...è debito
«Sicura sia solo Coca-cola?»
Roteando gli occhi allungò il bicchiere verso Carlos, per fargli esaminare il contenuto.
«Si, Carlos. Nel mio bicchiere non ci sono altro che acqua, zucchero, coloranti e conservanti vari. Oh, e limone.»
Inaspettatamente lui si sporse verso la cannuccia e ne prese un sorso, annuendo poi convinto.
«Visto?!» esclamò dissimulando la sorpresa per quel gesto e riportando il bicchiere vicino a se, senza essere davvero sicura di poterci bere di nuovo.
Forse avrebbe fatto meglio a chiedere al barista una cannuccia pulita non appena Carlos fosse sparito di nuovo tra la folla, per tornare a festeggiare con il suo compagno di squadra e tutti gli altri.
Lui però non accennava a volersene andare, anzi. Lo guardò mettersi più comodo sul divanetto affianco a lei, passandosi una mano tra i capelli leggermente umidi di sudore. Osservò quella mano scivolare ostentatamente tra la folta chioma scura e, senza quasi pensarci, allungò la mano per sistemargli con la punta delle dita un paio di ciocche che erano rimaste appiccicate alla fronte. Lui la guardò stranito per un attimo.
«Francesca, sei sicura di sentirti bene?»
«Benissimo» rispose sbuffando e ritirando immediatamente la mano.
Poi però le venne il dubbio che, al di là della provocazione, lui fosse davvero preoccupato di sapere se stesse bene o meno.
«Sono sorpresa anch'io, ma per ora niente nausea, e non mi sento affatto stanca, nonostante quella di oggi sia stata una giornata lunga. Perfino i tacchi non mi stanno dando troppo fastidio, quindi direi che sì, sto bene.»
Lui le sorrise, visibilmente sollevato.
«Allora che ne dici di ballare con me?» le chiese alzandosi in piedi e porgendole la mano.
«Oh no, fidati. Non so ballare, davvero. Sono pessima. Chiedi a Nick, lui può confermare.»
«Pessima quanto lui?»
Spostò lo sguardo nella direzione indicata dal pilota e tra la marea di gente individuò immediatamente il termine di paragone. Era Charles che, sulla pista da ballo e con drink alla mano, sembrava essersi trasformato in zio Carmine, quel parente alla lontana che fa la sua comparsa solamente ai matrimoni e che dopo due bottiglie di vino anima il ricevimento con movimenti pelvici alla Elvis e passi di danza stile irrigatore, rigorosamente fuori tempo.
Rimase per un attimo a godersi la scena, indecisa se sentirsi più in imbarazzo per lui o se trovarlo adorabile nella sua più totale goffaggine. Scelse la seconda, sentendosi di condividere un certo cameratismo con il monegasco. Stava per dirlo a Carlos, quando lui le sfilò il bicchiere dalle mani, poggiandolo sul tavolino, e la costrinse ad alzarsi, trascinandola in pista.
In mezzo a quella marea di corpi, mentre della prepotente musica EDM risuonava delle sue orecchie, si ritrovò completamente spaesata e priva delle proprie facoltà motorie, incapace persino di muovere un passo. Carlos si mise a ridere, per poi posizionarsi dietro di lei. Avvertì le sue mani posarsi sulle sue braccia, cominciando a farla ondeggiare piano, al ritmo di musica.
«Rilassati, Francesca. Chiudi gli occhi. Segui il ritmo.»
Le parole di Carlos, sussurrate nel suo orecchio, le fecero rizzare i peli sulla nuca, ma si costrinse a fare quello che le stava chiedendo, quello che anche Nick da giorni la stava supplicando di fare: rilassarsi e lasciarsi andare. Così chiuse gli occhi e si lasciò guidare dal ritmo ipnotico che le rimbombava nei polmoni, e dalle mani di Carlos, che lentamente scivolarono giù verso la sua vita e poi sui suoi fianchi, che ora ondeggiavano pericolosamente vicini al corpo di lui.
«Decisamente non sei pessima come Charles.»
«Perchè, hai provato a ballare anche con lui in questo modo?»
«Si, anche se non per mia volontà. E ti assicuro che non è stato neanche lontanamente piacevole come con te.»
Le venne da ridere mentre, con gli occhi ancora chiusi, provava ad immaginare la scena. Poi però la assalì un dubbio amletico, cosa doveva fare con le braccia? Fino a quel momento le aveva semplicemente lasciate ciondolare mentre si muoveva con il resto del corpo, ma forse perchè quel suo ondeggiare potesse essere considerato ballare avrebbe dovuto fare qualcosa anche con loro, giusto?
Come se le avesse letto nel pensiero, Carlos venne in suo soccorso e, delicatamente ma con sicurezza, la prese per i polsi, sollevandole le braccia fino a farle intrecciare attorno al suo collo muscoloso. Ci riusciva appena e, per mantenere l'equilibrio, si ritrovò costretta a inarcare la schiena e a portare indietro il bacino, cosa che la fece sentire scomoda e, soprattutto, irrimediabilmente impacciata e in imbarazzo. Incapace di ignorare la stranezza della situazione, nonchè l'intimità e la tensione che si stavano inevitabilmente creando, decise di voltarsi. Pessima decisione. Ora erano faccia a faccia, le sue braccia appoggiate sulle spalle larghe del pilota, il loro respiro che si incrociava, i loro sguardi saldamente agganciati. Lui le si avvicinò, il viso a pochi centimetri dal suo.
«Penso che questo sia un buon momento per riscattare il mio debito, cosa dici?»
Non ebbe il tempo di rispondere che le labbra di Carlos furono sulle sue.
...
Cercò di trattenersi, di essere delicato contro la bocca di Francesca, nonostante desiderasse quel bacio da un tempo che gli sembrava infinito. Le labbra di lei erano dolci, sapevano di Coca-cola e limone, e non riuscì a frenarsi dal lambirle con la punta della lingua, assaporandole per un secondo, prima di staccarsi da lei.
Era stato poco più di un bacio a stampo eppure gli sembrava di aver fatto molto di più, tanto il cuore gli batteva all'impazzata nel petto.
Aveva temuto che lei si potesse sottrarre, che si sarebbe rifiutata, così non le aveva concesso il tempo di rispondere prima di colmare la distanza tra le loro bocche, ma ora aveva paura dello sguardo che lei gli avrebbe riservato, della reazione che avrebbe potuto avere. Avrebbe cominciato ad urlare? Sarebbe scappata via? Lo avrebbe preso a schiaffi? Nessuna ipotesi sembrava poter essere esclusa con Francesca.
Con sua immensa sorpresa, però, lei non fece niente del genere, ne scelse di rimanere immobile. No, Francesca, inaspettatamente, gli prese il volto tra le mani e unì di nuovo le loro labbra, con impeto, come se desiderasse disperatamente quel contatto, e flash di quella loro unica notte insieme gli riempirono la mente. Poi lei gli catturò il labbro inferiore fra i denti, succhiandolo leggermente, mordicchiandolo, facendogli perdere la testa per un attimo.
Avvertì un mugolio risalirgli dal fondo della gola basso e profondo, quasi un richiamo istintivo, e l'urgenza di approfondire quel bacio lo travolse come un'onda. Senza pensarci, le sue mani scivolarono più in basso lungo il corpo di lei, stringendola per la vita e attirandola a sé con fermezza perchè fra i loro corpi non potesse esserci spazio nemmeno per un singolo atomo che non appartenesse a uno dei due.
Come se Francesca gli avesse letto nel pensiero, lasciò andare il suo labbro e fece scivolare la lingua nella sua bocca in una carezza umida e vellutata che gli fece perdere completamente ogni facoltà mentale. Percepì le mani di lei risalirgli dalle spalle lungo il collo, verso la nuca, e affondare tra i suoi capelli con una delicatezza semplicemente elettrizzante. Poi la sentì serrare la presa sulle sue ciocche, dolce e decisa insieme, come a volerlo ancorare a sé. Quello di lei era un tocco che sembrava perfettamente progettato per incendiarlo, e il sangue gli salì irrimediabilmente al cervello, mandandolo su giri in un istante, neanche fosse tornato un adolescente.
Quando lei si staccò, con un movimento dolorosamente lento, gli parve che gli avessero sottratto tutta l'aria dai polmoni.
«Perchè lo hai...?» chiese incredulo, ancora sconvolto.
«Ti avevo promesso un bacio, un vero bacio. E un bacio ti ho dato.»
