The Royal Family (parte 2)
"E questo è quanto"
William aveva appena concluso il racconto di come lui e Nicholas si fossero innamorati e ora attendeva la reazione della donna di fronte a lui. Margaret rimase in silenzio per un po', assimilando tutto quello che aveva appena scoperto.
"Ti sei comportato proprio da stupido all'inizio" commentò la donna, lasciando di sasso il marito e il figlio.
"Scusami?"
"È la verità" si difese lei, scrollando appena le spalle. William ed Elijah si scambiarono uno sguardo stranito.
"Vuoi dirmi che dopo tutto quello che ti ho raccontato... questo è tutto quello che hai da dire?"
"Sì e... oh, congratulazioni" aggiunse Margaret, osservando con divertimento le espressioni stupefatte dei suoi uomini "Credevate avrei fatto una scenata, non è così?"
"Ecco... sì?" disse Elijah, titubante. Onestamente, faticava a comprendere come sua madre potesse essere così calma e tranquilla, o meglio divertita, dopo quel racconto.
"Elijah, tesoro, da quanto ho capito tuo padre ti ha rivelato che noi..." Margaret guardò brevemente l'uomo al suo fianco e lui annuì "noi non ci amiamo, nonostante siamo sposati da anni"
"Sì, me lo ha detto, ma non credevo avresti reagito in questo modo" puntualizzò il figlio "quando sono venuto a saperlo, io non ho più voluto parlare con lui per giorni. Ero risentito del fatto che non mi avesse detto nulla e che ti avesse tradito"
Margaret si alzò dalla sua poltrona, inginocchiandosi poi di fronte al figlio e prendendogli le mani, stringendole con dolcezza.
"Tesoro, il nostro è stato un matrimonio combinato e basato unicamente su un fattore economico. Io e tuo padre ci siamo sposati solo perché lo volevano le nostre famiglie, ma in verità non siamo mai stati innamorati. Siamo buoni amici e tuo padre si è confidato con me poco prima delle nozze, rivelandomi le sue vere inclinazioni"
"Perché non mi avete detto nulla prima?"
"Volevamo aspettare che fossi grande abbastanza per comprendere" disse William, soppesando ogni parola "ovviamente, nessuno poteva immaginare che tu lo avresti scoperto in quel modo in Scozia"
"E siete rimasti insieme per tutto questo tempo nonostante tutto?" domandò Elijah e vide i genitori annuire "Perché?"
"Per te" rispose Margaret con un piccolo sorriso.
"Quando sei nato abbiamo deciso di comune accordo di darti un'infanzia serena" continuò il padre, alzandosi e mettendosi al fianco della donna "Noi potremmo anche non amarci in modo romantico, ma questo non sminuisce il nostro amore per te"
"Io..." Elijah sembrava ancora titubante.
"Ricordi quando ne abbiamo parlato in Scozia insieme a Nicholas?" gli chiese William e il figlio annuì "Lui ti ha detto che avrebbe preso in alcun modo il posto di tua madre e così sarà. Lei rimarrà sempre tua madre, e io sarò sempre tuo padre indipendentemente dalle persone che potremmo frequentare. Tu verrai sempre prima di tutto per noi"
Margaret annuì con convinzione: non avrebbe saputo dirlo meglio del marito. Elijah li guardò entrambi senza parlare: di fronte aveva le stesse due persone che lo avevano cresciuto. C'erano sempre state per lui e, nonostante ora conoscesse la verità e la storia completa del loro matrimonio, sentiva di voler provare a dare loro una seconda possibilità.
"Solo... vorrei chiedervi una cosa" disse Elijah, guardandoli con serietà.
"Che cosa?" domandò Margaret.
"Ora conosco la verità, ma vi chiedo non nascondermi più niente d'ora in avanti"
"Ma certo tesoro. Niente più segreti tra noi" rispose la donna, stringendo forte le mani del figlio. William, al suo fianco, annuì.
"Non sarebbe saggio togliere quel gioiello prima di scendere per la cena, Signore?" domandò pacatamente il signor Davis, il valletto che era stato assegnato a Nicholas, mentre finiva di legargli i capelli in una bassa coda con un nastro di seta. Il Duca alzò lo sguardo e vide che l'uomo indicava il suo orecchino, lasciato scoperto a causa dei capelli raccolti.
