7 - Fenomeni inspiegabili
Un paio di mani spostarono un tavolo tondo rivoltato. In mezzo al silenzio calato, i lamenti di chi era stato coinvolto nella deflagrazione si udirono chiari. Solo Madame Chantilly, risparmiata dal botto, si adoperò come poté a prestare soccorso. Lottò contro l'impiccio del sovrappeso e l'ampio abito che non l'agevolavano in alcun modo. Non era chiaro cosa stesse dicendo in francese, ma da come chiamava Ebony, Liling e Bambam era palese la preoccupazione che sentiva per loro.
Liling sbucò da dietro il tavolo contro cui era stata catapultata. «Che cosa è successo?» emise con la voce risentita da un probabile calo di pressione. Rimase tuttavia sufficientemente lucida per individuare Ebony Mamì penzolare sul grande lampadario centrale la sala.
La mora era là sopra, tra la miriade di cristalli tagliati a goccia così luminosi e vivaci che male illuminavano lo sguardo impaurito. Gli occhi sgranati evidenziavano la confusione del momento. Superfluo immaginare che si stesse chiedendo come diavolo aveva fatto ad arrivare a un palmo dal soffitto.
Madame Chantilly, mortificata per quanto successo, aiutò a rialzarsi anche Cleopazio e Clorina, mentre Bruma se la filava di gran carriera prima che le venisse imputata la responsabilità dell'esplosione. La padrona del locale catturò quell'istante, ma lo cancellò subito dalla mente quando notò la luce del lampadario oscillare. I suoi occhi emersero dal grasso dei bulbi oculari e tappò un urlo con le manine paffute.
«AAA! Ebony, tesoro! Sta ferma lì, non ti agitare! Adesso ti tiriamo giù, capito?!» riuscì a dire ma senza nessuna convinzione di quanto promesso.
La sala ondeggiava come un mare invisibile e quel moto disorientò Ebony rendendole difficile anche cosa pensare. "Calma, calma Eby!" ripetè dentro sé. "Rifletti! Dopo che Madame Chantilly ha annunciato le vincitrici sei salita sulla passerella. Poi... a sì! Qualcuno ha rovesciato del gelato e sei scivolata, e... poi..." Ebony mosse il capo di colpo chiudendo gli occhi per un attimo, spaventata dal ricordo dell'esplosione. Scosse la testa. «Dannazione! Questa è la serata più lunga e pericolosa che abbia mai vissuto!» mormorò rivolta a nessuno in particolare.
Seppur barcollante, Liling s'impose d'essere più lucida possibile. Con garbo fece notare la sua presenza a Ebony. Tre metri a filo d'aria la separavano dall'amica. Valutò l'aggancio del lampadario e con sguardo rapido percorse la fune di sicurezza che l'ancorava al soffitto rosa. Dovette ruotare di centottanta gradi il busto per seguire il percorso dell'impianto elettrico. Le costò un tuffo al cuore dover interrompere il contatto visivo con la mora, perciò alzò il palmo della mano destra a rassicurarla silenziosamente che tutto sarebbe andato per il meglio. Tuttavia vacillò ricercando in un punto cieco della sala l'ingranaggio per far calare il lampadario. Aguzzò la vista avvicinandosi a una tenda di volants verde dalla quale sporgeva qualcosa.
«La leva!» sussurrò come avesse trovato oro. In volata la raggiunse. «Eby, resta calma e aggrappati alla catena con tutte le tue forze!» emise, trattenendo il terrore di farla cadere nel vuoto.
Ebony comprese la mossa dell'orientale e convenne che non c'erano altre soluzioni valide per scendere da quell'incubo di cristallo. Si affidò a lei.
Liling azzardò a ruotare la carrucola della fune alla quale era assicurata la catena del lampadario. Scoprì che c'era un fermo di sicurezza. Allora chiamò in aiuto Madame Chantilly che accorse più veloce che poté, ma alla domanda di come sbloccare la carrucola non seppe rispondere.
«Non è possibile! Questo è o non è il tuo locale?!» rimbrottò Liling.
«Sì, però per certe faccende incarico Hack...» piagnucolò mortificata cercando il buttafuori di fiducia con lo sguardo. L'uomo stava facendo la cosa più giusta in quel frangente, aiutando i clienti a imboccare la via d'uscita e mettendoli al riparo da eventuali altri scoppi.
Liling capì che doveva fare da sola. Prevedendo il peso del lampadario, aggravato da quello di Eby, tese i muscoli delle braccia. Giocò un po' con il fermo della ruota metallica per cercare la combinazione giusta. Dopo vari tentativi deludenti finalmente sentì allentare catena e corda, ma la forza fisica impiegata per rallentare lo srotolamento si rivelò insufficiente ed Ebony Mamì, in preda al terrore, urlò precipitando.
Liling Fricotin, afferrando d'impulso il disastroso risultato del suo intervento, sentì tutti i bulbi capillari stringersi emulando una sorta di casco di spine che le pungevano affondo il cranio. Di scatto ruotò la testa e impose una mano verso la mora emettendo un «NO!» deciso.
L'unica cosa chiara avvenuta dopo era il cedimento della catena e della fune, ciò che sfuggì alla logica fu veder Ebony Mamì venir calata dolcemente avvolta da esse. Solo quando la mora toccò il pavimento smise di urlare strabiliata dal non aver riportato nemmeno un graffio. Quando poi ritrovò un po' di contegno, si rimise in piedi, ma scivolò mettendo un tacco a spillo in fallo tra la miriade di elementi di cristallo del lampadario. Nemmeno quello subì danni.
Ricongiunta a Liling non riuscì a esprimere al meglio la sua gratitudine perché Madame Chantilly gorgogliava a voce troppo alta parole incomprensibili. Solo la realizzazione tardiva della mancanza all'appello di Bambam Gladys diede modo di gridare più della padrona di casa.
Ebony perlustrò gli altri lampadari. «Dove sarà finita?» chiese rincuorata di non trovarla appesa al soffitto com'era capitato a lei.
Liling sospirò. «Va bene, se proprio dobbiamo... cerchiamola...»
«Liling! Non è il momento!» la redarguì Eby.
In tutta la sala, ormai evacuata per merito di Hack, di Bambam non c'era nessuna traccia. La stessa Madame Chantilly era perplessa. L'idea che fosse fuggita lasciando sole le sue amiche non sfiorò nessuna delle presenti. «Deve essere da qualche parte!» insistette Eby buttando gli occhi ovunque, anche dove aveva già visto.
Una porta chiusa diede modo di supporre che la messicana si fosse rifugiata dietro essa, e con il cuore in gola chiese a Madame Chantilly cosa c'era dietro quella.
«È la zona privata del personale di servizio, non è accessibile da alcuno perché è sempre tenuta chiusa. Nemmeno io posso entrare, non ho la copia della chiave» spense la speranza la padrona del locale. Eby però conosceva le doti da "apri porte" di Bambam, non era un caso se anni addietro era riuscita a intrufolarsi nel container ermetico del suo camion.
Agganciò la mano alla maniglia e tirò con decisione, ma la porta non si mosse di un millimetro, confermando le parole di Madame. Liling chiamò Bambam ad alta voce, suggerendole di farsi sentire se era davvero dentro il privè. Un modesto brusio vinse la barriera d'acciaio.
«Resta calma! Ora ti tiriamo fuori!» emise forte Eby già studiando la maniera per scardinare la porta. Cercò i cardini ma questi erano sostituiti da un solido gioco di molle metalliche a chiusura ermetica.
«Ma vorrei sapere come diavolo è riuscita a entrare!» esclamò la mora prima di mollare due manate a palme aperte contro la porta. Non fece in tempo nemmeno a imprecare come si deve che la superficie inespugnabile esplose allibendo Liling e Madame Chantilly alle sue spalle. La porta sobbalzò in posizione eretta tre volte, sospinta all'interno della stanza, prima di crollare rumorosamente dentro il privè.
Ebony voltò di poco la testa socchiudendo gli occhi a protezione dall'ennesimo botto. «Ma questo locale come lo tocchi esplode tutto!» esclamò.
Bambam, rannicchiata su un comodo divano di pelle, strabuzzò gli occhi sorpresa dal nuovo frastuono. «Sono arrivati i dinamitardi?!» esclamò tranquilla e rilassata, atteggiamento che ispirò alla mora di prendere a manate pure lei.
«Certo che a te la fifa ti fa volare proprio!» vessò con una smorfia Liling.
Madame Chantilly, seppur contenta che nessuna si era fatta male, le prese una certa curiosità. «Come hai fatto a rinchiuderti qui? Qualcuno ti ha dato la chiave?»
La messicana ripensò a quanto successo. Non aveva dubbio che c'era stata un'esplosione, ma di come era arrivata dentro una stanza sigillata non se lo spiegava. «No Madam... per essere sincera, non ne ho proprio idea di come abbia fatto!»
La polizia e l'ambulanza accorsero veloci, malgrado tutto quello accaduto dopo l'evacuazione. L'unica nota positiva era l'assenza di feriti significativi. Per quanto riguardò la ricerca dei presunti ordigni esplosivi non diede alcun esito. Quelle due detonazioni rimasero un mistero. Persino i cani molecolari furono sguinzagliati per rivelare tracce di sostanze piriche, ma più che cercare ciò per il quale erano addestrati, trovarono più divertente giocherellare con Eby e compagne.
Solo il fermo di Clorina, Bruma e Cleopazio diede un senso alla vicenda, essendo state avvistate dagli agenti che avevano giudicato sospetto il loro appostarsi sul retro del locale.
Messe a confronto con l'altro trio ognuna incassava e lanciava sguardi "drag-cidi". La baruffa che ne seguì fece scappare via i volontari dell'ambulanza e poliziotti con tutti i cani a loro seguito.
Il putiferio verbale accompagnò le prime luci dell'alba.
Quando poi gli animi si quietarono, Madame Chantilly suggerì la consegna dei premi, malgrado la situazione non conciliava festeggiamenti di sorta. Però Bambam, smaniosa di stringere tra le mani il biglietto per Hollywood più sudato del mondo, dimenticò tutto, esplosioni, scomparse, apparizioni e drag queens verdi d'invidia. «Avanti Madame, ci dia il titolo di viaggio che partiamo!» esultò.
Ricordando la scadenza dello sloggio dall'appartamento, Eby convenne che non c'era motivo di rimandare la premiazione. «Non so le mie amiche, ma io ho bisogno di una casa in cui vivere...»
«Io di lavoro!» si unì al coro di richieste Liling. «Non voglio però nessun negozio chiuso, sono stufa di trincerarmi in quattro mura!»
Madame Chantilly accolse le richieste alla pari del ricevimento di un premio speciale tutto per lei. «E sarete accontentate tutte e tre, qui adesso!» emise frettolosa, salvo poi correggersi subito dopo per scortare le vincitrici dietro il locale.
Cleopazio e compagne seguirono il gruppo, curiose di scoprire cosa avevano perso.
«Ecco qua! Il vostro premio!» presentò Madame Chantilly come se fosse ancora sul palchetto al cospetto del pubblico.
«Ecco qua cosa?» ripetè Ebony. «Accanto ai cassonetti colmi di spazzatura c'è solo un vecchio rottame! Una specie di Roulotte anni sessanta, malandata!» si accigliò respirando pesantemente.
«Questa è la casa messa in palio!» confermò Madame come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Eby scosse la testa, troppo stanca per commentare. "Abbiamo vinto un cassonetto con le ruote" pensò, non trovando giusto esprimersi a voce. «Vivere dentro una roulotte fa un po' boemien...» farfugliò incurante dell'ottimo udito di Madame che s'accigliò dispiaciuta.
«Non fa niente!» rubò la parola Bambam. «Vorrà dire che andremo a Hollywood... ma sì, anche con questo catorcio, non ti preoccupare Ebony» sorrise la messicana prima di tendere la mano alla titolare del Gatto Fucsia, con la pretesa di riempirla con i biglietti per la tanto sospirata città delle stars.
«Che ragazza giudiziosa sei in fondo!» valutò sorpresa Madame e tutta contenta diede alla bella modella un plico chiuso male.
Quello era il premio più ambito, il motivo per cui ogni drag queens era accorsa, ed era la causa dell'invidia di Bruma, Clorina e Cleopazio. Il dispiacere che provarono trovò il suo apice nei lucciconi sgorgati negli occhi di ognuna.
Bambam, da esperta viaggiatrice in aereo, comprese all'istante che c'era qualcosa che non quadrava solo toccando il plico mal chiuso. Il sorriso di soddisfazione non fece in tempo ad abbozzarsi sulle labbra. «Divertente!» emise scocciata, dopo aver studiato il documento. «Questa è una mappa topografica di... non so quale tribù locale. Potresti tirare fuori i biglietti per Hollywood per piacere?» si sforzò a dire cercando di apparire il meno minacciosa possibile.
«Oh! Ma no! Non c'è bisogno mica dell'aereo per andare a HOLYWOOD. Basta uscire da Pocatello prendendo la Yellowstone Road direzione nord e seguire l'indicazione segnata sulla carta» spiegò con un serafismo che urtò persino Eby.
La scansione precisa del nome della località chiuse l'orizzonte dei monti immaginati. Quelle famosissime cime dove campeggiano le note lettere gigantesche della scritta HOLLYWOOD, sostituita da una sconosciuta quanto ingannevole HOLYWOOD.
«Non sapevo esistesse una località con questo nome!» ammise Ebony, sempre più stanca di tutto.
«Io sì» rivelò Liling. «Avevo un fornitore che abita proprio in questo posto, ma non ci sono mai andata» soppesò bellamente, e visto che ormai non c'era da perdere nulla, e visto che nessuna stava guadagnando alcunché dai premi più brutti del mondo, azzardò a chiedere del lavoro promesso.
«C'è un campo da coltivare!» emise Madame Chantilly speranzosa di dare alle vincitrici almeno un po' di contentezza, ma quelle che esplosero furono Cleopazio e comari che risero piegate fino a perdere il respiro.
Ma per quanto quei commenti fossero mortificanti, non riuscirono a scalfire la dignità di Ebony, la fierezza di Bambam o l'umiltà di Liling.
Proprio Liling, l'affarista del gruppo, colei che amava il guadagno veloce, aprì al sole appena sorto un sorriso così radioso da pareggiarne la luminosità. «Sì! A me piace!»
Eby non era sorpresa quanto Bambam che al contrario si sentiva profondamente urtata. «Figurati! A te basta un campo di riso per sentir suonare le campane!»
Il malcontento però non ebbe la meglio sulla stanchezza delle amiche. L'urgenza di buttarsi a letto e dormir sopra al concorso, sopra le fattucchiere del cimitero, sopra i Cacciatori o quel che erano non importava, era di gran lunga il miglior premio.
Si congedarono da Madame Chantilly non calcolando il suo invito a ritirare la lamierona con le ruote. Non badarono più nemmeno a Cleopazio e le altre che non demorsero nel lanciare offese e istigare reazioni. Bèh, una reazione la ottennero quando Cleopazio, inseguendo la mora per la strada ancora deserta, le si mise difronte.
«Faresti meglio a prendere quella roulotte e abituarti a viverci dentro! Pocatello è troppo piccola per entrambe, anzi, per tutte voi, capre puzzolenti!»
Lo scambio di sguardi di Eby, Liling e Bambam espresse un solo concetto: la misura è colma!
«Noi abbiamo perso la pazienza!» emisero all'unisono forte e chiaro.
«E allora? Cosa farete adesso? Belerete? capre puzzolenti!»
«MA ANDATE A PASCOLARE VACCHE SELVAGGE!» ribatterono le altre ancora tutte insieme, al che, con somma sorpresa, tre muggiti provennero da altrettante giovenche apparse sul posto prima occupato da Cleopazio, Clorina e Bruma.
Eby e amiche ammutolirono sconcertate e si scambiarono sguardi esterrefatti.
«Cle... "Cleostrazio"! O come ti chiami, stai... come stai?» chiese Bambam. Un muggito l'assordò terrorizzandola.
«Ragazze...» chiamò le amiche voltandosi.
«Bambam!» gridò Ebony, e la messicana capì che era giunta l'ora di correre. «Maledetti desideri che si avverano!» inveì arrancando. Dopo un po' raggiunse le amiche e malgrado il fiatone emise:
«Ragazze, noi abbiamo...»
«Lascia perdere Bambam tesoro. Meglio andare a dormire!» le risposero quelle.
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