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•Centoventesimo giorno

Hermione si sentiva scossa, ma ancor di più attonita. Sentiva la testa pesante, e l'insolito sole peggiorava la situazione. Ogni superficie brillava di bianco in migliaia di sfolgoranti riflessi iridescenti, nel bagliore della neve che si stava sciogliendo definitivamente. Teneva gli occhi serrati per schermarsi da quella luce dolorosa, mentre le tempie le martellavano per il troppo affollamento di pensieri. Degli uccellini sfrontati cinguettavano qualche nota fuori stagione, rendendo il suo mal di testa ancora più insopportabile.

Quel continuo rimuginare, negli ultimi tempi, non le aveva fatto bene, visto che la sua mente autodistruttiva le aveva fatto sviluppare sensi di colpa verso quell'essere infimo e insensibile di Malfoy. Si malediva per averlo baciato, per essersela presa con lui, e perché si pentiva di essersela presa con lui. Le sue idee erano decisamente confuse. Aveva bisogno di parlare con Draco, almeno per scusarsi dell'ultima discussione che avevano avuto, quel giorno al lago. Eppure negli ultimi giorni, i suoi appostamenti si erano sempre trasformati in qualcos'altro. Si piazzava in attesa del ragazzo, per poi distrarsi ad ogni occasione. Perciò nonostante la sua intenzione di tenere sotto controllo la collina, lasciò chiudere gli occhi.

Uno schiocco la fece sussultare, svegliandola da quello che avrebbe dovuto essere un sonnellino, ma che, a quanto pareva, era diventata una vera e propria dormita. Aveva la testa intorpidita, e ancor più dolorante, e i piedi e le mani congelati dal freddo. Per di più il cielo stava ormai diventando nero, e il buio era calato sul castello, portando con sé un venticello ghiacciato che rendeva sinistro ogni rumore fra gli alberi. Era infreddolita, sola e turbata, per non parlare del sogno che era appena stato interrotto.

Si sentiva confusa, come spezzata in due: una metà bramava la meraviglia, quella sensazione di essere speciali che sentiva solo grazie alla magia, e l'altra metà voleva la dolce e banale normalità. Quella che stava sognando. Una noiosissima lezione, in un normale liceo, da cui cercava di sfuggire scappando in corridoio, c'era perfino Harry che l'aspettava in cortile...

Prese la borsa e si incamminò decisa, sentendo un frusciare troppo vicino a lei per i suoi gusti. Non riusciva neanche a pensare lucidamente, divisa fra una realtà che sembrava fantasia, e fantasie che avrebbe voluto reali.

Sentì altri rumori, ancora più vicini, e si bloccò, voltandosi con la bacchetta in pugno. Un groviglio nero schizzò nella sua direzione e lei gridò impaurita, abbassandosi. Solo quando sentì lo stridio dei corvi capì che erano tre uccelli, spaventati quanto lei, che erano volati via. Alzò gli occhi al cielo seguendo la loro salita frenetica, mentre calmava il battito impazzito del suo cuore.

Quando si voltò, sbatté contro qualcuno e si sentì afferrare, gridando di nuovo. Tentò di divincolarsi, ma la stretta era salda "Calmati Granger!". Smise di agitarsi, e Malfoy la mollò, facendole scoprire che in realtà era grazie a lui che si trovava ancora in piedi: gli era andata addosso perché il sui piede aveva centrato una buca nascosta sotto la neve. Per poco non cadde di nuovo, ma pur di non farsi più toccare da lui, si tenne dritta in piedi.

Rossa in volto e ancora agitata balbettò le sue scuse, in parte grata alla fortuna di non averla fatta rovinare a terra "Mi dispiace... Ho sentito dei rumori...". Estrasse il piede dalla trappola nascosta, e si rimise in marcia, seguita dal ragazzo. "Sai, potresti perfino passare per un maniaco..." lo schernì, con una punta di verità nella voce. "Se mi vedessi arrivare, scapperesti" le fece notare prontamente "Hai ragione" le sfuggì una risata. Lui non rispose, e Hermione deglutì, rendendosi conto di essere giunta al momento che aspettava da un po', era la sua occasione. "Senti, io.. Volevo dirti che mi dispiace, per.. quello che ho detto" faceva fatica a raccogliere le idee, e non sapeva bene cosa dirgli "Io non credevo che tu l'avessi fatto per sbaglio" non sapeva come dirlo senza farlo sembrare orribile: aveva creduto che lui l'avesse baciata per uno dei suoi sporchi giochetti, e non aveva mai pensato che potesse essere minimamente andata in modo diverso.

Lo sentì sospirare e rispondere "Granger non sono inciampato e caduto sulla tua bocca accidentalmente, e nemmeno tu, non capisco cosa significhi esattamente per sbaglio" lo sentì bloccarsi un istante dietro di lei, ma non si voltò a osservarlo, e lui infatti continuò ugualmente a parlare "Non serve a niente che tu sia dispiaciuta, ciò che è fatto, è fatto, e che sia stato uno sbaglio, o meno, non si può cancellare".

Quelle parole risuonarono ambigue agli orecchi di entrambi, ma nessuno dei due lo disse.

Malfoy dopo un attimo di esitazione riprese a seguirla, ormai indietro, osservando il mantello della Grifondoro svolazzare coi suoi capelli. Continuava dritta per la sua strada, imperterrita, senza curarsi di niente e di nessuno.

Salazar, quanto la detestava... Credeva di essere l'unica vittima del mondo, lei che era l'ultima arrivata. Credeva che la sua determinazione le sarebbe bastata, ma non sapeva che finora non aveva mai affrontato qualcuno che l'avrebbe voluta davvero distruggere. Forse ne avrebbe avuto bisogno.

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