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❇24❇

Quel mattino Haechan si svegliò di buon umore. Un sorriso debole ma sincero si faceva notare sul suo volto.
Si sentiva riposato, tranquillo e allegro. Erano mesi che non si svegliava così.
Entrava un piacevole venticello fresco dalla finestra. Haechan si alzò e andò alla finestra, stando attento a non pestare il disegno che aveva lasciato per terra la sera prima.
Si affacciò dalla finestra appoggiandosi con le mani ad essa e, guardò i passanti che quella mattina facevano varie compere per negozi e svolgevano le loro commissioni.
Chiuse gli occhi sentendosi libero dalle sue paure e insicurezze maggiori.
Ormai erano mesi che faceva incubi su incubi, ma quella notte no. Non si ricordava quello che aveva sognato, forse era per quello che stava bene.
Forse, quella notte, si era dimenticato tutto. Forse si era dimenticato dei suoi genitori, dei pessimi voti che prendeva a scuola, di Mark.
No. Impossible.
Mark vive ed è presente sempre nei pensieri di Haechan. Non può dimenticarsi di lui.
Haechan, ormai perso nei suoi pensieri, venne distratto dalla suoneria del suo cellulare. Un messaggio da Jaemin inviato sul gruppo: "Ehi ragazzi! Vi va se andiamo a fare colazione e poi facciamo allenamento prima della partita di oggi?" Tutti i messaggi, inviati dagli altri, accettavano l'invito di Jaemin.
Avevano già stabilito l'ora e il luogo.
Haechan andò a farsi una doccia veloce, era sorpreso di non sentire le urla dei suoi genitori, ma non ci diede troppo conto e continuò a prepararsi.
Finito di prepararsi, prese lo zainetto e uscì da casa, dirigendosi al bar infondo alla strada. Prima di uscire non salutò neanche, tanto sembrava non esserci nessuno.
Arrivato davanti al locale, non vide solo i suoi amici, ma anche i TRCNG.
20 ragazzini davanti ad un bar.
Entravano due o tre per volta a prendere la colazione anche per gli altri.
Haechan vide quasi subito Mark, appena lo vide si avvicinò.
"Ciao Mark." Salutò Haechan.
"Ciao Haechan, sto aspettando Lucas, che è appena entrato a prendermi una brioche. Se vuoi facciamo metà." Sorrise Mark.
"Sì, per me va benissimo." Ricambiò il sorriso Haechan.
Si era creato un momento magico, quando quei due ragazzi si guardarono negli occhi. Il cuore di Haechan batteva molto forte.
Si sentiva bene. Si sentiva leggero e libero. Si sentiva come se qualcuno avesse tolto un enorme masso da sopra le sue spalle.
Quel qualcuno era Mark e, l'enorme masso sono in realtà le sue paure. Che scomparvero appena vide il dolce sorriso di Mark.
Era tutto perfetto.
Il profumo dei fiori sbocciati da poco, gli uccellini che cinguettando si facevano sentire anche da lontano, Mark... Il suo sorriso.
Era tutto perfetto. Era tutto troppo perfetto.
A distruggere quel momento di pura pace, fu il padre di Haechan.
Distrusse quel momento troppo perfetto mettendosi ad urlare contro Haechan.
Era ubriaco. Non erano neanche le 11:00 del mattino, e lui era ubriaco.
Iniziò ad urlargli cose orribili. Insultava lui e sua madre. Gli urlò contro anche che nella sua vita aveva fatto molti errori, ma il peggiore tra tutti fu quello di diventare padre.
Haechan si girò, cercando di nascondere il proprio volto, sia da suo padre, sia da Mark.
Aveva le lacrime agli occhi e il viso completamente rosso. Un po' per la rabbia e un po' per la vergogna e l'umiliazione appena subita.
Con le lacrime che scendevano velocemente e gli rigavano le guance, corse via. Scappò da quella situazione sotto agli occhi di tutti, mentre suo padre ancora lo insultava davanti a tutti. Davanti a Mark.
Haechan corse a casa con tutte le sue forze, entrò sbattendo la potrà violentemente e si nascose in camera sua.
Prese la foto che aveva sul comodino, la guardò.
In quella foto, Haechan aveva poco meno di 5 anni, era con suo padre e sua madre. Erano tutti e tre insieme sorridendo, felici.
La prese e la lanciò violentemente contro il pavimento, distruggendo il vetro e la cornice della foto.
Prese quel pezzo di carta, che raffigurava tanta felicità ormai scomparsa, e iniziò a strapparla. Sempre in pezzi più piccoli. Mentre strappava la foto, alcuni pezzi finirono in mezzo ai resti della cornice e del vetro distrutto, e nel recuperarli si tagliò le mani in vari punti.
Ma non gli importava. Voleva solo smettere di vedere quei falsi sorrisi sui volti dei suoi genitori.
Finito di strappare la foto, ormai distrutta in troppe e piccole parti, Haechan si avvicinò all'armadio. Lo aprì e iniziò a buttar fuori da esso molti vestiti e lanciarli sul letto. Poi prese lo zaino, e ci mise dentro alcuni vestiti e altre cose essenziali.
Prese lo zaino, e appena toccò la maniglia della porta di camera sua, delle sensazioni orribili ed inspiegabili invadero il suo corpo. Paura, tristezza, rimorso, vergogna, ansia, rabbia, rimpianti, fastidio, odio, nausea, giramenti di testa, debolezza.
Fece cadere lo zaino e chiuse a chiave la porta. Si avvicinò alla finestra chiudendola e si sedette per terra vicino ad essa.
Rannicchiato su se stesso iniziò a piangere. Finché non si addormentò.
Il dipinto che aveva fatto la sera prima, fu rovinato dalle macchie di sangue che, caddero su di esso e sul pavimento, dalle ferite che aveva sulle mani.
Rovinando per sempre quel capolavoro, che raffigurava i sentimenti di Haechan.

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