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6 - Ma con cosa lo fanno il gelato?

Finalmente libere dall'impegno imprevisto con le bizzarre vecchiette, Eby, Bamby e Liling in auto, osservarono un lungo periodo di religioso silenzio. Nessuna azzardò commentare quanto appena successo al cimitero, se una avesse aperto bocca le altre l'avrebbero imitata a ruota generando più confusione di quanta ne stavano gestendo.

Era comunque inevitabile non ripensare alla follia appena vissuta. Ciò che però colpì le amiche era l'atteggiamento con il quale avevano affrontato la scoperta delle streghe. Perché, nonostante avrebbero potuto definire Malvina, Rowenda e Melalla con qualsiasi appellativo, esse erano effettivamente delle streghe risorte dai sepolcri. Un dato di fatto che superava le loro certezze.

«Ehi! Dite un po', non vorremo mica tornarcene a casa? Non dopo… avete capito no?»

«È esattamente ciò che faremo, Bambam!» tuonò categorica Eby.

«Non sono d'accordo. Io desidero andare lo stesso al concorso, se non altro perché le nostre patate sono germogliate. Forse avremo una possibilità di vittoria!» ribatté la messicana con tono studiato.

«Piuttosto, non avremo fatto male a lasciare sole quelle... quelle là?» corresse il tiro Liling.

«Se sono quelle che sono, immagino sappiano cavarsela anche sole!» asserì Bambam scocciata sventolando una mano a pochi millimetri dall'orecchio.

«In questo caso, do ragione a Bambam» sospirò Ebony. «E poi, se decidessimo di andare sul serio al Gatto Fucsia, come ci presenteremo? Siamo tutte sporche, in disordine e coi vestiti sbrindellati!»

«Ma a me non va rinunciarci!» borbottò la messicana osservando scorrere la strada dal finestrino. Il buio della notte, insolitamente quieta dopo il fatto vissuto, sortì uno strano effetto, o almeno così credettero tutte quante fin quando la Yellowstone Road svanì sotto i loro occhi e il viale del Country Club, prospiciente al locale desiderato, prese il suo posto.

«Ehi! Eby! Mi dici come cavolo hai fatto? Hai raggiunto il Gatto Fucsia in un batter d'occhio!»

«Sai che proprio non lo so? Ci vogliono almeno venti minuti di strada dal Mountain View Cemetery al Gatto Fucsia!» ribadì Eby frastornata. "Eppure non è mica la prima volta che percorro le strade di Pocatello!” si ripetè mentalmente.

«Ragazze, almeno una capatina come clienti ce la possiamo concedere, no?»

«Liling ha ragione. Almeno beviamo qualcosa»

«Ma allora non volete capire che combinate come straccione non ci faranno neanche avvicinare al locale!» rimarcò assennata Ebony Mamì.

«Non puoi dirlo se prima non provi!» insisté Bamby, al che Eby, esasperata, acconsentì. Se non altro, dopo essere cacciate dal locale, quelle finalmente si sarebbero messe l'anima in pace. 

Hack, il buttafuori era lì, sulla soglia d'ingresso tutto impettito e scrupoloso nel concedere l'accesso ai clienti ben vestiti, soprattutto alle drag queens che esibivano i vasetti con i germogli di patate.

L'omone bianco, un culturista di quasi due metri per chissà quanti chili di massa muscolare, non sfuggì allo sguardo del trio sceso dall'auto, e come potevano non notarlo? Oltretutto, malgrado le ragazze non frequentassero assiduamente il Gatto Fucsia, quel tipo… lo conoscevano, altro che…

Comunque, al di là di ogni previsione di Ebony, Hack vedendola in coda alla fila le sorrise. Fece cenno di avvicinarsi assieme alle inseparabili e, a dispetto di coloro che erano rimasti in attesa di entrare, esse varcarono il portone saltando la fila.

«Hack è in vena di generosità stasera!» emise Ebony rivolgendoglisi volutamente in terza persona.

«Ed Ebony è in vena di stupire stasera!» rispose a tono l'altro, ignorando l'abbigliamento trasandato del trio ma inquadrando per bene i piccoli germogli nei vasetti che stringevano tra le mani.

Le luci dei lampadari enormi illuminavano a giorno il locale notturno. Ebony fece strada alle amiche pilotandole verso un piccolo tavolino rivestito da una tovaglia di piqué fucsia lunga fino a terra. Come il resto dei tavoli sparsi disordinatamente per la sala, tre candele bianche accese presenziavano al centro della superficie. Di comodo c'era che qualsiasi posto a sedere era ben orientato verso il palchetto dove la gara di bellezza, con sommo dispiacere di Bambam, era quasi arrivata al termine.

