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Missing Moment

Tre anni dopo l'epilogo

Il popolo era in festa, il giorno tanto atteso era finalmente arrivato.

A breve si sarebbero celebrate le nozze del Principe con la figlia del Duca Nero. Da quel momento in poi si sarebbe sancita definitivamente un'alleanza con la Scozia.

Il paese era in fibrillazione dal giorno dell'annuncio, avvenuto in una tranquilla mattinata di luglio dell'anno precedente.

Nicholas, William e Margaret avevano infine ceduto e avevano dato le rispettive benedizioni per quel matrimonio tanto agognato. Entrambi i genitori sapevano bene a quello che sarebbero andati incontro i figli: Elijah sarebbe stato l'erede al trono e la sua compagna sarebbe dovuta essere all'altezza di tale incarico. Da una parte erano felici che tra i loro figli fosse sbocciato l'amore, ma dall'altra volevano essere sicuri che non si trattasse di una passione passeggera. Avevano rifiutato due volte di dare la loro benedizione per le nozze, facendo passare alcuni anni, così che i due ragazzi avessero avuto modo di conoscersi nel profondo.

Quando, per la terza volta, Elijah e Victoria avevano chiesto la loro benedizione per convolare a nozze Nicholas, William e Margaret gliela avevano concessa. Avevano osservato la loro relazione crescere e mutare, diventare solida con il passare degli anni. Certo, avevano avuto alti e bassi, ma avevano affrontato il tutto come una squadra, con complicità e intelligenza.

Da quel giorno erano passati circa otto mesi. Avevano deciso di sposarsi con l'arrivo della bella stagione, e la servitù aveva lavorato senza sosta per fare in modo che fosse tutto perfetto.

Nicholas aveva assistito alle prove dell'abito di Victoria. Gli si erano inumiditi gli occhi la prima volta che l'aveva vista: la sua bambina era ormai una donna, pronta per iniziare una nuova vita con il suo futuro marito.

La sera prima delle nozze Nicholas si era rifugiato nella sua camera, attendendo l'arrivo del compagno. A palazzo circolavano delle voci sul loro continuo "sgattaiolare" via insieme in qualche stanza. William aveva ordinato alla servitù di non fare uscire una singola voce dal palazzo. Certo, era evidente che tutte le volte che il Duca tornava a Londra per fare visita alla figlia, il Re veniva visto sempre meno con la Regina.

William aveva messo subito a tacere le malelingue. Gli era bastato solo ribadire l'importanza di passare del tempo di qualità insieme alla famiglia del Duca e sottolineare il fatto che le loro famiglie fossero ora indissolubilmente legate. Certo, aveva fatto storcere il naso a molte persone, ma non avevano osato controbattere.

"Cosa assilla la tua mente?" la voce di William lo riscosse dai suoi pensieri. Lo vide comparire nella sua stanza da letto, bello come sempre. Per puro caso, a Nicholas era stata assegnata la stessa stanza del suo primo soggiorno nel palazzo, quella che comunicava con la camera del Re tramite un passaggio segreto.

Già, una vera casualità.

"Niente di importante" rispose il Duca con un sorriso, osservandolo mentre lo raggiungeva a letto. William si chinò su di lui e pretese un bacio. Una richiesta che Nicholas non fece fatica ad esaudire.

"Sei sicuro che non sia nulla di importante?" sussurrò il Re, le labbra ad un soffio da quelle del compagno.

"Sono solo irrequieto per il matrimonio di domani" confessò lui "Tra una manciata di ore la mia bambina diventerà una donna a tutti gli effetti. È una sensazione strana"

"Victoria sarà una principessa eccellente. Ha tutta la tempra di suo padre e sono certo che saprà adattarsi perfettamente alla vita di corte"

"Hai ragione, credo che io mi stia fasciando la testa per nulla" sospirò Nicholas chiudendo gli occhi. Sentì la mano del compagno sulla sua guancia, risalendo poi verso la tempia.

"Nient'affatto, è una preoccupazione legittima" sussurrò William "Ma domani sarà un giorno di festa e non ti permetterò di arrivarci con questi pensieri tristi"

"E cosa suggerisci?"

