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premessa: a differenza dell'altro capitolo, non sono riuscita a inviarlo a tutte le mie amiche che solitamente mi aiutano a correggerlo. Se qualcosa non va, vi suona male o stona (anche come trama) ditemelo, per favore. riccia21_ è brava in questo.

Era curioso come il semplice suono della voce di Jaebum, così soave da rendere persino la musica più piacevole un puro sottofondo, avesse colto immediatamente l'attenzione del ragazzo.

Sollevò lo sguardo dal bicchiere che aveva in mano, di cui il vetro non aveva ancora avuto il piacere di essere preso fra le morbide labbra del biondo, e vide Jaebum vagare fra la folla con aria smarrita.

Lo osservò da lontano, con discrezione, lasciando scivolare lo sguardo sul volto del moro. Sui capelli che riposavano pigramente sulla sua fronte, sfiorandogli le ciglia in una carezza leggera e in gran parte coperti da un cappello.
Poi sulle guance, accese di un colore più rosato del normale, sicuramente causato dall'alcol vista l'andatura barcollante del ragazzo.
Si dedicò infine alle labbra, quelle labbra che la volta precedente si erano posate morbide sul suo corpo. Youngjae arrossì al solo ricordo.

Pareva cercasse qualcuno. E il biondo non voleva che la fronte del ragazzo rimanesse così a lungo contratta, rovinando, seppur di poco, l'equilibrio naturale del suo volto. Così si fece spazio fra i corpi delle persone, che emanavano così tanto calore.
«Cerchi qualcuno?»

Il moro si girò rapidamente, rischiando quasi di cadere.
Poi posò gli occhi sulla figura del biondo e sorrise.
«Cercavo te, angelo.»
«Me?»
«Sí.»

L'angelo arrossì, notando con piacere come il volto del maggiore si fosse improvvisamente illuminato.
«Ti stavo cercando anche io.»
Il che non era esattamente una bugia. Lo cercava da tempo, con lo sguardo, ovunque andasse. Cercava di non abbassare mai la testa perché temeva che sarebbe uscito da un negozio nell'esatto momento in cui egli fosse stato meno attento.

Non gli avrebbe parlato, non ci sarebbe riuscito. Ma voleva bearsi un po' della sua bellezza, così aggraziata eppure così irruenta, come se fosse stato disegnato di getto da un artista in un momento di rabbia e poi addolcito con il dolce tocco dei pennelli.

Quando sollevò di nuovo lo sguardo su Jaebum, vide il suo enorme sorriso e sentì il cuore battere un po' più velocemente.
Poi le dita del maggiore gli si posarono lievi sul volto, che sollevarono verso l'alto in modo da far incrociare i loro sguardi.

«Youngjae.»
Il moro aveva già pronunciato il nome di quel ragazzo, e ogni volta rimaneva stupito da quanto potesse suonare dolce e morbido fra le sue labbra. Meritava di dirlo ad alta voce?

«Jaebum.»
Il minore era dello stesso avviso. Come poteva un ragazzo così bello anche solo sfiorare uno come lui?
Di nuovo emersero i ricordi della notte precedente, e sentì le guance incendiarsi. Ma non gli dispiaceva poi tanto.

Anzi, non gli dispiaceva affatto. Tanto che non appena Jaebum posò un bacio sulle sua guancia, appoggiò la mano sopra quella del maggiore e sorrise. Poi si scostò, per girare la testa e appoggiare le labbra sulle sue, in un bacio che aveva un che di tenero, e la lentezza del sacro.

Jaebum spalancò gli occhi, poi guardò il minore: non voleva certo perdersi quella vista.
Gli occhi chiusi di Youngjae, le sue orecchie rosse di imbarazzo, la pelle calda sotto la sua mano. Un bacio così innocente e puro poteva darlo solo un angelo.

Rimasero così per un po', mentre il moro attirava quella creatura a sé con dolcezza inaudita. Non voleva rischiare di fargli male.

«Sei un angelo, Youngjae.»
Il minore arrossì, poi la bocca di Jaebum incontrò di nuovo la sua.
Era così bello. E così caldo.
Come aveva fatto a rinunciarci per un'intera settimana?

Si strinse a lui, quasi abbandonandosi fra le sue braccia. Il moro continuava a baciarlo. Stava baciando un angelo, e si sentiva così bene.

Non se lo meritava, ma lo stava facendo comunque. Lo teneva stretto a sé, ed era troppo per essere vero.
Infatti, il giorno dopo Jaebum non avrebbe ricordato né quei baci né il corpo di Youngjae premuto contro il suo. Avrebbe trovato solo dei segni di baci sul petto, e le lenzuola del suo letto ormai a terra.

Avrebbe affondato il volto sul cuscino. Non voleva più bere così tanto.

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