2. She likes redheads.
«Siamo arrivati» disse Mitch, accostando di fronte alla mia abitazione.
Una casetta dipinta di azzurro con le finestre verde acqua e il tetto blu.
«Come faccio col fucile?» chiesi, iniziando a farmi prendere dall'ansia.
Sapevo che se mi avessero scoperto sarei finita nei guai.
E avrei preferito essere arrestata piuttosto che essere sgridata e messa in punizione dalle mie mamme.
«Lascialo nel portabagagli, ci penseremo domattina» rispose il mio migliore amico, io lo ringraziai e mi avvicinai a lui per baciarlo sulla guancia per salutarlo, poi uscii dal veicolo e lui ripartì, urlandomi un fastidiosissimo «A domani Duck» che mi fece alzare gli occhi al cielo per l'ennesima volta.
Avanzai verso la porta in legno di castagno della casa, attraversando il piccolo cortile con alcuni nani da giardino che mi facevano ribrezzo.
Tirai fuori dalla tasca dei miei jeans le mie chiavi e aprii la porta, trovando mia madre Margot subito dietro a essa.
Teneva le braccia incrociate al petto e un'espressione adirata stampata sul viso.
Rabbrividii.
«Ciao mamma» la salutai, forzando un sorriso.
«Dove sei stata?» mi chiese, io alzai gli occhi al cielo.
«Con Mitch. Come sempre» risposi, incamminandomi verso la cucina, lei mi seguì, sempre con quell'espressione, le braccia ora erano distese lungo i suoi fianchi.
«A sparare e correre per il paese a bordo di quel catorcio?» esordì lei, piantando le mani sul tavolo.
Deglutii, in ansia.
«Prima che tu mi chieda come faccio a saperlo, il signor Bridges vi ha visti.»
Sospirai.
Allora non tutti si facevano gli affari propri in quel dannato paese.
Il padre di Jocelyn ci aveva visti.
«Dai, amore, sono ragazzi. Lasciali divertire, in questa landa desolata non c'è nulla da fare e si arrangiano come possono» venne in mio sostegno mamma Elizabeth, appena sbucata dal soggiorno.
«È pericoloso. Potrebbero farsi male o passare guai» continuò Margot, Elizabeth si avvicinò a lei, mettendo le sue mani sulle sue spalle e baciandola sulle labbra, al ché l'altra rimase incantata e lasciò perdere la discussione.
Sorrisi guardandole, le trovavo estremamente tenere.
Quando era morto papà, mamma Margot era disperata, aveva due figli piccoli da crescere ed era sola.
Così, mamma Elizabeth venne in suo aiuto e dopo qualche anno si innamorarono e venne a stare da noi.
E i nostri vicini erano incuriositi da questo.
Alcuni avevano pregiudizi e dicevano che la mamma non amava davvero papà visto che si era messa con una donna.
Mi correggo, in quel paesino non tutti si facevano gli affari loro.
«Ma tu e quel Mitch... starete mica insieme?» chiese lei, ammicando, mentre sollevava una tazza di tè e se la portava alle labbra per bere.
Scossi la testa.
«Siamo migliori amici e basta. Lui sta uscendo con Jo» dissi, almeno avrebbero smesso di importunarmi con quella storia.
Non avevo ancora fatto coming out con loro perché non ne sentivo il bisogno.
Ero loro figlia, sapevo che mi avrebbero accettata in ogni caso.
E d'altra parte temevo che le persone pensassero che la mia omosessualità derivasse da un imitazione delle mie genitrici.
«Oh, Jocelyn, quella ragazza è deliziosa» disse Elizabeth aiutando Margot ad apparecchiare per la cena.
«Sono d'accordo. Quei capelli biondi...» rispose Margot.
Sorrisi, andando a mettere le scarpe nello stanzino.
Entrambe le mie mamme erano bionde, certamente avrebbero voluto che anch'io nascessi tale o che portassi una bionda o un biondo a casa.
Tornai a tavola e mi sedetti. Era tutto pronto.
Mio fratello Richard entrò nella stanza e, avendo sentito la conversazione precedente, dopo essersi seduto a tavola accanto a me, disse.
«Mi dispiace deludervi, ma Dakota non porterà nessuno con quel colore di capelli» spalancai gli occhi e, intuendo ciò che stava per dire, cercai di bloccarlo, ma mi precedette.
«Stai zitt-»
«Le piacciono le rosse a quanto pare.»
Poi ridacchiò, seguito dalle nostre mamme che ora erano molto più interessate alla conversazione rispetto a poco prima.
Arrossii, sapevo che di lì a poco sarebbero arrivate le solite domande scomode che mi avrebbero fatta sotterrare dalla vergogna.
«Chi è? Come si chiama? Quanti anni ha?» iniziarono il loro interrogatorio all'unisono.
Respirai profondamente, poi mi voltai verso Richard, il quale ridacchiava.
«Sei uno stronzo» gli dissi, guardandolo male, ma ottenni solo altre risate da parte sua e due sguardi di disapprovazione dalle nostre madri.
Sospirai, decidendo di sottopormi a quella tortura.
«Si chiama Alexis» dissi semplicemente, Margot inarcò le sopracciglia come per invitarmi a continuare, mentre Elizabeth chiedeva a Richard di passarle il sale per il pollo.
