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•Trentunesimo giorno

Si stava avvicinando Dicembre, e con esso le vacanze si Natale. Ginny, come sempre, aveva invitato Hermione a passarlo dai Weasley, ma quest'anno non se la sentiva: voleva stare con i suoi genitori, e voleva anche evitare Ron.

Dopo averli ritrovati in Australia, i Granger sembravano aver bisogno più che mai dell'unica figlia, e lei avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare da loro. E voleva recuperare tutto il tempo perso l'anno prima. Sarebbe stato il primo Natale dopo la Guerra.

Un anno prima Hermione e i ragazzi erano già in viaggio.

Il giorno di Natale avevano ritrovato Ron.

Hermione osservò il Lago, ripensando al lago nella foresta di Dean, che aveva nascosto la spada. Dove Harry era quasi morto per recuperarla.

Lei cosa avrebbe trovato in fondo al lago? Cosa cercava?

Voleva solo essere felice, ma non sapeva come.

Sentì il braccio pizzicare, dove la pelle era sensibile per le cicatrici. E si sentì lontana più che mai dalla felicità. Sommersa dalla moltitudine di ricordi dolorosi. Quella Guerra l'aveva spezzata, e non riusciva più a rimettere insieme i pezzi.

Forse dimenticare era modo giusto, o forse era solo il primo passo di un lungo cammino. Perché ogni volta che chiudeva gli occhi e rivedeva Bellatrix che la torturava, la felicità sembrava impossibile.

Impugnò la bacchetta. La osservò a lungo. Sarebbe stato così facile... puntarla e dimenticare, come aveva fatto coi suoi genitori. Un sussurro e la felicità sarebbe stata possibile.

Ma Hermione non sarebbe stata più sé stessa, e l'ultimo barlume di resistenza a ciò che aveva combattuto si sarebbe spento. Non voleva ancora arrendersi.

Un rumore la distrasse da quei pensieri cupi, quando un ramo, frusciando si chiuse dietro le spalle di Malfoy, sbarrando la strada del sentiero che stava percorrendo, e facendo cadere un mucchio di neve.

Aveva continuato a nevicare, quei giorni, ma la strada che il ragazzo faceva tutti i giorni era sempre lì a interrompere la perfezione di quel manto bianco, e scendeva dal cortile fino al Lago.

Il mantello lo copriva, ma il cappuccio era abbassato, e sul viso la sua espressione pensierosa e corrucciata era visibile da lontano. Hermione dopo il loro incontro aveva sentito l'assenza del suo sguardo su di sé, per qualche giorno, poi pian piano aveva ricominciato ad osservarla, e lei aveva fatto lo stesso.

Non capiva il suo comportamento, né tantomeno perché si ostinasse a restare a scuola, sotto gli sguardi d'odio della maggior parte degli studenti e di alcuni insegnanti.

Camminava accanto alla riva, senza guardarla, con tutta la calma del mondo. I suoi capelli quasi risplendevano al candore della neve. Poi si voltò, girandosi nella direzione di Hermione, che per la sorpresa quasi trasalì, ma rimase immobile, contenendo il suo turbamento.

In più di un'occasione aveva pensato che se le fosse successo qualcosa, nessuno l'avrebbe sentita laggiù, per questo gli incontri col ragazzo la mettevano in agitazione, ma per fortuna avvenivano a distanza di sicurezza.

La guardò, da lontano, ma lui prese ad avvicinarsi. E l'ansia di Hermione salì, ma prima che fosse troppo vicino si diresse invece verso il suo sentiero, facendole tirare un sospiro di sollievo. Non stava puntando verso di lei.

Se ne andò rapido verso il castello, lasciandola con ancora la bacchetta stretta nel pugno.

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