Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

E' mezzanotte... Tanti auguri.

Possibile che Thatch non la smettesse? Da quando era così importante saperlo, sapere quello?, scrollò il capo con una smorfia infastidita, volendo solo che il castano la smettesse. Da quante settimane andava avanti in quel modo, quante?

Sbuffò, alzando il capo al cielo e mormorando qualcosa su quanto si annoiasse; socchiudendo gli occhi, seduto a terra in un angolo solitario della nave, vicino alla poppa di quella immensa nave che era la Moby Dick, con a fianco una porta che, forse portava ad uno sgabuzzino; non lo sapeva: non c'era mai entrato. Quello era il solito luogo dove si riparava da occhi indiscreti, a pensare e a lasciarsi andare. Di recente, c'era stato un ricevimento; uno della ciurma aveva compiuto gli anni, e, parlando, parlando con Thatch era sorto lì la domanda: 'quando è il tuo?'. Ace aveva risposto che non ne voleva discutere, e quindi il cuoco non aveva demorso, riprovando il giorno dopo, e anche quello seguente, e poi ancora e ancora, fino ad oggi. Era quasi un mese, e tra poco si sarebbe svolto per davvero il suo compleanno. Sospirò, lui lo odiava quel giorno, di quando era nato. Scrollò maggiormente le spalle, abbassando il capo mentre i ricordi dell'infanzia tornavano in molti, tutti riguardanti l'inizio dell'anno: con loro aveva ceduto, con Sabo e Luffy, i suoi fratelli; aveva permesso che facessero di quel giorno una festa felice; gli è lo aveva concesso, soprattutto al minore, che, testardo, non demordeva peggio di Thatch in quei giorni; Luffy lo aveva supplicato, pregato, sfiancato, stordito e scrollato fino a che, Ace, aveva detto sì; e così si era ritrovato a festeggiare il suo primo compleanno con i suoi fratelli, e poi solo con il minore, e anche con i banditi. A pensarci, non si pentiva di quei giorni, anzi, erano stati fantastici; anche se, avrebbe continuato a tenere il primo come il migliore, soprattutto per la presenza, ancora viva e presente, di Sabo. Sorrise malinconico, ripercorrendo con la mente ogni regalo, ogni momento, ogni risata, ogni sensazione e l'aria che lo aveva circondato, in quel luogo di festa; la sentiva dentro, peccato che, ora non volesse più festeggiarla: non ne sentiva il bisogno, e in più non la voleva.

-Ace! Finalmente ti ho trovato!- urlò funesto e allegro, il castano, voltandosi poi verso il biondo dietro di lui, Marco, per sussurrargli un: -Grazie.-, facendogli poi l'occhiolino e l'amico si limitò ad alzare lo sguardo al cielo con fare infastidito e seccato, anche lui stanco di quell'atteggiamento che da un po' aveva, determinato a volere la risposta a quella fatidica domanda.

-C-come hai fatto a trovarmi?- scattò Ace, con uno sguardo confuso; quel luogo era poco frequentato, non ci andava quasi mai nessuno: era il suo posto; non pensava che lo avrebbero trovato.

-Ah, beh...- ridacchiò avvicinandosi, sorridendo furbo prima di sedersi. -Me lo ha suggerito un uccellino.-

-Ah?- fece confuso, puntando poi gli occhi al biondo che guardava davanti a sé con fare indifferente, dopo essersi adagiato alla sua sinistra, contro la parete di legno della nave.

-Tornando a noi, ho pensato che, per il tuo compleanno potremmo...-

-No, dai. Thatch ti ho già detto fin troppe volte che non ne voglio sapere di queste cose, e poi, tra poco è Capodanno. Preoccupati per quello e lascia perdere me...- borbottò, sentendo, adesso, anche gli occhi di Marco su di sé, che lo scrutavano attentamente, e questo lo fece sentire stranamente speciale da scaldargli il cuore, e anche le gote lentigginose che si colorarono di porpora, ma erano consueti questi effetti, con la differenza che, questa volta, davano, un po' di soggezione quelle iridi.