Il Re sorrise. Si mise a cavalcioni sulle sue gambe e reclamò nuovamente le sue labbra. Quella sera non gli avrebbe permesso di pensare a niente.

***
"Smettila di torturare quei poveri fiori"

Nicholas posò una mano su quelle della figlia, bloccando le sue dita dallo strappare altri petali dal suo bouquet. Riusciva ad intravedere il suo volto nascosto dal velo, ma non riusciva ad interpretare la sua espressione.

"Sono così agitata! Mi sento come se il cuore possa uscirmi dal petto in qualunque momento"

"Speriamo che ciò non accada. Non saprei trovare una spiegazione per quello" disse Nicholas, scostando la tendina della carrozza quel tanto che bastava per guardare fuori. Erano quasi arrivati alla chiesa e la folla continuava ad acclamare il loro passaggio con grida di giubileo.

"Padre, ho paura"

Nicholas si voltò verso di lei e le sorrise "Non averne. Oggi è la tua giornata e dovrai solo pensare a passarla nel modo più bello possibile. Per di più ti stai sposando per amore, una cosa che accade molto raramente tra i nobili"

"Ma sarò all'altezza del ruolo? Tutti si aspettano così tanto da me..."

"Tu sei mia figlia, hai aiutato a sconfiggere una minaccia che tramava per sterminare buona parte della famiglia reale. Posso affermare con certezza che sarai una principessa, e una futura regina, meravigliosa. Non hai nulla da temere" disse il padre, stringendole con forza le mani. Victoria prese un profondo respiro e raddrizzò le spalle. In quel momento il cocchiere fece fermare la carrozza. Erano arrivati.

Nicholas fu il primo a scendere, voltandosi poi e tendendo una mano per aiutare la figlia. Victoria la prese e scese con cautela, mentre due damigelle d'onore correvano ai suoi lati per prendere lo strascico dell'abito. Tesero la stoffa in tutta la sua maestosa lunghezza, mantenendolo rialzato per non fargli toccare terra.

"Pronta?" chiese il Duca, offrendole il braccio. Lei fece un profondo respiro prima di aggrapparsi al braccio del padre.

"Pronta"

Con passi lenti si incamminarono verso l'entrata della chiesa, salutando di tanto in tanto la folla. Nicholas rafforzò la presa sulla figlia mentre salivano la scalinata per evitare che cadesse, o inciampasse. Quando arrivarono in cima si fermarono all'ingresso, attendendo che due valletti spalancassero l'imponente portone. In quel momento udirono l'organo cominciare a suonare. Come un solo uomo, tutti gli invitati girarono la testa nella loro direzione, alzandosi in piedi. Al loro passaggio vi erano inchini da ambo i lati della navata.

Nicholas mantenne gli occhi fissi sull'altare e sul giovane uomo che era diventato Elijah. Lo vide voltarsi e immobilizzarsi alla vista della figlia. Quando arrivarono di fronte al futuro sposo e all'arcivescovo, Nicholas tolse dolcemente il braccio e strinse la mano della figlia tra le sue.

"Oggi diventerai ufficialmente una principessa, ma per me sarai sempre la mia bambina" le sussurrò il padre, lasciandole un bacio sulla fronte. Si voltò poi verso Elijah "Abbi cura di lei"

"Lo farò" rispose il Principe, chinando leggermente il capo. Il Duca sorrise e si allontanò, prendendo posto in prima fila di fianco al figlio, Gabriel. Quest'ultimo gli posò una mano sul braccio, sorridendo. Gabriel era cambiato tanto negli ultimi anni: da ragazzo timido e riservato era sbocciato in un giovane uomo molto più sicuro di sé. Si era lasciato alle spalle i lineamenti morbidi della fanciullezza e, col tempo, era diventato ancora più simile al padre, sia fisicamente che caratterialmente. E, a corte, le giovani donne avevano cominciato a mettergli gli occhi addosso, considerandolo un buon partito.

Quando l'arcivescovo richiamò l'attenzione dei presenti, Nico si risvegliò dai sui pensieri e si concentrò sulla cerimonia.

***
1 anno dopo

La neve imperversava con forza, creando una vera e propria bufera. Anche quell'anno l'inverno scozzese si stava dimostrando rigido e implacabile.

Nicholas osservava tutto dalle alte finestre del suo studio, sorseggiando una tazza di the caldo, domandandosi come mai il castello fosse così... silenzioso. Era strano, troppo strano visto che erano tutti al castello quell'anno per festeggiare il Natale insieme. William, ormai da un anno, aveva deciso di passare le vacanze invernali in Scozia e, con lui, si aggiungeva buona parte della sua famiglia.

Ad onore del vero, William aveva deciso di acquistare un castello a dieci minuti di distanza dal suo. Certo, risultava molto più modesto rispetto alla sua residenza di Londra, ma andava bene così. La decisione aveva fatto storcere il naso a più di uno dei suoi cortigiani, ma alla fine l'aveva avuta vinta lui. In questo modo avrebbe avuto una sede anche in territorio scozzese e poteva perfettamente operare anche quando non era a Londra, svolgendo le stesse funzioni di prima e potendo parlare in modo diretto anche con la nobiltà scozzese. In questo modo avrebbe potuto dividere in maniera equa il suo tempo ed amministrare meglio i due popoli.

Ovviamente, il fatto che passasse molto tempo con Nico nel suo castello era una pura casualità. Aveva perso il conto di tutte le scuse che aveva rifilato alla sua servitù e ai suoi collaboratori per passare del tempo con Nicholas. Il Duca doveva però ammettere che, dopo il matrimonio di Victoria con Elijah avvenuto lo scorso anno, aveva smesso di accampare scuse strampalate.

Con il senno di poi, gli aveva confidato William, avrebbe decisamente permesso ai loro figli di sposarsi con largo anticipo. Nicholas si era limitato ad alzare gli occhi al cielo, rammentandogli che il volerli utilizzare come scusa per le sue scappatelle era abbastanza riprovevole.

Il Duca sospirò nel constatare che fosse già passato quasi un anno dal matrimonio della figlia. A dispetto di quello che aveva detto William, sapeva bene che anche lui aveva frenato l'entusiasmo dei due fidanzatini nel volersi sposare il prima possibile.

Dopo le nozze Victoria aveva assunto il suo nuovo ruolo di consorte del Principe, presenziando a feste e banchetti ufficiali. La vita di corte non era semplice, ma Nicholas aveva osservato la figlia farsi strada in quel mondo sempre a testa alta, destreggiandosi con esperienza nelle varie sfide quotidiane.

E poi, poco tempo dopo il matrimonio, Elijah e Victoria avevano annunciato di essere in attesa di un bambino. Ovviamente, la notizia era stata accolta con giubilo sia dal popolo che dalle loro famiglie. Nicholas aveva abbracciato lo figlia e si era congratulato con lei, ma dentro di sé si sentiva inquieto. Terrorizzato.

"Che cos'hai? È tutto il giorno che sei assente" gli aveva domandato William quella stessa sera, mentre si erano assentati dagli impegni della corte per riposarsi.

"Sono solo... sopraffatto dalla notizia, tutto qui" aveva risposto Nicholas, accomodandosi su una delle poltrone nel boudoir della stanza di William. Il compagno era rimasto in piedi e lo osservava dall'alto con sguardo inquisitore.

"Nico..."

"Che cosa vuoi che ti dica?" era arrabbiato, ma non riuscì ad infondere quel sentimento nel tono della sua voce "Ovviamente sono felice della notizia, ma temo per Victoria"

Nicholas posò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani. William si avvicinò al compagno, inginocchiandosi di fronte a lui e cingendogli le spalle in un abbraccio. Nicholas sciolse la sua posizione e affondò il viso nel collo del Re.

"Lo so che hai paura. So quanto ami Victoria e... dopo quello che hai passato non mi stupisce. Però non tutte le gravidanze sono come lo è stata quella di Elizabeth"

Nel sentire il nome della defunta moglie il Duca si irrigidì. Era morta di parto per dare alla luce Gabriel, esalando gli ultimi respiri tra le sue braccia. Si era sentito così impotente, così inutile nel non poter fare nulla per evitare quella tragedia.

"Sono passati tanti anni dal quel giorno e sono fiducioso che andrà tutto bene" continuò William, accarezzandogli i capelli, cullandolo con dolcezza "Avrà bisogno di tutto il sostegno possibile. E farò in modo che ci sia sempre un dottore vicino a lei, per assisterla in qualunque momento di bisogno"

William era stato di parola e aveva predisposto che ci fosse un medico sempre nelle vicinanze, anche di notte. A dispetto di tutte le precauzioni prese, la gravidanza di Victoria sembrava procedere con fluidità e senza complicazioni, calmando in parte le paure del padre. Nicholas aveva lasciato Londra un paio di mesi dopo la lieta notizia, estorcendo la promessa alla figlia di scrivergli con costanza, tenendolo sempre aggiornato. Victoria era stata di parola e William, a sua volta, gli scriveva con costanza aggiornandolo a sua volta.

Nicholas odiava quella lontananza forzata, ma aveva le sue terre da gestire e nuovi compiti che gli aveva assegnato William in qualità di suo portavoce in terra scozzese. I mesi passarono lenti e alla fine giunse una missiva con la lieta notizia: William sarebbe partito insieme a Victoria, Margaret ed Elijah per passare del tempo in Scozia e Nicholas non vedeva l'ora di rabbracciare la figlia.

Al loro arrivo, Victoria scese il più velocemente possibile dalla carrozza per abbracciare il padre. Nicholas la accolse a braccia aperte, stringendola a sé dopo tanto tempo. Victoria si era voltata verso il fratello. Lui la strinse a sua volta, ridacchiando su quanto suo nipote fosse "ingombrante" e guadagnandosi uno scappellotto dalla sorella.

Il Duca non poté non notare che era quasi allo scadere dell'ottavo mese. Quel pensiero lo fece rabbuiare, ma si costrinse ad allontanarlo dalla mente. Sarebbe andato tutto bene.

Quella sera, dopo una lauta cena per festeggiare, si erano tutti spostati nel salone. Il camino acceso riscaldava e illuminava la grande stanza, la fiamma che creava intricate ombre sulle pareti.

Nicholas era seduto sul divano insieme ai figli. Il resto degli ospiti chiacchieravano tra di loro, seduti sulle poltrone o sul secondo divanetto. Victoria sospirò e socchiuse gli occhi.

"Sei stanca? Vuoi andare nella tua stanza?"

"No padre, sto bene. Mi erano mancate queste serate così tranquille e informali" rispose lei, sorridendo e accarezzandosi distrattamente il pancione.

"Immagino che sia una noia fare la bella statuina tutto il giorno" commentò Gabriel, alzando gli occhi al cielo "Non so come ci riesci"

"Abitudine, credo" ridacchiò lei "ma ogni tanto è necessario prendere una boccata d'aria"

"Assolutamente, e sai che qui potrai sempre avere tutta la tranquillità di cui hai bisogno"

"Lo so padre. Ma posso assicurarti che William mi ha garantito tutto il riposo necessario" rispose Victoria, rassicurandolo "Siete sicuro di non averlo minacciato?"

Beh, Nicholas aveva fatto giurare al compagno di non far assolutamente sforzare la figlia. Ma non lo avrebbe mai ammesso.

"Non ne so niente"

Victoria ridacchiò, ma si interruppe bruscamente. Nicholas si allarmò, voltandosi di scatto verso di lei e attirando l'attenzione anche degli altri.

"Stai bene?"

"Sì, sto bene. Ha solo scalciato" borbottò lei con un sorrisetto, prendendo la mano del padre e posandola sul suo ventre. Fece la stessa cosa con il fratello e, entrambi, sentirono due piccoli calcetti. Poco dopo Victoria si rabbuiò.

"Che succede?" domandò Gabriel, scambiandosi un'occhiata preoccupata con il padre.

"Vorrei che lei fosse qui" sussurrò Victoria, a bassa voce, così che potessero sentire solo loro "La mamma"

A Nicholas si strinse il cuore. Di lì a pochi giorni ci sarebbe stato l'anniversario della sua scomparsa. Sospirò e strinse la figlia tra le braccia, facendole posare la testa sulla sua spalla, baciandole dolcemente i capelli.

"Lo so, lo so. Ma sarebbe stata così orgogliosa di te, di voi" mormorò il Duca, alzando lo sguardo verso il figlio "non è qui fisicamente, ma è sempre con voi, ne sono certo"

William, che stava chiacchierando con il figlio, si voltò verso il compagno e lo vide consolare i due giovani Duchi. Gli bastò uno sguardo per intuire quello di cui stavano parlando e gli rivolse un sorriso triste. Da quando Victoria aveva annunciato la sua gravidanza, il pensiero della defunta Duchessa non aveva mai abbandonato le loro menti.

***

Era la notte del 20 dicembre, cinque giorni dopo il loro arrivo in Scozia, quando un forte bussare alla porta della camera di Nicholas lo fece sobbalzare. Anche William si alzò di scatto, le orecchie tese e lo sguardo che si faceva sempre più vigile.

"Mio Signore! Mio Signore!" la voce di Grace giungeva ovattata, ma riuscirono lo stesso a percepire la sua urgenza. Nicholas si fiondò ad aprire la porta, seguito a William.

"Che cosa succede?"

Grace sussultò per lo spavento, ma cercò di ricomporsi in fretta "Mio Signore, vostra figlia... è entrata in travaglio"

Nicholas registrò la notizia a rallentatore, come se quelle parole non avessero senso. Si sentì le gambe molli e rafforzò la presa sulla maniglia della porta. Avvertì le mani di William sorreggerlo.

"Grazie Grace, avvisate immediatamente il dottore. Saremo subito nella camera di Victoria" ordinò il Re con voce perentoria. La cameriera annuì e sparì di corsa per il corridoio, i suoi passi che sia affievolivano fino a scomparire.

Nicholas sentì le mani del compagno scuoterlo per cercare di ravvivarlo.

"Nico, torna in te"

Il Duca sbatté le palpebre, cercando di scacciare le immagini che gli affollavano la mente. Passato e presente si intrecciavano tra di loro, talmente tanto veloci che quasi non riusciva a discernerli.

"Victoria..." fu la sua prima parola. Scosse la testa e mise a fuoco il volto del compagno di fronte a lui, le rughe di preoccupazione che gli increspavano i bei lineamenti.

"Coraggio, prendi la veste da camera. Dobbiamo andare da lei"

Nicholas fu grato a William per aver mantenuto la calma e la lucidità in quel momento.

Si fiondarono lungo il corridoio, trovando già Maria e Margaret che correvano dentro e fuori la stanza per aiutare il dottore e le cameriere a reperire il necessario. Dalla porta aperta si udirono le urla di dolore di Victoria. A Nico si strinse il cuore nell'udire la sofferenza della figlia e si avviò con passo deciso verso la porta, con l'intento di entrare e starle accanto. Il dottore uscì in quel momento dalla stanza, bloccandogli l'accesso.

"Devo chiedervi di attendere fuori, Vostra Grazia"

Nicholas lo osservò, abbassando appena lo sguardo dato che l'uomo era leggermente più basso di lui.

"Mia figlia è là dento e sta per partorire. Devo essere lì con lei" rispose lui, facendo per passare accanto al dottore, ma quest'ultimo gli afferrò il braccio per trattenerlo.

"Vostra Grazia, vi prego. Vostra figlia ha bisogno di tranquillità, per quanto possibile. Permetterò l'accesso solo al marito e a vostra madre, ma a nessun altro verrà consentito di entrare fino alla fine del parto"

Nico stava per protestare, ma un nuovo urlo di dolore di Victoria spezzò la loro discussione. Il Duca alzò lo sguardo e vide suo figlia semi-sdraiata a letto, la testa posata sul petto di Elijah, alle sue spalle. Stringeva le mani del ragazzo con forza, ma lui non si lamentava.

"Padre" la voce di Gabriel lo fece sobbalzare. Si voltò verso di lui, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta. Il figlio gli posò una mano sulla spalla, stringendola appena "Il dottore sa cosa fare. Non ha senso litigare adesso. Vicky non è sola. Elijah e la nonna sono con lei"

Nico sospirò e si voltò di nuovo verso il dottore "Va bene. Ma vi imploro: fate tutto il possibile per aiutarla"

"Farò tutto ciò che è in mio potere" rispose l'uomo, solennemente. Conosceva la storia della defunta Duchessa e di come fosse morta di parto.

Il tonfo della porta chiusa alle spalle del dottore risuonò nel silenzio del corridoio.

I minuti sembravano passare con esasperante lentezza, trascinandosi uno dietro l'altro in una snervante monotonia, scanditi dalle urla di dolore di Victoria. Fuori dalla porta, in trepidante attesa, osservavano tutti la porta della stanza. Tutte le volte che una cameriera usciva veniva subito presa d'assalto dalle domande dei presenti, i quali chiedevano notizie sulla partoriente e sul nascituro. Le donne, però, non lasciavano trapelare molte informazioni, affaccendandosi nel recuperare il necessario.

Nico si aggirava come un leone in gabbia, teso come una corda di violino. Fremeva dalla voglia di poter essere d'aiuto, ma l'unica cosa che poteva fare era aspettare e ascoltare i lamenti della figlia. Per la prima volta in vita sua si era ritrovato a pregare che da lassù qualcuno aiutasse Victoria.

William, Margaret e Gabriel attendevano insieme a lui nel corridoio. Margaret aveva provato a confortare il Duca, ma si era rivelato tutto inutile.

Un urlo più potente degli altri squarciò il silenzio, poi il nulla. Nicholas si bloccò nel mezzo del corridoio, pallido come uno spettro. All'improvviso il passato si mescolò nuovamente con il presente: Elizabeth aveva urlato esattamente in quel modo prima di spirare tra le sue braccia.

"No... no...no..." si ritrovò a mormorare. Non sua figlia. Non avrebbe potuto sopportarlo. Doveva vederla, subito.

Costrinse le sue gambe a muoversi e allungò una mano verso la maniglia della porta, ma quella si spalancò prima che lui potesse toccarla. Si ritrovò faccia a faccia con il dottore, gli abiti sporchi di sangue.

Incurante di tutto, il Duca lo prese per le spalle e quasi urlò "Lei come sta?"

"Nicholas" la voce di William lo riscosse leggermente, costringendolo a lasciare la presa sulle spalle dell'uomo. Si voltò verso il compagno e poi verso il dottore, che lo stava guardando con gli occhi spalancati per lo stupore.

"La Principessa sta bene" disse l'uomo, facendosi leggermente da parte "Congratulazioni, è una bambina"

Una bambina. Era una bambina.

Nicholas si sentì spossato: la tensione l'aveva abbandonato tutto d'un colpo. Sentì le braccia di William posarsi sulle sue spalle per sorreggerlo e spingerlo leggermente in avanti, costringendolo ad entrare nella camera. Alle sue spalle sentiva le urla di gioia di Margaret e Gabriel.

La prima cosa che vide fu sua figlia, seduta con la schiena appoggiata alla testiera del letto, che cullava un piccolo fagottino urlante. Elijah, al suo fianco, le sussurrava parole dolci, intervallandole con leggeri baci sul viso. Maria era seduta sull'altro lato del letto e osservava i neo genitori.

Victoria fu la prima a notarli.

"Padre" sussurrò lei, regalandogli un sorriso stanco. Nicholas si riprese e si staccò dal Re, avvicinandosi al letto. Maria gli fece posto e Victoria scostò appena il lenzuolo per mostrargli il volto della nipote: era piccola e paffuta, le guanciotte rosa e piene. Gli occhi grigi, identici a quelli del padre, erano pieni di lacrime.

"È perfetta" mormorò Nicholas. Alzò poi lo sguardo sulla figlia "Tu come ti senti?"

"Esausta, ma felice" rispose lei con un sospiro. Il Duca le diede un bacio sulla fronte

"Sei stata bravissima"

"Avete già deciso un nome?" domandò William, mentre Gabriel e Margaret allungavano il collo per osservare la bambina.

Victoria ed Elijah si guardarono e rimasero in silenzio per un lungo momento. Fu Elijah a parlare.

"Se non avete niente in contrario, volevamo chiamarla Elizabeth"

Gabriel e Nicholas alzarono lo sguardo di scatto.

"Credo che sia un bellissimo nome" disse il ragazzo, sorridendo alla sorella.

Il Duca rimase in silenzio, metabolizzando il tutto e registrando che sua moglie era morta quel giorno. Com'era strana la vita. Nicholas aveva sempre ripensato a quei giorni con dolore per la morte della donna, e felicità per la nascita del figlio. E ora, a distanza di anni, sua nipote veniva al mondo proprio la notte del 21 dicembre. Chiuse gli occhi e rivide il sorriso della donna a cui aveva voluto bene e si disse che sarebbe stata onorata della cosa.

"Padre?"

La voce di Victoria lo riscosse dai suoi pensieri. Sentì la mano di William che stringeva la sua, mentre sua madre posava dolcemente una mano sulla sua spalla.

"Credo che sia un nome perfetto per lei"

Sì, faceva ancora male parlarne e rievocare quei ricordi, anche dopo svariati anni. Eppure, quando prese la nipote in braccio per la prima volta, si sentì più leggero.

***
Quel Natale fu decisamente speciale. Le sorelle, con le rispettive famiglie, li avevano raggiunti. Anche Magnus si era unito ai festeggiamenti, reclamando subito la piccolina per sé, cullandola e facendole il solletico per farla ridere.

Nicholas, fermo all'ingresso del salone, osservava con un sorriso sulle labbra la sua famiglia allargata. Tutte quelle persone così diverse riunite all'ombra del grande abete decorato, felici e spensierati. Non avrebbe mai potuto immaginare che la sua vita gli avrebbe regalato tutto ciò.

"A cosa pensi, amore mio?" sussurrò William, cingendogli la vita con le braccia, il volto posato sulla sua spalla. Il Duca posò le mani su quelle intrecciate del compagno. Non lo aveva sentito arrivare.

"A quanto io sia fortunato" rispose lui, appoggiandosi al petto del Re "e di come questo Natale sia più speciale degli altri"

"Beh, la nostra Victoria ci ha fatto decisamente un bellissimo regalo" concordò William, sorridendo nel vedere Magnus alzare la piccola Elizabeth verso il cielo. Le risate della piccolina suscitarono l'ilarità generale "E questo mi ricorda che non hai rispettato la nostra tradizione"

Nico corrugò la fronte, voltando appena la testa verso il compagno "Ah sì? E cosa mi sarei dimenticato?"

"Il bacio sotto il vischio"

"Credevo di averti dato baci a sufficienza questa mattina" mormorò il Duca, richiamando alla memoria il loro risveglio. William arrossì leggermente e Nicholas adorava provocagli quella reazione anche dopo anni di relazione.

"Sì, ma non erano sotto il vischio. Sai che ci tengo"

"Ed è per questo che ne hai fatto mettere un rametto all'ingresso del salone?"

Alzarono entrambi gli occhi verso l'alto, osservando il vischio che pendeva sopra le loro teste.

"Forse"

Il Duca sorrise e si girò nell'abbraccio del compagno, circondandogli il collo con le braccia. Reclamò le sue labbra, intrappolandole in un bacio dolce. Sentì le braccia di William rafforzare la presa sulla sua vita, lasciandosi scappare un leggero mugugno di piacere. Si separarono alcuni secondi dopo, pur rimanendo l'uno tra le braccia dell'altro.

"Buon Natale, mio Re" sussurrò Nico a fior di labbra.

"Buon Natale, tesoro" rispose Will, pronunciando l'ultima parola in italiano.

"Piccioncini, mi dispiace rovinare il momento, ma volete farci l'onore della vostra presenza? La vostra nipotina vi reclama" la voce scanzonata di Magnus li fece ridacchiare. Sciolsero l'abbraccio e andarono a coccolare la piccolina, lasciandosi cullare dalla magia del loro Natale.



Nota dell'autore:

salve a tutti! Sì, dopo anni dalla fine di questa storia ritorno con un nuovo capitolo. Cosa posso farci? Questa storia è tra le mie preferite e questo piccolo missing moment mi ronzava in testa da un po' di tempo. 

Spero vi sia piaciuto! :)

La vostra,

Poseidon1999

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