Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Epilogo tropicale

Urla. Durante il salto nel precipizio, Ebony con lo sterzo in mano, convinta di governare la traiettoria del camper, urlava come se avesse diciotto polmoni. Bambam, accanto a lei, che stringeva in mano una bottiglia di tequila, apparsa spontaneamente, gridava alternando generose sorsate, poi ruttava dando un'occhiata oltre il parabrezza, dove nuvole, cielo e mare si dividevano lo spazio fuori. La gallina, atterrita pure quella, aveva imparato a urlare e a deporre uova scorrazzando avanti e indietro; sembrava non accorgersene neanche.

Svegliata dal trambusto e anche dalla pendenza quasi verticale del divano blu, Liling si unì alle grida prima ancora di capirci qualcosa. Usò i suoi poteri per acquistare una posizione eretta rispetto al mezzo tutto sbilanciato.

«Raaaagaaazeeeee!»

«Ti sei svegliata dolce Liling?» Gridò la mora. «Tò! La colazione!» Disse la messicana allungando alla orientale la bottiglia di tequila che accettò non appena scoprì che stavano precipitando chissà in quale buco.

«Amiche mie, credo che sia arrivata la–»

«Non dirlo Eby, no! Non possiamo crepare dopo tutto quello che abbiamo fatto finora!» Protestò la messicana strappando dalle labbra di Liling la bottiglia.

«Ma questo crepaccio quanto è alto?» Chiese la orientale. «È da un bel po' che gridiamo.» Come se avesse invocato la fine della caduta, le nuvole si dissiparono e l'oceano si mostrò in tutta le sua sconfinatezza. La scoperta non tranquillizzò le ragazze e le urla fecero crepare i vetri dei finestrini del camper.

«Toglimi una curiosità, Ebony.»

«Dimmi pure, squisitissima Bambam.»

«Perché tieni in mano il volante? Stiamo precipitando e questo non è un aeroplano!»

«Che vuoi che ti dica, mantengo la destra!»

«Ammara!» Urlò Liling terrorizzata dall'oceano. «Fai un ammaraggio!» Ebony Mamì non avrebbe chiesto nulla di più, se solo fosse stato in suo potere governare il mezzo non volante. Così, volenti, ma sicuramente nolenti, il blu oceanico divenne sempre più intenso e i cavalloni vicini e pericolosi. Inaspettatamente, non appena le ruote impattarono sul pelo dell'acqua, iniziarono a correrci sopra come fosse asfalto. Ma anche così, le tre seguitarono a urlare come pazze più di prima. Ci volle la vista fortuita di un gruppo di surfisti a petto nudo e costume adamitico affinché il loro: "AAAAAAAAAAAA" scemasse in un: "AAAAAAAAA-WOW!" incollando gli occhi sui fusti acquatici, almeno fin quando fu la spiaggia a minacciare le loro vite. Poi ruotarono le teste come banderuole al vento.

«AAAAAA-Hai visto che muscoli quelli? AAAAAAAAA...» Disse Bambam.

«AAAAAA-E quei sederi di marmo? AAAAAAA...» Aggiunse Liling.

«AAAAAA-Ah, io sono sempre per la chiarezza del lato AAAAAAAAA!» Chiarì la mora rassegnata all'imminente impatto sulla battigia. Cosa successe? Eh, le palme nate sbilenche di raddrizzarono, quelle dritte si curvarono. Frutti tropicali volarono dagli alberi. La roulotte, mezza esplosa, si incagliò nella radura prossima alla spiaggia. Le drag queens sbalzate nei dintorni. La gallina finì in mezzo a una nidiata di strane oche che la studiarono curiose.

«Ragazze. Siete ancora in grado di zampettare e magari cinguettare?» Disse Ebony Mamì sbucando da un cespuglio frondoso con in testa due lunghi rami di palme. Sembrava avesse le antenne. «Su, ragazze, dove siete?» Insistette. «Dite qualcosa!» Si girò attorno errando lo sguardo tra la spiaggia, il mare e la radura tropicale.