-Cosa?- fece sorpreso, Thatch, prima di continuare con la stessa enfasi, ma con uno sguardo decisamente serio; ed era raro vederlo su quel volto sempre scherzoso e allegro. -Ma guarda che il tuo compleanno è più importante!-

-Eh? Davvero?- sussurrò, con le pupille che si espansero di sorpresa. -Ehm... Ma io...-

-Certo. E' lo pensa anche Marco, vero? E anche tutti gli altri. E' più importante, viene prima di una consueta festa.- ridacchiò, interrompendolo e scompigliandogli i capelli con una mano.

-Sì, beh... Io però ti ho già detto che no, non lo festeggio.-

-Vedremo.- sussurrò Marco, serio, senza farsi sentire. -Comunque, cos'è tutto questo astio verso i compleanni? Eppure mi sei sempre sembrato ben propenso verso ogni festività della nave, genetliaci inclusi.-

-Gene che?- rispose il moro, confuso; e anche il castano fissò l'amico con sguardo stralunato, chiedendosi cosa fosse quel termine nato, così, dal nulla.

-Compleanno.- ne rivelò il significato, lasciando tutti e due sorpresi, che annuirono in contemporanea, meravigliati di aver appreso una nuova parola prima che il moro parlasse di nuovo:

-Oh...- mormorò, abbassando gli occhi. -Beh, i compleanni degli altri, sì.-

-E il tuo cos'ha che non va?- continuò Marco, assottigliando gli occhi con sufficienza.

-Niente... Non cominciare anche tu.- brontolò, alzandosi successivamente per poi avviarsi, lanciando un sfuggevole sguardo al cielo plumbeo e scuro, prossimo alla notte più fredda; e così decise di andarsene a dormire.

-Ace, avanti.-

-No.- affermò, gonfiando una guancia, offeso da quel comportamento da parte di Thatch che lo aveva raggiunto e che rise a quella faccia, e allora aumentò il passo, superandolo.

-Su! Dimmi la data! Almeno il giorno e il mese.-

Ace si fermò, voltandosi a fissarlo con sufficienza, come a dire ironicamente: "E' questo quello che ti serve, infatti." Il moro però scrollò le spalle, sentendosi davvero addolorato di dare un dispiacere a Thatch, perché sembrava tenerci davvero molto, e il suo compleanno era prossimo ormai. Ma non voleva, non se la sentiva di festeggiarlo; era pur sempre il giorno in cui era morta sua madre, e lui le era sempre stato molto riconoscente, le voleva bene. Eppure, per un motivo o per un altro, non aveva mai celebrato il suo giorno come si conveniva, e di questo se ne rammaricava di più. Quindi, decise, non avrebbe festeggiato il suo giorno quest'anno, e non ci sarebbe stato nessun Luffy testardo a fargli cambiare idea.

-Vado nella mia stanza.- mormorò dopo alcuni istanti di silenzio in cui era rimasto a rimuginare, malinconico e con una scintilla di tristezza negli occhi che non sfuggì ai due amici.

-Ace...- mormorò sconsolato, Thatch, guardandolo andare via; e appena non lo vide più, il cuoco scattò contro il biondo, prendendogli i lembi della camicia; che trasalì, sgranando gli occhi di colpo; cosa strana visto come gli tenesse perennemente socchiusi. -Devi scoprirlo tu! Solo tu puoi riuscirci!-

-Thatch, finiscila.- affermò, afferrandogli i polsi e allontanandolo bruscamente dai suoi indumenti, tornando con il solito cipiglio serio e indifferente.

-Avanti, sono certo che lo renderemo felice se gli organizzassimo una festa a sorpresa, ma dobbiamo sapere quando farla. Ci manca solo questo piccolo particolare, il resto è tutto organizzato. E' d'accordo anche il babbo.- spiegò con un broncio serio e irremovibile.

