5 - Tre più tre
Malvina esortò per l'ennesima volta la sorella strega a unirsi a lei per porre fine all'assalto dei Cacciatori, senonché, Rowenda decise di compiere un gesto cortese, prima di sopportare il suo acidume.
«Care figliuole, vorrei che vi uniste alla lotta. Però, prima, vediamo se la vecchia Rowenda riesce a fare qualcosa per quelle brutte ammaccature che avete», disse alle drag queens trafficando sotto il bordo di uno dei tanti fronzoli dell'ampio vestito. Dopo un po', estrasse una piccola bugia di vetro soffiato piena di un qualcosa di verdognolo.
Ebony, Liling e Bambam si strinsero l'un l'altra.
«Che vorrà farci?»
«Cappero ne so, Liling!»
«Ci tramuterà in rospi!» sospettò Eby.
Rowenda non diede loro ascolto. Agitò dolcemente l'ampollina dopo aver rimosso il turaccio. Sbatté le palpebre grinzose una sola volta.
«Sii gentile, menta piperita
risana loro ogni ferita» decantò i versi come una confidenza fatta a una cara amica.
Dalla sofisticata bottiglietta fuoriuscì un'infinità di ramificazioni fumose del colore della… menta appunto, tutte orientate verso le drag queens centrando velocemente le piaghe e le tumefazioni sparse sui loro corpi. Il trattamento durò pochissimi attimi e ciò che rimase alla fine era: pelle perfetta per tutte e la fragranza di menta nell'aria.
Incredule, ma anche contente, le amiche di una vita costatarono i benefici di ciò che aveva fatto Rowenda.
«Grazie!» cantarono in coro. La strega sorrise.
«Dannazione, Rowenda! Hai intenzione di giocare ancora per molto con quelle bambole inutili!» la sgridò la vecchia scheletrica tutta indaffarata a respingere gli assalti degli uomini in nero a suon di clavate.
«Arrivo, arrivo. Allora, cos'hai provato per annientarli?»
«La parietaria!»
«È strano! L'erba del vento è una delle piante più potenti al mondo! Di solito bonifica villaggi interi per almeno un anno intero! Sei sicura di aver recitato la formula correttamente?»
«Cosa ti fa dubitare che non l'abbia fatto correttamente?»
«Bah! Il fatto che i Cacciatori siano ancora qua, logico no?»
Ebony, ascoltando la ramanzina impartita da Rowenda a Malvina, ghignò di gusto. "Così impari a darmi dell'incapace, vecchio cadavere ambulante!" pensò.
La rivalsa morale la risollevò, ma vedendo la colonna traballante crollarle addosso, se ne pentì sinceramente. Urlò agghiacciata. Alzò le mani nella folle speranza di proteggersi. Malvina, accortasi dell'inevitabile disastro, le rivolse lo sguardo. "No, povera ragazza!"
Bambam e Liling erano pietrificate dalla paura. Poterono solo gridare osservando quella colonna inclinarsi dalla loro parte in attesa di essere schiacciate.
Nello stesso attimo, il seme piantato da Ebony germogliò nel vasetto di terracotta lasciato in auto sotto il sedile dell'autista.
Rowenda e Malvina captarono qualcosa e orientarono lo sguardo proprio verso il cancello dov'era parcheggiata la macchina. «È nata una lanterna, forse...» borbottò Malvina.
Nel frattempo la colonna si schiantò addosso a Ebony. Una nube polverosa coprì il suo epilogo come un sipario funebre.
Liling e Bambam, mute e addolorate, s'inginocchiarono mantenendo stretta la presa l'una all'altra.
«Eby… no…» sussurrò Bambam con i lucciconi agli occhi. Ebbe un flash. Ricordò come la conobbe. All'epoca lei non era che un ragazzino adolescente, tutt'altro che una modella drag queen di discreto successo.
