•Centocinquantottesimo giorno
Quel giorno sembrava non trovare un posto che non fosse scomodo. Le sedie della biblioteca le sembravano rigide. Il suo letto le sembrava molle. Il divano della Sala Comune pareva bitorzoluto. E perfino il terreno del suo nascondiglio era troppo irregolare.
Le nuvuole erano scomparse. E il sole rendeva l'aria un po' più mite, e il mantello superfluo. La superficie del lago era perfettamente liscia, come se ancora fosse ricoperta di ghiaccio, e scintillava di riflessi del sole.
Si ritrovò a camminare lungo la riva, osservando le alghe muoversi al passaggio delle creature acquatiche. Non molto distante il nero iniziava a inghiottire ogni traccia di luce, lasciando che fossero solo le ombre a muoversi sotto la superficie, risultando agli occhi di Hermione indefinite e minacciose.
Si sedette sull'erba, e rimase imbambolata a guardare l'acqua per qualche minuto finché non ebbe troppo caldo. Il sole le bruciava il viso, ma il vento era ben più fresco... Non trovava pace in nessun modo!
Si spazientì e sfilò le scarpe spingendole via coi piedi e quando fu scalza, e sentì il contatto piacevole dei fili d'erba freschi, finalmente sembrò trovare un po' di sollievo. Raccolse le ginocchia al petto godendosi la pace momentanea.
Visto che continuava ad avere caldo tolse il maglione, rimanendo con la camicia, così quando lo abbandonò accanto alle scarpe ebbe un'idea e lentamente si avvicinò alla riva.
Scrutò l'acqua e ancora diffidente estrasse la bacchetta, creando un'area protetta di qualche metro dalla riva, e quando fu sicura che nessuna creatura l'avrebbe trascinata sul fondo del Lago, immerse i piedi fino alle caviglie. L'acqua era meno fredda di quanto si aspettasse, e d'istinto sorrise, muovendo i piedi e causando onde e piccoli schizzi d'acqua.
Sentiva il fango sotto i piedi, ma era morbido e tiepido, e quando muoveva un passo faceva sollevare una nuvoletta marrone per qualche secondo, che poi si ridepositava sul fondo. Allargò ancora di più l'incantesimo, in modo da poter camminare leggermente più a largo, e bagnarsi fino al ginocchio. Sapeva che non era pericoloso, in molti facevano il bagno al lago in primavera, ma non voleva rischiare incontri indesiderati con qualche Avvincino. Soprattutto dove nessuno l'avrebbe vista, ed eventualmente ripescata.
L'acqua fresca ora le arrivava alle ginocchia, e già a stento vedeva le punte dei piedi. Vide un'ombra poco al di fuori del campo di protezione e fece un passo indietro nel sentirla colpire la barriera. Calpestò un'alga viscida e perse l'equilibrio.
Finì sott'acqua e nell'impatto freddo le sfuggì un grido di sorpresa, che sotto la superficie si trasformò in un tripudio di bollicine. Trattenne il respiro e con ancora la bacchetta in pugno si lasciò galleggiare, restando in apnea cullata dall'acqua e dal silenzio.
Riemerse solo quando dovette riprendere fiato, circa un minuto più tardi. Tirando la testa fuori dall'acqua e facendo un respiro che pareva riportarla in vita. Dopo che ebbe recuperato un po' di ossigeno, ancora col cuore a mille per lo spavento, e le mani tremanti per il freddo uscì del tutto.
Decine di goccioline infransero la calma piatta della superficie, scrosciando sonoramente. Tossì un paio di volte, prima di rendersi conto che qualcuno le stava andando incontro.
Aveva la vista ancora appannata ma vide abbastanza distintamente da riconoscere Malfoy, che con l'acqua che gli inzuppava la divisa si stava avvicinando torvo. Arretrò d'istinto e trasalì.
Il passo che fece però la portò a sbattere dritta contro la barriera, e la bacchetta le sfuggì finendo nel Lago.
"Ma sei impazzita?!" quasi gridò il Serpeverde.
Rimase in piedi confusa e completamente bagnata, col fiato corto. Non sapeva che cosa dire, visto che ancor prima che riuscisse a dare un senso alla sua presenza era stata distratta dall'incidente della bacchetta. "I-io.." balbettò, senza spiccicare parola.
Si rese conto di star battendo i denti per il freddo. "S-sono.. sciv-volat-ta.." giustificare la sua condizione le sembrò l'idea migliore.
"Credevo stessi annegando" la sua espressione era strana. E sentito ciò Hermione passò dalla confusione all'imbarazzo: era stata davvero sciocca! E ora se ne stava impalata di fronte a lui, completamente fradicia. Con orrore si rese conto che la sua camicia bianca era quasi diventata trasparente, e cercò di incrociare le traccia per coprirsi il reggiseno in bella vista.
Draco un po' scocciato, un po' perplesso scosse la testa in un gesto di stizza e aggiunse "Che ci facevi qua in mezzo?" accennando alla distanza dalla riva, e probabilmente cercando di capire se lei lo stesse prendendo in giro, visto che non poteva essere scivolata così lontano.
Lei scosse la testa, ignorando la domanda "L-la b-bacc-chetta... M-mi è-è cad-duta" non riusciva a fermare il tremore delle mani, e continuava a battere i denti. Ma non poteva perdere la bacchetta "T-ti p-preg-go...".
Lui sospirò, ma intanto avanzò togliendosi il mantello e bagnandosi ancora di più. "Tieni" glielo mise sulle spalle, e nel gesto la sfiorò, facendole sentire il calore delle sue mani sulla pelle congelata "Esci dall'acqua, e va' in Infermeria, ci penso io". Il suo sguardo torvo era vicino, e la scrutava quasi preoccupato.
Lei annuì, si strinse nel mantello, già bagnato, e iniziò a uscire dall'acqua, sorpresa per il suo tono apprensivo. Raccolse prima le cose che aveva lasciato sull'erba, e poi si diresse agli alberi, dove aveva la sua borsa e il mantello. Si appoggiò a un tronco, cercando di riprendere fiato. Si sedette, avvolgendosi col suo mantello come fosse una coperta. I capelli bagnati, le facevano percepire la brezza di quel giorno come una corrente gelida. Chiuse gli occhi per il dolore lancinante che iniziava a sentire alle tempie.
E così rannicchiata la trovò il Serpeverde poco dopo. Il volto pallido per l'imminente febbre, e i capelli scompigliati e ancora bagnati.
La sua voce le giungeva ovattata, quando la chiamò "Granger" come se fosse dietro a un vetro. "Svegliati, non puoi restare qui". Era così strano, che le stesse parlando. Era strano il modo in cui suonava la sua voce. Era come al rallentatore, e qua e là mancava un pezzo.
Ma dov'era finita?
Non riusciva ad aprire gli occhi, perché la luce la infastidiva, e la testa le faceva troppo male, e gli occhi erano troppo pesanti. Sentiva il suo nome "Granger" ma sembrava troppo lontano. "Hermione" Cercò di rispondere, ma non ci riuscì.
Mugolò qualcosa che somigliava a un "No", e poi lo stomaco e la testa fecero una capriola, e non sentì più nulla.
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