-Lo hai detto a tutti?- fece pacato, squadrandolo piano mentre quello annuì, fiero. -Peccato che manchi solo Ace, da convincere. E' testardo, non ci riuscirai, anche se scopri la fatidica data.-

-Tu lo ami, puoi farlo tu. Io non ci riesco.- lo pregò, guardandolo intensamente, attendendo il fatidico 'Sì'. Aspettò invano, ma, nel vedere il biondo, con le braccia incrociate, recarsi verso una meta imprecisata, sorrise: conoscendolo, sapeva esattamente dove stesse andando.



Bussò un paio di volte, attendendo la risposta dall'altra parte. Restò con il dorso delle nocche ad un centimetro dalla porta di legno, ammirandola in ogni suo particolare come se fosse la prima volta che la vedesse; pazientò un altro po' e poi abbassò la mano, afferrando la maniglia e tirandola giù, ascoltando il cigolio lieve della tavola che scorreva sopra il pavimento di legno, fino a che non fu aperta quasi del tutto, ritrovandosi nel buio più totale. Puntò gli occhi verso la parete, dove vi era, in basso, un letto singolo con una sagoma distesa che si rannicchiò maggiormente su se stessa nel sentire, sulla propria schiena, il fascio di luce artificiale che arrivava dall'esterno; creata da alcune lanterne appese sul soffitto del lungo passaggio che si affacciava alla fiancata di quell'enorme nave che dava sul mare.

-Ace, posso?- chiese, entrando perché non gli avrebbe risposto, troppo cocciuto. -Puoi dirlo almeno a me?-

-Marco...- mugugnò, voltandosi appena il suono della porta chiusa fu l'unico rumore in quella stanza silenziosa e oscura, quasi vuota; restando, però, sotto le coperte. -Adesso lo vuoi sapere anche tu?-

-Tu lo sai quand'è il mio.- si giustificò, con un ghigno; raggiungendolo e sedendosi accanto al suo addome, accarezzandogli la chioma ondulata, con due dita.

-Mhm...- alzò gli occhi al cielo, sbuffando e dandogli di nuovo le spalle. -Ti odio quando fai così... Oh... C-che fai!- scattò imbarazzato del proprio gemito che gli sfuggì senza volere, alzandosi con il busto e voltandosi, rosso, e lo divenne di più nel notare le dita del biondo camminare lentamente sulla sua spina dorsale, scendendo, oltrepassando il suo tatuaggio viola, volendo giungere fino in basso. Marco continuò senza rispondere, dedicando i suoi occhi alla pelle calda dell'altro, ed Ace decise di lasciarlo fare, distendendosi di nuovo e ascoltando il suo calore, e quelle dita lisce; erano così dolci da farlo rilassare mentre affondò il muso nel cuscino. Mugugnò di più, eccitato per come sapesse affondare quelle dita nelle sue scapole; ora le usava entrambe: lo stava massaggiando con ambedue le mani; ed Ace, nell'arrossire, si sentiva tanto coccolato in quei gesti, che, per la prima volta gli dedicava. Lui e Marco stavano insieme da poco più di due mesi, e il moro adorava quella relazione nata da un gesto romantico e banale come furono le parole, dette dal compagno in quel suo modo serio ma così sincero e dolce; quel: "Tu mi piaci." che avevano cambiato tutto, aprendo il cuore del lentigginoso che palpitò più del normale per la prima volta; quelle parole che resero possibile quella storia.

-Ehi.- protestò, cacciando la faccia per squadrarlo male, capendo che si fosse fermato sul più bello.

-Basta così.- affermò piano, osservando ancora quelle spalle chiare e lisce; e il fatto che Ace stesse sempre senza maglia contribuiva a fargli ammirare il suo bell'aspetto, anche se, a volte, si ingelosiva degli sguardi degli altri che osavano poggiare i loro occhi sul fisico ben scolpito del suo ragazzo, quando loro scendevano a terra; ma della ciurma si fidava, non avrebbero mai toccato quel ragazzo sapendo che già amasse qualcuno, e, soprattutto conoscendo la gelosia che quel qualcuno sapeva mostrare: il primo Comandante, Marco.

-Come? Perché?- mugugnò contrariato, facendo un broncio tenero e tenendo il busto alzato dai gomiti, sotto il petto e davanti al cuscino.

-Perché odi il tuo compleanno?- domandò, invece Marco, guardandolo serio, e osservando come, mugugnando, fece una smorfia e rotolò per poi mettersi disteso di schiena, afferrando, dopo, il cuscino e posizionandoselo sul volto.

-Vi odio.- borbottò con tono ovattato per via del tessuto sulle labbra. -Te e Thatch.-

A quel punto ne seguirono solo brevi istanti di silenzio, che si prolungarono fino a sembrare che non sarebbero più terminati, tanto che Marco temette che Ace fosse crollato dal sonno per colpa della sua narcolessia, ma respirava normalmente, e così scartò quell'idea, continuando ad aspettare, senza demordere.

-E' inutile che resti, se l'unica cosa che vuoi è sapere questo: Non te lo dico.-

-Va bene. Allora, dimmelo ed io non lo condividerò con nessuno.- affermò allora, Marco, chinandosi fino a distendersi accanto a lui, togliendogli il cuscino dal volto con delicatezza e immergendosi nei suoi occhi con tranquillità. -Sarà il nostro segreto.- ammise in un sussurro per tranquillizzarlo maggiormente, in modo che si fidasse.

Ace rimase ancora in silenzio, guardandolo e ispezionando ogni respiro mentre si avvicinò maggiormente, accucciandosi contro il suo petto e sfiorando di poco, con le dita, il tatuaggio blu che mostrava sempre con fierezza, come faceva lui da quando si era unito a quella ciurma. Continuò a non parlare, con il fiato del biondo che gli arrivava sulle scapole, facendolo sorridere: amava questi momenti insieme.

-A Capodanno. Sono nato il primo Gennaio.- sussurrò, con la mano che vagò all'interno delle coperte fino a trovare quella dell'altro, intrecciandola e unendola alla propria e restando con l'orecchio contro il suo cuore, ad ascoltare ogni battito ed ogni respiro.

-Grazie.- gli dedicò un dolce bacio sulla chioma fluente e nera, lucente e ondulata, mentre, lui, già dormiva, vittima della sua narcolessia.




Erano passati così in fretta questi giorni, talmente in fretta che, ad Ace era sembrato come se, il suo compleanno lo stesse aspettando con ansia anche lui; ma, la mancanza assillante di Thatch, come anche di Marco, lo aveva fatto preoccupare e diffidare; temeva che il suo ragazzo non avesse mantenuto la promessa fatta a quel segreto rivelato in una notte di, forse troppa, debolezza. No, era impossibile, si disse, Marco non lo avrebbe mai tradito; annuì piano, deviando la sagoma possente di Jaws che passava tranquillamente da quelle parti per raggiungere la prua, al contrario suo che desiderava isolarsi più del solito: temeva troppo; si fidava di Marco, ma il fatto che Thatch avesse rinunciato dopo quasi un mese, senza dirgli niente, gli sembrava strano, o forse era anche che gli mancasse la sua presenza; di solito passava del tempo a parlare con il cuoco come buoni amici, lo stesso con Marco, e invece, da quando avevano tirato fuori la questione dei compleanni non avevano fatto altro che provare a informarsi su quello attraverso lui, almeno Thatch; Marco si era limitato a guardare la situazione. Invece, in quei giorni, il biondo lo frequentava di rado; riuscivano a rimanere insieme solo la sera, nella propria stanza, poi ne perdeva le tracce; e succedeva proprio da dopo che gli avesse rivelato il segreto.

-Ace, perché non ti unisci a noi?- affermò Vista, alzando la voce per cercare di farsi sentire, ma il lentigginoso si era già allontanato fino a sedersi in quel luogo dove risiedeva le prime volte in cui non era ancora un membro della ciurma; lì, lungo il corridoio, con dietro il sole che tramontava, e di là, verso la prua, con tutte le voci di quelle persone che, allegre, si svagavano, contenti che fosse già il trentuno, e, davanti a sé, una fila di porte.