"No, non lo farò" rispose pacatamente il nobile, infilando l'anello di famiglia al dito e rimirando con occhio critico la sua immagine nello specchio. Il valletto annuì in silenzio, lisciando con movimenti esperti la giacca leggera che indossava, togliendo le eventuali grinze sul tessuto. Nonostante avesse scelto abiti leggeri, il caldo soffocante di Londra non gli dava tregua: era abituato alle estati fresche e agli inverni rigidi della Scozia. Quella cappa soffocante che avvolgeva la città era del tutto nuova per lui... e cominciava già a detestarla "A che ora è la cena?"
"Alle otto" rispose l'uomo, spostandosi di lato con le mani intrecciate dietro la schiena "Non manca molto e vi suggerirei di cominciare ad avviarvi. Vi mostrerò la strada"
"Perfetto" Nicholas si avviò verso la porta mentre il signor Davis lo seguiva.
"Desiderate altro?"
"Sì, vorrei che preparaste un bagno rinfrescante per quando mi sarò congedato dalla serata" disse Nicholas mentre uscivano in corridoio "E domani mattina non desidero essere disturbato. Vi chiamerò io per la colazione"
"Sì, Signore" rispose l'uomo. Nicholas lo osservò di soppiatto: era tutt'altro che un chiacchierone e le sue risposte laconiche non favorivano di certo una buona conversazione. Il mattino seguente lo avrebbe convocato in camera per farsi portare la colazione: non aveva voglia di vedere la famiglia reale di prima mattina.
"Padre" la voce di Victoria lo riscosse dai suoi pensieri.
"Sei incantevole, tesoro" la accolse il genitore, osservando sua figlia uscire dalla sua stanza con un bellissimo abito verde bosco. I capelli, notò, erano stati acconciati secondo la moda della città. Alle sue spalle comparve la sua dama di compagnia.
"Vi ringrazio. Potete congedarvi" disse Victoria rivolta alla dama, la quale si inchinò e li lasciò da soli "Gabriel?"
"Eccomi" Gabriel emerse dalla sua stanza e si avvicinò al padre e alla sorella.
"Fateci strada" ordinò Nicholas al suo valletto e a quello di suoi figlio. Pose il braccio alla figlia, la quale accettò, e posò una mano sulla spalla del figlio.
"Comportatevi bene" li ammonì il Duca a bassa voce, in italiano.
"Lo faremo, ma non siamo noi quelli che faranno fatica a mantenere la calma. Vi abbiamo visto al cospetto del re" rispose Gabriel, stringendosi nelle spalle quando il padre gli lanciò un'occhiataccia.
"Suppongo dovremmo comportarci tutti bene" intervenne Victoria, posando una mano sul braccio del padre. Nicholas sospirò ed annuì.
"Siamo arrivati" disse il signor Davis, fermandosi di fronte all'entrata della sala da pranzo. Nicholas li ringraziò e li congedò. Una volta entrati individuarono subito Magnus che stava chiacchierando a bassa voce con William e Margaret. Elijah si scusò ed andò ad accoglierli.
"Vostre Grazie, benvenuti" li salutò il giovane con un sorriso malandrino. Nicholas gli sorrise a sua volta, lasciando che i figli a chiacchierare con Elijah, mentre lui si univa agli altri.
"Mio caro Duca, che piacere rivedervi" lo accolse Margaret. Nicholas ricambiò il sorriso cortese e le fece un baciamano.
"Altezza, il piacere è tutto mio"
"Le stanze sono di vostro gradimento?"
"Sì, lo sono e anche i valletti che ci avete mandato. Vi ringraziamo per l'ospitalità" rispose l'uomo, intrecciando le mani dietro la schiena.
"Oh, l'importante è che vi troviate a vostro agio" Margaret fece un gesto noncurante con la mano e il Duca notò come fosse molto più rilassata e a suo agio rispetto al pomeriggio "Sapete, William mi ha parlato molto di voi"
"Davvero? Spero vi abbia parlato bene di me" disse Nicholas, scoccando un'occhiata al compagno. William tossicchiò, le guance leggermente rosse per l'imbarazzo.
