Mastermind
Da quando avevano fatto evadere il Duca la vita a palazzo era diventata quasi soffocante per William. Octavian gli stava letteralmente con il fiato sul collo, studiando ogni sua singola mossa. Non era ancora riuscito a provare la sua complicità nella fuga di Nicholas, ma William sapeva che era solo questione di tempo.
Margaret si sentiva in colpa se il marito si ritrovava in quella situazione così delicata perché, in fin dei conti, l'idea era stata sua. Lo vedeva aggirarsi come un leone in gabbia, nervoso e intrattabile. Per di più era ancora in pensiero per Nicholas, nonostante lei lo avesse rassicurato più volte della sicurezza di quel posto. Al nervosismo del marito si aggiungeva quello de figlio, in pensiero per Gabriel e Victoria, e lo vedeva aggirarsi per i corridoi del palazzo come un'anima in pena. Voleva poter dare conforto ai due uomini, ma sapeva che solo riavere la famiglia di Angelo vicina a loro li avrebbe aiutati. Anche lei sentiva la loro mancanza: durante i giorni della loro permanenza a palazzo aveva stretto un rapporto amichevole con il Duca e la sua famiglia e vedere cosa Octavian stava facendo loro le faceva ribollire il sangue nelle vene.
"Quando sarà di ritorno Lord Wilson?" chiese William e la moglie non gli fece notare che era la quinta volta che le porgeva quella domanda nel giro di un'ora.
"Dovrebbe essere qui a momenti, tesoro" rispose Margaret, posando il lavoro di cucito sulle sue gambe. Non aveva la testa per cucire. William annuì e continuò a guardare fuori dalla finestra: quel giorno Magnus sarebbe dovuto tornare, propinando ad Octavian una scusa sul mancato ritorno dei giovani duchi. Sia William che Margaret attendevano con impazienza il suo arrivo, così da poter avere notizie da parte sua.
"Padre!" Elijah irruppe nella stanza, facendo voltare di scatto i genitori "Lord Wilson è arrivato"
Octavian sequestrò Magnus per una buona mezz'ora, chiedendogli nel dettaglio dove fossero i figli di Nicholas e cercando di fargli fare qualche passo falso che avrebbe provato la sua colpevolezza. Magnus mantenne un'espressione impassibile e rispose a tutte le domande dell'uomo: con Nicholas aveva messo a punto una storia credibile per spiegare l'assenza dei due giovani.
"Così mi state dicendo che sono da dei loro cugini fuori città?" ripeté Octavian, scettico.
"Esatto" rispose Magnus con calma, le mani intrecciate dietro la schiena mentre restava in piedi di fronte alla scrivania del nobile "Dopo tutto quello che è successo al loro padre... non ho reputato saggio far passare loro solo un'altra ora in questo posto"
"Ma certo" disse Octavian a denti stretti, ignorando la sottile frecciata dell'uomo "Potete andare"
Magnus gli rivolse un sorriso di cortesia, dopodiché girò i tacchi e si incamminò verso la porta. Prima che la sua mano toccasse il pomello la voce di Octavian lo fece fermare.
"Un'ultima cosa"
"Sì?" il distillatore si voltò, dissimulando il suo palese fastidio in un'espressione di distaccata cortesia.
"Quando Sua Grazia è evasa voi dov'eravate?"
"Non mi trovavo qui" rispose Magnus incurvando appena le labbra in un sorriso sornione "Ero in compagnia di una bellissima ragazza... non credo che ci sia bisogno di entrare nei dettagli"
Octavian spalancò gli occhi e strinse le labbra in una linea sottile. Con un gesto stizzito della mano gli fece segno di uscire dalla stanza. Magnus ubbidì e quando si richiuse la porta alle spalle si concesso un sospiro di sollievo. Ci era voluto ogni singolo grammo del suo autocontrollo per evitare di saltare alla gola di quel nobile da strapazzo e fargli pagare per tutto quello che aveva fatto al suo amico, ma si era trattenuto. La sua vendetta sarebbe arrivata presto.
