Sail away
Il giorno della partenza era finalmente arrivato, preceduto dai febbrili preparativi che avevano movimentato il castello nei giorni precedenti. La servitù aveva preparato i bagagli dei Duchi e dei Principi, mentre Magnus e i suoi uomini erano arrivati tre giorni prima della partenza. Quella mattina tre carrozze erano parcheggiate di fronte al castello, mentre un susseguirsi di maggiordomi caricavano i bagagli dei viaggiatori.
Nicholas osservava tutto quanto, ma senza realmente vederlo. In realtà era perso nei suoi pensieri: non lo avrebbe ammesso ad alta voce, ma quel viaggio verso Londra lo terrorizzava nel profondo. Aveva paura perché quel viaggio era letteralmente un salto nel buio per lui e la sua famiglia. Non sapeva cosa aspettarsi e questo lo frustrava oltre ogni modo.
"Fate attenzione con quei bagagli!" ringhiò Nicholas, risvegliandosi dalla sua trance a causa di un forte rumore. Due dei suoi cocchieri avevano caricato malamente uno dei suoi bauli che conteneva i suoi ingredienti e i suoi vari unguenti "Contiene oggetti molto delicati!"
"Perdonatemi, mio Signore" si scusò il maggiordomo, mortificato, caricando il baule con quanta più delicatezza possibile.
"Sei già arrabbiato di prima mattina?" la voce divertita di William lo fece voltare di scatto. Il Principe gli sorrise, incurante dell'occhiata obliqua dell'uomo.
"Sono calmissimo" sbuffò il Duca "solo, vorrei che le boccette arrivassero intere a Londra"
"Capisco" disse l'uomo, osservandolo con occhio critico. Nicholas si sentì leggermente a disagio sotto quello sguardo inquisitore: era come se sentisse che gli stesse nascondendo qualcosa.
"Dove sono i ragazzi?"
"Dovrebbero arrivare a momenti. Tua madre è andata a chiamarli e cercare di persuadere Gabriel a non portare l'intera biblioteca con sé per il viaggio" disse il Principe, mentre il Duca scuoteva la testa, esasperato. Suo figlio non si smentiva mai.
"E Magnus?"
"D'ora in avanti non dovrai più chiamarmi così" Magnus li raggiunse con uno svolazzo di mantello, mettendosi dall'altro lato del Duca.
"E come dovremmo chiamarvi?" domandò William, divertito.
"Per tutto il soggiorno di Londra sarò Lord Duncan Wilson delle Isole Orcadi, nonché fedele consigliere del Duca di Angelo" annunciò Magnus, sporgendo il petto e raddrizzando la schiena.
"Come volete, Lord Wilson" rispose il Principe, chinando lievemente il capo nella sua direzione. Magnus sorrise furbescamente e andò a parlare con i suoi uomini. La quiete del momento venne interrotta dall'arrivo dei loro figli, subito seguiti da Maria.
"Eccovi, finalmente" li accolse Nicholas, una volta arrivati.
"Ho fatto il possibile, ma Gabriel..."
"Lo so, William me lo ha detto" la interruppe Nicholas, scuotendo lentamente la testa, trattenendo a stento un sorrisetto.
"Tutto questo solo per un paio di libri" borbottò il ragazzo, imbronciato.
"Ne hai già messi a sufficienza nei tuoi bagagli, tesoro. Abbastanza per il tuo soggiorno" replicò bonariamente sua nonna.
"E poi ci sono libri anche a Londra. La nostra biblioteca è molto ben fornita" si intromise Elijah, attirando lo sguardo incuriosito dell'amico.
"Ha ragione. Se vorrai te la mostreremo una volta arrivati" aggiunse William, incurante dell'occhiata di ammonimento che gli riservò Nicholas.
"Davvero?" domandò Gabriel, improvvisamente ringalluzzito. William annuì.
"Mio Signore, le carrozze sono pronte" disse uno dei cocchieri. Nicholas annuì e lo congedò.
"Credo che sia ora di salutarci" disse Maria, sorridendo tristemente. Si avvicinò ai suoi nipoti e li strinse in due lunghi abbracci "Mi raccomando: ricordate chi siete e il vostro rango"
"Saremo all'altezza delle aspettative" le assicurò Victoria, sciogliendo l'abbraccio.
"Ne sono sicura" Maria accarezzò dolcemente il volto dei nipoti, prima di congedarli. Si voltò verso i due Principi e, prendendoli in contropiede, abbracciò anche loro. Elijah ricambiò la stretta, le guance leggermente rosse. William accettò di buon grado, sentendo che la donna gli bisbigliò qualcosa all'orecchio "Grazie per tutto quello che avete fatto per mio figlio. Prendetevi cura di lui e dei miei nipoti"
"Lo farò" le sussurrò l'uomo, allontanandosi dalla donna. Maria salutò calorosamente anche Magnus, dopodiché si voltò verso suo figlio.