«Potevamo essere noi quelle là!» sospirò la messicana. «Saremmo state le migliori! Insomma, guardatele! Sono squallide!» osservò indicando la dozzina di drag queens vestite con colori improponibili, addobbate con enormi parrucche mal abbinate. Il trucco poi, fece storcere il naso anche a Liling, la più incline a osare accostamenti audaci.

Ebony posò il gomito sul tavolinetto e sorresse il mento affusolato con il palmo della mano, i grandi occhioni scuri a invocare pietà per il piagnisteo cantato dall'amica.

Quando una cameriera fu sul punto di prendere le ordinazioni, Madame Chantilly, vetusta drag queens dalla corporatura a mongolfiera vestita con un completo a scacchiera, stava per decretare la vincitrice del concorso di bellezza. Il discorso sulle patate germogliate, forse, l'aveva già enunciato, o magari se ne era dimenticata. Questo Eby e le altre non poterono appurarlo dato il loro ritardo.

«E no! Non è giusto!» squittì Liling.

Eby sospirò. «Non avrai ancora l'idea di partecipare, voglio sperare! Lo vedi che siamo indecenti più di loro?» indicò con un gesto il volto stravolto e con tutto il trucco colato.

«Io sì, voglio avere la mia occasione!» protestò Bamby a un passo dal liberare i lucciconi.

«Sarebbe bello però» biascicò Liling.

«Sì, lo so, lo vorrei tanto anch'io, però…» Ebony non fece in tempo a concludere il pensiero che la cameriera abbassò il taccuino degli ordini e sorrise.

Nello stesso attimo, Madame Chantilly corresse il discorso della premiazione.
«Signore e signori, abbiate un po' di pazienza. Abbiamo qui finalmente le ultime partecipanti al concorso di drag queen del Gatto Fucsia!» annunciò indicando le ultime arrivate incredule.
Gli spettatori, gli uomini, le donne e tutti i ragazzi di ogni genere, accomodati ai tavoli della sala, che ancora non avevano inquadrato il trio di drag queens più straccione di sempre, si fecero un'idea piuttosto unanime sulla perdita di tempo che stava per consumarsi.

Gli sguardi delle concorrenti poi, affiliati come coltelli, puntarono dritti contro il terzetto seduto in disparte. Ci vollero un bel po' di minuti prima che Eby e compagne comprendessero di dover alzarsi e raggiungere il camerino per sistemare il proprio aspetto alla meno peggio. 

«Su ragazze!» esortò ancora Madame Chantilly. «Mi è giunta notizia che i vostri germogli sono vivi e meravigliosi! Andate nel camerino e stupiteci con la vostra grazia! Ma ricordate, avete solo un paio di minuti, non di più, altrimenti verrete squalificate!» emise l'ultimatum con un tono che faceva trapelare dispiacere se non avessero fatto in tempo.

La porta dell'angusto deposito dei liquori adibito a camerino si chiuse rumorosa dietro le spalle di Bambam, al che una drag queen l'aprì ed entrò prepotente spintonando la messicana in malo modo.

Ebony soccorse l'amica e Liling mostrò uno sguardo assassino all'incursore.

«Cleopazio Nilón!» esclamò con una smorfia Eby. «Ti sembra il modo? Potevi bussare!» la riprese ben conoscendola quale rivale anche nella vita.

«Vi sembra voi la maniera di presentarvi?! È finita la gara! Ritiratevi! Insomma, guardatevi! Sembrate uscite da una miniera di carbone!» aggiunse accennando a un che di superiorità.

«Ti scoccia avere delle rivali alla tua altezza per caso?» intervenne Liling ostentando dignità.

«Senti, senti! Rivali chi, voi? Ah! Non farmi ridere!» vessò Bruma Marella sbucando dalla porta socchiusa con la sua parruccona bionda fluorescente. «Ritiratevi piuttosto, siete ancora in tempo! Nessuno noterà tre straccione sfigate e repellenti come voi!» rise svelando chissà quante unità alcoliche scorrerle nelle vene.

«Oltretutto, diciamo la verità mie care! Voi siete vecchie!» sputò Clorina Venedig palesandosi per ultima a completare il terzetto delle lamentose.

Ebony, affiancata da Bambam e Liling, era consapevole d'avere in mano un giro sfortunato, non aveva alcuna reticenza nell'ammetterlo, ma essere definita vecchia, lei insieme alle amiche no! "Urge un contrattacco con artiglieria pesante" pensò.

«Bamby tesoro!»

«Che c'è Ebony?»

«Attacca!»

«Con piacere!» esclamò complice Bambam avvicinandosi alle intruse appoggiando le mani ai fianchi. Le guardò con sufficienza, come se fossero loro quelle sporche e trasandate.
«Allora, siete convinte che noi siamo vecchie? Bè, si dà il caso che tutte noi messe insieme non raggiungiamo l'età della più giovane di voi!» rise. «E detto tra noi, la più giovane di voi è più antica della posizione per defecare!» emise convinta.

Le rivali si strinsero l'un l'altra sgranando gli occhioni imbellettati. Nei loro sguardi parve trasparire un che di verità incassata nel peggiore dei modi, al che alcune rughe assortite sulle fronti vinsero le coperture dei fondotinta spalmati in chissà quante mani.

«Questa ce la pagherete!» promisero piccate prima di filar via dal camerino.

«Ecco, brave, smammate e cambiate imbianchino per quelle facce truccate con i piedi!» rincarò Bamby in preda al furore del colpo di grazia servitole su un piatto d'argento.

Riavuta un po' di tranquillità, Ebony diede ad intendere con lo sguardo rivolto all'amica d'aver agito meglio di quanto immaginava, ma che era giunta l'ora di darsi un tono e chiudere la questione senza rimuginarci sopra mai più.
A dar man forte in questo senso, Liling s'appropriò della scena.

«A proposito di trucco, ora che facciamo? Insomma, Eby ha ragione, siamo davvero inguardabili» giudicò indicando l'unico grande specchio che stava riflettendo l'immagine del trio nel camerino.

«Non potrebbe succedere la stessa cosa strana che è capitata mentre eravamo in macchina?» chiese a sorpresa proprio Eby. «Voglio dire, eravamo appena uscite dal Mount View Cemetery e di colpo l'auto è arrivata difronte al Gatto Fucsia, nonostante la distanza chilometrica»

«Infatti, c'è qualcosa che abbiamo detto o fatto, magari è magi…»

«Bambam non dire la parola con la "M"!» la troncò la mora allarmata.

«E perché no? Insomma, siamo persino entrate nel locale conciate come becchine ai lavori straordinari, e non sappiamo nemmeno come? Se non è per la… "eeemme" questa, allora per cos'è? Com'è successo, voglio dire…»

«È successo perché abbiamo pensato tutte e tre le stesse cose» rivelò Liling mentre trafficava con la borsetta alla ricerca di qualsiasi cosmetico non andato distrutto dopo la battaglia contro gli odiosi uomini in nero. Solo in un secondo momento s'accorse di essere letteralmente divorata dagli sguardi delle amiche.

Bambam batté le mani una sola volta. «C'è poco da fare. Quando una è intelligente, è intelligente!» ammise sincera.

Persino Ebony accennò un velato entusiasmo. «Allora, se è davvero così che stanno le cose, a questo punto non vedo perché non approfittarne! Su! Pensiamo tutte insieme di essere decenti, e vediamo che succede!»

«Ho il dubbio che Malvina e fattucchiere abbiano fatto qualcosa!» aggiunse Liling.

"Ed ecco a voi Miss Liling Fricotin!" annunciò al microfono Madame Chantilly, unendo al tono l'esplicito incitamento alla drag queen di presenziare entro subito, al che il panico s'impossessò tanto di lei quanto delle altre.

«Perchè non è successo niente?» disperò Liling.

«Ragazze! Chiudiamo gli occhi e pensiamola più semplice, tipo: vogliamo essere belle!» propose rapida Ebony e le amiche ubbidirono. Serrarono le palpebre arci-sperando con tutte sé stesse che s'avverasse il desiderio.

"Miss Liliiiing!" chiamò scocciata stavolta Madame Mongolfiera a scacchiera e a quel punto Eby e Bambam, stravolte dopo aver riaperto gli occhi, spinsero fuori dal camerino l'orientale. 

«Accipicchia! Ma è un qualcosa di straordinario!» emise Bambam osservandosi allo specchio.

«Dici che sia giusto questo avvenimento?»

«Porca paletta se lo è Eby! E hai visto Liling? Il kimono color champagne dorato con tutti quei ricami floreali in rilievo?»

«E l'acconciatura? Eh! Quei capelli raccolti a ciocche alterne fissate con pettini d'avorio e gingilli d'orati?» sottolineò Eby.

«Il trucco poi! Ah! Quella è proprio piena di fascino nascosto!»

«Noi ce lo possiamo solo sognare quel suo fascino orientale!» sospirò la mora.

«Sì, va bene, però non diciamoglielo, altrimenti quella si monta la testa!» s'accigliò perfida Bambam.

«No, invece sì! La prossima di noi che sfilerà, al termine, si unirà a Liling e le dirà di concentrarsi su noi stesse, ondevitare di pensare a nessun altro desiderio. Potrebbe essere pericolosa questa storia dei desideri che si avverano a comando»

Bambam non smise un istante di fissare gli occhioni seri di Ebony. D'altronde, lei era l'unica in grado di distoglierla dal suo essere così vanitosa… almeno per il tempo che le parlava.

«Mi stai ascoltando! Insomma, pensa che succederebbe se accadesse qualcosa di simile in mezzo al pubblico!»

Bamban sospirò pesantemente. «Uffa, sì, va bene, ho capito… la prossima volta desidererò essere ricca sfondata!» mise il broncio.

«Su, non fare così, insomma, guardati. Solo tu riesci ad apparire angelica con un abito rosso fuoco»

La messicana volteggiò soddisfatta. Il tessuto purpureo, soave come seta, le modellava la silhouette alla perfezione.

«Nessuno stilista al mondo sarebbe in grado di riprodurre un prodigio sartoriale di questa foggia!» ammise ammirando lo scollo sul seno prominente. La chioma bruna ondosa e morbida le accarezzava le spalle nude. Anche il trucco risultò sobrio, cosa assai difficile da ottenere con il colore più vistoso in assoluto.

Al tavolo più vicino al palchetto, tre digestioni parvero visibilmente compromesse.
«Come caspita è riuscita a ripulirsi così, questa vendi scope senza setole!» sputò Cleopazio Nilón abbagliata dalla rifrangenza dorata emessa dal sontuoso kimono di Liling.

«Guarda come ondeggia compiaciuta!» emise abbruttita Clorina Venedig spostando da un lato la parruccona fluo male affibbiata.

Bruma Marella, intercettando lo sguardo da tigre dell'orientale sul palco, prelevò nervosamente un'enorme palla di gelato dalla coppa servitale dinnanzi e l'ingoiò di colpo rischiando di strozzarsi. La maledisse.

Liling conquistò un bel po' di consensi da parte del resto del pubblico. All'annuncio dell'entrata in scena di Bambam recuperò con eleganza il suo posto a sedere al tavolinetto occupato prima. Sentiva gli sguardi addosso. Era a disagio, contrariamente a quanto immaginava.

«Wow! Ma da dove è saltata fuori? Signore e signori, abbiamo con noi nientepopodimeno che la famosa modella drag queen Miss Bambam Gladys!» sgranò gli occhi e le fauci Madame Chantilly non avendola riconosciuta prima.

Il mutismo stupito calò nella sala per pochi attimi. Bambam, veterana delle passerelle di mezzo mondo, fece il countdown mentalmente partendo da tre. Al termine l'euforia esplose calorosa e rumorosa. La messicana, abituata a simili situazioni, sorrise ammiccante e sculettante, sicura di sé come un animale da palcoscenico.

A quel punto, le digestioni compromesse di Cleopazio Nilón, Bruma e Clorina preannunciarono un principio di ulcera collettiva.
«Quelle là! Sono delle brutte streghe!»

I minuti di celebrità terminarono anche per Bambam, che con molto calore rispose a ogni complimento rivoltole dal pubblico e di buona parte delle concorrenti d'animo più umile. 

Ebony attese il suo turno nel camerino e ancora non si capacitava di come potesse essere vero tutto ciò che stava vivendo. Abbozzò pure un sorriso nel vedere sulla fetta di marmo della specchiera i tre vasini di terracotta. Non ricordò più nemmeno d'aver trascinato dietro il suo. Suppose che anche per Liling e Bambam era lo stesso.

«É scorretto» borbottò. «Se vinciamo con un sotterfugio magico credo che pagheremo uno scotto» sospirò. «Ma ormai è tardi» commentò dirigendosi verso la porta appena udita la voce di Madame Chantilly chiamarla. Voltò lo sguardo verso lo specchio un'ultima volta e giurò d'aver visto il riflesso di Melalla e delle altre sorriderle... più o meno tutte e tre.

«Ma che visione è mai questa?»

«Da dov'è uscita?»

«Sicuri che sia una Drag come noi?»

«Guarda che capelli… così riccamente ondulati e scolpiti…»

«È così luminosa pur avendo la pelle d'ebano!»

I commenti si sprecarono e non erano nemmeno timidi, come spesso si conviene in certi locali. Persino Bambam e Liling rimasero di stucco osservando Eby, l'autista di autobus e di qualunque altro mezzo terrestre e forse non solo di quelli, abbracciare il palchetto con una presenza scenica strabiliante. 

Ebony avanzò sulla passerella posando una mano sul fianco lasciando l'altra ondeggiare libera ma elegante. Sembrava accarezzare l'aria attorno come un essere della natura, giacché l'abito verde acqua che la rivestiva ispirava un qualcosa di etereo. Era così semplice nell'aspetto. Solo una fascia larga di seta, di un tono di verde più intenso moderatamente glitterato, domava la scura criniera leonina, un vezzo che non fece altro che aumentare l'attenzione sul volto affusolato. Il cuore rosa confetto delle labbra, come un unico fiore in mezzo a tanto verde, risaltava come una stellina in mezzo al cielo notturno.

Bambam sospirò pesantemente. «Non è giusto! Sta ricevendo più ammirazione di me! Io sono la bella del gruppo!» protestò.

Liling sbuffò esasperata. «Che differenza vuoi che faccia? L'importante è che almeno una di noi vinca, no?»

«Sì, però, non ti tocca nemmeno un po'? Guardala come cammina, sembra che abbia il moto del perpetuo ancheggiamento!»

Liling rise squittendo. «Se non si dà una calmata, avrà bisogno di un quintale di Voltaren!»

«Quella non se lo fa mancare mai, secondo me lo infila anche dentro la salsa barbecue il Voltaren!» rise insieme all'altra complice fin quando Eby, avvicinatasi al tavolinetto, le fulminò con lo sguardo. Allora, le amiche sedute, gelarono il risolino trasmettendo espressioni tanto innocenti quanto ipocriti e, per aumentare tale enfasi, sbatterono convulsamente le palpebre, creando un micro monsone con le pesanti ciglia finte che spense di colpo le fiammelle delle tre candele.

La mora, sedendosi, decise di lasciarle perdere. «Bene, volenti o nolenti, abbiamo fatto questa cosa. Non ci resta che attendere il responso»

Madame Chantilly non si fece attendere. Le votazioni erano già state compilate negli appositi plichi depositati su ogni tavolo della sala. Una cameriera li ritirò rapidamente. Il conteggio dei punti fu anche più celere.

Clorina, Cleopazio e Bruma avevano il cuore in gola. Cleopazio più delle altre, ci teneva a soffiare il titolo di più bella proprio a Ebony, giacché era riuscita a sottrarle il posto di autista dell'agenzia di trasporto di Pocatello. Agognava disperatamente infliggerle pure quel colpo di grazia.

«Okay, gente! Sta cosa è andata fin troppo per le lunghe» esordì per l'ultima volta la titolare del Gatto Fucsia. «Ehm… la vincitrice…» Madame Chantilly lesse basita rigirando la cartella dei voti più volte in pochi istanti, ma a un certo punto si arrese. «Va bene, allora c'è un ex aequo a tre! E le vincitrici sono le miss Liling Fricotin, Bambam Gladys e la mia preferita, Eby cara!» strillò l'ultimo nome come se a vincere fosse stata lei medesima.

«Non ci credo, andiamo a Hollywood!» esplose raggiante Bambam saltando in piedi per prima e prima che Madame Chantilly avesse invitato le vincitrici a ritirare i premi.

Le drag queens rivali, Bruma, Clorina e Cleopazio, sentirono addosso l'onta del disonore. "Come hanno fatto a vincere? Quale stratagemma subdolo! Sono entrate sporche e luride per attirare l'attenzione del pubblico, e poi hanno fatto questo numero da quattro soldi! Che rabbia!" si rose dentro sé Bruma osservando il trio vincente dirigersi verso le grasse braccia aperte di Madame Chantilly, tutta sorridente.

Non riuscì a frenare la mano. Lanciò la coppa di gelato ormai sciolto sulla passerella un attimo prima che Ebony e amiche le sfilassero dinnanzi. Scivolarono tutte e tre in malo modo un attimo prima di completare un pensiero:
«Noi abbiamo…»

All'impatto con la superficie del palchetto esso esplose allibendo gli spettatori.

Il panico s'impossessò della gente e tutti presero a correre in cerca di un riparo.

Bruma, sollevando la sedia sotto la quale si ritrovò dopo l'esplosione, tossì. «Accidenti! Ma con cosa lo fanno il gelato?» biascicò prima di perdere i sensi.

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