«Va nella mia stessa scuola, all'ultimo anno» continuai.
«Come fa di cognome? Magari conosciamo i suoi genitori» chiese Elizabeth.
«Heizer.» risposi, tornando a mangiare anche se forzatamente.
Parlare di quella stronza mi aveva fatto passare l'appetito.
Non sapevo neppure perché mi piacesse così tanto, oltre alla sua bellezza.
Quei lineamenti così perfetti accompagnati da quei capelli così rossi e morbidi e da quegli occhi verdi come i miei mi mandavano fuori di testa.
Ma pensavo ci fosse qualcos'altro oltre a quello.
Oltre allo stupido soprannome che mi riservava, oltre al suo sguardo di sfida quando lo faceva, quando ci incontravamo alle sue feste.
Non eravamo amiche o quant'altro.
Le nostre conversazioni erano composte semplicemente da «Ciao Duck» «Ciao».
Mi sarebbe piaciuto andare più a fondo, conoscerla davvero, ma non mi era possibile.
«Tesoro, stai rigirando la forchetta nel ketchup senza toccare nulla, stai bene?» mi chiese Margot, guardandomi in modo strano.
Alzai lo sguardo e annuii, mentre con la coda dell'occhio guardavo Richard ingozzarsi di pollo.
«È delizioso» borbottò con la bocca piena, io gli lanciai un fazzoletto.
«Sei disgustoso, Rich» dissi.
Durante il resto della cena parlammo di sciocchezze che al momento non ricordo, tutto proseguì normalmente fin quando le nostre genitrici non decisero di tirare di nuovo in ballo l'argomento Alexis.
«Credo di aver capito chi è, carina. Sua madre ci provava con me» disse Elizabeth, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Margot, ma la tranquillizzò immediatamente.
«Sto scherzando, amore mio» io ridacchiai, erano troppo buffe.
«Suo padre è nell'esercito e sua madre lavora in un negozio di abbigliamento in città» continuò, passandosi la lingua sulle labbra.
«Cazzo, ho messo troppo sale nel pollo» aggiunse, facendo una smorfia disgustata.
«Amore!» la rimproverò Margot.
«Comunque io penso che dovresti parlare con lei» mi disse quest'ultima, ma io scossi la testa in risposta.
«Non posso, ma'»
«Perché?» chiesero entrambe all'unisono.
Prima che potessi rispondere, lo fece Richard al posto mio.
«Perché Alexis è stronza e la prende in giro, la chiama Duck.»
A quel punto mi alzai dal tavolo, scocciata, mi diressi in camera mia e sbattei forte la porta.
Perché Richard non si faceva mai i cavoli suoi?
Mi buttai sul letto e presi il mio cellulare, decidendo di telefonare a Jocelyn per tenermi compagnia e aiutarmi a sbollire la rabbia.
Lei ci mise poco a rispondere.
«Hey, Duck» disse, io sbuffai sonoramente, riconoscendo la voce di Mitch dall'altra parte del telefono.
«Scusate ragazzi, avevo dimenticato che eravate insieme... Sì, Mitch, Jo me l'ha detto. Non rompere, tanto prima o poi lo avresti fatto tu. Ciao, divertitevi» dissi, riattaccando.
Qualcuno bussò alla mia porta.
«Non ci sono» risposi.
«Okay» rispose mamma Elizabeth, per un attimo la sentii allontanarsi ma poi tornò indietro e aprì la porta.
«Pensavi di fregarmi?» mi chiese, io in risposta annuii, sorridendo.
«Lascia perdere tuo fratello, lo sai che è solo invidioso. Almeno tu le ricevi le attenzioni di Alexis, giusto?» mi disse, sedendosi sul letto.
«Sì, certo, mi chiama ‘papera’» risposi, lei rise.
«Io e tua madre ci chiamavamo in un sacco di modi quando tu e Rich eravate piccolini» si lasciò andare ai ricordi e io la ascoltai.
Parlò anche di mio padre, mi disse che era sua amica e che era un brav'uomo, cose che sapevo già, insomma.
E concluse il tutto proponendomi di bere una tisana insieme a lei, io accettai per cortesia, rimpiangendo poco dopo il mio letto caldo.
Ma mamma Elizabeth era sempre gentile con me, quindi dovetti fare uno sforzo ed esserlo anch'io con lei.
Ci sedemmo in cucina, mamma Margot aveva appena finito di sparecchiare e lavare i piatti, ora era seduta in poltrona con una sigaretta accesa tra le labbra a guardare una telenovela in TV.
Elizabeth preparò due tisane e me ne porse una.
Le bevemmo continuando a chiacchierare.
«Dov'è Richard?» chiesi a mia madre, la quale sbuffò un soffio di fumo e poi rispose.
«È uscito, ha detto che doveva vedersi con Grace»
Io inarcai un sopracciglio, stranita.
Grace era amica di Alexis, e a quanto sapevo usciva con Jaiden, un compagno di Mitch.
Qualcosa non quadrava.
Decisi di indagare sulla faccenda.
Salutai le mie genitrici e andai in camera mia.
I miei migliori amici non potevano aiutarmi, quindi decisi di fare di testa mia.
Attesi che Margot e Elizabeth andassero a dormire e poi scesi dalla finestra, presi la bicicletta e andai nella direzione di casa di Grace.
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