Si sedette, portandosi le ginocchia al petto e allungando lo sguardo verso il cielo arancio e azzurro, con varie nuvole che sfumavano degli stessi colori, ma con, in aggiunta, un po' di rosa.

-Ed eccoci di nuovo qui, Ace.-

Il diretto interessato sbatté le palpebre un paio di volte, non aspettandoselo; e chinò il capo, abbandonando il cielo per rivolgere le pupille al volto di Thatch, chino sulle ginocchia proprio davanti a lui, insieme a Marco, in piedi.

-Ciao.- salutò Ace, con una faccia interrogativa mentre il castano si buttò al suo fianco, sedendosi e distendendo le gambe.

-Marco non me lo dice; mi ha solo detto che è un segreto.- borbottò prima di esclamare un: -Lo fate di proposito, eh?-

-Ehm...- commentò Ace, capendo che il biondo non si fosse più fatto vivo perché avesse cercato di seminare Thatch, che, ovviamente, voleva sapere; e si trattenne dal ridere, anche nel vedere la faccia spossata del compagno che, fissava omicida l'amico castano.

-Non me lo dirai mai, ci rinuncio.-

-Okay.- rispose lieve, cauto, e mettendosi comodo. Si sentì un po' inadeguato nei suoi confronti; in fondo, lui ci teneva; però non voleva comunque perdere l'occasione di essere lasciato in pace.

-Che ci fai qui tutto solo, comunque? Oggi è festa, e anche domani.-

-Non ho voglia.- mugugnò a quel punto, con Marco che si recò dal babbo, seduto su quell'enorme trono, perfetto per la sua stazza da gigante. -Marco...?- lo richiamò, alzandosi e raggiungendolo insieme a Thatch, fermandosi poco prima nel vederlo discutere con il Capitano.

-Marco mi sembra strano, secondo me sta preparando qualcosa.-

-Ah? Tu dici, Jaws?- esclamò il cuoco che intuì ogni cosa; del perché, quando lo tormentava, scompariva nel nulla e non lo trovasse quasi più. -Mhm.- fece pensieroso, per poi inquadrare Ace, poco più avanti, che sembrava non sapere che fare, lì in piedi; e sorrise furbo, forse capendo che potesse essere lui il motivo.

-Figliolo. E' da tanto che non ci vediamo.- sorrise Barbabianca appena si accorse della presenza del Comandante in seconda.

-Oh, sì...- confessò avvicinandosi e grattandosi la chioma, imbarazzato.

-So che stai facendo impazzire Thatch perché vuole scoprire il tuo compleanno.- annunciò, sorseggiando un po' di sakè mentre il più giovane sospirò, annuendo, con una voce in lontananza che asserì a gran voce: "Ho rinunciato, babbo!", facendo ridere alcuni, tra cui il vecchio.

-Vorresti informare tuo padre, o anch'io devo restare all'oscuro?-

-No...- mormorò indeciso, sentendosi come colto su un misfatto mentre puntò gli occhi al terreno, sentendosi osservato da tutti mentre continuò a mantenere la mano all'altezza del capo, ma fermandosi dallo sfregare la chioma prima di sospirare con fare tragico, a palpebre chiuse, aprendole subito dopo: -Il primo Gennaio.-

A quelle parole si sollevò un'ovazione generale di sorpresa e meraviglia, che lasciò imbarazzato il moro, presto circondato da, fin troppe persone, Thatch incluso che gli avvolse un braccio attorno al collo, sorridendo fiero, contento di aver avuto la sua risposta alla fine.

-Avrei dovuto pensarci prima. Ahimè, che ci possiamo fare.- esclamò il cuoco, ringraziando il capitano della sua intromissione inaspettata, che scuoté il capo divertito, tornando a bere mentre le infermiere protestavano.

