Help me, Muppet
Entrarono attraverso le porte automatiche del motorhome e lei, ancora una volta, si stupì di come quelle strutture sembrassero così lussuose e solide nonostante alla fine di ogni gran premio venissero smontate e ridotte a poco più che container, come gigantesche e costose scenografie allestite in quel teatro all'aperto che era il paddock.
Si sedettero ad uno dei tavolini della caffetteria, uno di quelli un pò più defilati e lontani dalla confusione e con davanti una lattina di Coca-cola zero lui, una tazza di tè ai frutti rossi lei, cominciarono a parlare.
«Allora, di che si tratta?» chiese Lando dopo aver rumorosamente aspirato da una cannuccia, rigorosamente arancione papaya, un sorso della bevanda scura.
Fece un respiro profondo, cercando di respingere l'improvviso impulso di praticare una tracheotomia d'urgenza al pilota che aveva davanti, cacciandogli il tubicino di plastica dritto in gola. Aveva visto così tante volte eseguire quell'operazione con penne a sfera in film e serie tv da essere piuttosto sicura di poterlo fare anche lei, ad occhi chiusi. La cosa però avrebbe potuto rivelarsi piuttosto sconveniente, poco igienica e decisamente molto controproducente per i suoi scopi.
«Volevo chiederti di Carlos. Negli ultimi giorni si è comportato in modo molto strano, almeno con me, e sinceramente non so perchè. Ho i miei sospetti, ma forse tu sai qualcosa che io non so...»
Lando, davanti a lei, prese a giocherellare e mordicchiare la cannuccia, schiacciandola con i molari, come se stesse cercando di capire se parlarle fosse, o meno, la cosa giusta da fare.
«Ti prego, Lando...» si trovò ad implorarlo nel tono più disperato e indifeso che riuscì a fingere.
Lui le sorrise, lasciando ricadere il tubicino arancione nella lattina.
«Carlos è... come dire, in una situazione complicata ultimamente. Non so se lui ti abbia detto qualcosa, ma ci sono un sacco di cose che gli girano per la testa.»
«Tipo?»
«Beh, per cominciare, il contratto con Ferrari. Mancano solo quattro gare alla fine della stagione, l'ultima per lui con il Cavallino, e Carlos ci tiene a dare il massimo. Per lui è stato davvero un brutto colpo, a inizio stagione, sapere che non lo avrebbero rinnovato. Essere in Ferrari è sempre stato il suo sogno e per quattro anni è stata la sua realtà, ma ora il tempo sta per scadere e lui vuole andarsene facendo il più possibile per la squadra, portando a casa per loro, e per se stesso, il campionato costruttori. Un obiettivo del genere mette addosso molta pressione.»
Annuì, sperando che il suo silenzio incentivasse Lando a continuare a parlare.
«Poi c'è la questione della Williams. Non so se lo sai, ma ha firmato con loro per l'anno prossimo. Ora però Franco sta facendo faville, e tutti stanno iniziando a dire che magari la Williams potrebbe riconsiderare la cosa e offrire a lui il sedile, in fondo è un pilota molto più giovane, con tanti sponsor alle spalle. Non succederà, almeno credo, ma solo il fatto che se ne parli indubbiamente spinge Carlos a fare confronti. Aggiungi a questo le voci su RedBull...»
«RedBull?»
Il britannico annuì.
«Si dice che stiano pensando di sostituire Checo, e Carlos è uno dei nomi che girano. Ha un passato con loro, sai? La Toro Rosso, il programma giovani... Non sarebbe così assurdo se lo volessero indietro. Ovviamente, perché ciò accada, deve dimostrarsi all'altezza. Tutto questo si traduce in stress, e quando Carlos è stressato...»
«Fammi indovinare, si chiude in se stesso e allontana tutto e tutti?»
«Esattamente» concluse Lando dedicandosi nuovamente alla sua bibita.
Evidentemente lei e Carlos avevano in comune più di quanto avesse preventivato, nonostante la differenza d'età, e forse, ma solo forse, Nick aveva avuto ragione a dirle che il problema poteva non essere lei.
«Tutte queste cose te le ha dette lui?» chiese cercando di mascherare giusto una punta di irritazione.
Lando annuì.
«Sì, alcune sì. Tipo del contratto con Ferrari, o del fatto che vuole chiudere al meglio con loro. Sono cose che mi ha detto direttamente. Altre, come la questione Williams o Red Bull, le ho intuite. Non è difficile leggere tra le righe quando conosci qualcuno da anni. E poi ho sentito che ne parlava anche con suo padre mentre giocavamo a golf. Non è praticamente riuscito a mettere una palla in buca per tutta la partita, e non è da lui.»
«Quindi tutto qui? Il problema è solo il lavoro?»
Lando le rivolse un'occhiataccia e lei si affrettò a correggersi.
«Perdonami, perdonami, non volevo minimizzare. Quello che intendo è: il problema è solo questo? Nient'altro? Niente che abbia a che fare con me?»
