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29 - Manipulate

Eric inspirò a fondo. Temeva quel momento da un'eternità, da quando tutti i suoi segreti avevano cominciato a comportare un grande peso nella nostra relazione... Anch'essa nascosta agli occhi di tutti.

«Io mi chiamo Eric White per davvero, ma ho vent'anni e non diciassette come ho cercato di farti credere. Non frequento le lezioni perché la mia era solo una copertura, al liceo: bazzicavo sempre da quelle parti per sorvegliarti, sotto incarico di tuo padre. Io e lui lavoriamo per l'FBI.» rivelò, non privo di tensione.

Attesi pazientemente che aggiungesse qualcosa.

«Tuo padre è vivo, Chloe, ma si nasconde dal momento in cui sei nata. Come me, anche lui è entrato nei servizi segreti da giovanissimo, appena uscito dal liceo, perché non ha avuto un'adolescenza facile ed è risultato idoneo, esattamente come me. Il motivo per cui non ti ha mai cercata è questo: le persone che volevano rapirti questa notte sono state danneggiate dal lavoro di tuo padre, che è andato a ficcare il naso proprio dove loro erano sempre riusciti ad insabbiare tutto, truffando lo Stato ai danni della popolazione che paga le tasse. Al fine di non essere vulnerabile, ha insabbiato anche lui qualcosa di molto importante: la tua esistenza e ogni collegamento con tua madre. L'ha fatto per proteggervi, perché vi ama a prescindere con tutto il suo cuore e non è passato un giorno, non uno, che mi abbia chiesto come stavate. Devi credermi.»

«A parte quelli in cui sei sparito nel nulla. Certo, naturalmente ti credo.» puntualizzai.

Lui mi prese le mani fra le sue e mi guardò con il cuore in mano.

«Sono sparito perché qualcosa aveva cominciato a non seguire le nostre previsioni e mi sentivo intercettato. Sarebbero arrivati facilmente a te, se avessi continuato a starti vicino o, persino, a farmi vedere in pubblico con te.» spiegò.

Al ricordo del profondo senso di vuoto, inadeguatezza e profonda tristezza che quel periodo mi aveva creato, unito alla confusione dell'autunno e delle ultime settimane, faticai a capire. Le mie capacità cognitive mi stavano abbandonando.

«Ascoltami, ci sarà tempo per spiegarti tutto più nel dettaglio e, probabilmente, oltre un certo punto non è neanche più compito mio, ma fidati di me e prepara una valigia consistente. Domani fatti portare dai nonni e restaci per tutta la settimana. Io studierò la nostra spia interna, Steve, e capirò come ci dobbiamo muovere.» perorò la propria causa.

«Va bene.» cedetti, ormai esausta «Convincerò mia madre e i miei nonni che ho bisogno di cambiare aria.»

Eric mi chiese un paio di altre informazioni e mi stampò un lungo bacio sulle labbra, rinnovando le sue dichiarazioni d'amore e di cure nei miei confronti.

«Qualsiasi cosa accada, io rimango sempre fedelmente dalla tua parte.» sorrise.

Gli restituii un'espressione distesa e felice.

«Comunque, eri molto sexy alla festa.» aggiunse lui.

Mi sfuggì una risata, poi gli augurai la buonanotte e crollai sul mio letto. Sapevo che non avrei dormito più di tre ore, ma intendevo sfruttarle al meglio.

Al mio risveglio, mi accorsi di due cose: l'espressione minacciosa di mia madre, con le mani sui fianchi, e l'assenza del mio cellulare. Ero sicura di aver impostato la sveglia...

«Buongiorno, principessa.» ironizzò mia madre.

Mugugnai infastidita, affondando il viso nel cuscino.

«Sai, vero, che non arriveremo mai in tempo per l'ora di pranzo? Mia madre non prenderà molto bene questa mancanza di rispetto.» fui rimproverata.

Emisi uno sbadiglio e qualche verso irritato, poi mi strofinai gli occhi e presi coscienza della realtà.

Oltretutto, mia madre era già vestita e truccata di tutto punto.

«Mamma... Ci parlo io con i nonni. Ho una richiesta da fare loro.» decisi.

«Prima ti fai una bella doccia, mangi qualcosa, ti rimetti in sesto e ti prepari. Poi ci parlerai.»

Invece di dare priorità a tutto il resto, bevvi un bicchiere d'acqua e mi schiarii la gola per ritrovare una voce normale.

Poi allungai la mano per farmi dare il telefono.

«Chloe.»

«Ti prego, mamma. So quello che sto facendo.» insistetti.

Lei mi diede fiducia, seppur non del tutto convinta.

«Pronto, Rachel? Siete in viaggio?» rispose, naturalmente, mia nonna.

«Ciao, nonna. Sono Chloe.» la corressi, elargendo una serenità che non sapevo bene da dove provenisse «Uhm... Purtroppo c'è stato un piccolo problema. Ho litigato con la mamma. Ci metteremo presto in viaggio perché non mi perderei mai il ricevimento in occasione del compleanno del nonno, ma ci terrei a fare una piccola richiesta.»

Mia nonna, letteralmente colta di sorpresa, mi lasciò parlare. Lo considerai un lusso.

«Vorrei stare un po' lontana da qui per qualche giorno... Per schiarirmi le idee. Ho l'SAT la prossima settimana e mi piacerebbe concentrarmi per dare il massimo, come ho sempre fatto negli ultimi mesi. A partire da quella famosa chiacchierata che avevamo avuto tutti i quanti dopo Natale, diciamo. Sarebbe un problema? Prometto che non sarò di disturbo, non farò altro che studiare.»

Parlai talmente in fretta e concitata che mia madre mi guardò come se stessi delirando e mia nonna faticò a rispondermi. Di certo, non aveva programmato la mia permanenza prolungata a casa propria.

«I-io... Ne parlo con tuo nonno e... Ti faremo sapere. D'accordo? Intanto, mettetevi in viaggio, da brave.» farfugliò la nonna.

Dal momento che non mi sembrava affatto convinta di darmi una mano, sfruttai il punto debole di tutti quanti: la delusione che mia madre era stata per i miei nonni, in particolare al femminile.

«Vi prego, aiutatemi. Nonna, io non voglio commettere i suoi stessi sbagli. Avere la sua pressione addosso mi rovinerà l'SAT e gli esiti di fine anno e il prossimo e tutto il mio futuro sarà compromesso. La mia vita andrà in fumo. Mi porterà alla disperazione più totale, mi capite?» finsi, drammatica.

«Ma certo, tesoro, non preoccuparti. Non è ancora tutto perduto.» asserì la nonna.

Ebbi l'impressione che la sua ultima frase si riferisse al controllo che poteva ancora illudersi di esercitare su di me e, di conseguenza, su mia madre. Quest'ultima, d'altro canto, fu un altro paio di maniche. Era drasticamente sconvolta da quello che mi aveva sentito dire al telefono e si aspettava una spiegazione.

Sospirai.

«Mi faccio una doccia e ti spiego dopo, mentre mi preparo.» istruii.

Lei fece spallucce scuotendo il capo, senza pronunciare una parola. Avevo fatto a modo mio fino a quel momento, non avrebbe avuto alcun senso fermarmi allora, quando il lavoro era già stato portato quasi a termine.

Andò a prepararmi la colazione e io mi beai del getto bollente dell'acqua che scrosciava sulla mia pelle. Mi sentii rinascere. Fui quasi pentita di non aver avvisato nessuno dei miei amici della mia partenza, perciò cominciai a riflettere.

Potevo rivelare la verità soltanto a Maddie, Elizabeth, Peter e Thomas. Steve avrebbe dovuto sentire la notizia che avrei sparso grazie al preside e alla scuola, cui avrei raccontato... Che cosa? Cosa avrebbe mai potuto reggere la sparizione momentanea di una studentessa che non vedeva l'ora di dare il meglio di sé all'SAT?

Mi sarei potuta inventare un ritiro spirituale in convento, se fossi vissuta qualche secolo fa. Avrei potuto puntare su un rapimento, se non ci fosse stata la tecnologia a sorvegliarmi. Il mio cellulare dov'era? Avevo troppe domande e poche risposte in testa.

A causa del cattivo tempo, ritirai gli abiti da bella stagione e composi una valigia prettamente primaverile con qualche giacca extra e foulard in abbondanza. Indossai un paio di pantaloni a palazzo blu pavone e abbinai una camicetta bianca molto semplice e un cardigan color sabbia, circa della stessa tonalità delle scarpe. Mi sentivo molto signorile all'apparenza, ma era esattamente quel salto di qualità che avrebbe convinto la nonna ad accettarmi in casa propria per una settimana. Non si sarebbe di certo occupata di un'adolescente in crisi... Con mia madre aveva sviluppato un certo trauma, ne ero convinta. L'unica maniera per perorare efficientemente la mia causa era puntare sulla maturità, a partire dall'esterno.

Del resto, fu mia madre in primis a rimanere colpita dalla mia scelta.

«Vuoi impressionare i nonni per convincerli meglio?» ironizzò.

Annuii. «Precisamente.»

«E posso finalmente sapere per quale assurdo motivo?» domandò quindi.

«Ieri notte hanno tentato di rapirmi. Vogliono arrivare a... P-papà.» ammisi, con una certa fatica.

Mia madre rimase a bocca aperta.

«Che cosa?!» strillò «Stai bene? Oh, santo Cielo, ma perché non mi hai chiamato?! Hai idea di quello che significherebbe, per me, perderti? Chloe... Oh, bambina mia! Vieni qui. Vieni qui e non uscire mai più da sola di notte.»

Sospirai, preparata a quella reazione esagerata. Fui strozzata da un abbraccio apprensivo e mi dimenai per cercare di spiegarle che, ormai, il peggio era passato.

«Non ero sola, mamma. I miei amici mi hanno protetta.» contestai.

Lei fece un cenno per sminuire la replica e mi strinse a sé più forte che mai.

«È un mondo orribile e pericoloso, tesoro. Promettimi che starai più attenta.» si raccomandò.

Annuii.

«Ascolta... Ma tu eri a conoscenza del fatto che papà lavora per l'FBI dai tempi del liceo? Ho saputo che si è dovuto nascondere per proteggere me e te da qualcuno che è rimasto scottato dal suo lavoro. Questo qualcuno deve aver scoperto della mia esistenza e vuole usarmi per costringere papà ad esporsi. Per vendetta.» raccontai, tutto d'un fiato.

Consumai la mia colazione mentre mia madre razionalizzava l'accaduto.

Infine, trasse un lungo sospiro.

«Ed è questo il motivo per cui pensi di nasconderti dai nonni per una settimana? E dopo, cosa succederà? Chi sono queste persone?» domandò.

«Non lo so, mamma. Di sicuro non scherzano. Volevano ricattarmi attraverso Maddie, ma Elizabeth si è offerta di aiutarmi e insieme a Peter ed Eric sono riusciti a scappare tutti, salvandomi.»

«Eric?»

Sorrisi.

«Eric lavora per conto di papà. Mi è sempre stato vicino per sorvegliarmi e proteggermi.»

«E se fosse stato lui a venderti a quei criminali? Chloe, bambina mia, non ti devi fidare di nessuno.» si lagnò mia madre.

Decisi di renderla partecipe di ogni singola cosa, di ogni minimo dettaglio. Nel frattempo, caricammo la valigia nel bagagliaio e partimmo.

Il viaggio trascorse più in fretta del solito grazie al mio racconto e ai tentativi reciproci di pianificazione. Fu solo quando ci avvicinammo alla villa dei nonni che mia madre parve ricordarsi di una cosa molto importante.

«Hai fatto bene a mentire ai nonni. Se vengono a sapere che è tutta colpa di tuo padre, faranno di tutto per portarti via da me e punirmi una volta per sempre. Non mi hanno mai perdonata per le mie scelte, lo sai bene.»

Ripensai a quanto mi avesse aiutata nel processo di manipolazione della nonna fare leva sulla disapprovazione nei confronti di mia madre. No, non l'aveva decisamente perdonata. Neanche un po'. Io, però, rappresentavo una questione diversa. Sorrisi.

«Ma io sì.»

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Lascio a voi i commenti 🙈

Baci 💙

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