Gli occhi di Francesca erano sicuri, il suo respiro regolare. Il lieve rossore che le colorava le guance e il turgore delle labbra gli unici segnali che quel bacio fosse davvero avvenuto. Almeno per quanto riguardava lei. Lui al contrario si sentiva completamente scombussolato, con il cuore che non batteva al ritmo che avrebbe dovuto tenere e i pantaloni che si erano fatti fastidiosamente stretti. Ma vederla così, disinvolta, come se non fosse accaduto assolutamente niente tra loro, lo riportò bruscamente con i piedi per terra, smontando ogni scintilla di entusiasmo che aveva sentito nascere durante quel bacio. Avvertì una fitta di delusione, ma prima che potesse lasciarsi andare a quel pensiero, Francesca si sporse leggermente verso di lui, catturando immediatamente la sua attenzione.
«Carlos...»
La sua voce era un filo appena percettibile sopra il frastuono della musica, ma bastò a farlo pendere dalle sue labbra.
«Si?»
«Mi... Mi gira un pò la testa. Potresti aiutarmi a tornare ai divanetti?»
A quelle parole si rilassò all'istante, sentendo un sorriso compiaciuto allargarglisi sul volto.
«E così il mio bacio è stato da capogiro, eh?» la prese in giro posandole una mano sulla schiena per guidarla mentre, insieme, si allontanavano dalla pista da ballo.
«Credo piuttosto siano state la musica assordante, il caldo e la troppa gente, ma se ti rende contento, pensa quello che vuoi.»
«Perfetto, allora continuerò a pensare di essere stato io.»
La vide roteare gli occhi come suo solito e delicatamente se la tirò vicino, stampandole un bacio sulla testa.
«Che ne dici di tornare in hotel? Non so tu, ma io comincio ad essere un pò stanco.»
«Speravo davvero lo dicessi.»
«Allora andiamo, niña.»
Francesca uscì dal bagno. Sul suo viso non c'era più nessuna traccia di trucco e i capelli scuri erano raccolti in una treccia morbida. Sembrava rilassata, quasi persa nei suoi pensieri mentre riponeva in valigia le scarpe e il vestito che aveva usato quella sera, e ai suoi occhi era davvero bellissima.
«Sai, credo che potrei anche abituarmi a tutto questo.»
«Ah si?» le si avvicinò, appoggiandosi con una spalla al muro «e cosa intendi esattamente per "tutto questo"?»
«Il paddock, le serate, gli hotel con letti king size...»
«E io?»
«Tu, cosa?»
«Potresti abituarti anche a me?»
Ancora inginocchiata per terra, vicina alla valigia, Francesca cominciò a ridacchiare. Il suono della sua risata arrivò adorabile alle sue orecchie. Poi lei sollevò lo sguardo color caramello per guardarlo.
«Si... Io, penso di si.»
Il cuore gli fece un balzo in petto.
«Posso interpretare questo "si" come una risposta alla mia proposta?»
«Frena il cavallo, cowboy...»
Francesca tese una mano e lui la aiutò a rimettersi in piedi cercando di fare del suo meglio per mascherare l'espressione di delusione che molto probabilmente aveva dipinta sul volto.
«Carlos, è passata una sola settimana... mi serve più tempo, ok? Ho bisogno di conoscerti meglio, di comprendere un pò di più il tuo mondo, prima di poterti dare una risposta.»
«Hai ragione, scusa.».
«Non hai nulla di cui scusarti. Stranamente» e gli sorrise, riuscendo a strappargli uno sbuffo divertito per quella frecciatina.
«Grazie per questa sera. È stato bello ballare e... tutto il resto.»
Osservò Francesca alzarsi leggermente sulle punte e sporgersi verso di lui per posargli un bacio sulla guancia. Chiuse gli occhi, godendosi la sensazione e il calore delle sue labbra sulla pelle, così come la leggera pressione della mano di lei sul suo petto, il suo profumo dolce di vaniglia misto a quello del dentifricio alla menta bianca. Quando riaprì gli occhi lei si era ormai infilata sotto le coperte. Abbandonandosi ad un sospiro, si preparò ad imitarla.
--- spazio autrice---
Ed eccoci, finalmente è successo!
Consideratelo pure un miracolo di Natale.
Francesca, il nostro Grinch meno verde ma altrettanto cinico, ha mantenuto la sua promessa e, vi svelo un segreto, le è anche piaciuto. Incredibile!
Lo so, è un capitolo relativamente corto e, parliamoci chiaro, non è poi successo nulla di che, ma voi cosa mi dite, vi è piaciuto?
Fatemelo sapere e preparatevi a partire per il Messico.
Grazie mille per aver letto e buon Natale!
*kiss Silver_Fame
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