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Strette di mano


«Siamo arrivati» disse entrando nel vialetto che portava al piccolo ranch dei suoi genitori.

Parcheggiò sul retro della grande casa bianca, a fianco alla Golf di suo fratello e ad un'altra auto che non riconobbe. Aprì la portiera e scese dalla macchina, massaggiandosi la schiena dolorante. Era una bella giornata, incredibilmente calda e soleggiata per essere ormai metà Ottobre, così fece un bel respiro, godendosi l'aria pulita e la sensazione del sole sul viso.

«Non capisco perchè non hai lasciato guidare me» disse Carlos rivolgendole uno sguardo di rimprovero.

«Perchè sono nervosa e guidare mi aiuta a rilassarmi.»

«Quindi ora sei rilassata?»

«No, per niente.»

Carlos si lasciò sfuggire una risata e lei lo fulminò con lo sguardo mentre recuperava il borsone dal bagagliaio. Lui glielo prese immediatamente dalle mani e lei lo lasciò fare. Normalmente si sarebbe impuntata dicendo di poter portare da sola le sue cose, proprio come aveva fatto quella mattina quando erano partiti, ma ora si sentiva troppo agitata per cominciare di nuovo quella discussione con Carlos. Chiuse la macchina e si avviò verso l'ingresso, seguita dal pilota. Sentiva su di sé il suo sguardo preoccupato così, prima di entrare, si girò per rassicurarlo.

«Sto bene, Carlos. Sono solo nervosa, tutto qui.»

Lui fece per parlare, ma lo anticipò.

«La mia famiglia mi ama e ho l'assoluta certezza che mi sosterrà in tutto e per tutto, ma non è comunque una cosa facile da dire, okay? Per questo sono nervosa...»

«Okay.»

Gli si avvicinò e alzandosi sulle punte gli calò il cappelino sulla testa, in modo da coprirgli il più possibile il viso.

«Cerca di tenere la testa bassa, almeno all'inizio. Non vorrei che la componente maschile della mia famiglia desse di matto non appena messo piede in casa.»

«Potrebbe essere un ottimo diversivo, no?»

«In effetti potrebbe... Ma meglio di no» e gli diede un colpetto sulla visiera prima di voltarsi di nuovo verso la porta, fare un respiro profondo ed entrare.

Alle sue spalle, sentì Carlos ridacchiare.

«Sono a casa!»

«Francesca, tesoro» cinguettò sua madre dal salotto «vieni a vedere chi c'è!»

Non esattamente l'accoglienza che si aspettava dopo più di un mese che non tornava a casa. E suo padre dov'era? I suo fratelli? C'era troppo silenzio perchè fossero nei paraggi. Confusa attraversò il corridoio e raggiunse il salotto, seguita da Carlos. Non appena mise piede nella grande stanza si immobilizzò sulla porta. Seduto sul divano davanti a sua madre, che sorrideva raggiante nella sua direzione, c'era Tommaso. Di fianco a lui una donna bellissima che fino a quel momento aveva visto solo in fotografia, Ileana. Vedendola, il suo amico di infanzia si alzò dal divano e le venne incontro, sfoggiando uno dei suoi soliti ed irresistibili sorrisi. Poi la strinse in un abbraccio e lei si abbandonò a quel contatto familiare, godendosi la sensazione di quelle braccia attorno al suo corpo e il calore che lui emanava. Riluttante lo lasciò andare quando Tommaso accennò a sciogliere l'abbraccio. Lui poi le prese il viso tra le mani a coppa e la baciò sulla guancia.

«Ti trovo bene, Francy.»

Le sorrise di nuovo, in quel suo solito modo dolce e sincero, semplicemente adorabile, e lei si ritrovò incapace di distogliere lo sguardo da quel paio di occhi verdi che aveva sempre adorato, fin dal primo momento in cui li aveva visti. Un leggero ma deciso colpo di tosse la richiamò alla realtà. Ileana si era avvicinata a Tommaso, avvolgendo in modo velatamente possessivo un braccio esile attorno a quello di lui.

«Francy, lei è Ileana.»

La bellissima donna di fronte a lei, alta e bionda, con gli occhi azzurri come il cielo, allungò la mano nella sua direzione, facendo ben attenzione a mettere in mostra l'anello di fidanzamento che le luccicava al dito.

«Ileana, piacere.»

«Francesca, piacere mio. Tommaso mi ha parlato moltissimo di te.»

«Solo cose belle, spero.»

«Ma certo» rispose sforzandosi di mantenere un tono cordiale nonostante la bionda di fronte a lei stesse sfoggiando il più falso dei sorrisi.