-Okay, va bene.- mormorò Ace, con sguardo di stizza e gli occhi socchiusi.

-Dobbiamo immediatamente occuparci dei preparativi!- sentenziò, Thatch, venendo approvato da tutta la ciurma lì presente, escluso il festeggiato che negò con il capo e a voce, fermando tutta l'enfasi e la frenesia di quei pirati.

-Perché?- chiesero la maggior parte, increduli.

-Non lo voglio festeggiare, ragazzi. Scusate.- brontolò, deviando lo sguardo dal loro, anche se aveva ancora Thatch attaccato a sé, altrimenti sarebbe andato via; e ora anche il vecchio Barbabianca sembrava desiderare una motivazione.

-Perché? Sembra che tu lo odi.- mormorò piano per non farsi udire, ma nel silenzio complessivo, quelle parole, dette da Thatch, le udirono tutti.

Ace tentennò, ascoltando, poi, il vociare degli altri che chiedevano, alla fine, la stessa cosa.

-E' il giorno in cui è morta mia madre.-

Avrebbe voluto dire, eppure non lo fece; rimase lì, ad osservarli, e capì: erano così felici di poter festeggiare il suo giorno, così contenti; non poteva dire una cosa così triste e sbagliata in quel momento di pura gioia.

-D'accordo.- fu, invece, quello che uscì per davvero dalle sue labbra.

-Mhm?- fece Izo, curioso, con il suo solito vestito da geisha.

-Permetto a Thatch...- e lo guardò, vedendo come ghignasse sotto i baffi, come consapevole che avesse già vinto. -Di prepararmi una festa, se ancora vuole.-

-Ma è ovvio! E' sarà fantastica!- assicurò trionfante. -Preparerò una torta solo per te.- affermò, dandogli delle dolci pacche sul petto e facendolo ridere, con il vecchio che sorrise anche lui, per poi adagiare un'enorme dito sulla chioma del giovane tanto acclamato in quel momento, e sfregarla con dolcezza.

Ace non poté sottrarsi da tutte quelle attenzioni, ma tra esse, preferì concedersi in quelle del suo Marco, che lo osservava, un po' più avanti, con premura e con un lieve e tenero sorriso.



Si guardò attorno, ormai la sera lo aveva raggiunto, e, a breve, si sarebbe entrati nell'anno nuovo, e quindi Thatch aveva fatto molto in fretta ad organizzare ogni cosa, aiutato anche dal fatto che si stessero organizzando per la festa in generale.

-Avanti! Festeggiato, vieni qui!- esclamò Vista, lisciandosi un baffo con due dita, seduto a terra e circondato da Haruta e altri pirati.

Sorridendo si avviò, afferrando un boccale pieno con una mano, e con l'altra un cosciotto, mangiandolo con ingordigia e perdendosi nel suo consueto sonno, per poi riprendere l'istante dopo, ingozzandosi anche di tutta la torta che Thatch gli aveva dedicato, tra le risate dei suoi amici; era alta dieci piani, di tanti gusti, tra cui, soprattutto, vaniglia, cioccolato, nocciola e panna; e il cuoco gli aveva assicurato che c'è ne sarebbe stata un'altra anche il giorno dopo.

Ridendo e divertendosi insieme a tutta la ciurma, che gli fece gli auguri, nonostante mancasse ancora un po' all'inizio del suo compleanno; e non lo lasciarono solo, si lasciò coccolare e trasportare dal pensiero che, magari, fosse meglio così, festeggiare il suo compleanno con allegria, e con il sapore che sua madre si fosse sacrificata per questo: per vederlo felice, e non a rimuginare tristemente sul suo giorno di vita e di morte, perché, lui era nato, e lei lo aveva lasciato.

-Figliolo, ti stai divertendo?- chiese il vecchio in un istante in cui, Ace passò vicino alla sua enorme sedia, non contando il fatto che il figlio fosse ubriaco già da un pezzo e che continuasse a bere, ma era una cosa da fare durante una festa; in fondo, anche Edward stava sorseggiando il suo amato sakè.