In quel lontano frangente della sua vita era fuggita dal Messico, complice la statura esigua e l'agilità nello scavalcare la recinzione della frontiera. La furbizia non l'era mai mancata, e così, ritrovandosi infilata in un camion pieno di articoli di abbigliamento, l'allora Zacarìa Del Porto Sulvaran, divenne B.B. Gladys, anche se il nome lo perfezionò col tempo.
Un particolare gioco del destino volle che il conducente fosse un giovanissimo ragazzo di colore dai modi molto gentili.
Cosa ci faceva sul confine con il Messico quel camionista che non arrivava all'eta minima per guidare?
Bèh, è una faccenda di Eby non amava parlare, perché era l'unica cosa fatta nella vita della quale non ne andava fiera. Non si trattava nulla d'illegale o immorale, sia chiaro.
Scelse di parcheggiare il mezzo pesante nei pressi del Rio Grande e, approfittando della tranquillità del posto, si riposò.
Nel dormiveglia, con le mani allacciate al volante per paura che qualche poliziotto o sceriffo fosse di ronda nel territorio, noto per essere crocevia d'immigrati clandestini, sentì un debole clangore metallico. Con la coda dell'occhio vide un'ombra dietro il camion. Il seguente rumore, uguale al precedente, gli diede modo di capire che qualcuno voleva un passaggio.
Poteva essere chiunque, un militare, un delinquente o peggio un assassino, ma lì per lì non ci pensò se non con il senno di poi.
Quando arrivò a destinazione, dalle parti di Macdona vicino a San Antonio, decise che era giunta l'ora di conoscere il passeggero clandestino.
«Ora puoi uscire, siamo lontani dal confine» informò la futura Eby aprendo i portelloni del camion.
Di contro, la futura Bambam chiusa all'interno, vide disegnarsi rapida la linea di luce che squarciò il buio del container. Sembrava la metaforica linea divisoria che spesso si traccia quando si chiude un discorso o, nel suo caso, un capitolo della propria vita. Non sospettò però che quel ragazzino nero le avrebbe insegnato a scriverne uno nuovo, e migliore.
Ora, in quella maledetta sera al cimitero, per nulla al mondo volle credere che la linea finale della vita di Ebony fosse stata tracciata da quella colonna infame crollatele addosso. "Se solo avessi insistito di più con i miei capricci, tutto questo non sarebbe successo. A quest'ora potevamo essere al Gatto Fucsia a sfilare sulla passerella e magari vincere il concorso", pensò Bambam.
Liling, ignorando il baccano generato dalle misteriose nonnine riesumate, attese che il polverone si dissipasse. Lei non ebbe un tuffo nel passato, anche perché conobbe Ebony in maniera quasi banale. Riconosceva però che il caso aveva giocato una carta importante. Infatti, tra i tanti negozi di articoli di abbigliamento per tutte le tasche esistenti nella periferia sud di New York, Eby entrò nel suo. Difatti, Liling, prima di stabilirsi a Pocatello e aprire un esercizio di vendita di prodotti di svago particolare, era titolare di un negozietto di abiti per drag queen a un passo dalla Grande Mela. Eby, per fatalità, si ritrovò a lavorare come tramite di uno dei fornitori. Al tempo la mora ottenne il posto di autista essendo sempre stata un asso al volante e non costava quasi nulla data la giovane età e il bisogno estremo di guadagnarsi da vivere.
"Non ho tempo per i ricordi. I ricordi portano male!" pensò dirigendosi verso il polverone che lentamente si stava dissipando.
Liling era disposta a credere all'esistenza degli uomini in nero, anche alle streghe appena scoperte, ma mai ad accettare che Eby, la migliore amica della sua vita, fosse morta.
Il volto dell'orientate, già pallido di natura, riuscì a diventare quasi d'alabastro per il timore di dover ammettere ciò che non voleva.
I Cacciatori furono sul punto di entrare sotto l'arcata interna del colonnato orfano di un pilastro quando un colpo di tosse, accompagnato da una dozzina di espressioni poco signorili, li fece indietreggiare. Al contrario Liling e Bambam corsero in contro a quella voce.
