E le candele si spensero
A volte le domande sono complicate e le risposte sono semplici, così le diceva spesso la nonna di Elizabeth, ogni qualvolta che la ragazza non riusciva a trovare una soluzione nei momenti duri e tristi della vita.
Si era cullata molto spesso con quella frase, ne aveva fatto tesoro e cercato di sviscerare dentro di sé per trovare una risposta a dei dilemmi che le tormentavano il cervello.
Eppure, in quel periodo, il suo più grande dubbio non riusciva a trovare risposta. Si chiedeva spesso perché fosse capitato a lei, quale ragione ci fosse nascosta dietro quelle parole graffianti come vetro appuntito. Era stata una lama dolorosa, le aveva sviscerato le carni e distrutto il cuore in tanti piccoli pezzi, senza verso di poterlo di nuovo ricucire.
Ricordava bene quella sera fredda di febbraio, il suo cuore ancora sussultava ogni volta che lei provasse solo a ripercorrere quelle memorie fin troppo dolorose. Ma nonostante tutto, riusciva ancora ad immaginare il corpo del ragazzo che le dava le spalle, intento ad osservare la finestra con un silenzio che diceva fin troppe cose. Elizabeth era lì, che guardava i suoi capelli scuri e in disordine, con la speranza che lui si fosse voltato per poter ammirare ancora una volta le iridi verdi e allegre.
Ma lui non lo fece, era troppo impegnato ad ammirare quella strada desolata di New Orleans con il vuoto nello sguardo. Solo dopo interminabili minuti di silenzio, Elizabeth decise di proferire parola, di ricordargli che lei era ancora lì, presente.
«Ehi, Damian, c'è qualcosa che vuoi dirmi?» la ragazza si strinse nelle spalle, cercando una sorta di protezione che non sarebbe arrivata. Era impaziente di mostrargli la camera da letto, fargli vedere come aveva acceso quelle meravigliose candele al profumo di vaniglia. Non vedeva l'ora di festeggiare il San Valentino, ma Damian aveva altre sorprese in serbo per lei.
«Ho trovato un lavoro, quello che desideravo da tempo. È la mia opportunità per consegnare finalmente quel cartone che tanto desideravo.» disse il ragazzo appena vent'enne, mirando ancora oltre quel vetro.
Elizabeth sorrise, raccogliendo i suoi capelli rossi in una coda alta. «È fantastico! E quando partirai?» le chiese lei, con la contentezza nel cuore.
Finalmente Damian si voltò, guardando gli occhi azzurri della ragazza con serietà e una velata tristezza. Sapeva che sarebbe stata dura, sapeva che lei, essendo sedicenne, non avrebbe potuto raggiungerlo. «Domani.» rispose, tirando su con il naso.
Il volto di Elizabeth si rabbuiò, sapeva che così sarebbe rimasto poco tempo da passare insieme e conosceva anche Damian, non avrebbe retto di passare quelle ultime ore con la solitudine nel cuore. C'era ben poco da fare, per loro. «Quindi tu...» la ragazza deglutì aspramente, le parole le morirono in gola e cominciò a sentire caldo. Stava bruciando, divenendo cenere come la loro relazione dopo quella notizia.
Damian chiuse gli occhi, una lacrima le percorse il viso e arrivò fino al collo. Era chiaro ed evidente quello che stava per dirle, l'Inghilterra distava molto da lì e due anni senza vedersi sarebbe stato troppo da sopportare. «È meglio per entrambi, Beth.» rispose, annuendo leggermente.
Elizabeth gli rivolse uno sguardo infuocato, prima di sbattere violentemente la mano sul tavolo in vetro. Un bicchiere cadde sul pavimento, dei cocci di vetro frantumato si sparsero per il pavimento bianco lucido ed Elizabeth sentì la stessa sensazione nella sua carne. Fragile, era questo che era diventata. «Non chiamarmi Beth! Non farlo più se hai intenzione di non tornare!» urlò, così forte che la sua gola cominciò a bruciare.
Damian sospirò, congiunse le mani e alzò lo sguardo arrossato dal pianto. Una lacrima le rigava il viso, ma lui non si preoccupava di metterla via. «Spero tu possa perdonarmi.»
Elizabeth gli diede le spalle, combattendo con sé stessa pur di non scoppiare in una crisi di pianto. Fece un profondo respiro e con l'indice indicò la porta, senza voltarsi nemmeno. «Vattene, Damian. Se tu mi avessi amata un solo briciolo di quanto ti amo io, avresti aspettato, provato a lottare. Tutto questo è solo una menzogna.»
Damian scosse la testa, inghiottendo lacrime amare e stanche. «Beth...»
«Ho detto vattene!» urlò lei, correndo al piano di sopra e sentendo solo dopo alcuni minuti che la porta era stata chiusa.
Si guardò intorno in quella camera, che lei aveva preparato con amore per quella serata speciale e importante per loro. Si sentiva delusa, spezzata, ferita in un modo che nessuno avrebbe mai potuto capire. Damian era stato il suo primo amore, l'aveva conosciuto all'uscita di scuola, mentre lui aspettava la sua sorellina per portarla a casa. Un incontro semplice, normale, quasi insignificante. Poi lui era diventato parte della sua vita, aveva condiviso ogni centimetro di lei, anche luoghi che nessuno aveva mai esplorato.
Ma lui era andato via ed era rimasta da sola, con le candele alla vaniglia che illuminavano fiocamente la stanza.
Aveva deciso di lasciarla andare, di non lottare per quell'amore che da un anno a quella parte stavano vivendo come una splendida fiaba.
Ma le fiabe sono finzione, il lieto fine non è fatto per la realtà. Lei non era principessa, non era nemmeno la cattiva che cercava di separare i due innamorati. Era una povera stupida che era stata abbandonata senza diritto di replica.
Forse la colpa era sua, aveva dato troppo amore a chi invece non aveva pensato ad altro che a sé stesso. Avrebbe potuto aspettarla, continuare con una distanza che sarebbe durata solo fino alla sua maggiore età. Ma non era andata così. Chi ama fugge, dicevano. Ma come si fa a fuggire da ciò che ami di più al mondo?
Di una cosa era certa, non avrebbe mai amato nessuno come aveva amato lui. E fu quando si rese conto di quella inconfutabile verità, che le lacrime solcarono il suo volto giovane e straziato.
Pianse per un amore finito in poche ore, dopo tutto quello che avevano costruito con dedizione era bastato un solo attimo per distruggere ogni cosa.
Pianse per tutto quello che avrebbero potuto essere ma che non sarebbero stati mai.
Crollò in ginocchio, urlando e piangendo come se fosse una necessità per poter stare meglio. La sua caduta provocò una forte aria attorno a sé, dovuta alla velocità con la quale essa era avvenuta. Rimase lì, in quella camera, sola e disperata. Tutto era finito, lei avrebbe combattuto contro il peso della delusione, con la sfiducia nel cuore e il dolore straziante che l'avrebbe cambiata per sempre.
L'orologio scattò, segno che la mezzanotte era appena scoccata. La gente stava ancora festeggiando quel San Valentino concluso da pochissimo tempo, mentre lei faceva i conti con la sofferenza nel cuore.
E le candele si spensero.
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