<Dio... è stato un disastro> rido gettandomi esausta sul prato intorno a noi.

<Ti rendi conto che i motori non fanno per te?> mi domanda vista la mia testardaggine nel voler provare a guidare la sua bellissima Harley.

<Dai, le ho fatto solo un graffietto> cerco di alleggerire la sua espressione incazzata in questo momento mentre incrocia le braccia intorno al suo corpo.

<Hailey, se fossi in te non ne parlerei proprio> mi avverte continuando a guardare quel microscopico graffio sulla sinistra della moto.

<Andiamo, è minuscolo> mi lagno ruotando gli occhi al cielo e straiandomi sul prato.

Lo fisso attentamente mentre continua a guardare la sua moto con le gambe inclinate.

Tutto sembra un mondo fatato intorno a noi, sento persino l'aria che respiriamo galleggiare tra di noi.

<Riv, vieni a sederti, dai. > lo richiamo e lo sento sbuffare mentre continua a toccare la sua moto.

<Ti manco già?.> domanda arrogante, come al solito. 

Un giorno gli taglierò la lingua o forse no...

<Il nostro primo giorno da fidanzati e guardi più la tua moto che me. > faccio finta di lagnarmi sapendo che così si sentirà in colpa e verrà.

Donne, figlie di Satana.

<Ma non è vero. > ride alzandosi e venendo verso di me.

<Hailey, piccola, stavo solo controllando la moto. > si giustifica e io dentro di me, sto ridendo.

<Perché è così importante per te?.> domando forse non gli ho mai fatto questa domanda.

<Perché è la mia moto, per quale uomo non è importante la propria
moto?.> chiede quasi disgustato.

<Ma non come te, la chiami persino per nome, spero tu stia scherzando. > rido sommessamente.

<Era la moto di mio padre. > sbotta all'improvviso.

<E mi fa così male averti portato in questo posto pieno di ricordi che neanche immagini. > continua muovendo nervosamente le mani.

<Mio padre gareggiava in questi giardini dove siamo distesi adesso e veniva qua con mia madre. > sospira abbassando il capo.

<E io non posso pensare al fatto che loro non siano i miei veri genitori.> ridacchia nervosamente.

<Forse l'ho sempre saputo, troppo perfetti, troppo accondiscendenti nei miei confronti, mentre con mia sorella erano già più esigenti. > racconta.

<O forse mi rendevo conto della loro consapevolezza nei miei confronti. > riflette.

<Non penso che i tuoi genitori ti abbiano mai fatto notare il tuo caso. > sussurro cercando di non dire le parole sbagliate.

<No, assolutamente. > dice mettendo le ginocchia al suo petto.

<Ma mi hanno sempre fatto notare piccole cose, di cui mi ricordo ora. > esclama girando il suo sguardo ed incatenandolo al mio.

Io muoio, come se fosse sempre la prima volta.

Non sentirò mai più così tanto calore attraverso uno sguardo.

<Quali piccole cose?> domando interessata.

<Anche quelle frasi banali in cui dicevano a mia sorella di avere il loro colore tipico di capelli o di avere il neo di famiglia. > spiega.

<Mentre io, biondo e senza quel piccolo neo sulla scapola non ero mai stato parte integrante di loro. > si rattrista velocemente, cambiando posizione e straiandosi al mio fianco.

Sento il suo naso solleticare il mio collo.

<Tu sei l'unica persona al mondo che sento come la persona giusta.
Come la mia parte integrante. > sussurra facendo diventare i miei occhi lucidi.

<Riv, tu sei stata l'unica persona al mondo che ha saputo rendermi viva nel periodo più morto della mia vita.> esclamo facendo alleggerire la situazione attorno noi.

<Credo che un giorno, potrei persino amarti. > dice e le sue parole sono come lance di fuoco sul mio petto.

<Spero di poter essere lì quel giorno.> rido spensierata al suo fianco.

Alla fine siamo sempre noi, siamo io e Riv e nessuno potrà cambiare qualcosa tra di noi, se non noi stessi.

Siamo quel tipo di persone che sono maledettamente destinate a rimpiangersi per il resto della propria vita.

Perché sono consapevole che questo potrebbe essere solamente un amore adolescenziale ma ci sto perdendo tutto, la testa e il cuore.

Sono consapevole che un giorno lui, sarà il mio più grande sogno.

Il mio più grande incubo.

Il mio più grande rimpianto.

Il mio più grande amore.