"Lord Wilson?" la voce di un valletto lo riscosse dai suoi pensieri "Sua Altezza il Principe William mi ha mandato a chiamarvi e ad accompagnarvi in biblioteca. Vuole conferire con voi"
Magnus annuì e fece cenno all'uomo di fargli strada. Quando si fermarono di fronte alle porte della biblioteca il distillatore congedò il valletto ed entrò nella stanza. Passò tra le alte scaffalature, sorridendo al pensiero di quanto Gabriel le avesse adorate. Il suo piccolo lettore...
"Siete arrivato" William lo aspettava, solo, al centro della stanza. Magnus lo salutò con un cenno del capo e il Principe lo invitò a prendere posto, offrendogli un bicchiere con un liquido ambrato "Immagino che abbiate appena finito di parlare con mio fratello"
"Le vostre supposizioni sono esatte" confermò Magnus, prendendo un generoso sorso di quello che si rivelò essere Cognac. Fece una smorfia quando gli scese in gola, alzando poi gli occhi sull'uomo di fronte a lui "Credevo che anche vostra moglie e vostro figlio sarebbero stati qui"
"Non farli assistere è stata una mia decisione" disse William. Magnus attese, nel caso avesse aggiunto altro e motivato la sua scelta, ma l'uomo rimase in silenzio. Il distillatore non fece domande.
"Nicholas e i suoi figli stanno bene" esordì e vide le spalle del Principe rilassarsi visibilmente "Mi ha detto di riferirvi che è arrabbiato con voi, che non avreste dovuto mettervi una posizione così critica per lui"
William sbuffò e scosse la testa.
"Però" riprese Magnus "Detto tra di noi, vi è grato per quello che avete fatto. E lo sono anche io"
"Lo rifarei altre cento volte" ribatté William.
"E questo vi fa onore"
"Volevo che fosse al sicuro. Octavian tiene tutti sotto scacco, persino mia madre ed Artemisia. La fuga di Nicholas lo sta ossessionando"
"Ho notato" commentò Magnus, facendo roteare il distillato nel bicchiere "Proprio per questo è imperativo trovare un modo per incolparlo"
"Lo so, ma non ho libertà di movimento. Tiene sott'occhio ogni mia mossa" rispose William, infastidito.
"Ci inventeremo qualcosa, non temete"
William annuì "Avete intenzione di ritornare subito da Nicholas?"
"No, sarebbe troppo rischioso ora. Farò passare qualche giorno prima di tornare"
"Capisco" il Principe sembrava pensieroso dopo quella risposta.
"Non temete per lui. Ho lasciato la maggior parte dei miei uomini con lui per maggiore sicurezza e ho parlato con alcuni miei contatti fidati qui in città per un'ulteriore protezione"
"Uno di questi giorni mi dovrete dire quante persone conoscete"
"Quando si fa il mio lavoro avere molti informatori e persone fidate sparse in giro nelle varie città torna sempre utile" rispose evasivamente Magnus, strizzando uno dei suoi occhi spettrali. William sorrise e annuì "Ora sarà meglio andare a parlare con vostra moglie ed Elijah. Sono certo che anche loro vogliano avere notizie di Nicholas"
Marcus si stiracchiò le membra intorpidite, stanche per il lungo viaggio. Magnus aveva deciso di lasciare i suoi compagni d'armi con il Duca e i suoi figli come ulteriore protezione, mentre lui era stato scelto per riportare il distillatore a Londra. Si era fatto passare per il suo cocchiere, ma il viaggio lo aveva stancato e aveva intenzione di bere un goccio prima di buttarsi su una delle brande. Aveva stretto amicizia con una delle cuoche ed era riuscito a farsi dare sottobanco una bottiglia di vino: certo, non era pregiatissima, ma lui l'avrebbe apprezzata comunque. L'aveva nascosta nella sua stanza nell'ala del palazzo riservata per la servitù e pregustava già il sapore del vino in bocca. Passò vicino ad una porta incassata in un sottoscala: la porta era socchiusa e una sottile lama di luce fendeva la penombra del corridoio. Marcus sentì delle voci provenire da quella stanza, ma decise di tirare dritto fino a quando non sentì il nome fittizio con cui si faceva chiamare Magnus a corte.
"... Lord Wilson non ha parlato" disse una voce maschile e questo fece fermare Marcus. Si accostò alla porta, facendo attenzione al fascio di luce, evitando di mettersi sulla sua traiettoria per non farsi notare.