Eccome se Tommaso le aveva parlato di lei, le aveva fatto la testa piena. Ileana di qui, Ileana di là, ma lei non aveva ascoltato praticamente una sola parola da quando lui le aveva rivelato che si sarebbero sposati. La notizia l'aveva colta di sorpresa e colpita come una di quelle pallonate che era solita beccarsi in faccia ai tempi delle superiori. Non lo aveva visto arrivare, non se l'era minimamente aspettato, troppo impegnata a crogiolarsi nell'illusione che Tommaso, quella sera di fine Agosto, dopo essere tornato da quell'infinito anno a New York, si fosse finalmente reso conto dei sentimenti che provava per lei e stesse per dichiararle il suo amore. Invece le aveva detto quelle orribili parole: «Mi sono fidanzato» e il mondo le era crollato addosso. 

All'inizio aveva voluto sapere tutto, come se conoscere i dettagli le avrebbe in qualche modo offerto un appiglio, una possibilità di farlo ricredere, ma poi le era apparso chiaro quanto lui fosse completamente innamorato di questa meravigliosa collega di due anni più grande, Ileana, così lei aveva perso ogni speranza e ogni interesse, e un paio di sere più tardi, con il cuore spezzato e la testa resa leggera dai drink, si era buttata tra le braccia di Carlos, finendo nella situazione in cui si trovava ora. 

Un altro colpo di tosse la riportò alla realtà, strappandola a quei ricordi. Questa volta era stato Carlos, che da dietro di lei aveva fatto un passo avanti per porgere la mano a Tommaso.

«Carlos.»

Non le sfuggì lo sguardo che il pilota rivolse al suo amico: feroce, carico di tensione, reso ancora più minaccioso dal fatto che la visiera del cappellino tenesse in ombra metà del suo viso. Vide Tommaso trattenere una smorfia quando Carlos gli strinse la mano.

«Tommaso, molto piacere.»

Diede a Carlos un leggero colpetto sul braccio, per invitarlo a mollare la presa temendo per un attimo che avrebbe rotto tutte le ossa della mano di Tommaso se avesse continuato a stringere ancora. Lui lo lasciò immediatamente andare, non prima però di avergli rivolto un altro sguardo minaccioso. A quel punto Ileana allungò di nuovo la mano elegante presentandosi con un tono mellifluo, ben diverso da quello che aveva usato con lei, sporgendosi verso Carlos e sbattendo le lunghe ciglia, probabilmente finte.

«Piacere» si limitò a mormorare il pilota rivolgendole solo un mezzo sorriso di circostanza.

Si trovò istintivamente a sorridere a quello scambio, ma cercò di non darlo a vedere.

«Tesoro, lui chi è?» chiese sua madre avvicinandosi e accennando con la testa a Carlos «quando ci hai detto che avresti portato qualcuno pensavamo parlassi di Nicholas.»

«Nick doveva lavorare. Lui è Carlos» disse presentando il pilota a sua madre dopo averla salutata con un abbraccio veloce e un bacio sulla guancia.

Carlos allungò la mano, presentandosi e sfoderando un sorriso adorabile alla cui vista sua madre sembrò sciogliersi.

«Sono Beatrice, la madre di Francesca. Benvenuto a casa nostra.»

«Grazie mille. Ora capisco da chi Francesca abbia preso la sua bellezza.»

Fece roteare gli occhi esasperata e divertita allo stesso tempo mentre sua madre si lasciava sfuggire una risatina deliziata, per poi battere le mani, raggiante.

«Che ne dite di raggiungere il resto della famiglia fuori? Ormai sarà pronto. Carlos, spero ti piaccia la carne. Tommaso, vi fermate anche voi per pranzo, vero caro?»

«Come posso rifiutare?»

Si lasciò sfuggire un sospiro. Fantastico. Sperava di poter dare la notizia alla sua famiglia proprio durante il pranzo, ma l'idea di farlo con Tommaso presente... 

«Voi cominciate ad uscire, noi vi raggiungiamo subito.»

Poi afferrò Carlos per il braccio e lo trascinò fuori dal salotto, diretta verso la sua camera.

...

Seguì Francesca fuori dal soggiorno e poi su per le scale, fino a quella che probabilmente era la sua stanza. Era piuttosto grande e ordinata, con un letto praticamente matrimoniale che occupava la maggior parte dello spazio. Francesca ci si buttò sopra sospirando sonoramente.

«È lui vero? Il ragazzo di cui mi parlavi, quello che stavi aspettando...» le chiese dopo aver appoggiato a terra i borsoni.

«Si» ammise lei dopo un attimo di silenzio. «È così ovvio?»

«Abbastanza» rispose senza riuscire a nascondere l'irritazione nella propria voce.