«Eby-Eby-Eby! Stai-bene-stai-bene-stai-bene! Come-stai-come-stai-come-stai?»
«Liling, non devi ripetere le parole all'interno di una frase, sembra che lanci un messaggio in codice Morse» la riprese Ebony Mamì che, in barba al peso della massa marmorea cadutele addosso, non aveva nemmeno un graffio, tranne il vestito verde ridotto a cencio da bruciare.
Bambam l'abbracciò. Non disse nulla. Il tremore del quale era pervasa parlò per lei.
«Su, su! Un po' di contegno. Non è successo nulla» constatò osservandosi le mani.
«Ma se ti è caduta una colonna in testa!» sbottò Liling, ed Ebony non poté darle torto. Aveva posto i palmi delle mani a pochi centimetri dal viso, sicura ormai di non poter evitare d'essere schiacciata dal peso del colosso di marmo. Il contatto c'èra stato, eppure non era rimasta coinvolta. La bocca carnosa disegnò una "u" rovesciata.
«Sarà stata l'adrenalina!» immaginò non convinta.
Nel frattempo, Rowenda e Malvina unirono le loro forze nella lotta.
«Di questo passo non faremo in tempo a risvegliare nostra sorella!»
«Hai qualcosa di utile da suggerire, Rowenda?»
«Certo» squittì. «Ti è rimasta una pozione forte?»
«Credo di avere l'essenza di erba gatta!» rispose Malvina tra un colpo di clava e l'altro.
«Bene, io ho proprio tra le mani l'estratto di rosa canina, sai cosa fare»
«E io ho l'estratto del mio conto in rosso, può servire?» chiese Bambam stracciando il pezzo di carta. «A me non ha fatto chiudere occhio per settimane!» aggiunse affiancando le vecchiette.
«Vi siete decise a darci una mano alla fine!» sbuffò Malvina maneggiando una fiala di creta.
«Ringrazia Eby, lei è convinta che dobbiamo aiutarvi, ma non aspettatevi "abre cadabre" alla Harry Potter, chiaro!» ribatté Bambam pareggiando l'acidume di Malvina. La strega la ignorò risentita.
Eby, nel frattempo che la coppia anziana faceva il diavolo sapeva cosa, individuò un mezzo meccanico non distante dalla massa brulicante di Cacciatori.
«Ragazze, date loro una mano ma non fatevi male!» raccomandò Eby attendendo il momento propizio per attuare il suo piano.
«Perfetto! Ci siamo, inizio io!» emise prepotente Malvina.
«Essenza di erba gatta!»
«Estratto di rosa canina!»
«La vostra unione sia compatta!»
«Cacciate i Cacciatori fino a domattina»
Rowenda e Malvina si divisero i versi. Terminata la recita lanciarono i rispettivi flaconcini in aria ed essi esplosero, producendo una nuvola evanescente dai colori delle foglie e delle rose. Quando ricadde come una coltre sul vasto gruppo di uomini in nero, emerse una mezza dozzina di agglomerati fogliari a formare vaghe forme feline con tanto di artigli sguainati. In mezzo a essi sorsero altrettanti esseri composti di petali di rose dall'aspetto di minacciosi buldozer con le fauci spalancate, tutte dirette ai Cacciatori.
«Sicure che non stiamo sognando con quel tè che hai preparato?» dubitò ancora Bambam sfilandosi la borsetta dalla spalla. Liling la imitò, giacché aveva capito che voleva buttarsi nella mischia dei Cacciatori.
«Ancora con questa storia, da domani si passa al succo di "mandalino"»
«Da domani si passa alla tequila!» la corresse la messicana prima di lanciarsi addosso ai brutti ceffi in nero e colpirli a suon di borsettate.