-Molto, papà!- esclamò, ridendo.

-Già ubriaco? Non è nemmeno mezzanotte.-

A quelle parole Ace si voltò, strizzando gli occhi alla ricerca della figura che avesse appena parlato, mettendola a fuoco in tutto quel trambusto di voci e luci intense; e, tra tanta gente, individuò l'artefice di quella voce, grazie anche al fatto che fosse l'unico che restava fermo, e che fosse proprio davanti a lui.

-Marco!- esclamò quando comprese chi fosse, trotterellando fino ad arrivargli vicino e cadendo sul suo petto dolcemente per abbracciarlo. -Ciao.- mugugnò, sorridendo e avvolgendo le braccia attorno al suo collo, arrossendo di più senza accorgersene; anche se, le gotte erano già di quel colore per via del suo stato di ebrezza.

-Manca poco, però.- commentò poi, alzando gli occhi sul biondo che sospirò, scrollando il capo per poi avvolgere un braccio attorno alla sua schiena.

-Vieni.-

-Dove?- mormorò piano e curioso, ascoltando la mano dell'altro che, nello spingere contro la sua schiena dolcemente, lo portò nella stanza del primo Comandante. -Perché...-

Non finì di parlare che, nel distogliere le pupille dal volto serio del biondo si ritrovò davanti la solita camera di Marco, ma completamente ricoperta di strati di petali rossi, e candele su ogni ripiano, con il letto rivestito di un tessuto elegante e vermiglio; e così sgranò le pupille, sorpreso; sembrava tutto molto... molto romantico.

-Cosa...?-

-Sai, pensavo di festeggiare insieme il nostro segreto. E se tu non hai niente in contrario, vorrei farti felice.- sussurrò le ultime parole, dopo essere entrato e aver richiuso la porta; piano, e nell'orecchio dell'altro che trattenne il fiato, imbarazzato.

-O-okay...- mugugnò prendendogli la mano e lasciando che lo portasse lui, che lo prendesse in braccio, tenendolo dai glutei con un braccio; fino a giungere davanti a quel letto con cui avevano condiviso tanti momenti di fervore, ascoltando le carezze sulla schiena che si propagavano senza sosta, facendolo sorridere.

In un attimo, disteso di schiena contro il soffice materasso, si trovò le labbra del biondo che vagavano con dolcezza, e poi la lingua calda e liscia che stuzzicò il suo petto, scendendo e bagnandogli l'addome, mentre le mani si adoperarono, lentamente e senza fretta, a disfarsi di quella cinta, che portava, sulla fibbia, l'iniziale del suo nome; spogliandolo poi dei suoi bermuda. Ace gemette a tutte quelle attenzioni, arrossendo e circondando il busto del compagno con le gambe, usando poi le proprie mani per toccare la pelle delle sue spalle, calando leggermente la camicia azzurra che portava per ammirare meglio i suoi muscoli, insieme a quel tatuaggio. E lisciò quel busto con la mano, sentendo tra le dita la consistenza di quei muscoli mentre avvertì di non avere più nulla addosso, se non il suo corpo sudato ed eccitato dai vividi baci del suo ragazzo.

-Mhm... M-Marco...- mugugnò, sospirando, e con le gambe divaricate. Trattenne un gemito più forte, strizzando gli occhi quando la mano tiepida dell'altro si impossessò del suo membro, cominciando a massaggiare con cura quella parte delicata.

