Smooth Operator
Mentre l'intero box Ferrari esplodeva in un trionfo di urla, applausi e abbracci, si ritrovò strettamente avvolta dalle braccia di Reyes. L'energia e l'emozione della madre di Carlos erano contagiose e in men che non si dica si ritrovò a ricambiare quella stretta senza riuscire a smettere di sorridere, mentre la risata gioiosa della donna riverberava contro la sua guancia. Poco dopo anche Carlos Senior e Carlos manager si unirono a loro, rischiando di soffocarla in quella manifestazione d'affetto evidentemente tipica della famiglia Sainz, a cui, piano piano, stava cominciando ad abituarsi.
Quando l'abbraccio si sciolse, ne approfittò per osservare i genitori di Carlos. Erano entrambi rivolti verso uno degli schermi principali, dove le immagini mostravano il pilota completare il giro d'onore. La monoposto rossa, con il numero 55, scintillante, quasi infiammata sotto il sole messicano. Gli occhi di Reyes brillavano di lacrime di gioia, mentre Carlos Senior accennava un sorriso discreto ma pieno di orgoglio.
Notando quanto amore emanassero i loro sguardi non riuscì a non pensare, accarezzandosi distrattamente il ventre, che quei due sarebbero diventati dei nonni meravigliosi...
«È un cimelio di famiglia» le disse Carlos manager accennando alla bandiera spagnola che Carlos aveva steso sulla monoposto rossa per fare il suo ingresso sul podio prima di reclamarne il gradino più alto.
«La tiene per i momenti più speciali, per celebrare le sue vittorie. Questa è la prima volta che Reyes è presente ad una di esse, credo la abbia portata sul palco per lei.»
Sorrise a quell'ennesima conferma che si, Carlos era assolutamente un cocco di mamma, e proprio mentre il pilota, accanto alla sua monoposto, sollevava in aria il casco mentre la bandiera gialla e rossa compariva nello schermo dietro di lui, lei gli scattò una foto con la Polaroid che, per qualche motivo, quella mattina aveva sentito di dover mettere in borsa.
Non riusciva esattamente a capire perchè, ma si sentiva estremamente emozionata. Forse era colpa degli ormoni, forse era la presenza dei genitori del madrileno o forse era solo l'entusiasmo generale che la aveva contagiata più del solito, ma mentre l'inno spagnolo e l'inno italiano risuonavano uno dopo l'altro, riempiendo l'autodromo con le loro note e il coro di voci dei tifosi, fu felice di aver scattato quella foto e che l'immagine di Carlos stesse piano piano prendendo forma nella sua mano, imprimendo quel momento a colori sulla pellicola e nella sua mente.
...
Mentre davanti allo specchio si sistemava il colletto della camicia come gli aveva intimato di fare Francesca, non riusciva a smettere di sorridere. Era stata una giornata perfetta, e la cena con la sua famiglia e gli amici più stretti sarebbe stata il modo ideale per chiudere in bellezza quel weekend fantastico e pieno di soddisfazioni. Mentre, come ultima cosa, aggiustava l'orologio al polso, sentì bussare alla porta del bagno.
«Carlos, sei pronto? Sei lì dentro da un'eternità!» la voce di Francesca, con una leggera nota di impazienza, arrivò attutita attraverso la porta.
Ridacchiando uscì dal bagno, facendola sobbalzare. Poi lei cominciò a squadrarlo, gli occhi color ambra ridotti a due fessure concentrate. Con una mano gli fece segno di girare su se stesso, e lui la accontentò. Incredibile come si fosse già abituato a quel rituale.
«Allora? Che dici?»
«Mmm... Hai intenzione di metterti anche un bel maglioncino, per caso?»
«Pensavo di si... sulle spalle. Ma se non...»
Francesca sorrise, battendo entusiasta le mani.
«Perfetto, molto old money. Mi piace!»
«Sei sicura? Perchè sinceramente la parola old non mi suona esattamente come qualcosa di positivo...»
«Sicurissima. Stai molto bene vestito così, Carlos. Sei molto... chic.»
Ebbe il sospetto che non fosse esattamente quella la parola che Francesca avrebbe voluto pronunciare, ma accolse comunque il complimento con un sorriso.
«Grazie. Tu sei pronta?»
«Quasi. Mi tireresti su la zip per favore?» fece lei voltandosi e spostando di lato i capelli che, per quella sera, aveva lasciato sciolti.
«Con molto piacere.»
Con deliberata lentezza si avvicinò a Francesca e, poggiandole una mano sul fianco per tenere fermo il vestito, con l'altra cominciò a far scorrere il cursore verso l'alto, osservando la pelle nuda della schiena di lei scomparire, avvolta dal tessuto liscio e lucente dell'abito. Rimase immobile per un istante, godendosi la sensazione del corpo di lei sotto le sue mani, il suo profumo di vaniglia ad inebriarlo.
«Hai fatto?»
«Sí. ¿Nos vamos, niña?»
Ora che sapeva che lei parlava spagnolo, non aveva motivo per non farlo anche lui, di tanto in tanto.
«Andiamo.»
Immerso nella luce calda delle lampade e nel chiacchiericcio allegro che riempiva l'aria, si ritrovò ad osservare la sua famiglia e i suoi amici, riuniti attorno al tavolo per festeggiare la sua vittoria, sentendo che un sorriso gli si allargava sul volto. Poi la risata sguaiata e inconfondibile di Lando catturò la sua attenzione, contagiandolo irrimediabilmente.
Il suo ex compagno di squadra dei tempi della McLaren, tra un boccone e l'altro, saturava la saletta privata di schiamazzi e chiacchiere vivaci, suscitando l'ilarità di tutti, compresa la sua. Era seduto proprio accanto a lui, così ne approfittò per avvolgerlo in un mezzo abbraccio e scompigliargli affettuosamente quella zazzera di capelli ricci che lo contraddistingueva e che ultimamente portava acconciata in una specie di mullet informe e non troppo convinto, perfetto per un Muppet come lui.
Poi il suo sguardo tornò a vagare per la sala, soffermandosi proprio davanti a lui. Francesca, che aveva ceduto, fin troppo di buon grado per i suoi gusti, il posto a Lando, stava conversando con sua madre. La donna la guardava sorridendo raggiante e lui non riuscì a non sentire un moto d'orgoglio gonfiargli il petto nell'osservare due delle donne più importanti della sua vita andare così naturalmente d'accordo. Perchè si, Francesca in poco meno di un mese era entrata a pieno titolo nella classifica, e non solo perchè portava in grembo il suo futuro. Non vedeva l'ora di farla conoscere anche alle sue sorelle. Blanca e Ana la avrebbero sicuramente adorata.
Il tintinnio delle posate e delle risate venne improvvisamente interrotto dall'ingresso di un gruppo di mariachi che, nei loro completi candidi e immacolati, cominciarono immediatamente a suonare in un coro di esclamazioni stupite e deliziate. Gli venne un'idea, una di quelle folli e un pò ridicole che solo in momenti come quello avrebbero potuto folgorarlo, ma prima di metterla in pratica aspettò che il gruppo finisse il suo numero. Francesca aveva detto che le sarebbe piaciuto vederlo indossare un completo da mariachi? Bene, l'avrebbe accontentata.
Si avvicinò ad un membro del gruppo e lo convinse a farsi dare giacca e cappello. Riuscì ad ottenere anche la chitarra e improvvisando una mezza serenata, di quanto mai pessima esecuzione, si diresse verso il suo obiettivo, consapevole che Lando, armato di cellulare, stava riprendendo tutto e che la sua esibizione sarebbe inesorabilmente finita sui social. Prese a strimpellare le corde con ancora più enfasi, tanto valeva che la sua performance fosse memorabile.
«Tu sei pazzo Carlos Sainz!» esclamò Francesca scuotendo la testa imbarazzata, le guance che si coloravano di rosa intenso mentre cercava di nascondersi dietro la mano elegante «non posso credere che tu lo stia facendo davvero.»
«Hai espresso un desiderio, e io lo ho esaudito, niña.»
Guardandola cercare di nascondere un sorriso, ebbe la certezza che ogni nota stonata, ogni presa in giro da parte di Lando e ogni meme sui social che sarebbe scaturito da quella serata ne erano assolutamente valsi la pena.
...
«Cosa stai bevendo?»
«Un Long Island Iced Tea, ma senza il Long Island, purtroppo.»
Carlos le rivolse un'occhiataccia e così, roteando gli occhi allungò il bicchiere verso di lui, per fargli esaminare il contenuto. Quella scena le parve un déjà-vu solo che lui, questa volta, invece che bere dalla cannuccia, si allungò verso di lei, prendendola per il mento e passandole deliberatamente la punta della lingua sulle labbra.