"Fa attenzione a Londra. E ricorda che i palazzi hanno occhi e orecchie dappertutto" gli raccomandò Maria, stringendo il figlio a sé.
"Mi conosci, Madre. Io sono sempre molto cauto" rispose Nicholas e l'uomo sentì sua madre ridacchiare piano. Si separarono e lui le diede un bacio sulla guancia prima di congedarsi definitivamente, notando gli occhi lucidi della donna. Fece cenno al cocchiere di partire, dopodiché salì sulla prima carrozza. Prese posto al fianco di William, mentre di fronte a lui sedeva Magnus. Gabriel, Victoria ed Elijah avrebbero viaggiato nella seconda carrozza con due degli uomini di Magnus, mentre le altre cinque guardie avrebbero utilizzato l'ultima carrozza.
"Nervoso?" gli domandò Magnus, mentre le carrozze si muovevano ondeggiando.
"Un po', sì" rispose Nicholas, voltando la testa verso il finestrino e osservando il paesaggio che cambiava velocemente davanti ai suoi occhi. Sentì la mano di William poggiarsi piano sulla sua, stringendola delicatamente per fargli sapere che non era solo in quel viaggio. Il Duca voltò appena la testa nella sua direzione, regalandogli un sorriso fugace, ma rafforzando la stretta sulla mano del Principe.
Nicholas giocherellò distrattamente per tutto il viaggio con la mano di William, vagamente consapevole che il nobile e il distillatore stessero chiacchierando animatamente: le parole gli arrivavano come ovattate e lui non aveva decisamente voglia di parlare. Preferiva rimanere in silenzio ad osservare il paesaggio, cercando di dare un ordine ai suoi pensieri e alle sue preoccupazioni.
"Tesoro, credo che siamo arrivati" la voce di William lo riscosse dalle sue elucubrazioni. Batté le palpebre e si accorse che sì, erano decisamente arrivati. Uno dei cocchieri aprì lo sportello della carrozza, permettendo ai tre uomini di scendere: erano arrivati in una piccola cittadina costiera non lontana dal castello del Duca e dove, solitamente, ormeggiavano le sue navi quando ritornavano dalle loro spedizioni. Per quel giorno Nicholas aveva deciso di utilizzare il suo vascello più veloce: la Perla Nera.
"Questa sarà il nostro mezzo di trasporto per l'Inghilterra" disse Nicholas, avviandosi a posso sicuro verso il vascello ormeggiato al porto. Notò con soddisfazione che era già stato preparato per la partenza.
"Vedo che hai deciso di utilizzare la tua punta di diamante" notò Magnus con un sorrisetto. Conosceva bene quel veliero: più di una volta aveva avuto il privilegio di salirci a bordo.
"Beh, è una scelta tattica: è il mio vascello più veloce" rispose Nicholas con noncuranza, allontanandosi per dare le disposizioni ai suoi cocchieri.
William non aveva detto una parola, troppo preso ad ammirare quel gioiello ormeggiato al porto: era imponente e il nome Perla Nera era scritto il lucide lettere d'ottone applicate sulla fiancata. Fedele al suo nome, il veliero, era completamente nero: dalle assi di legno, alle corde di ormeggio fino alle imponenti vele spiegate dei tre alti alberi. A prua faceva bella mostra la polena del vascello: delicatamente intagliata e ricoperta di vernice dorata spiccava l'armoniosa figura di una sirena. Sembrava quasi che fosse seduta: le mani poggiate ai lati dei suoi fianchi con il busto e la testa protese in avanti. Sulla cima dell'albero maestro sventolavano due bandiere: la prima rappresentava lo stemma della famiglia di Angelo su campo bianco mentre la seconda, più piccola e posta sotto la precedente, era la bandiera scozzese.
"Bellissima, vero?" la voce di Magnus lo riscosse. William non poté che annuire, affascinato.
"Nicholas!" una voce profonda, proveniente dalla nave, fece voltare tutti. Appoggiato al parapetto del veliero c'era un uomo che li osservava, le mani ben piantate sul legno scuro. William lo osservò attentamente: l'uomo sorrideva apertamente, provocando piccole rughe di espressione attorno ai suoi occhi. Doveva sorridere molto spesso. La carnagione era decisamente abbronzata, come si confà ad un buon marinaio, e aiutava a mettere ancora più in evidenza gli occhi verde mare dell'uomo. I lunghi capelli neri erano malamente legati dietro la nuca, mettendo in mostra una schiera di orecchini su entrambi i lobi del marinaio.
