•Settantacinquesimo giorno
In quei giorni Hermione sentiva tutta l'opprimente imminenza delle feste. I pochi giorni che erano passati dal suo "chiarimento" con Malfoy erano stati molto pieni, tanto che sembrava passato un secolo.
Più che mai aveva bisogno di solitudine, soprattutto in previsione del suo ritorno a casa, dove la solitudine sarebbe stato un lusso non contemplato per almeno una settimana. Sarebbe partita l'indomani, per restare a casa fino al 27 Dicembre, e passare il capodanno a scuola coi ragazzi.
Aveva salutato Hagrid, e gli aveva dato il suo regalo di Natale, rimanendo incastrata a casa sua per un pomeriggio intero. Si era portata avanti col programma in modo da avere un po' di tempo libero durante le vacanze, e aveva comprato i regali per i suoi genitori e per i ragazzi.
La valigia era già quasi finita, ma non si sentiva ancora pronta per la partenza. Ricordava la sua vita in quella casa, ed era una vita felice. Ritornare la spaventava da morire, perché credeva che al posto di quella vita, avrebbe potuto trovare un fantasma. Che non l'avrebbe più riavuta indietro, proprio come era successo con la sua vita a Hogwarts. Scacciò presto quei pensieri dalla sua mente, che ne era tormentata ormai da giorni.
E ripensò invece alla biblioteca.
Stava cercando i tomi che le servivano per il compito di Erbologia, una pila di libri più alta di lei, che oscillava pericolosamente mentre li portava al suo tavolo. Poggiandoli infatti ne rovesciò la metà sul pavimento, sotto lo sguardo furente di Madama Pince. Si affrettò a raccoglierli, quando qualcuno ne prese uno, e glielo porse "Inutile" aveva commentato Malfoy, accennando a Millemila usi di Miele di Melaluna. L'aveva preso più per sicurezza che per altro, ma già il titolo lasciava intendere che contenesse stupidaggini. Lei strappò il libro dalla sua presa "Grazie per il consiglio" rispose un po' acida.
"Non era un consiglio. Questo invece..." ne prese un altro dal mucchio "..decisamente utile" sorrise sincero, "Grazie a te, Granger" le disse, lasciandola talmente spiazzata che quando sé ne andò, portandosi via l'ultima copia del libro che le serviva, lei era ancora lì, a domandarsi se una cosa del genere fosse mai successa prima.
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi da sola, ma ormai aveva fatto il danno, e aveva relegato l'analisi e le informazioni che le servivano da quel volume alla parte finale del suo compito (sperando di poter rubare il libro a Harry prima che partisse).
Poi il tempo aveva iniziato a stringere e non se l'era sentita di metterlo nei guai per colpa di Malfoy. Aveva rinunciato al suo piano, nonostante sapesse che durante le vacanze nessuno dei due amici avrebbe fatto i compiti, ma lei sperava ancora in un miracolo di Natale...
Così cercò Malfoy. La caccia era durata un paio di giorni prima che riuscisse a intercettarlo a fine lezione. Dopo Trasfigurazione l'aveva fermato con un cipiglio degno della McGranitt. Alcuni dei loro compagni avevano girato a largo, forse pensando che sarebbe scoppiato un duello, o roba del genere.
Hermione aveva puntanto l'indice inquisitore contro il ragazzo "Ridammi il mio libro" aveva esordito perentoria.
"Il libro della biblioteca che io ho preso in prestito mi serve per il compito" strinse gli occhi "che finirò durante le vacanze".
"Malfoy, sappiamo entrambi che non fai mai nessun compito" rispose scettica.
"E come spieghi i miei ottimi voti?"
"Con la moneta sonante di tuo padre"
"Mi sottovaluti davvero così tanto?" le chiese avvicinandosi un po', e d'istinto Hermione arretrò. Lui sghignazzò, avvicinandosi ancora "Che c'è Granger, ti spavento?"
"Certo che no!" sbottò in fretta, ma lui rapido ripartì all'attacco, fingendo un tono distratto, assorto:
"Quindi.. se non ti spavento, ti metto a disagio?" concluse, lanciandole un'occhiata divertita di fronte alla sua espressione di orrore. Che durò un istante.
Hermione scoppiò a ridere, e lo allontanò ancora, spingendolo indietro con calma "Non ti esaltare, Don Giovanni, direi che chiunque invada il mio spazio personale, come te, mi mette decisamente a disagio. Non potresti parlarmi da almeno un metro, diamine?!"
Alzò le mani in segno di resa, ma i suoi gesti tradivano un certo fare indispettito. "Bhe?!" quasi gridò Hermione, spazientita "Non costringermi a picchirti di nuovo Malfoy, perché stavolta lo farò come si deve!". Lui roteò gli occhi, altrettanto stizzito, e bisbigliò qualcosa che assomigliò tremendamente a Insopportabile, alle orecchie di lei.
"Come, scusa?" chiese con un tono pacato simile a quello della Umbridge.
Lui fece un finto sorriso "Non credo che tu abbia ancora capito che l'hai fatto perché te l'ho permesso..."
"Non mi serve il tuo permesso per prenderti a calci nel sedere, ma se mi dai il libro non avrò bisogno di verificarlo" incrociò le braccia risoluta, mantenendosi però sempre pronta ad afferrare la bacchetta.
"D'accordo, se dovrai assillarmi fino al prossimo anno..." iniziò a frugare nella tracolla, e estrasse il suo libro, e glielo porse. Lo guardò dubbiosa per un secondo, e fece per prenderlo, lui lo sollevò oltre la sua portata "A patto che non tenterai più di picchiarmi".
Per tutta risposta Hermione tentò di afferrarlo, senza riuscirci, e irritandosi sempre di più. Draco sospirò e finalmente glielo diede, e lei glielo strappò letteralmente di mano andandosene di gran carriera verso la Sala Grande.
"Non c'è di che, Granger!" le gridò dietro, prima che sparisse oltre l'angolo del corridoio. Hermione avrebbe giurato di vedere un sorrisetto sulla sua faccia da schiaffi.
Quando l'aveva raccontato hai ragazzi erano rimasti confusi almeno quanto lei, prima di passare alla fase "Gliela faremo pagare" che era tutto un Furetto di qua e Stupido Mangiamorte di là. Gli sarebbero mancati da morire durante le vacanze. Li pregò di salutare i Weasley, e già sentì una fitta al cuore al pensiero che non sarebbe stata alla Tana per Natale. Per quel Natale. Il primo, dopo la Guerra.
Se ne stava ancora lì, a sentire quella stretta familiare che era la nostalgia di casa. Nel suo rifugio. Perché ovunque fossero i suoi amici, quelli a cui voleva bene, quella era stata casa sua. E ora non sapeva più bene dove fosse.
Avrebbe dovuto essere felice di rivedere i suoi genitori. Ma al momento non sapeva cosa pensare, né cosa provare. L'unica cosa certa era la nostalgia. Degli anni felici, e sicuri, in cui tutto era chiaro e limpido. Bianco o nero, buono o cattivo.
Ora tutto aveva assunto una sfumatura grigia, perfino la neve non era più candida, ma si era sporcata. Perfino il Lago non era più nero, ma appariva di un grigio torbido, sotto la superficie ghiacciata semisciolta.
Niente era più come prima.
Quei pensieri la accompagnarono su per il pendio innevato, fino al castello.
Perfino lungo il tragitto per Hogsmeade, e poi fino a Londra.
Ovunque posasse lo sguardo trovava solo grigio.
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