Sconvolta, si sentì avvampare mentre il pilota, una volta terminato l'assaggio, fingeva di rifletterci sopra neanche si stesse parlando di un cabernet sauvignon del '64.
«Hai ragione» disse lasciandola finalmente andare «niente alcol lì dentro.»
«Mi sorprende che tu sia riuscito a capirlo. Quanto hai bevuto Carlos?»
Parecchio. Sicuramente. Altrimenti non si spiegava come gli fosse saltato in mente di fare una cosa del genere con i suoi genitori seduti poco distante!
«Solo un paio di drink. Forse tre... no, quattro. Si, quattro. Ma non preoccuparti, niña, sono perfettamente in grado di ballare con te tutta la notte.»
Non le diede il tempo di rispondere o opporre resistenza, che quasi la sollevò di peso dal divanetto per portarla sulla pista del locale dove erano andati dopo la cena. Lui cominciò immediatamente a ballare, agitandosi a ritmo di musica sorprendentemente bene e trascinandola con sé su quelle note incalzanti e disinibite.
«Dove hai imparato a ballare così?» gli chiese, cercando di recuperare fiato tra un passo scoordinato e l'altro.
«Tutta la Spagna balla, Francesca» rispose con orgoglio facendola roteare su se stessa con un movimento fluido e sapiente per poi attirarla di nuovo a sé. «È nel nostro sangue.»
«Nel tuo sicuramente c'è anche il rum, immagino. O il gin. O la tequila. O qualsiasi cosa tu abbia bevuto stasera.»
Carlos reclinò la testa all'indietro, esplodendo in una risata che riverberò fino a lei attraverso il suo petto.
«Solo per darmi coraggio.»
«Non mi sembrava ti servisse quando prima hai imbracciato la chitarra.»
«Ti è piaciuta la mia performance? Non sono riuscito a farmi dare tutto il completo, ma ho fatto del mio meglio.»
«È stata assolutamente atroce, un efferato crimine contro la musica» lo prese in giro «credo che quel povero mariachi sia stato costretto a dare fuoco alla sua chitarra per colpa tua.»
«¡Ay!» fece lui portandosi una mano sul cuore con gesto teatrale.
«Si, credo abbia detto proprio così.»
«Nick ha proprio ragione, sai?» disse lasciandole andare le mani e cingendola per la vita. «Devi essere proprio un refrigerador se nemmeno una serenata come la mia è riuscita a scioglierti il cuore. E quella era roba di livello, niña. Avresti dovuto piangere di gioia, non ridere di me!»
Senza riuscire a trattenere una risata gli appoggiò le mani sulle spalle, avvertendo, attraverso il tessuto leggero della camicia, il calore del corpo di lui sotto i suoi palmi. Stava pensando a cosa rispondergli quando improvvisamente per il locale cominciarono a diffondersi le prime e inconfondibili note dell'iconica canzone dei Sade, e gli amici di Carlos, tutti decisamente alticci, Lando compreso, presero a reclamare a gran voce l'attenzione del pilota.
«Credo proprio che vogliano te, Smooth Operator.»
Carlos si mise a ridacchiare dopo aver dato un'occhiata al gruppetto.
«Si, direi di si» eppure non accennò minimamente a muoversi o a lasciare la presa su di lei, come se non fosse sicuro di poterlo fare.
«Vai, Carlos» gli disse sorridendo e spingendolo leggermente. «È la tua festa, goditela.»
Lui, in risposta, sfoderò uno dei suoi sorrisi più luminosi, come un bambino a cui fosse appena stato dato il permesso di uscire a giocare con gli amichetti dopo giorni chiuso in casa.
«Ma non esagerare.»
«Tranquilla, niña» e le schioccò un veloce bacio sulle labbra prima di gettarsi nella mischia, dove venne immediatamente sollevato in aria.
Un caso da manuale di "ultime parole famose".
Ridacchiando estrasse il cellulare per immortalare quel momento.
--- spazio autrice---
Lo abbiamo visualizzato tutt* Carlos, sollevato in trionfo come la divinità che è, mentre si passa la mano tra i capelli con in sottofondo Smooth Operator?
Bene.
Se non lo avete fatto, fatelo, perchè è esattamente a quel video che fa riferimento la fine di questo capitolo, immaginandomi Francesca che con un sorriso diabolico riprende tutta la scena.
Spero anche che siate pront* per ciò che accadrà nel prossimo capitolo, perchè sarà 🔥🔥.
Detto questo, io vi ringrazio, come sempre, per aver letto.
*kiss Silver_Fame
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro