al bidello e poi é scappato".
"Davvero?".
"Si"
"E davvero un bel gesto, lo riconosco".
"Che qualcosa che non va? Perché quello sguardo?".
"No no tutto okay, sono solo immersa nei miei pensieri".
Chi può aver fatto una cosa del genere? Tengo il bigliettino tra le mani. Voglio saperne un po' di più
A fine lezione vado da uno dei collaboratori scolastici.
"Posso chiederle una cosa?".
"Ma certo, chiedi pure".
"Lei sa chi é stato a mandarmi questa rosa?".
"Certo", risponde.
"Davvero?, e...".
"Vuoi sapere chi é stato?".
"Si, ovvio".
Però... é stato più semplice del previsto.
"Non posso dirtelo".
"Perché?".
"É un segreto che conosciamo solo io e lui".
"E non mi può dare neanche un indizio?".
"Altrimenti che segreto sarebbe?".
"E va bene", mi arrendo. "Grazie lo stesso".
"É un ragazzo davvero speciale. A prima vista può sembrare distaccato, ma ha un grande cuore. Sei fortunata ad averlo al tuo fianco".
Gli sorrido e poi mi allontano da lui.
Cosa intende dire con "Sei fortunata ad averlo al tuo fianco?".
«Odio la fisica», si lamenta Alexia.
«Perché la odi?», corrugo la fronte.
«Ah sei tu Catherine. Ciao».
«Che è successo? Sembri piuttosto abbattuta».
«Odio la fisica, il professore continua a ripetermi che dovrei prendere delle ripetizioni, ma io non ci ho mai capito niente».
«Non sei l'unica».
«Odio la scuola».
«Tu e mio fratello Andrea andreste molto d'accordo insieme».
«Un motivo in più per conoscerlo».
«Ah già... dimenticavo... tu non lo conosci ancora. A proposito... hai visto Giulio?».
Non so nemmeno perché ho deciso di chiederglielo.
Insomma... ci siamo visti parecchio oggi.
«No, oggi non l'ho ancora visto» dice «Perché lo cerchi?».
«Ah... beh... ecco io...» attorciglio tra le dita una ciocca dei miei capelli.
«Catherine?» si appoggia a muro incrociando le braccia
«Che c'è? Guarda che non è come pensi. Io non mi sto innamorando di lui».
«Io non penso proprio niente» lega i capelli in una treccia «Sei tu che lo stai dicendo» mi fa notare.
«Oh».
«Che succede qui? Cosa mi sono persa?» arriva Tamara.
«Niente, parlavamo».
«E di cosa?» beve dell'acqua da una bottiglia.
«Catherine ha solo le idee un po' confuse in questo momento» le dice Alexia.
«Riguardo a cosa?».
«Riguardo a....» faccio per rispondere ma vengo interrotta.
«Guarda là, c'è Giulio».
Mi giro per guardarlo.
I battiti del cuore accelerano sempre di più. Ed io non riesco più a muovermi o a fare altro.
É la prima volta che provo emozioni del genere.
Nessun ragazzo prima d'ora mi aveva fatto questo effetto.
«Perché non ci vai?» propone Alexia.
«Stai scherzando vero?».
«Perché no? Prima mi hai detto che lo volevi vedere».
«Ma non è vero».
«Sei venuta da me chiedendomi se l'avessi visto».
«Questo non vuol dire che mi andasse di vederlo» nego.
«A chi vuoi darla a bere?» ride Tamara «Si vede lontano un miglio che muori dalla voglia di parlare con lui».
«Ti sbagli, non è vero» nego.
«Dalla tua espressione non sembra proprio» dice beffarda per poi dare una gomitata ad Alexia «Guardala anche tu e dimmi se non si vede».
«Si vede eccome», conferma.
Non mi convinco neanche io delle mie parole, figuriamoci a farlo loro.
«Vi saluto».
«E adesso dove vai? Guarda che stavamo scherzando?».
«State tranquille, voi non c'entrate nulla» mi si forma un nodo alla gola «Ho solo bisogno di uscire fuori a rinfrescarmi le idee».
«Aspettaci veniamo con te».

Spazio autrice:
Volevamo ringraziarvi infinitamente.
Grazia a voi, stiamo pian piano realizzando il nostro sogno.
Grazia a voi che continuate a leggere la nostra storia perché ci avete trasmesso tanta fiducia e positività.
E... che altro dire?... Niente... siamo soddisfatte.

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