«Cara Eby, se ci tieni tanto, avrei un paio di cose da dire a te e alla tua guida!» Esclamò affaticata Bambam trascinandosi appresso due piccoli roditori che, non si sa come, avevano scambiato il suo seno per un paio di noci di cocco. La mordicchiarono tutta facendola squittire una serie di "ahi!", "Aio!", "Uho!" «Piantatela di starmi addosso, bestiacce!» Scacciò gli scoiattoli rossi ma senza far loro del male. Avrebbe continuato a lamentarsi se non fosse apparsa Liling con una discutibile messinpiega operata da un gruppo di pipistrelli. Quelle bestiole sembravano in alacre fase artistica ma invece erano tutti impigliati tra i capelli. Cercavano la maniera di liberarsi.

«Ma pelché i nostli viaggi fanno semple tanto schifo?» Biascicò accusando un colpo al fondo schiena.

«Oh, almeno siamo abbastanza vive da lamentarcene.» Commentò la mora.

«Dove pensate siamo arrivate?»

«Squisitissima Bamby, siamo a casa mia.»

Liling e la messicana si guardarono per un secondo l'un l'altra. «HAWAIIIIIIII!» Tuonarono così forte che fecero fuggire gli animali nei dintorni. Qualcuno di essi ringhiò pure. Ma le ragazze, chissà come, avevano ritrovato le energie per saltellare contente.

«Noi abbiamo...»
«Noi abbiamo proprio...»
«Oh, sì, noi abbiamo, abbiamo e abbiamo bisogno di...»

Tranquillità, sole, mare e spiaggia. Erano le parole che avrebbero completato i loro desideri. Senonché, il mare prese il posto del cielo, la terra quello del mare e il cielo quello della terra.
Eby più sbigottita che sorpresa cercò di capire cosa stesse succedendo. «Ragazze, per caso la tequila ci sta tirando uno scherzo?»

Bambam non sapeva quale inclinazione del capo adottare per vedere il mondo in quel momento rimescolato. «E ma non è giusto! Non abbiamo mica fatto bisboccia! Subire gli effetti senza la sbornia!»

Incerta come le altre, Liling indicò qualcosa. «Guardate là, dove le onde della terra crea la battigia nel cielo... Polca miselia pallo come fossi ubliaca!»

Nonostantel'assurdità della situazione, le ragazze udirono tre voci e tutte a braccetto si avvicinarono dove la orientale aveva indicato.

«Sembra di essere immersi in un caleidoscopio...» Confessò Ebony. Avrebbe aggiunto dell'altro se gli elementi naturali non avessero iniziato a vorticare attorno a lei e alle amiche.

«Cavolo rotante succedeeee?!» Dissero insieme urlando.

«Finalmente

«Finalmente, cosa? Chi ha parlato?» Domandò la mora per tutte.

«Ahahah! Non mi riconoscete? Sono io!»
«Grrr! Maleducate! Sono io!»
«Coraggiose donne, sono io.»

«Oh, ma è lei!» Esclamò Liling.

«La triplice dea dissociata e sconnessa!» Ribatté Ebony.

«Ah, la grande madre dei pazzi!» Terminò Bambam. Anche gli elementi finirono il girotondo e tornarono ognuno a occupare il proprio posto. Sulla battigia, una donna a braccia aperte accolse le drag queens.

«Ragazze, finalmente ci siamo.» Le tre voci distinte si unirono ed Ecate apparve sotto forma di Bianca Teace col pancione.

«Ci siamo, per cosa, gran–diosa Ecate?»

«Per l'ultimo atto, grintosa Mora.» Ebony comprese al volo.

«Non vorrà mica che la assistiamo al parto?!» La dea annuì con grazia sorridendo.

«Oh, cielo no! Meglio un altro round con Eritto!»

«Oh, sì, metti in moto la roulotte e partiamo Eby!» Rimarcò la messicana.

«Vi seguo a ruota amiche!» Si accodò la orientale. Tutte insieme si voltarono e fecero per andarsene, senonché udirono una nuova voce.

«Fatto!» Annunciò Ecate e le ragazze, prese contropiede, caddero sulla sabbia l'una sull'altra.

«Ma come?!» Dissero in coro orientando alla meglio lo sguardo su Ecate. Di fatto, la dea aveva in mano il suo nascituro. La vista della nuova vita fece fiorire il sorriso sui visi delle ragazze, che si rialzarono tutte eccitate. Raggiunsero il cospetto della dea, anche se rivolsero l'attenzione al frugoletto novello.

«Ecco qua! Che ne dite?» Disse quella divinità.