Si era sentita sollevata nel sentire le parole di Lando. Sapere che il comportamento di Carlos derivava dalla pressione lavorativa, la aveva tranquillizzata, almeno in parte. Si, in parte, perchè il tempismo con cui tutta quella faccenda stava venendo a galla continuava a risultarle sospetto e lei non poteva fare a meno di continuare a pensare di avere un qualche ruolo in tutto quello. Perchè, altrimenti, lui avrebbe deciso di chiudersi in se stesso, tagliandola completamente fuori, senza dirle nulla? Doveva esserci dell'altro...
«No, perchè? Ci sono problemi in Paradiso?»
«Mutismo selettivo a parte? Onestamente non lo so, speravo me lo potessi dire tu... » disse sospirando frustrata, scegliendo di sorvolare sulla questione del Paradiso.
Correggere l'inglese avrebbe probabilmente comportato il dover rispondere ad un sacco di domande che avrebbe evitato volentieri.
«Mah» fece lui stringendosi nelle spalle «se vuoi la mia spassionata opinione, in anni che conosco Carlos, e conta che non sono pochi, non lo ho mai visto così rincoglionito per qualcuno. Senza offesa, Francesca, ma che cosa hai fatto al mio migliore amico?»
Non poté fare a meno di sorridere a quell'affermazione, sentendosi un pò meglio.
«Carlos non ti ha detto nulla?» chiese sinceramente curiosa.
«No e francamente non sono interessato a sapere cosa succede nella vostra camera d'hotel.»
Di nuovo, le venne da sorridere. Addirittura da ridere per la smorfia fintamente disgustata e scandalizzata del pilota di fronte a lei. Aveva immaginato che Carlos avesse confidato a qualcuno della gravidanza, come lei aveva fatto con Nick, e aveva dato per scontato che quel qualcuno fosse Lando. Evidentemente si era sbagliata.
«Non mi riferivo a quello Lando, anche se la cosa potrebbe definirsi comunque correlata... Davvero non ti ha detto nulla?»
Il britannico davanti a lei scosse la testa, portandosi la cannuccia alla bocca e le mani sotto il mento, puntando i suoi occhi cangianti e curiosi dritti nei suoi, in attesa che aggiungesse altro.
«Mi spiace, ma credo che debba essere Carlos a parlartene, non io.»
Lando la guardò truce per un momento, sfoderando un broncio degno del più spocchioso dei ragazzini. Poi però la sua espressione si fece pensierosa.
«Che c'è, Lando?»
«Niente.»
«Sputa il rospo, Muppet!»
Si rese conto solo dopo di aver usato il soprannome con cui Carlos lo chiamava ogni tanto per prenderlo in giro. Tuttavia, all'inglese non sembrò dare alcun fastidio. Anzi, si lasciò sfuggire una risatina, inclinando appena la testa come se lo trovasse sinceramente divertente.
«Va bene, va bene. Stavo pensando che forse uno dei motivi per cui Carlos sente così tanto la pressione sei proprio tu. Questo spiegherebbe anche perchè non te ne abbia nemmeno parlato...»
Lo sapevo! La vocina nella sua testa stava, purtroppo, cantando vittoria mentre Lando, con quelle parole, dava voce e concretezza al sospetto che aveva nutrito fin dal principio di quella conversazione.
«Argomenta, per favore.»
«È solo che... beh, lui non lo ammetterà mai, ma è rimasto piuttosto scottato da quello che è successo con Rebecca e credo abbia paura che la cosa possa ripetersi con te.»
Okay, non la direzione che immaginava avrebbe preso la conversazione...
«Ci arrivi da solo, vero, che ho bisogno di più informazioni?»
Lando le rivolse un'altra occhiataccia, aggrottando le sopracciglia scure mentre prendeva un sorso della sua bibita che, a giudicare dal rumore, era ormai finita. Si affrettò a scusarsi e l'inglese riprese a parlare.
«Rebecca l'ha lasciato poco dopo aver firmato il contratto con la Williams. Non glielo ha mai detto apertamente, ma da come parlava... beh, penso che lei sia rimasta delusa.»
Aggrottò la fronte, non riuscendo a capire dove stesse andando a parare Lando.
«Delusa? Da cosa, esattamente?»
«Dopo Ferrari, lei si aspettava che lui firmasse con una squadra di punta. RedBull, Mercedes... qualcosa del genere. La Williams, invece, è un team che tutti sanno essere in declino da anni. Lei probabilmente ha pensato che fosse un passo indietro e non è riuscita a gestire l'idea di essere la compagna di un pilota che non avrebbe più lottato regolarmente per vittorie e podi. È stato un brutto colpo per Carlos, perché per lui quel contratto significa molto. Lo vede come un'opportunità per ricostruire il retaggio di un team storico, per dimostrare il suo valore come pilota, ma lei evidentemente non l'ha visto allo stesso modo. In un certo senso, lo ha fatto sentire un fallito...»