"Sei un incapace! Avevi un solo compito. Uno solo" lo rimproverò una voce femminile "Non era poi così difficile"
"Non era un compito così difficile?" la scimmiottò l'uomo "Quello scozzese è una tomba. Non parlerà mai"
"Trova un modo!"
"Ne avrei in mente uno. Dato che ama le belle donne forse potresti provare a parlare con lui..."
"Non fare lo stupido. Sarebbe troppo rischioso e mi esporrei inutilmente" sbuffò la donna, irritata. Marcus sentì il ticchettio delle scarpe di lei battere sul pavimento di pietra.
"Potresti anche darmi una mano invece che rimanere in disparte come fai sempre" i passi della donna si fermarono bruscamente.
"Darti una mano? Darti una mano?!" la voce di lei si fece più acuta e colma di rabbia "Sono stata IO ad ideare tutti i piani fino ad ora. Chi ha avuto l'idea di ucciderli? Chi ha avuto l'idea di incolpare il Duca e di mettere il veleno tra i suoi effetti? IO! Tu... tu d'altro canto hai fatto un disastro dopo l'altro! Non sei nemmeno riuscito a tenere il Duca nelle prigioni! I miei piani erano geniali e tu avevi il solo compito di metterli in atto esattamente nella maniera in cui te li avevo illustrati. Ma tu ovviamente hai voluto aggiungere il tuo tocco personale e si sono visti i risultati!"
"Se io non mi sono accorto della fuga del Duca, tu non sei stata da meno" ribatté l'uomo e a Marcus tornò in mente il nome che gli aveva detto Magnus. Octavian.
"Io non avevo a disposizione un plotone di guardie che avrebbero potuto riferirmi tutto quello che accadeva nelle segrete. Ho voluto provare a fidarmi di te ancora una volta, ma mi hai immancabilmente deluso"
"Rimedierò"
"Questo è quello che dici ogni volta e ogni volta le cose vanno sempre nella stessa direzione"
"Non questa volta" disse l'uomo, sicuro di sé.
"Sarà la tua ultima possibilità e questa volta dico sul serio"
"Non ti deluderò" ribatté lui "Ed è il motivo per cui ti ho chiamato qui"
"E?"
"So dove potrebbero averlo nascosto" continuò l'uomo "William tempo fa mi aveva parlato di una casa che la famiglia di sua moglie possedeva fuori Londra... credo di ricordare anche la posizione... potrebbe essere lì"
"C'è solo un modo per esserne certi: devi scoprire la posizione della casa e una volta fatto... tutto si sistemerà e tu sarai re"
"Immagino che Lord Wilson andrà a controllare... ci basterà seguirlo" disse lui e Marcus trattenne il fiato.
"Non farti trarre in inganno. È furbo e bisognerà giocare d'astuzia" lo ammonì lei "Si sta facendo tardi, è meglio tornare nelle nostre stanze"
Udendo quelle parole Marcus si allontanò silenziosamente, sentendo che l'uomo rispondeva alla donna prima che la porta si aprì del tutto. Marcus si infilò in un corridoio vicino e attese nel buio, le orecchie tese nell'ascoltare il rumore dei passi che si allontanavano. Quando non udì più niente si arrischiò a controllare: nessuno.
Marcus deglutì: avevano scoperto il nascondiglio del Duca. Si passò una mano tra i capelli e si avviò verso l'ala del palazzo dove dormiva Magnus. Doveva assolutamente parlare con lui.
"Ditemi che si tratta di uno scherzo" William camminava avanti e indietro nel boudoir della sua stanza, mentre Magnus e Marcus erano in piedi, immobili.
"Lo vorrei, Altezza, ma so cos'ho sentito" disse l'uomo che aveva creato tutto quel trambusto. Era salito verso le stanze di Magnus, ma due valletti lo avevano bloccato poco prima di arrivare. Si era messo a sbraitare dicendo che era imperativo che svegliassero Lord Wilson perché doveva comunicargli notizie di vitale importanza. Svegliato da tutto quel trambusto, Magnus, si era alzato ed era andato a controllare, fermando i due valletti dal riaccompagnare Marcus nella sua stanza. Una volta soli nella camera di Magnus, l'uomo raccontò al distillatore quello che aveva sentito. Senza aspettare un secondo di più i due uomini si erano precipitati fuori e avevano bussato con insistenza alla porta della camera di William.
"Mi sembra di vivere in un incubo" il Principe si lasciò cadere su una delle poltrone, posando i gomiti sulle ginocchia e prendendosi il volto tra le mani.
"Questo è un risvolto inaspettato, ma possiamo ancora precederli" cercò di consolarlo Magnus, avvicinandosi e posando una mano sulla spalla dell'uomo "Loro non immaginano che noi siamo a conoscenza del loro piano"
"È una magra consolazione" borbottò William con una smorfia, voltandosi poi verso Marcus "Voi non avete idea di chi fosse la donna?"
"No, Altezza. Ho riconosciuto vostro fratello, ma non la donna che parlava con lui" l'uomo scosse la testa "Ma basandoci su quanto si sono detti non è del Principe Octavian che ci dobbiamo preoccupare"
"Non sottovalutatelo. Non sarà la mente dietro tutto questo, ma sa essere spietato" lo redarguì William e Marcus annuì, mesto "Se metterà le mani su Nicholas lo ucciderà senza pensarci due volte"
"Noi lo fermeremo prima" disse Magnus risoluto "Uno di noi deve andare a mettere in guardia gli uomini che ho lasciato con Nicholas e aggiornarli sugli sviluppi"
"Andrò io" si offrì William e gli altri due uomini lo guardarono come se fosse pazzo.
"Assolutamente no!" protestò Magnus con decisione "Voi siete troppo importante per rischiare"
"Eunson, è colpa mia se Nicholas si trova in questa posizione"
"Non è colpa vostra e anche se lo fosse non potevate prevedere questi sviluppi" ribatté il distillatore con foga "Avete sentito quello che ha riportato Marcus: hanno già cercato di uccidervi una volta e lo rifaranno, potete scommetterci. Andate là e firmerete la vostra condanna"
"Andrò e niente di quello che direte mi farà cambiare idea" William si alzò in tutta la sua statura e sfidò il distillatore a contraddirlo. Magnus borbottò qualcosa a bassa voce, alterato.
"Siete sconsiderato proprio come Nicholas!" il Moonshiner lo guardò con esasperazione, dopodiché prese un profondo respiro per calmarsi "Va bene, andrete da Nicholas e lo avvertirete"
William fece per rispondere, ma l'uomo alzò una mano per fermarlo.
"Ma non andrete da solo. Marcus vi accompagnerà"
Un'ora dopo William galoppava verso la casa in cui si nascondeva Nicholas, Marcus al suo fianco con la spada che riposava nel fodero pronta all'uso. Ci era voluto molto tempo prima che Magnus li lasciasse partire: si era voluto assicurare che sarebbe andato tutto bene e non ci sarebbero stati intoppi nel piano. Erano usciti mediante uno dei tanti passaggi segreti del palazzo mentre Marcus sellava due cavalli e li portava verso una delle uscite poco utilizzate della dimora. Il distillatore gli aveva suggerito di portarsi dietro la spada e alcuni pugnali per ogni evenienza, mettendolo in guardia su una cosa: se entro l'alba non avesse fatto ritorno sarebbe partito subito e li avrebbe raggiunti alla villa. Dopodiché erano partiti. William si era estraniato da tutto, consapevole solo del costante scalpiccio degli zoccoli del cavallo sulla strada. Nella sua mente continuava a rivivere la conversazione avuta con Magnus un'ora prima. Continuava a chiedersi chi fosse quella donna con cui Octiavain aveva parlato. La conosceva anche lui? E perché stava aiutando suo fratello ad ucciderlo? Quali motivazioni la spingevano ad un gesto del genere?
Continuò a ripetersi quelle domande per tutto il tragitto verso la villa.
Nicholas non riusciva a dormire. Da quando lo avevano fatto evadere e lo avevano nascosto in quella casa il suo sonno si era fatto inquieto. Era sempre teso e con i nervi a fior di pelle, tanto da cominciare a portare sempre con sé i pugnali che uno degli uomini di Magnus gli aveva dato poco dopo averlo fatto evadere. Anche quella sera non cera riuscito a chiudere occhio così, dopo essersi rigirato innumerevoli volte nel letto senza trovare pace, si era alzato. Era andato a controllare i figli e li aveva visti dormire tranquilli e quello era riuscito a rasserenarlo un po'. Aveva poi socchiuso la porta ed era sceso nel salone, sedendosi su una poltrona e contemplando il parco della villa bagnato dalla chiara luce lunare. Ogni tanto uno degli uomini di Magnus passava di fronte alla casa in uno dei loro giri di ronda, ma per il resto era tutto perfettamente calmo.