"Meravigliosamente positive" gli rispose la donna, piegando la bocca in un mezzo sorriso "E poi siamo stati piacevolmente intrattenuti dal vostro consigliere"
"Sì, è una delle sue qualità"
"Che cosa posso dire? È un dono" si schernì Magnus con falsa modestia "Non vorrei sembrare irrispettoso, ma... dove sono i nostri ritardatari padroni di casa?"
"Stanno arrivando in questo momento" gli sibilò Nicholas, dandogli discretamente una gomitata per farlo tacere. Effettivamente il re e la regina stavano entrando in quel momento nella sala, subito seguiti da Octavian e Artemisia. Accanto al Principe c'era una donna che Nicholas non riconosceva, ma non poté non notare lo sguardo spento che aveva.
Dopo aver scambiato alcuni convenevoli finalmente presero posto a tavola: il re e la regina sedettero ai due capi opposti del lungo tavolo, mentre Nicholas si ritrovava seduto tra Magnus, alla sua destra, e Gabriel alla sua sinistra. Di fronte a lui c'era Octavian e, al suo fianco, Lilian, sua moglie. La donna sedeva composta, gli occhi bassi e una sottile ciocca di capelli neri che le ricadeva lungo la guancia, subito spostata dietro l'orecchio con un gesto nervoso.
"Potete servire la cena" ordinò il re e subito un via vai di camerieri cominciò a portare le pietanze in tavola. Una volta serviti aspettarono tutti, come da etichetta, che il re cominciasse a mangiare.
"Dunque, Vostra Grazia" esordì il re, attirando l'attenzione di Nicholas "mio figlio mi ha informato che oggi pomeriggio avete fatto un piccolo giro per il palazzo"
"Sì, Maestà, è così" rispose il Duca, bevendo un sorso di vino rosso "Avete una dimora decisamente impressionante e... ricca"
"Sì, frutto di anni e generazioni prospere" si vantò l'uomo, prendendo un boccone di cibo. Nicholas gli rispose con un sorriso appena cortese.
"Mi domandavo: è vero che voi avete origini italiane?" domandò Lilian, la voce sottile e discreta, osservandolo con genuina curiosità. Il marito, al suo fianco, fece una smorfia di disgusto che Nicholas ignorò.
"Sì, è così"
"E di dove siete originario?"
"Venezia" rispose lui, attirando la curiosità di Artemisia.
"Il mondo è proprio piccolo, a quanto sembra. I miei figli hanno appena cominciato il loro Grand Tour e la loro prima tappa è proprio la Serenissima" disse lei, entusiasta.
"Un'ottima scelta, a mio parere, per cominciare il loro viaggio di istruzione e cultura" si complimentò Nicholas in tono cortese.
"Quindi... non siete interamente scozzese?" la domanda retorica di Octavian fece inarcare un sopracciglio al Duca, il quale si limitò ad annuire "Interessante. Mi domandavo come mai un mezzo scozzese dalla... dubbia reputazione... sia stato scelto per rappresentare questo popolo. Non c'erano altri nobili più... degni?"
"Octavian, credo che tu stia esagerando" replicò William duramente.
"Cosa succede, fratello? La mia è una domanda legittima" rispose l'uomo in tono fintamente innocente.
"Suppongo, Altezza, di aver dimostrato il mio valore e di aver conquistato la loro fiducia" disse Nicholas, riportando lo sguardo annacquato di Octavian su di sé. Nicholas sapeva che stava cercando di provocarlo, ma non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
"E voi, Lord Wilson? Che cosa ne pensate?" il Principe rivolse la sua attenzione a Magnus. Il distillatore si prese il suo tempo prima di rispondere: posò le posate e si pulì la bocca col tovagliolo, bevendo poi un sorso di vino. Tutti i commensali lo osservavano con trepidazione, attendendo una sua risposta.
"Volete la mia opinione?" Magnus posò il calice e alzò lo sguardo sul suo interlocutore "Ho avuto l'onore e il privilegio di lavorare per Sua Grazia per anni e, vi posso assicurare sul mio onore, che non esiste uomo migliore per guidare e rappresentare la Scozia. Se non volete credermi, però, potreste sempre fare una visita ai nobili scozzesi e chiedere a loro come ha fatto vostro fratello. Tutti vi riferiranno questa stessa risposta"
Magnus aveva parlato in tono pacato, ma il suo sguardo era duro e freddo come il ghiaccio. L'ultima frase era chiaramente una provocazione nei confronti dell'uomo, ma nessuno osò ribattere.
"E cosa ne pensano i sudditi scozzesi delle sue... dubbie inclinazioni? Ne sono favorevoli?" Octavaian sorrise in modo sgradevole. Elijah, Gabriel e Victoria si scambiarono delle mute occhiate di inquietudine, mentre gli adulti si immobilizzarono e osservavano il nobile inglese con incredulità.
"Da quando i gusti di una persona determinano la sua adeguatezza al comando?" la voce di Nicholas era bassa e pericolosa.
"Octavian! Smettila di importunare i nostri gentili ospiti" lo redarguì la regina, dopodiché si rivolse ai nobili scozzesi "Vi chiedo perdono per il comportamento di mio figlio"
"Padre..." lo chiamò Gabriel, posando una mano sul suo braccio. Nicholas guardò prima il figlio poi la regina, annuendo il modo impercettibile.
La cena riprese, ma le conversazioni erano brevi ed impacciate. Erano ancora tutti imbarazzati per il comportamento di Octavian, anche se il diretto interessato non sembrava minimamente a disagio. Nicholas e Magnus si scambiarono un'occhiata d'intesa: quel soggiorno sarebbe stato ancora più difficile del previsto.
Una volta finita la cena i nobili scozzesi si ritirarono nelle loro stanze, spiegando che avevano bisogno di riposo dopo il lungo viaggio. La verità era che il clima si era fatto troppo pesante e insopportabile dopo la conversazione con Octavian. Avevano bisogno di stare da soli ma, soprattutto, il più lontano possibile da quel nobile da strapazzo.
Nicholas si frizionò i capelli umidi con un asciugamano dopo un rigenerante bagno freddo. Il caldo soffocante di Londra lo stava distruggendo: era abituato alle estati calde e ventilate delle Highlands, ma era impreparato a quella sensazione soffocante che abbracciava l'intera città.
Si infilò un paio di braghe leggere ma senza la blusa, poggiando l'asciugamano umido su un piccolo mobiletto del bagno. Si passò una mano tra i capelli umidi, cercando di dare loro un aspetto meno arruffato. Si diresse verso il boudoir: non aveva ancora sonno, ma aveva voglia di sedersi su una poltrona e leggere uno dei libri presenti nell'alta libreria, cercando di distrarsi dal disastro della cena. Stava per aprire la porta che conduceva al piccolo salottino, quando sentì dei rumori ovattati provenire da quella stanza. Si bloccò di colpo e rimase in ascolto, domandandosi chi si fosse introdotto nei suoi appartamenti. Quando i rumori cessarono decise di agire: non aveva armi sottomano, ma aveva ancora l'effetto sorpresa dalla sua.
Aprì piano la porta e gettò una rapida occhiata all'interno della stanza, circospetto. Si immobilizzò quando riconobbe chi si era introdotto.
"William?" nel sentire il suono della sua voce l'uomo si voltò "Cosa... cosa ci fai tu qui?"
"Sorpresa" rispose il Principe, allargando le braccia e ridacchiando divertito alla sua faccia stupefatta. Si rese conto solo in un secondo momento che il compagno indossava solamente delle braghe nere, il petto e le braccia nude, i capelli umidi che lasciavano cadere sottili rivoletti d'acqua lungo il suo petto "Oh... vedo che sono arrivato al momento giusto"
"Will... William... Come sei entrato? La porta della mia stanza è chiusa. A chiave"
"Ho notato. Infatti non sono passato dalla porta, ma da lì" disse, indicando la libreria con fare ovvio. Nicholas inarcò un sopracciglio, scettico.
"Sei diventato un fantasma e adesso passi attraverso i muri?"