Rimase a bocca aperta, incredula e indignata allo stesso tempo.
«Stai scherzando, vero? Lo ha lasciato per una cosa così stupida?»
Lando si strinse semplicemente nelle spalle.
«Non ci posso credere. E tu quindi pensi che ora Carlos stia sentendo così tanto la pressione perché teme che anche io possa essere delusa da lui? Che possa prendere e andarmene semplicemente perchè sarà in questo o quel team l'anno prossimo? Che possa considerarlo un fallito per questo?»
«Beh, si.»
«Ma Lando, è assurdo!»
«Non per Carlos, e io lo capisco. Le cose sembrano andare alla grande fra voi e lui sta cavalcando l'onda del successo dopo Austin e Messico. Era così anche con Rebecca, ma dopo il trionfo in Australia, i buoni risultati nelle altre gare e il terzo posto a Monaco c'è stato il disastro in Canada, e tra loro non è più stata la stessa cosa. Forse, consciamente o inconsciamente che sia, Carlos teme che la cosa possa ripetersi. Lo hai conosciuto al suo meglio, ma non sarà sempre così e lui potrebbe aver paura di ciò che farai non appena la sua parabola si farà discendente. Quell'idiota è più sensibile di quanto voglia lasciar trasparire...»
Si abbandonò ad un sospiro esasperato, lasciandosi ricadere sullo schienale della sedia e coprendosi il volto con le mani. Non riusciva a credere che fosse quella la ragione di tutto quel siparietto che stava andando avanti da giorni. Era come se qualcuno le avesse messo davanti un puzzle, ma mancavano pezzi fondamentali e più cercava di capire, più le sfuggiva il senso complessivo.
«Non ha senso...» mormorò tra sé, ma abbastanza forte da attirare lo sguardo incuriosito di Lando.
«Cosa?»
Scosse la testa, tentando di darsi un contegno, di rimettere in ordine i suoi pensieri.
«Niente, stavo solo riflettendo su tutto quello che hai detto.»
Per quanto fosse tentata, non poteva dire a Lando la verità su lei e Carlos, non senza il consenso del madrileno. Non poteva rivelargli le vere circostanza che avevano portato lei e il pilota ad intrecciare quella strana e non convenzionale relazione. Se lo avesse fatto, però, anche Lando si sarebbe accorto di quanto la sua teoria, che coinvolgeva sentimenti, amore e aspettative, facesse acqua da tutte le parti.
Tra lei e Carlos non c'era quel tipo di rapporto, quindi perchè mai lui avrebbe dovuto temere una cosa del genere? Era semplicemente assurdo, lui non avrebbe potuto deluderla, perchè non c'era nulla da deludere.
Non le poteva importare di meno della carriera di Carlos, nella concezione migliore possibile ovviamente, e che lui arrivasse primo, tredicesimo o ultimo, per lei non faceva la minima differenza, così come era assolutamente ininfluente il colore della macchina che avrebbe guidato o della tuta che avrebbe indossato. Qualsiasi nuance, lo sapeva, gli sarebbe stata incredibilmente bene e lui se la sarebbe cavata.
Si lasciò sfuggire l'ennesimo sospiro, poi lo sguardo le ricadde sullo schermo del cellulare. La mezz'ora di tempo che il pilota britannico le aveva gentilmente concesso stava ormai per scadere.
«Grazie mille, Lando, per aver parlato con me. Non posso dirti che mi sia stato granchè utile, ma ti ringrazio comunque.»
«Mi dispiace, Francesca, ti ho detto tutto ciò che so.»
Con un'alzata di spalle, lui le rivolse un sorriso sghembo prima di accanirsi per l'ennesima volta sulla lattina vuota e sulla povera e martoriata cannuccia arancione.
«Vedrai che le cose tra voi due si risolveranno.»
Detto questo Lando si alzò dalla sedia e, dopo averla salutata con un abbraccio veloce se ne andò, lasciandola da sola a riflettere.
--- spazio autrice---
Ed eccoci qui con l'ultimo capitolo in solitaria di Francesca, dal prossimo tornerà ad esserci anche il punto di vista del nostro Carlos. Spero, fin qui, di non avervi annoiato eccessivamente.
Mi piaceva l'idea di approfondire un pò il rapporto tra Francesca e Lando, e quale modo migliore di farlo se non spettegolando del madrileno? Cosa che mi è anche servita per darvi un pochino di retroscena.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ne approfitto per ringraziarvi ancora per tutto il supporto che mi dimostrate. Due Linee ha raggiunto le 3k visualizzazioni e io non potrei essere più felice. Ogni stellina, ogni commento che lasciare per me sono davvero importantissimi e mi spingono a continuare a scrivere, quindi grazie e, vi prego, non smettete.
Ci vediamo alla prossima!
*kiss Silver_Fame
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