In sere come quelle la sua mente vagava e lo portava a pensare come stesse William a palazzo. Gli mancava, sì, ma era anche preoccupato per lui e per quello che avrebbe potuto fare Octavian. Con un sospiro si alzò e andò alla finestra, lasciando vagare lo sguardo sul paesaggio. D'un tratto vide gli uomini agitarsi e sguainare le armi, pronti ad affrontare un ipotetico nemico. Nicholas non comprese subito il perché di quello scatto improvviso, ma poi lo sentì: lo scalpiccio degli zoccoli. Qualcuno si stava avvicinando. Pochi secondi dopo vide due cavalieri solitari avvicinarsi al galoppo. Sguainò due dei suoi pugnali e si preparò ad affrontare la minaccia, ma quando i due cavalieri entrarono nel fascio di luce della luna li riconobbe e per poco non fece cadere le armi. Si riscosse e corse fuori.
"Fermi! Non attaccate!" ordinò agli uomini di Magnus, i quali ubbidirono, ma le armi erano ancora strette nelle loro mani. I due cavalieri fecero fermare i cavalli e quando Nicholas vide William smontare da uno di essi credette di sognare. Rinfoderò i pugnali e poco dopo fu stretto nell'abbraccio del compagno. Si sentì sopraffatto da quel gesto: tante volta aveva immaginato di stringerlo di nuovo a sé, di sentire di nuovo il suo profumo, di avere le sue braccia strette attorno a sé. E ora era lì, in carne ed ossa. Le sue braccia, come se fossero dotate di una volontà tutta loro, si strinsero al corpo di William, affondando poi le mani nei suoi capelli. Era lì, era davvero lì con lui.
Quando William lo vide si dimenticò quello che doveva dirgli. In un attimo scese da cavallo e lo strinse a sé, incurante di tutto. Allentò leggermente l'abbraccio per intrappolare le labbra del Duca con le sue: era un bacio pieno di urgenza, volto a fargli capire quanto gli era mancato in quei giorni. Nicholas gli rispose con la stessa intensità. Quando si separarono William osservò ogni dettaglio del volto del compagno: avrebbe voluto bloccare il tempo in quell'esatto istante e rimanere lì per tutta l'eternità.
"Devo parlarti"
Entrarono all'interno della casa e scelsero una stanza abbastanza appartata dove William aggiornò Nicholas su tutto quello che era successo quella sera. Il Duca era rimasto in silenzio per molto tempo, cercando di metabolizzare il tutto.
"Marcus va ad avvisare gli uomini" ordinò Nicholas e l'uomo si affrettò ad ubbidire. Quando uscì si rivolse a William "Hai rischiato troppo questa sera"
"Non importa" rispose il Principe posandogli una mano sul volto.
"Devi tornare a palazzo e con Magnus dovrai mettere a punto un piano per metterti al sicuro e..." Nicholas si interruppe quando udì il rumore di una battaglia provenire dall'esterno "Vi hanno seguito"
Senza perdere tempo si precipitarono fuori dalla stanza, ma prima che raggiungessero l'entrata della casa due figure li bloccarono a metà strada.
"Duca, è bello rivedervi di nuovo" esordì Octavian con un sorriso carico di trionfo. Nicholas strinse le labbra in una linea sottile, ma non rispose. Al suo fianco, William trattenne il fiato. Il compagno ipotizzò che fosse sorpreso dalla comparsa del fratello, ma seguì il suo sguardo e i suoi occhi si spalancarono per lo stupore. Al fianco di Octavian c'era una donna che entrambi conoscevano bene e che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato di vedere quella sera.
"Mio caro Duca, quale piacevole sorpresa. Vi abbiamo cercato a lungo" disse la donna, facendo un passo avanti "E William ti ringraziamo per averci condotto qui. Ti abbiamo sorpreso, fratello?"
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