"Perseus!" rispose Nicholas, salutandolo allo stesso modo "Abbassa la passerella così possiamo caricare i nostri bagagli"
L'uomo annuì e abbaiò un paio di ordini ai suoi marinai e, in men che non si dica, la passerella fu abbassata. Perseus ne approfittò per scendere a terra, lasciando poi campo libero agli uomini che si occupavano di caricare gli effetti dei nobili. William osservò che era vestito in maniera molto semplice, solo una blusa bianca e un paio di pantaloni blu scuro. Perseus si avvicinò e diede un rapido abbraccio a Nicholas, scoccandogli una pacca sulla spalla. Riservò lo stesso trattamento a Magnus e salutò con un cenno del capo Gabriel e Victoria.
"E così sono loro che dobbiamo accompagnare a Londra?" domandò l'uomo, spicco, indicando con un cenno del capo i due reali inglesi.
"Sì. Perseus ti presento le Loro Altezze Reali, William ed Elijah Solace" disse Nicholas, facendo le presentazioni di rito "Altezze Reali vi presento Perseus Jackson, capitando della Perla Nera"
Il capitano della nave scoccò un'occhiata sospetta al Duca: evidentemente Nicholas non gli aveva detto nulla della natura reale dei suoi compagni di viaggio. Nonostante ciò, Perseus riprese velocemente il controllo di sé, inchinandosi brevemente ai due nobili "Al vostro servizio. È un onore avervi a bordo della mia nave"
"Vi ringraziamo, capitano Jackson" rispose William, chinando educatamente il capo nella sua direzione. L'uomo gli rivolse un sorriso cortese, invitando poi i suoi passeggeri a salire a bordo. Quando si ritrovarono sul ponte della nave il capitano ordinò di alzare la passerella e di far risalire le ancore, preparando la nave per lasciare il porto. William osservò con interesse il viavai di uomini che si affrettavano ad ubbidire agli ordini, mentre una donna scendeva dalla plancia di comando per venire nella loro direzione: i suoi lunghi capelli biondi erano tenuti a bada da una bandana rossa, la camicia bianca che indossava era stretta sotto un bustino di cuoio intrecciato che le affinava la vita, le lunghe gambe erano fasciate da dei pantaloni neri. Era la prima volta che il Principe vedeva una donna indossare degli abiti maschili, ma doveva ammettere che non la rendevano meno femminile, ma accentuavano e slanciavano la sua figura.
"Lei è Annabeth Chase, primo ufficiale della Perla e moglie del capitano" bisbigliò Magnus, avendo notato lo sguardo dell'uomo sulla donna.
"Non avevo mai visto una donna su una nave con la posizione di primo ufficiale" rispose William, stupito.
"Lei è un'eccezione, ma non fatevi ingannare da quel dolce visino: ha abbastanza tempra da mettere in riga tutti questi marinai" Magnus gli rivolse un ghigno astuto. La donna si fermò di fronte a loro, presentandosi e salutando con rispetto i due nobili. Non aveva fatto una piega quando avevano detto i loro titoli reali, ma li aveva squadrati con particolare interesse.
"Se vogliate seguirmi, Altezze, vi mostrerò le vostre cabine" disse Annabeth, cortese, ricevendo cenni affermativi dai due Principi. La donna schioccò le dita e due marinai corpulenti si palesarono al suo fianco "Prendete i loro bagagli e venite con noi"
"Sì, signora" risposero i due uomini. Annabeth fece cenno di seguirli, conducendoli sottocoperta e mostrando loro le loro cabine.
"Spero siano di vostro gradimento"
"Sono perfette. Vi ringraziamo per l'ospitalità" replicò William, mentre i due marinai depositavano i loro bagagli nella cabine, congedandosi poco dopo.
"Bene. Vi lascio un po' di tempo per ambientarvi. Se doveste aver bisogno di altro, mi troverete sopraccoperta" detto questo si congedò, lasciandoli da soli.
Quella giornata passò veloce e in men che non si dica la luce morente del sole aveva lasciato il posto alle stelle della notte. Il vascello veleggiava veloce e leggero sull'acqua, quasi senza sforzo, portandoli sempre più lontani dalla costa scozzese. Con un sorriso, William, osservò suo figlio girovagare con curiosità per tutta la nave insieme ai due giovani Duchi, esplorando. Sospettò anche che suo figlio si fosse infatuato della giovane Duchessa, dato gli sguardi che di tanto in tanto si scambiavano.
Con una fitta di tristezza si disse che, una volta tornati a Londra, Elijah avrebbe avuto raramente momenti di svago come quelli. Scosse la testa con forza: non voleva pensarci in quel momento e voleva lasciare quella manciata di giorni che li separavano dall'Inghilterra liberi da pensieri tristi.
A proposito di pensieri tristi... Non vedeva il Duca dalla cena nella cabina del capitano e si domandò dove fosse andato, dato che era sparito senza dire una parola da ore. William aveva notato quanto sembrasse assente e lontano quella mattina, ma la frenesia del viaggio e della nave non gli avevano dato l'opportunità di passare del tempo da soli.
"Perdonatemi capitano, avete visto il Duca?" chiese William, raggiungendo l'uomo sul soppalco del timone.
"Sì, è a prua" rispose Jackson, indicando una figura scura davanti a sé. Il Principe lo ringraziò e si avviò nella direzione indicata, trovando il Duca sdraiato su uno dei grandi bracci di legno che servivano per far cambiare direzioni alle vele, semi-nascosto da una di esse. Aveva gli occhi chiusi e i capelli scompigliati dalla brezza notturna, il mantello che pendeva e sbatacchiava pigramente verso il basso.
"Ecco dove ti eri nascosto" esordì William, poggiando le braccia al parapetto "Ti stavo cercando"
"Avevo voglia di stare un po' da solo" rispose svogliatamente l'uomo, senza degnarsi di aprire gli occhi.
"Perso in pensieri interessanti?" domandò il Principe con noncuranza, osservando le onde che si infrangevano contro la prua della nave. Nicholas rimase in silenzio per lunghi minuti, tanto che William ipotizzò che si fosse addormentato. Un fruscio nella sua direzione, però, attirò il suo sguardo: il Duca si era messo seduto, le gambe che penzolavano indifferenti nel vuoto e le mani poggiate sul legno levigato del pennone. Il mantello alle sue spalle si gonfiava e si afflosciava seguendo la volontà del vento.
"C'è qualcosa che vuoi dirmi?"
"Questo dovrei chiederlo io a te" ribatté William con calma "Hai evitato tutti per tutto il giorno"
"Non era mia intenzione" borbottò Nicholas, alando gli occhi al cielo e scrutando le costellazioni sopra di loro.
"Ascolta, so che hai paura e si preoccupato" esordì il Principe, decidendo di affrontare il discorso il modo diretto "e lo sono anche io. Sono spaventato da questo ritorno a casa perché ho paura di quello che potremmo trovare, ma non abbiamo scelta. Però non siamo soli: ci saremo l'uno per l'altro e farò tutto ciò che è in mio potere per proteggerti... proprio come tu hai fatto con me ed Elijah in Scozia"
Nicholas non rispose, si limitò ad osservarlo con curiosità, come se lo vedesse per la prima volta in vita sua. Per anni aveva nascosto i suoi pensieri e i suoi sentimenti, eppure William in pochi mesi era riuscito ad abbattere le sue barriere e ora riusciva a leggerlo come un libro aperto. Era sconcertante la facilità con cui ci era riuscito, eppure quelle parole lo avevano leggermente rasserenato. Con movimenti fluidi ed esperti, si alzò e saltò giù dal braccio di legno, atterrando con un tonfo sordo al fianco del compagno.
William si rialzò e si voltò verso l'uomo al suo fianco, alzando una mano per togliere una ciocca di capelli corvini dal suo volto, posandola poi dolcemente sulla sua guancia. Nicholas chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel contatto.
"Grazie" sussurrò il Duca.
"Quando le cose si fanno difficili, non mi allontanare. Siamo in questa situazione insieme... anzi, direi che siamo in questa situazione per colpa mia" disse William, riuscendo a far sorridere Nicholas, la mano ancora poggiata sulla sua guancia "E insieme la supereremo. Va bene?"
"Sì" mormorò Nicholas, chinandosi per intrappolare le dolci labbra del compagno in un bacio lento, il cuore decisamente più leggero dopo le parole del Principe. William rispose al bacio, intrecciando le mani nei capelli neri dell'uomo. Quando si separarono si appoggiarono al parapetto della nave in silenzio, le mani intrecciate davanti a loro, grati della reciproca compagnia.
N.A.
Ormai ci rinuncio a scusarmi ogni volta per il ritardo...
Questo è più un capitolo di passaggio per introdurre un paio di cose prima del prossimo, dove incontreremo finalmente la famiglia reale, la quale ci terrà compagnia per un po'...
Grazie per la pazienza che portate per i miei aggiornamenti sporadici e grazie per continuare lo stesso a leggere questa storia!
Un bacio dalla vostra Poseidon1999
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