«Che non dovrebbe tenerla per le gambette appesa a testa in giù, non è mica un salmone canadese!» La rimbrottò Ebony Mamì apprensiva. Veder quella creatura presa con una mano per le gambe la fece preoccupare. Si aspettava che piangesse, invece il bebè rideva.

«È una femminuccia!» Annuncio Bambam, trattenendosi le guance con le mani.

«Tu dici?» Rimpallò Ecate. «Da dove si capisce? Uh, in ottomila anni di eternità e più di cinquemila figli ancora non mi ci raccapezzo!» Spiegò mentre studiava la ridanciana figlioletta. Rinunciando a capire sentenziò: «Bene! Che faccio, la butto in mare?»

«NOOOO!» Esplosero le altre.

«Allora datele un nome e tenetevela!»

«Sì, madre cielo!» Convenne Liling.

«Certamente! Madre terra!» Annuì Eby.

«Claro che sì, madre snatura–ehm... mare...» Aggiunse Bambam.

«Mi piacerebbe le deste il nome che ripetete sempre.»

«Quale?» Indagò Ebony.

«Noi abbiamo. Mi piace come suona.» La messicana e la orientale protestarono. Non era certo un nome, ma l'inizio di una frase mai compiuta. La stessa che come tic comune le ragazze avevano sempre ripetuto le poche volte che rimanevano senza parole.

Durante la discussione però, Ebony Mamì ebbe un'idea. Chiamò all'ordine le compagne. Inquadrò Ecate che ricambiò lo sguardo. La mora intese fosse l'ultima prova, perciò annuì.

«Ragazze, faremo come la dea Ecate ci ha chiesto.»

«Ma la massacreranno a scuola se la chiamiamo "Noi Abbiamo!"» Protestarono le altre.

«Non necessariamente. Vi ricordate la mia lingua?» Suggerì Ebony con un occhiolino. Liling fu la prima a intuire e sorridere luminosa. Bambam invece ci impiegò un po' di più, ma alla fine disse: «Non male! Mi piace!»

All'atto della consegna della bimba, le drag witches pronunciarono il nome scelto diviso in tre parti. Bambam iniziò per prima, dando un augurio per la vita a precedere il nome.

«Sarai tenace, Muna. (Noi.)»

«Sarai saggia, Kāua. (Abbiamo.)» Aggiunse Liling.

«E amorevole, Aloha*. (L'amore)» Completò Ebony e la bimba volò tra le sue braccia.

«Oh, Eby! Guarda quanto è nera! L'hai tenuta tropo tempo dentro di te!» Rise la messicana. «L'hai colorata troppo, per questo è davvero bellissima!»

«Ha i miei occhi!» Valutò Liling.

«Se è per questo, ha la mia eleganza, guardate che gambe! Indosserà la minigonna come nessuna al mondo farà mai!» Sussurrò Bamby alla piccola mentre le solleticava il mento. Ecate, con un finto colpo di tosse mise in pausa le coccole alla figlia.

«Bene. È fatta. Prendetevene cura e bla blabla, mi raccomando e bla bla bla, non affezionatevi troppo e bla bla bla, perché quando meno ve l'aspetterete verrà qualcuno a prelevarla per farla vivere nel luogo a lei più idoneo, e bla bla bla.»

«Ma no! Perché!» Protestarono le drag witches.

«Perché Muna Kāua Aloha è mia figlia ed è per questo destinata a essere una eroina. Sconfiggerà una volta per tutte
Eritto e... Bla bla bla.»

«Bla bla bla un corno!» Ribatté Bambam. «Eritto l'abbiamo battuta noi! Se si ripresenta le faremo la messinpiega con le bombe a mano!»

«Batterla non è sconfiggerla.» Mormorò Ebony che a malincuore diede un po' ragione alla dea. E la dea annuì alla saggia mora.

«Detto ciò, vi saluto...Uh! Già! La guida a...Com'è che si chiama mia figlia? Vabbè, non me lo ricordo più.» Con un gesto Ecate fece apparire la Lanterna delle Fate sotto forma di ghirlanda tropicale che finì sul collo della neonata. «Non allontanatevi da questo posto. È protetto da una mia vecchia amica, non vi succederà nulla.» Dettata l'ultima raccomandazione, la dea Ecate non fu mai più vista dalle ragazze.