"No, stupido" William scosse la testa, esasperato. Si avvicinò e, facendo scorrere un dito sulle copertine dei libri, tirò leggermente il penultimo del secondo scaffale. Con un lieve click una porzione del mobile si spostò di lato, rivelando un passaggio abbastanza grande per far passare una persona. Dall'altra parte del tunnel si intravedeva una luce soffusa.
"Un passaggio segreto. Ingegnoso"
"Dalla mia camera direttamente alla tua"
"E Margaret?" domandò Nicholas. Sicuramente lei si sarebbe accorta della mancanza dell'uomo.
"Beh, da anni dormiamo in camere separate" disse casualmente William, richiudendo il passaggio e voltandosi nuovamente verso il Duca "E ho dato l'ordine di non disturbarmi domani mattina"
"Mmm... vedo che hai pensato a tutto" disse Nicholas, impressionato "E io che credevo non sapessi dei passaggi segreti"
"Ah! Io ho detto di non averli mai utilizzati" lo corresse l'uomo, avvicinandosi lentamente e posandogli le mani sulla vita del compagno "C'è differenza"
"Touché" sussurrò Nicholas "Che strana coincidenza questo passaggio segreto tra le nostre camere, non trovi?"
"Potrei aver detto a Bainer di far preparare questa stanza per te" rispose William con fare vago. Nicholas ricordò di averlo visto confabulare con l'uomo prima del loro incontro con la famiglia reale.
"Quindi? Non è passata nemmeno un'ora dalla fine della serata e già sentivi la mia mancanza?"
"Cosa posso dire?" William si strinse nelle spalle con fare innocente, ma Nicholas vide una scintilla di malizia brillare nel suo sguardo "Mi è mancato averti vicino"
"Siamo stati sempre insieme fino ad oggi" ribatté il Duca con fare sarcastico. Il Principe continuò a sorridere innocentemente, ma cominciò a muovere con lentezza disarmante la sua mano lungo gli addominali definiti di Nicholas.
"Sai cosa voglio dire" lo stuzzicò William, sentendo i muscoli contrarsi sotto il suo tocco. Nicholas trattenne il fiato, capendo esattamente cosa volesse. Sentì la mano del Principe risalire: tracciò la curva dell'ultimo addominale e poi su, più su fino al contorno del pettorale. Si posizionò nel mezzo e lì William poggiò il palmo della mano e allargò le dita.
"Passare troppo tempo con me ti ha decisamente plagiato" sussurrò Nicholas.
"Posso sempre smettere..."
"Non osare"
Il sorriso di William si trasformò e divenne più affilato e ferino. Nicholas sentì una leggera pressione sul suo petto, in corrispondenza della mano dell'uomo: lo stava sollecitando ad arretrare. Il Duca si mosse lentamente all'indietro, un passo dopo l'altro, senza rompere il contatto visivo con William. Era totalmente alla sua mercé... non che gli dispiacesse. Quella sera avrebbe fatto qualunque cosa il Principe avesse voluto.
William sapeva di averlo in pugno: era suo. Lo spinse leggermente fino a quando non arrivarono nella camera da letto: chiuse la porta con un piede, spingendo poi Nicholas fino al bordo del letto. Con una pressione leggermente maggiore lo fece cadere all'indietro, facendolo atterrare tra le lenzuola. Il Duca si puntellò sui gomiti e lo osservò, gli occhi che brillavano come quelli di un predatore. William rimase in piedi, sfilandosi la blusa e rimanendo a sua volta a petto nudo.
"Non farmi aspettare" sussurrò Nicholas in italiano. William ora comprendeva cosa gli diceva, ma questo non aveva diminuito il potere che quella lingua aveva su di lui. Era sempre sensuale, sempre eccitante quando la utilizzava lui.
"Non lo farò" rispose l'uomo, sempre in italiano, chinandosi sul letto. Con un movimento rapido costrinse Nicholas ad allargare le gambe, poggiando un ginocchio tra di esse, mentre puntellava le mani ai lati della testa del Duca. Si issò sopra di lui e cominciò a baciarlo con passione.
Quella notte sarebbe stata solo loro.
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