Non poteva farci nulla. Non appena aveva visto Tommaso, non appena aveva percepito il suo legame con Francesca, i nervi gli erano affiorati a fior di pelle. La cosa che ancora di più gli aveva fatto contorcere lo stomaco e digrignare i denti era stato vedere il cambiamento in Francesca. Vederle quello sguardo negli occhi, quel sorriso sulle labbra, vederla abbandonarsi in quel modo tra le braccia di un uomo che non era lui. Gli si era chiusa la vena della tempia per la gelosia. Perchè lo sapeva, era di questo che si trattava, gelosia. 

Francesca non si era mai comportata in quel modo con lui, nemmeno durante quella notte di passione che avevano condiviso, e lui si accorse in quel momento di desiderare che invece lo facesse... Che desiderasse i suoi abbracci con la stessa intensità con cui desiderava quelli di Tommaso, che i suoi bellissimi occhi color caramello si illuminassero e si addolcissero nel vederlo proprio come avevano fatto poco prima nel vedere l'amico, che provasse per lui gli stessi sentimenti magari...

«Mi ha detto di essersi fidanzato proprio qualche sera prima di quella festa» la voce di Francesca interruppe il flusso dei suoi pensieri «e io ho sentito il mondo crollarmi sotto i piedi... Mi sentivo di merda, così, quella sera ho bevuto. Tanto. Per dimenticare. E beh... »

La vide portarsi le braccia davanti al viso, sottraendosi alla sua vista.

«Il resto lo sai già» concluse.

Rimase a guardarla qualche secondo, poi decise di sdraiarsi accanto a lei, affondando nel materasso morbido. Lei abbassò le braccia, girando la testa per guardarlo con aria stupita.

«Cosa pensi di fare?»

«Mi sdraio. Questo è anche il mio letto, almeno per stanotte. A meno che, ovviamente, tu non voglia farmi dormire da qualche altra parte, cosa che però, ti avviso, potrebbe far sorgere domande.»

Lei lo guardava con un'espressione talmente vacua e ridicola, come se non avesse minimamente pensato a questa cosa, che non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. Lei allora parve riscuotersi.

«Fà come vuoi» gli rispose con un tono a metà tra il piccato e l'imbarazzato, tornando a guardare il soffitto.

Continuando a ridacchiare chiuse gli occhi, godendosi quel momento e la presenza di Francesca. Poteva sentire il suo respiro regolare e quasi avvertire il calore che emanava dal suo corpo.

«Potremmo farlo anche noi» le disse «sposarci, intendo.»

Lei si tirò su di scatto, voltandosi a guardarlo con gli occhi sgranati.

«Stai scherzando, vero?»

«No, dico sul serio» e si tirò su anche lui, in modo da guardarla dritta in viso.

«In fondo stiamo per avere un figlio insieme. Perchè non diventare una vera famiglia?»

A quel punto la vide cominciare a scuotere la testa.

«Carlos, no...»

«Perché no?» la interruppe cercando di mantenere la calma nonostante il suo cuore fosse appena sprofondato sotto terra.

«Perchè non ti conosco Carlos, e tu non conosci me. Tu... tu esci con modelle, attrici, ragazze fantastiche. Io non sono come loro. Sono complicata, testarda, litigiosa e scostante. Non sono una persona facile con cui stare. E soprattutto... io non sono nessuno.»

«Non mi importa chi tu sia Francesca, sei la madre di mio figlio, e questo per me basta.»

Capì immediatamente di essersi espresso male quando la vide contrarre la mascella cercando probabilmente di contenere qualche maledizione nei suoi confronti. Ottimo lavoro Carlos, definire la ragazza da cui sei attratto semplicemente come la madre di tuo figlio è davvero una splendida idea per convincerla a sposarti... Si sarebbe preso a pugni.

«Quello che intendevo dire è che non mi importa che tu sia complicata. Lo sei, lo so, me ne sono accorto. Ma questo non cambia nulla per me. Capisco però che per te sia importante conoscermi, quindi, ti prego, prima di rifiutare a priori la mia proposta, permettimi di farmi conoscere da te. Per entrambi, per il bambino. Passiamo del tempo assieme, usciamo...»

«Va bene» lo interruppe lei suonando più esasperata che realmente convinta. «Ma non ti prometto niente.»

«È tutto quello che chiedo» e le sorrise, allungando istintivamente una mano per accarezzarle la guancia.

Lei si lasciò sfuggire un sospiro a quel contatto, chiudendo per una frazione di secondo gli occhi. Poi scattò in piedi.

«Vieni, scendiamo. La mia famiglia ci starà aspettando, e io... sto morendo di fame.»

Senza smettere di sorridere, si alzò e la seguì fuori dalla stanza.

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