Cosa fecero le drag witches? Ovviamente si adattarono, e da come sistemarono il loro personale angolo di residenza tropicale, lo fecero molto bene. Strinsero amicizia con le genti locali. Si adattarono ad adottare i costumi e a personalizzare le gonnelle di paglia e top di tela naturale. Chiaramente non mancavano mai di abbellire i capelli con i fiori e indossare le ghirlande. Erano contente? Di più. Felici e serene.

«Ma avete capito cosa è in fine la piccola Muna?» Domandò un pomeriggio Bambam mentre sistemava il chiosco di bevande analcoliche da offrire ai turisti che passavano dalle parti loro.

«Hai sentito anche tu quello che ha detto Ecate, no?» Rimpallò la domanda Liling, mentre addobbava il tetto della capanna circolare con fiori e orchidee. Appollaiata sulla scala la orientale sorrise all'amica di sotto. «È sua figlia, vuol dire che è metà divina.»

«Per me è tutta divina!» Esclamò orgogliosa Bambam, mentre si sistemava le mezze noci di cocco vuote adattate a reggiseno.

«Eby è stata davvero un asso. Hai visto come ha sistemato la roulotte?»

«Oh, sì, l'ha fatta diventare una casetta molto accogliente e solida. Le amache tra le palme poi, sono deliziose.»

«Mai vista una bimba tanto buona.» Esordì una donna in carne sbucando da dietro il chiosco. Era accompagnata da Eby.

«Ciao Noele!» Salutarono le drag queens.

«Sii benedetta cara, grazie per aver accettato di allattare Muna Kāua Aloha!»

«Oh, adorabile Ebony, non devi ringraziarmi tutte le volte!» Rise la donna. «Ho tanto da dare io!» Rise ancora di più agitando le mammelle, di fatto molto capienti nonostante la bassa statura della proprietaria. «E poi quella bimba è davvero molto carina. Solo dovete stare attente!» Divenne seria. Le ragazze lo divennero di più.

«A cosa?»

«Ecco, ho notato qualcosa agitarsi nel lettino, non vorrei che qualche scoiattolo la morsicasse.» Sostenne Noele.

«Impossibile. Avevo appena cambiato tutto, lenzuolini compresi.» Informò Liling.

«Allora vado a vedere io!» Si propose la messicana. Eby e Liling però la seguirono sul retro. Voltarono dal lato delle amache, tagliarono strada in mezzo al salotto a cielo aperto, dove troneggiava il favoloso divano blu. Quello con gli scomparti segreti imbottiti di cioccolatini. Curvarono ancora pochi passi raggirando la grande palma da datteri, dove la gallina e le sue amiche oche ruspavano, e infine giunsero alla roulotte, risorta come casetta. La messicana entrò e dopo un secondo uscì urlando. «Ma che schifo la bambina!» Indicò concitata la porta dalla quale era uscita.

«Bambam! Non dire che schifo la bambina!» Rimbrottò la mora. Intanto Liling era entrata in casa, e come l'amica, uscì inorridita. «Hi! Che schifo. La bambina!» Disse tremante e mezza piegata in avanti.

«Se non la finite di dire che schifo la bambina, vi prenderò a schiaffi tutte e due, è chiaro?!» Tornò a minacciare Ebony Mamì mentre entrava lei nella roulotte. Non mostrò timore quando vide la piccola Muna Kāua Aloha, serena e ridacchiante nella culla. La bimba stava condividendo il lettino con un lungo serpente verde giada dagli occhi viola. Certo, aveva avuto lo stesso istinto da "che schifezza la bambina", però notò che c'era qualcosa di familiare in quell'animale. Poi capì.

«Ragazze, entrate. Non c'è nessun pericolo. Si tratta della Lanterna delle Fate.»

«Ah. Sì. La Lanterna incantata assume la forma decisa dal proprietario.» Ricordò Liling.

«Ma è una bimba! Alle bimbe dovrebbero piacere fiorellini zuccherosi, farfalline giocose e unicorni svolazzanti!» Protestò Bambam.

«Che ti devo dire. Si vede che la nostra Muna ha gusti rock!» Suppose Ebony un po' inquieta. Vedere la bimba ridere mentre il serpente la solleticava con la lingua era qualcosa che andava oltre la sua immaginazione. Il serpentello però fece di più. Avvolse il corpicino di Muna senza sfiorarlo. Le spire luccicarono e ruotando fecero volare a mezz'aria l'infante. Gli occhi delle ragazze erano a un passo dallo schizzare fuori dalle orbite.

«Guardate, sbrilluccica come Swarovsky quel coso!» Commentò Bambam. «Almeno ha buon gusto.»

E così, tra avvenimenti magici e sovrannaturali, le drag queens impararono a convivere con una bimba mezza dea. Non mancarono però d'impartirle una sana dose di buona educazione, man mano l'età lo consentiva. E la piccola Muna com'era come figlia acquisita? Uno splendore. La sua sola esistenza faceva dimenticare la lotta persa contro le rughe delle sue tre mamme. Mamme che per giustizia dei fatti, non mancarono di svelarle il segreto della sua nascita il giorno in cui Ecate aveva deciso di apparirle in sogno. Aveva dieci anni, ma con il giudizio più adulto della sua età. Perciò seppe da sé che era meglio non ostentare i suoi infiniti poteri magici in pubblico. Trovò però un'amica speciale, talmente speciale da poter essere sicura di confidarle il suo segreto. Un giorno la presentò alle mamme, non prima averle preparate a dovere all'evento.

«Dice che ha trovato un'amica.»

«Buon per lei, non è quello che volevamo, Liling?»

«Io voglio proprio vederla.» Disse Ebony cucendo seduta sul divano blu all'ombra delle palme attorno. «Da come ne parla sembra sia una bimba bellissima.»

«La più bella del mondo.» Rettificò la orientale, appena giunta dal chiosco con una caraffa di cocktail di frutta che sistemò in mezzo al salotto a cielo aperto.

«Nessuna è più bella della nostra Muna Kāua Aloha.» Affermò fiera Bambam, indaffarata a dipingere parei di fibra naturale.

Ebony sollevò lo sguardo dal cucito. «Ma come mai ritarda? Aveva detto che ce la faceva conoscere oggi.» Fissò il sentierino che curvava e scendeva in spiaggia e a un tratto udì delle vicine. Erano allegre risatine.

«Ma davvero?»
«Ti dico di sì!»
«Ahahah!»

L'allegria contagiò le drag queens prim'ancora di veder giungere le bimbe. Quando poi Muna annunciò: «Mamma Bi (Bambam), mamma Lì (Liling), mamma Ii (Eby)! Vi presento Daphmoa Rosenbown, la mia amica del cuore!»

Daphmoa aveva la pelle color latte e caffè, a differenza di quella di Muna tutta nera come le perle esotiche. I capelli li preferiva lunghi e i suoi erano neri a piccole onde che man mano si anellavano verso le punte. Muna amava il caschetto, giacché li aveva di poco solo mossi. Ma al di là delle piccole differenze, erano entrambe splendide.

La nuova amica chinò il mento sorridente, e oscillando sul posto salutò le mamme di Muna. E le mamme di Muna emisero un "oooh!"corale. La loro figlia sapeva dire la verità. Soprattutto sapeva essere umile giacché Daphmoa
era un'autentica meraviglia.

«Sapete, mamme, anche lei è come me!» Le drag queens sgranarono gli occhi.

«Oh, piccola, non dirmi che anche tu sei figlia di Ecate!» Esclamò quasi dispiaciuta Ebony, mentre la faceva accomodare assieme a Muna sui morbidi puff che aveva costruito appositamente giorni addietro. Daphmoa stava per rispondere, ma Muna la precedette.

«Eh no! Daphmoa, la mia bellissima amica, è figlia di Afrodite!»

«COOOOSAAAAA?» La nuova amica annuì dolcemente.

«Ma quante ce ne sono di ste dee spargi figli?» Domandarono in coro le donne.

«Chissà che odissea è stata anche per te venire al mondo!» Rimuginò Ebony Mamì.

Nonostante tutto, sapere che Muna poteva contare su una coetanea consapevole di ogni cosa, diede sollievo alle mamme. Almeno fino a quando un'estate non si avverò quanto Ecate aveva previsto. Infatti, durante un bel giorno, mentre le donne assieme alla figlia erano sulla battigia a reperire conchiglie vuote per confezionare i ninnoli amati dai turisti, videro una barchetta arrivare dal mare. A governarla c'era una creatura mai vista.