Il biondo continuò, scorrendo, poi, con la mano, sul petto candido di Ace, risalendo fino ai capezzoli duri e iniziando a giocarci; chinandosi successivamente verso le labbra del moro, iniziando ad allettare la lingua del compagno che non si fermava dall'emettere gemiti, aumentando anche il tono contro la bocca dell'altro, che lo ispezionava con dolcezza, scrutando quel volto provato e tenero che chiedeva di più inconsciamente. Toccò ancora il petto del lentigginoso, tastandolo con le dita per poi scendere, accarezzando ogni lembo di quella carne cocente, fino ad arrivare all'apertura del suo deretano, iniziando a istigare il piccolo foro, inserendoci, dopo aver udito un forte mugugno di approvazione da parte del pirata sotto di lui, un secondo dito, iniziando ad allargarlo con cautela, senza smettere mai di massaggiare il membro ormai pulsante e voglioso di far colare fuori il proprio liquido, che si propagò in un istante nel palmo del biondo che, sorridendo e ghignando ne leccò un po' dalle dita per poi passare la lingua sulle proprie labbra dopo essersi staccato da quelle dell'altro, a cui aveva dedicato un altro appassionate bacio, e che lo osservò, rosso in volto, ma molto più lucido rispetto a prima, con occhi vividi e lucidi, ed il petto che si muoveva frenetico, con la bocca aperta che cercava respiro, affannato da tutte quelle sensazioni di impeto e desiderio.

Marco sfiorò la prostata con un dito, facendo sospirare di piacere Ace, prima di togliere le dita dal fondoschiena, posizionando poi le gambe del più giovane attorno ai propri fianchi, aprendole adeguatamente mentre sospirò, lasciando un tenero bacio sulla fronte di Ace che sorrise, mugugnando contento di tutte quelle coccole.

-E' mezzanotte... Tanti auguri.- sussurrò al suo orecchio con sentimento, nell'istante in cui inserì il proprio membro, eretto e bruciante all'interno del suo Ace con fare attento, che urlò di piacere, chiamando il suo nome e stringendo i lembi del lenzuolo, portandoseli più vicino a sé ad ogni spinta che riceveva, densa ma delicata, che aumentava di intensità man mano, Marco, appurava che non avrebbe intaccato e prodotto dolore sull'altro, mentre da fuori si sentirono urla di gioia, e fuochi d'artificio toccare il cielo, segno che il nuovo anno fosse arrivato, portando via quello vecchio; e magari, qualcuno della ciurma stava cercando il festeggiato, ma non lo avrebbero trovato; Marco non avrebbe condiviso quegli istanti che inauguravano l'inizio della festa del più giovane. Domani, Ace, avrebbe avuto tutto il tempo per festeggiare con gli altri, ma ora era suo, e quello era il loro momento, pieno di amore.

-B-buon anno...- sussurrò, strizzando gli occhi e cercando di respirare piano, avvolgendo le braccia attorno al corpo dell'altro per richiudersi in un tenero e amorevole abbraccio, ascoltando il silenzio che ne seguì; perfino i movimenti dentro di sé cessarono, per alcuni istanti.

-Ti amo.- affermò poco dopo, Marco, sicuro di sé e tornando ad impossessarsi delle sue labbra, mordicchiandole e sentendone il gusto prima di staccarsi, in simultanea con il suo busto che era tornato a spingere, lentamente e poi con più enfasi fino a far scorrere il suo seme dentro di Ace, che sospirò, grato, chiudendo gli occhi come a riposarsi un po'.

-Ti amo anch'io.- confessò, felice di sentire quelle parole per la prima volta, con gli occhi che scintillarono mentre realizzò che quel compleanno sarebbe rimasto per sempre nei suoi pensieri; arrossendo ancora nel ritrovarsi lo sguardo di Marco così vicino, tanto da toccargli il naso; e che lo fissava, sorridente per quelle parole, e così anche Ace ricambiò, baciandolo e sentendosi felice.

Era stata un'esperienza così emozionante e densa di amore quella con Marco, soprattutto per le sue parole; e il giorno dopo ci sarebbe stata una festa solo per lui; si sentiva onorato di tale privilegio, di così tanto affetto da parte di tutta la ciurma, ed era davvero entusiasta che avrebbe festeggiato il suo compleanno, e non se ne fece una colpa, ridacchiando e adagiando la propria fronte contro quella del suo amato che lo tenne stretto.



The End.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro