Falon'din - Banal'ras mi
Falon'din gli spiriti dei morti nel vuoto
accompagna e della fortuna è il signore.
Dirthamen e Falon'din sempre assieme agivano
Per gli elfi proteggere e aiutare.
In gufo e corvo si trasformavano
E veloci volavano nel cielo.
I due erano abili guerrieri
Da nulla si tiravano indietro.
Dall'ombra il nemico colpivano
E a nessuno scampo lasciavano.
Falon'din, amico dei morti, anche traghettare
Gli spiriti dei defunti nel vuoto poteva.
Ora invece i morti sono senza guida
A causa del Lupo che tutto voleva.
Falon'din gli spiriti dei morti nel vuoto
accompagna e della fortuna è il signore.
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Fen'harel torna nella sua camera, in un dormitorio vicino alla Biblioteca, e comincia con i preparativi per la caccia. I pensieri gli turbinano nella mente, non riesce a fare chiarezza, a costruire un ragionamento logico. Non ha mai incontrato Feladris ma ora lo odia con tutto il suo cuore.
Qualcuno bussa alla sua porta: è Mythal, venuta a parlargli in privato.
《Non pensavo che Feladris avrebbe mai fatto qualcosa del genere》dice sedendosi sul letto.
《Eppure centinaia di schiavi sono morti per mano sua》ribatte secco Fen'harel.
《Così pare. Feladris aveva pochi schiavi e mi è parso sempre gentile con loro...》
《Sii chiara, te ne prego.》
Mythal sospira e si spiega:《Se non fosse per le prove che ci ha portato Dirthamen... Non so. Ultimamente Feladris ci evitava e, le poche volte che noi Evanuris ci incontravamo tutti, criticava sempre il nostro operato. Soprattutto di Elgar'nan e Andruil... E la maggior parte degli schiavi della piantagione apparteneva a loro due. Tuttavia qualcosa non torna...》
《Deve pagare per ciò che ha fatto》dichiara Fen'harel.
《Morte e Dimenticanza mi sembrano una punizione esagerata, capita che un Evanuris...》
《Stai giustificando la morte di quegli schiavi?》si infuria il giovane elfo.
《No, ma...》
《Mi dispiace, lethallen, questa volta non sono d'accordo con te. Se Feladris non verrà punito, le cose non cambieranno mai.》
Mythal annuisce tristemente e lascia il suo protetto ai preparativi.
Fen'harel continua a prepararsi per la caccia. Non sa bene cosa portare. Forse dovrebbe andare a procurarsi delle armi, ora ha solo un bastone incantato. La magia è un'arma a sé ma forse in questo caso non basterà.
Toc toc
Fen'harel apre la porta, pronto a dire a Mythal di lasciarlo in pace. E invece davanti a lui c'è Sylaise.
L'elfa gli sorride ed entra nella camera con grazia, lasciandosi dietro una scia profumata. Porta un vestito rosa pallido che mette in risalto la sua vita sottile. Fen'harel non può fare a meno di ammirare la sua bellezza.
《Vedo che ti stai già preparando》esordisce Sylaise.
《Sì. A cosa devo il piacere di questa... vostra visita?》
L'elfa ride:《Non c'è bisogno di essere così formale! Sono qui perché voglio essere sicura che tu sia pronto.》
《Sono pronto, per quanto possibile. Non ho mai dato la caccia a qualcuno, men che meno a un Evanuris.》
《Lascia che ti dia qualche consiglio allora. Feladris è potente ma si basa soprattutto sulle sue abilità da cavaliere arcano, quindi scontro corpo a corpo. Probabilmente vi sottovaluterà: questa potrebbe essere una sua debolezza.》
《Perché non gli date voi Evanuris la caccia?》chiede Fen'harel.《Di sicuro avete più probabilità di riuscire.》
《Hai ragione, mio caro》gli risponde Sylaise.《Ma come potremmo sapere se siete all'altezza di diventare Evanuris altrimenti? Tuttavia, non ti preoccupare, veglieremo su di voi e non permetteremo che vi accada nulla di male. E a questo proposito, ho un dono per te.》
Sylaise tira fuori da una tasca nascosta un'elsa argentata, decorata con due pietre blu, e gliela porge. Fen'harel la prende, esitante.
《Questa è l'arma dei cavalieri arcani》spiega Sylaise,《forgiata da June, uno dei migliori artigiani dei Saprae. Basta che tu incanali la magia attraverso l'elsa e la lama apparirà.》
《Ma serannas, Sylaise.》
L'elfa si avvicina e gli posa una mano sulla spalla.《Sta' attento. Dareth shiral.》
Detto questo se ne va, lasciandolo di nuovo solo.
È ormai sera quando sente di nuovo bussare alla propria porta. Sbuffando va ad aprire, aspettandosi Elgar'nan o Andruil.
Invece sulla soglia trova Gyseil. Si fa da parte per lasciarla entrare.
《Vedo che ti stai preparando. Hai deciso di andare?》gli chiede.
《Aneth ara, Gyseil. Perché sei venuta?》risponde Fen'harel, enfatizzando il saluto.
La ragazza alza gli occhi al cielo:《Ho incontrato Anaris. Era arrabbiato poiché gli Evanuris non gli hanno chiesto di unirsi alla caccia.》
《Perché sei qui?》instite l'elfo.
Gyseil evita il suo sguardo:《Volevo chiederti di essere clemente con Feladris, o almeno ascoltare la sua versione dei fatti. Te ne prego. Non riesco a credere che l'uccisione degli schiavi sia opera sua.》
《Non ti posso promettere nulla, mi dispiace... Tu non vieni?》
《No. Ne ho parlato con Geldauran: non penso di poter fare quello che ci è stato chiesto, nemmeno per la carica di Evanuris》risponde la ragazza.
《Ha ucciso centinaia di schiavi!》
《Lo so. Ma era mio amico.》
Per un po' regna il silenzio. Gyseil guarda ovunque tranne che verso di lui. Il suo sguardo si posa leggero e volatile sulla scrivania, sugli scaffali pieni di libri, sul baule, sul letto, sul pavimento fra i loro piedi. Ma non nei suoi occhi.
《Sei venuta solo per dirmi questo?》chiede infine Fen'harel.
《No, in realtà no. È dalla sera del ballo che penso... che penso a...》
《Che pensi a questo?》interviene Fen'harel, tirandola a sé e baciandola sulle labbra.
《Sì》risponde lei in un sospiro.
《Anch'io.》
Mentre si baciano, le sue mani accarezzano le morbide curve di lei. Si fermano solo per raggiungere il letto e spogliarsi. I loro vestiti formano una pila disordinata in un angolo della stanza buia.
L'indomani Fen'harel parte all'alba. Gyseil sta ancora dormendo. La saluta silenziosamente con un bacio sulla fronte.
Falon'din e Dirthamen lo stanno aspettando sotto casa, il primo fremente, il secondo impassibile.
《Da dove iniziamo?》chiede Fen'harel.
《Dirthamen ha già raccolto alcune informazioni. Oltre a Delanelle, Feladris è stato visto per l'ultima volta a Erendal, la fortezza dei cavalieri arcani. Possiamo raggiungere entrambe dalla Sala degli Specchi.》
I tre giovani elfi decidono di recarsi prima alla piantagione di Delanelle, dove gli schiavi coltivavano ogni genere di frutta e ortaggi. I campi ora sono deserti e l'aria è pesante, come se ricordasse ancora la strage.
《Cosa ti ha fatto capire che il colpevole fosse Feladris?》chiede Fen'harel a Dirthamen.
《Dai segni sui cadaveri, era chiaro che fossero state usate armi da cavaliere arcano》risponde il gemello taciturno.
《Tutto qui?》
《Ovviamente no. Cinque schiavi sono scampati all'attacco. Hanno visto tutto.》
《Vi fidate delle parole di uno schiavo?》si sorprende Fen'harel.
《Certo che no!》interviene Falon'din.《Geldauran è capace di leggere i pensieri, gli abbiamo chiesto di verificare e lui ha trovato il ricordo nella loro mente.》
Fen'harel decide di provare a parlare coi sopravvissuti. Forse gli diranno qualcosa di utile. Li raggiunge in un capannone: tre di loro hanno il vallaslin di Elgar'nan, gli altri due di Andruil. Hanno un'aria un po' sperduta e confusa.
《Aneth ara》li saluta, improvvisamente titubante. Ha il timore di spaventarli: non è più uno schiavo emaciato dall'aspetto inerme. Non possono capire che lui è dalla loro parte.
Solo uno di loro risponde con un debole:《Aneth ara, Mirthadra.》
Le viscere gli si contorcono a sentire il titolo con cui un tempo doveva rivolgersi al proprio padrone.《Non c'è bisogno di usare alcun titolo con me, amici miei. Sono qui per chiedervi cosa ricordate di... di Feladris. Voglio portarlo davanti alla giustizia.》
《Egli è venuto a visitare la piantagione》comincia uno fra i sopravvissuti.《Veniva regolarmente, non sappiamo esattamente il perché.》
Un'altro dei cinque schiavi prende parola:《Quel giorno sembrava arrabbiato. Ha avuto una discussione con Mirthadra Sharise. Gestiva lei la piantagione. E improvvisamente, Feladris ha estratto la sua lama da cavaliere arcano e le ha tagliato la testa.》
《E poi ha iniziato a uccidere noi》continua l'unica donna del gruppo.《Ci siamo salvati solo perché ci siamo nascosti nella cisterna.》Lacrime inondano gli occhi dell'elfa.《Si è preso anche la mia piccola Faline.》
Fen'harel sente un vuoto scavarsi nel suo petto. Non riesce più a parlare... ma quali parole potrebbero confortare la schiava? Non ne trova nessuna e così abbandona l'elfa al proprio dolore.
I due gemelli non hanno trovato null'altro di utile e quindi i tre decidono di andare a Erendal. La fortezza dei cavalieri arcani è magnifica: si trova su un'isoletta al centro di un lago circondato da boschi verdeggianti. Si erge elegante e sicura, protetta da alte mura, decorate da bassorilievi che raccontano la storia dell'ordine.
L'accoglienza che ricevono è molto fredda. Un elfo nella tipica armatura dei cavalieri arcani li conduce in silenzio da Elan'del, una volta loro insegnante in Biblioteca e ora capo dell'ordine.
《Non penso troverete nulla di utile qui》li saluta gelida.
《Cavaliere Elan'del, non siamo qui per accusare il vostro ordine》le dice Fen'harel.《Il nostro scopo è dare giustizia a tutti gli schiavi uccisi.》
《Capisco》risponde l'elfa a denti stretti.《Come posso aiutarvi?》
《Mostraci le stanze di Feladris》ordina Falon'din brusco. Fen'harel rimane lievemente sorpreso: l'amico era sempre stato cortese con l'insegnante. Ora il suo tono non ammette repliche.
Gli appartamenti dell'Evanuris non rivelano nulla. La camera da letto e il salotto sono in perfetto ordine. Dirthamen ha analizzato ogni superficie e rientranza ma nemmeno il suo sguardo attento ha trovato qualcosa di utile. Passano il resto della giornata a interrogare gli altri membri dell'ordine. Tutti sono diffidenti e molti sostengono che Feladris non avrebbe mai compiuto un atto tanto terribile. I gemelli ribattono raccontando loro delle prove inconfutabili presenti nelle menti degli schiavi e verificate dal sommo Geldauran. Nessuno sa dove potrebbe essere ora l'Evanuris.
La sera decidono di rimanere al castello. Gli vengono assegnate due stanze: una per Fen'harel e una per i due gemelli.
《È meglio restare all'erta. Non siamo i benvenuti qui》lo avvisa Falon'din prima di ritirarsi.
Fen'harel si siede sul proprio letto. È stanco ma non vuole dormire: dopo tanto tempo, ha di nuovo paura. Rimane sveglio e lascia che i suoi pensieri vaghino alla deriva. Vede Gyseil, stretta fra le sue braccia, i capelli rossi sparsi disordinatamente sul cuscino. I suoi occhi però sono quelli di Nereni: grandi e verde scuro. Si sente in colpa... ma alla fine non si erano fatti alcuna promessa. La immagina mentre viene baciata da un altro e prova un certo fastidio. Gyseil gli tira uno schiaffo e se ne va. Non si volta nemmeno quando lui le grida di tornare...
Si sveglia di soprassalto, rendendosi conto di essersi appisolato. Di fianco al letto, scorge una figura eterea e senza forma.
《Nereni ha accettato la tua scelta. Dovresti farlo anche tu.》
《Non è così semplice, spirito》risponde Fen'harel.
《Io sono amore. E posso dirti che ora il tuo cuore desidera Gyseil》gli rivela.
《Come lo sai?》
《A lungo ho ascoltato le silenziose domande d'affetto poste dagli Elvhen. Conoscete già tutti la risposta. Io mi limito a renderla palese.》
Detto questo, lo spirito scompare.
Fen'harel sta per riaddormentarsi quando dalla camera a fianco giunge un grido.
Afferra il proprio bastone e tiene pronta la magia. Spalanca la porta dell'altra giusto in tempo per vedere Falon'din trafiggere con una spada il cuore di Elan'del, che con un gemito si accascia a terra e non si muove più. Dirthamen è ferito ma non gravemente.
《Cos'è successo?》chiede l'elfo, fissando il corpo inerte della donna.
《Elan'del pensava di eliminarci di nascosto. Ma Dirthamen l'ha sentita entrare e quindi lei lo ha attaccato. Ma ha svegliato anche me. Non ha avuto scampo.》
《È dalla parte di Feladris》conclude Dirthamen.
《Come... cosa diremo ai cavalieri arcani?》chiede Fen'harel, incapace di distogliere lo sguardo dalla pozza di sangue che si sta formando sul pavimento.
《Nulla. Partiamo fra poco. Non siamo al sicuro qui》risponde Falon'din.
《Prima controlliamo le stanze di Elan'del. Sono sicuro che conoscesse un modo per rintracciare Feladris》mormora Dirthamen.
Falon'din e Fen'harel rimangono di guardia nella camera mentre il gemello, nascosto dalle ombre sue amiche, va a cercare indizi. Torna dopo una decina di minuti, con in mano una lettera.
《Elan'del dovrebbe avere un medaglione che permette di rintracciare Feladris. Glielo aveva dato nel caso gli servisse aiuto》spiega Dirthamen mostrando loro lo scritto.
Falon'din si china sull'elfa e le sfila dal collo un pendente.《Percepisco una traccia magica. Speriamo ci conduca da Feladris》dice.
I tre elfi lasciano il castello, complice l'oscurità notturna. Stranamente, nessuna sentinella prova a fermarli.
La vera caccia comincia. Feladris deve avere un amuleto gemello a quello di Elan'del: basta incanalarci un po' di magia dentro ed esso indica la via verso l'Evanuris. Puntano verso nord, inoltrandosi nella foresta. Dopo la prima giornata di inseguimento sono ancora lontani dalla loro preda.
I giorni si succedono, il tempo cambia e inizia a piovere. La foresta diventa sempre più fitta e il terreno, prima regolare, ora è impervio. Hanno quasi raggiunto le montagne. Feladris è sempre più vicino, da un paio di notti la sua traccia rimane fissa: non si sta più muovendo ma attende. Se Elan'del o i tre giovani elfi, non è dato saperlo. Al crepuscolo dell'ottavo giorno lo raggiungono. L'Evanuris li aspetta su un'altura, sferzata incessantemente dalla pioggia.
《E così i cacciatori hanno mandato i cani in avanscoperta》commenta Feladris duramente, osservandoli. I suoi lunghi capelli scuri sono legati in una coda sfatta, il suo viso è stanco.《Che ne avete fatto di Elan'del?》
《Ha scelto di morire》gli risponde Falon'din, sguainando due spade.
Feladris sembra addolorato:《Cercava solo di proteggermi.》
《Ha sbagliato. E ora tu incontrerai il suo stesso destino》dice Dirthamen, con voce priva di alcuna emozione.
L'Evanuris scuote la testa:《Mi aspettavo l'arrivo di voi due, il vostro signore tiene il guinzaglio ben saldo, dopotutto. Ma Fen'harel?》si chiede voltandosi verso di lui.《Mythal mi ha parlato così bene di te. È bastata la promessa di un titolo per coinvolgerti?》
《Hai ucciso centinaia di schiavi. Io ti porterò davanti alla giustizia》ringhia Fen'harel.
Feladris sembra diventare ancora più pallido:《Non posso credere che tu abbia...》
Falon'din non gli lascia finire la frase, gettandosi contro di lui. Dirthamen scompare nell'ombra e riappare alle spalle dell'Evanuris, pronto ad affondargli un pugnale nella schiena. Ma Feladris è svelto. Senza nemmeno voltarsi, scaglia il gemello silente lontano da sé, semplicemente alzando una mano. Con l'altra, estrae la sua elsa da cavaliere arcano e, dopo aver evocato la lama, para il colpo di Falon'din. Fen'harel evoca un fulmine contro l'uccisore di schiavi, un fulmine che si abbatte su una barriera magica che circonda e protegge l'avversario.
Falon'din è molto abile e veloce ma Feladris... Feladris è incredibile: intercetta ogni fendente del gemello senza alcuno sforzo e contrattacca, portando più di un colpo a segno. Fen'harel impugna la sua arma e si scaglia a sua volta contro l'Evanuris, lanciando un incantesimo di dissolvi magia. Preso alla sprovvista, Feladris lascia un varco nelle sue difese e Fen'harel riesce ad infliggergli una ferita su una gamba. Ma il cavaliere calca campi di battaglia da molto più tempo: con un ampio fendente di spada allontana Falon'din, mentre con l'altra mano crea un grumo di roccia, che gli scaglia addosso. Il gemello, già sbilanciato, viene colpito in pieno petto e cade oltre l'orlo dell'altura. Fen'harel sente il grido di sgomento di Dirthamen mentre para i colpi successivi. Fendente dopo fendente, cerca di sfiancare l'avversario, indebolendo con dardi di fuoco la barriera magica che lo circonda. L'Evanuris però non dà segni di cedimento e mette a segno diversi affondi. Anche Dirthamen torna all'attacco, rapido e infido: riesce a colpire Feladris mentre gli dà le spalle. L'Evanuris lancia un grido di dolore e si volta per scagliare un fulmine contro il gemello rimasto. Dirthamen si affloscia al suolo. Ma l'incantesimo l'ha distratto: Fen'harel approfitta della breve pausa dal duello per calare la sua lama sul braccio della spada di Feladris, mozzandoglielo di netto. L'Evanuris grida ancora e raccoglie le forze per un'altra magia, ma Fen'harel lo precede. Evoca di nuovo un fulmine, che lascia l'Evanuris a terra boccheggiante. Poi ordina alla roccia su cui combattevano di deformarsi per imprigionare gambe e braccia del cavaliere arcano che rimane in ginocchio, inerme e ansimante. Fen'harel gli punta la lama alla gola. Sta per affondarla nella carne quando una voce incorporea lo ferma:《Lasciagli una possibilità.》
Il giovane riconosce nella presenza uno spirito della compassione. Con la coda dell'occhio lo vede materializzarsi alla sua destra e osservare la scena.
《Ho promesso a un'amica che ti avrei ascoltato. Quindi parla》grida per farsi sentire sopra la pioggia battente sempre più intensa. In lontananza, il rombo di un tuono.
《E cosa vuoi che ti dica? Sembri già aver deciso la mia colpevolezza》risponde Feladris.
《Perché hai ucciso gli schiavi?》urla Fen'harel. La pioggia gli bagna il viso come a rappresentare le lacrime dei suoi fratelli e sorelle massacrati. O forse sta piangendo lui stesso.
Il viso dell'Evanuris si incupisce:《È un complotto, da'len》sussurra.《Non ho ucciso io gli schiavi.》
《Tutti gli indizi portavano a te!》
Feladris sorride amaramente:《Elgar'nan...》
Il cavaliere soffoca sulle sue stesse parole, un rivolo di sangue gli esce dalla bocca. La lama di un pugnale spunta dalla sua gola. Fen'harel arretra d'istinto e alza lo sguardo oltre Feladris. Falon'din ha risalito l'altura e ha posto fine alla vita della loro preda con un lancio preciso; in un lampo di intuizione, ora il suo nome si spiega: amico dei morti è un modo beffardo per definire un assassino.
Fen'harel cade in ginocchio lasciando andare la sua arma e, anche se è inutile, chiude gli occhi ormai ciechi di Feladris. Lo spirito della compassione è fuggito. Un'infinita stanchezza gli piomba addosso, screpolata dal dubbio amaro.
Il giorno successivo la pioggia cessa. Falon'din è ferito gravemente, forse ha delle costole incrinate, mentre Dirthamen si è rotto una gamba e fa fatica a concentrarsi: deve aver battuto la testa. Fen'harel è quello più in salute e cerca di mettere gli altri due in sesto come può, ma la magia curativa non è il suo forte. Si ripromette di studiarla in futuro. Se ne usciranno vivi. Infatti non saranno in grado di proseguire per diversi giorni e sono troppo lontani da qualsiasi città perché lui vada da solo, abbandonando i due fratelli. Fen'harel sta per perdere la speranza quando il sole viene oscurato da un'ombra immensa. Alza gli occhi al cielo e vede un gigantesco drago dalle scaglie rosse posarsi vicino al loro accampamento di fortuna.
Un sussurro di sollievo e meraviglia gli sfugge dalle labbra:《Mythal!》
Il dorso della Evanuris è abbastanza grande per trasportarli tutti e quattro. Fen'harel è così esausto che non le chiede nemmeno come abbia fatto a trovarli e si appisola durante il volo. Non ha paura di cadere. Mythal li trasporta in meno di una giornata verso una villa provvista di Eluvian. Alcuni suoi servitori li attendono per aiutarli nel resto del viaggio.
《E così ce l'avete fatta》commenta l'Evanuris, tornata in forma di elfa.
《Sì》risponde Fen'harel. Non gli sono rimaste altre parole.
Ai tre elfi viene concesso qualche giorno per riprendersi dalle ferite e infine vengono convocati nel palazzo dei ricevimenti di Arlathan, dove una folla elegante li accoglie. Fen'harel, Falon'din e Dirthamen procedono affiancati con passo solenne, fino ad arrivare al di sotto della pedana dei troni, che ora sono otto. I cinque Evanuris rimasti li attendono, regali e composti. Elgar'nan fa un cenno d'assenso ai due gemelli mentre Sylaise sorride a Fen'harel. Andruil sembra annoiata, Geldauran addolorato.
È Mythal la prima a parlare:《Per il volere del Sole e della Terra, della magia, della giustizia e di tutta Elvhenan, voi, Fen'harel, Falon'din e Dirthamen, siete chiamati d'innanzi a tutto il popolo per accettare un grande onore.》
《Che i vostri cuori siano pronti》continua Elgar'nan,《poiché il titolo che vi affidiamo non è solo un onore ma anche un fardello.》
《Sarete la guida degli Elvhen nei momenti bui e il loro scudo nella guerra》interviene Sylaise.
《Sarete la freccia che abbatte ogni pericolo. Sarete un pilastro di Elvhenan》proclama Andruil.
Per ultimo parla Geldauran:《Che il vostro cuore sia pronto, giusto e coraggioso, poiché io, davanti al popolo, vi nomino Evanuris.》
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