«Buongiorno, care donne.»

«Buongiorno caro cornuto!» Esclamò Bambam che di fatto si ritrovò di fronte a un ometto piuttosto in là con gli anni, poco più alto di un nano. Aveva pure le zampe da caprone che sbucavano da un vecchio jeans mutilato e in testa un paio di lunghe corna a spirale, candide come neve. Che avesse poi una esplosione di barba d'avorio sul volto paffuto, passò in secondo piano.

«Eh, sì, purtroppo non sono fortunato con le donne...» Biascicò quello. Fece per aggiungere dell'altro, ma alle spalle il mare ruggì e un'altra creatura venne fuori. Dai tentacoli che le uscivano dalle orecchie e dalla schiena, nonché il ghigno a svariate decine di denti da piranha, era intuibile fosse malevola. L'ometto dalle zampe da caprone balzò verso le donne e si parò in loro difesa.

Eby e amiche misero a riparo Muna dietro le loro spalle.

«Va via di qua, bestiaccia!» Ringhiò il coraggioso cornutino. Ma alla mostruosità marina bastò una sferza di tentacolo per metterlo al tappeto. Di poi avanzò verso le donne.

«Consegnatemela subito! Datemi la figlia di Ecate!» Disse con la voce che sembrava giungere dai fondali marini.

Le drag witches si scambiarono un rapido sguardo. In altre circostanze avrebbero urlato, indecise su cosa fare. Ma in quel momento no. C'era Muna da proteggere, e per lei diedero fondo a tutti i loro poteri per affrontare quella cosa. Purtroppo però, quella cosa tentacolata e zannuta, per altro alta tre metri, era immune alle magie delle drag witches. Stremate le tre caddero in ginocchio.

«Ragazze, mi sa che per certe cose ormai siamo diventate troppo vecc–»

«ZITTA EBY NON DIRE QUELLA COSA CON LA "V"!» La rimbrottò Bambam. La discussione si sarebbe protratta per ore se non fosse che Muna uscì allo scoperto e fronteggiò la mostruosità.

«Lascia stare in pace le mie mammine!» Tuonò quello scricciolo di bambina.

«Ah! Figlia di Ecate! Ora tu morirai!» Quella cosa le lanciò contro cinque tentacoli come fossero stiletti. Muna non si lasciò intimorire. Prese il suo serpente, che teneva sempre sul collo, lo distese come fosse una lancia e tale divenne sotto le sue mani. E come se non avesse fatto altro nella vita, combatté come guerriera in miniatura. Volava, camminava sul mare, richiamava il fuoco. Dietro se lasciava fugaci scie fluorescenti.

«Non ci posso credere...» Sussurrò Ebony Mamì. «Ragazze, la nostra Muna...» Biascicò qualcosa mentre fissava la figlia far spuntare dalle fauci del suo serpente lancia una sfera di energia viola che emanava scariche elettriche smeraldine. Quel prodigio magico impattò contro la perfida creatura disintegrandola tutta, salvo il tentacolo della coda che strisciò via sulla battigia.

«Ragazze, avete visto? Noi ci avremmo impiegato un mese solo per capire cosa fare...»

«Vero Eby. E altri sette per sconfiggerlo!» Rimarcò la messicana.

«Uh, guardatela, sta soccorrendo il nano da giardino cornuto! Che cuore d'oro Muna Kāua Aloha!»

Per fortuna il piccolo ometto cicciotto non aveva preso altro che una botta tra le corna. Tutto a posto per il resto. Alla domanda su cosa volesse, lui rispose con chiarezza.

«Chiedo scusa se non mi sono ancora presentato. Sono il Sileno Parlapiano. E sono venuto a prendere Muna Kāua Aloha, figlia di Ebony Mamì, di Liling Fricotin, di Bambam Gladys, e soprattutto della dea Ecate, per portarla in un luogo dove potrà conoscere il suo destino insieme a tantissimi altri ragazzi speciali come lei.»

Il fatto che avesse aggiunto particolari delle vite delle drag witches, dei quali persino Muna era all'oscuro, agevolò la triste decisione unanime.

«Sta per arrivare anche Daphmoa Rosenbown, la figlia della dea Afrodite. Verrà anche la tua amica a stare con te.» Assicurò il Sileno. Difatti, l'altra bambina era poco distante a camminare sulla battigia verso il gruppo. Senonché, la coda del mostro, ancora viva, e ancora con l'intenzione di nuocere a qualcuno, la attaccò. Muna la vide e le gridò di fare attenzione. Le drag witches si lanciarono in contro per aiutare la poverina. Ma appena il diabolico tentacolo scattò di punta in faccia a Daphmoa, lei si parò il viso urlando: «Fermati!» La brezza marina odorò di rose. Il tentacolo si bloccò a mezz'aria. Daphmoa lo sfiorò con un dito e la viscida escrescenza lunga otto metri esplose in un trilione di candide piume di colombella.

Le drag witches rimasero di sasso. Ferme sul posto per lo shock visivo, spalancarono le bocche attonite.

«Questa nuova generazione mi spaventa alquanto!» Esclamò Ebony Mamì.

«Almeno se la sanno cavare senza combinare pasticci con pozioni e litigare con piante parlanti!» Aggiunse Liling.

«È triste. Ma è giusto che vadano dov'è giusto che vadano. Se rimanessero chissà quanti altri mostri apparirebbero.» Il giudizio di Bambam suggellò l'inevitabile separazione dalla figlioletta.

Dove sarebbe andata Muna e compagna? Questo il Sileno non poté rivelarlo. Altresì assicurò che le ragazzine non erano prigioniere, e avrebbero potuto fare ritorno alle Hawaii una volta l'anno. Tale notizia rincuorò le donne.

Era ormai tutto pronto per la partenza. Le bimbe erano sulla barchetta in attesa che salisse il Sileno. Senonché quello si diresse verso le donne. Verso una in particolare.

«Ehm...»

Bambam non si aspettava di chinare il capo e veder far capolino in mezzo al seno il capoccione cornuto del nano da giardino. Quello arrossì e tirò fuori un oggetto di carta.

«Mi faresti l'autografo? Sono un tuo grandissimo fan.»

«Grandissimo è una parola in po' alta per te!» Rispose l'altra.

L'ex modella di ritrovò tra le mani una vecchia rivista di moda dove lei era in copertina a posare per una marca di bikini fatti quasi col filo interdentale. Sorrise al suo passato.

«A te, piccoletto!» Gli disse dopo avergli firmato la rivista e accarezzato il nasone con l'indice. Quello ringraziò intimidito e avvampò tutto. Persino le corna si imporporarono.

La barchetta fece subito a svanire prim'ancora di giungere all'orizzonte. Le mammine, seppur tristi, non erano disperate. Sentivano però le parti migliori dei loro cuori allontanarsi. Ma i loro no erano cuori spezzati. C'erano tre fili invisibili che li univano a quello di Muna Kāua Aloha. Tre fili potenti che non di sarebbero mai spezzati.

«E adesso che facciamo?»

«Non ci resta che continuare a vivere in attesa che ritorni, squisitissima Bambam.

«È ormai notte, la chiudi tu la porta Eby?»

«Sì, tranquilla dolce Liling.»

Ebony si affacciò sull'uscio a sbirciare un po' fuori. Le ombre delle fronde delle palme erano immobili. I cespugli di orchidee sembravano fatti di vetro. Il mare accoglieva il riflesso delle stelle come fosse uno specchio immobile. La mora bisbigliò.

«Hei! Ecate! Mi raccomando.» Le fronde tornarono a ondeggiare ubbidendo alla brezza marina. Le stelle diedero vita a una carezzevole danza sul mare e i fiori si illuminarono d'oro. Ebony, sorridendo mostrò le spalle e la porta del vecchio, generoso camper, lentamente si chiuse. Se qualcuno avesse potuto vederlo, quella chiusura non aveva il sapore della fine. Della separazione totale. Piuttosto un delizioso invito a far parte del folle, magico mondo delle drag witches.

FINE.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Muna Kāua Aloha* è un augurio rituale degli hawaiani originari, oramai quasi tutti estinti. La loro lingua ha poche lettere e le parole di consegna sono sinonimi di svariati significati. Aloha ad esempio vuol dire: amore, ciao, arrivederci, ben tornato, fai buon viaggio e tanto altro a seconda della situazione in cui ci si trova a parlare.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro