Cinque
- Scusa piccola, devo riprendere i pantaloncini - Kristina stava per rientrare - Quella puttana di Mary... - rientrò, e vide la sua ragazza con un foglio in mano; capì subito di che foglio si trattasse. Andò a passi decisi verso di lei e prima che potesse dire altro le strappò il foglio di mano.
- Devi dirmi qualcosa, Giulia? - era furiosa, Giulia se ne accorse e ebbe paura.
- No... tu però, se volessi dirmi qualcosa o... -
- Non si legge la posta degli altri, ecco quello che ho da dirti. - ripiegò la lettera con le mani che le tremavano, fece un sorriso ironico: - Quella brava donna di tua madre non ti ha insegnato l'educazione? - sbattè la lettera sulla scrivania:- E adesso, esci da questa cazzo di stanza! - urlò. Giulia non ce la fece. Non ce la faceva a vederla così.
- Esci ho detto! - il dito puntato contro la porta tremava, il labbro inferiore con il solito cerchietto nero tremava, la voce sapeva di pianto. Giulia fece un passo verso di lei.
- Fuori porco cazzo! Devi andare fuori! - Kristina la prese per le spalle e la trascinò fino alla porta: -Fuori! - urlò un'ultima volta. Le chiuse la porta in faccia, vi si appoggiò con la schiena e si lasciò cadere a terra, scoppiando in lacrime.
- Ehy - Mary abbracciò Giulia, che continuava a fissare inebetita la porta chiusa davanti a sè - Non andava meglio, vero? - si sentì un urlo di Kristina dall'altro lato della porta e poi una serie interminabile di singhiozzi. Giulia si lasciava stringere da Mary con le braccia morte lungo il corpo e una lacrima che le scendeva dagli occhi.
- Dovresti andare a casa ora - le disse Mary. Kristina non si sentiva più, si era chiusa a chiave e non era uscita nemmeno a mangiare. L'ora di cena era passata da un pezzo e anche se Giulia aveva avvertito sua madre che sarebbe rimasta da Mary, ora era davvero il caso di andare. Fece per mettersi la giacca, quella giornata l'aveva distrutta.
- Aspetta, ti accompagno - Mary si fiondò a prendere il suo giubotto: - Non hai un bell'aspetto, non mi fido a lasciarti in giro da sola -
- Tranquilla - Giulia aveva lo sguardo vuoto, ma si reggeva ancora in piedi - Mi farà bene stare un po' da sola -
- Ok, ti accompagno alla porta -
Erano le dieci e un quarto di sera quando Giulia aprì il portone di casa, fece due passi e si trovò sua madre davanti.
- Ciao mamma -
- Alla buon'ora - non sorrideva, aveva le braccia incrociate e le labbra in una linea. Che altro era successo?
- Non devi dirmi niente Giulia?
- Bè... - Giulia ci ripensò, c'erano tante cose che avrebbe potuto raccontargli, ma sua madre non avrebbe capito nessuna di queste.
Per la seconda volta nella stessa giornata Giulia sentì la guancia pizzicare e bruciare, sapendo che si stava arrossando con 5 dita ben delineate sulla pelle.
- Mamma! - Giulia si coprì la guancia con le mani fredde dell'aria esterna per alleviare il dolore: - Cos'ho fatto? -
- Che cosa hai fatto? - sua madre alzò la voce:- E hai il coraggio di chiedermelo! Ho parlato con la professoressa Tardelli, mentre tu eri con la tua amica e la tua ragazza femmina a fare... mi viene da vomitare solo a pensare a cosa stavate facendo! -
Giulia era basita. Sapeva che sua madre non saltava di gioia per la sua omosessualità, ma non le aveva mai sbattuto in faccia che...
- Vuoi sapere che mi ha detto la Tardelli? - sua madre abbassò la voce - Mi ha detto che hai iniziato a dire oscenità in pubblico, riguardo ai tuoi gusti distorti! Che ti ha dovuto dare uno schiaffo per farti tacere, che stavi scandalizzando tutto il suo gruppo di teatro! E che poi tu, cara mia, sei scappata! Così, hai preso e te ne sei andata, come se ti fossi offesa. Come se fossi tu la vittima della situazione e non il carnefice! - la madre di Giulia si portò una mano alla fronte, come se il suo numero d'indignazione l'avesse spossata - Io mi sono dovuta scusare per il tuo comportamento, non puoi capire quanto mi hai fatto vergognare! Ma che ho sbagliato io per avere una figlia così? - le scese una lacrima mentre si buttava sul divano. Giulia guardava la scena della madre senza sapere che dire. O che fare. Le venne solo in mente che voleva sparire da lì, quindi si voltò e si avviò per il corridoio.
- Giulia, vieni qui - era sua madre
- Alla prossima lezione di teatro, perché tu continuerai ad andarci, sia mai che ti insegnino un po' d'educazione, ti scuserai con la professoressa e con tutti gli altri del gruppo, chiederai umilmente scusa e farai in modo di essere accettata piantandola con questa storia che ti piacciono le ragazze - la madre sentì i passi di Giulia sempre più veloci allontanarsi, allora gridò: - E non fare la bambina che si lamenta con i nonni, tuo nonno dorme da un pezzo con i tappi nelle orecchie - poi si abbandonò sul divano e accese la tv.
Giulia era in bagno, si stava facendo la doccia.
Non aveva ribattuto alle parole di sua madre semplicemente perché aveva sentito cadere le braccia, i polmoni, il cuore. Non aveva avuto la forza di affrontare anche lei.
Istintivamente si accarezzò le spesse cicatrici sulle cosce. Era una storia vecchia, nemmeno Kristina la sapeva tutta; sapeva solo che risalivano al periodo della prima ragazza di Giulia in terza media, e che quello non era stato un bel periodo.
"Un giorno ti spiegherò meglio, ma per ora non me la sento tanto" le aveva detto a Kristina quando lei li aveva notati. In realtà, Giulia non se la sarebbe mai sentita al 100%, per il semplice fatto che a quella storia lei ci pensava ancora. Non la storia con la ragazza, la storia con la lametta. E in quel momento, sotto la doccia, dopo quella giornata, ci stava pensando davvero tanto.
***
Hellao people
Ultimamente mi va alquanto di merda ma perfortuna avevo una paio di capitoli già scritti da pubblicare sia qui che in Dejanire, quindi datemi un altro paio di settimane e magari mi riprendo. Comunque...
In quanti vogliono uccidere la madre di Giulia? Alzate una parte del corpo nei commenti
E niente, capitolo depressivo. Pardon.
Natalinna
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