All'inizio la lotta ingaggiata non prese il verso giusto. Quando poi le drag queens videro un branco di cani fatti di rose e una colonia di gatti fatti di foglie, la cosa peggiorò. Bambam e Liling, in testa ai Cacciatori inseguiti dagli animali-vegetali, gridarono e ringraziarono l'ottima resistenza dei tacchi a spillo sopra i quali correvano a braccetto e a perdifiato. Onore al merito della manifattura orientale a basso costo.
Sfilarono almeno quattro volte dinnanzi al piccolo colonnato del mausoleo sotto il quale Rowenda e Malvina stavano sorseggiando qualcosa sedute a un tavolino apparecchiato. Da dove avessero tirato fuori tavolo e sedie rimase un mistero insondato.
«Dovrebbero fare meno baccano, ormai è fatta. La formula doppia è sufficiente contro i Cacciatori. Ormai sono già dimezzati» annunciò Rowenda.
«Bà, chi le capisce queste streghe» borbottò Malvina sorbendo una tazza fumante di qualcosa. «A proposito, giusto perché tu lo sappia, siamo nel duemila, anzi, credo l'abbiamo superato» la informò indifferente.
«Cosa?! Per dindirindina! Esiste davvero una data con questo numero?!» si stupì conservando eleganza nei modi. «Ma quanto abbiamo dormito?»
«Direi oltre cinque secoli» rispose atona l'altra.
«Ragazze! Venite qui! È finita!» e infatti, al termine dello sbrano di massa ad opera dei cani e gatti fatti di foglie e rose, essi esplosero regalando una fitta pioggia di materiale vegetale variopinto.
«Credevo toccasse a noi» biascicò Liling ragionevolmente dubbiosa.
Liling e Bambam, con il fiato meno che corto, sudate fradice e gli abiti repellenti anche per il fuoco, si trascinarono fino al mausoleo. Gli occhi fissi sulle streghe esprimevano i peggiori auguri dato che se ne stavano tranquille e sedute a sorseggiare una bevanda come nulla fosse.
«Brave ragazze, ottimo lavoro. Ora è giunto il momento di richiamare la nostra terza sorella strega. Venite ad aiutarci ancora un po'» invitò con garbo Rowenda.
Troppo stanche per opporre obiezioni, seguirono le vecchiette tra le innumerevoli lapidi sparse disordinatamente nel settore più antico del cimitero.
Malvina e Rowenda trovarono il sepolcro dopo pochi minuti.
«Ancora un'altra? Ma come mai in questo cimitero la gente non fa la "morta" in santa pace?» sbottò stufa Bambam allarmata dal trambusto di un motore molto rumoroso.
Le drag queens e le streghe alzarono lo sguardo verso la fonte di luce intermittente, sotto la quale Ebony era seduta sul sedile di un escavatore gommato a braccio articolato. Il suo passaggio segnò la fine degli ultimi Cacciatori scampati all'assalto dei cani e gatti vegetali.
«Perfetto! Quando Eby inizia a fare cose drastiche vuol dire che ha perso la pazienza!» esclamò preoccupata Bambam.
Impressionate nel vedere per la prima volta un mezzo di movimentazione di terra, le streghe si strinsero l'una all'altra, ma non trasmisero paura, tutt'altro.
«La mora ha un potere molto forte!» realizzò Rowenda. Malvina invece la rivalutò.
«E come avete fatto a evocare e sottomettere un mostro che… che, che non ho mai visto in secoli di esistenza?» emise con un certo timore.
Ebony le lanciò uno sguardo dall'alto verso il basso, sia moralmente che tecnicamente.
«Non c'è nulla che non possa guidare a patto che abbia un volante, carburante e strada libera!» rispose scendendo con tutta la grazia che i vestiti strappati e le scarpe coi tacchi incrinati le permisero. Non era molta quindi.
«Peccato, sono arrivata tardi, mi spiace» sbuffò la mora.
Il dovere strappò alle vecchine il tempo per indagare oltre sul "magico" escavatore e, senza indugiare, si adoperarono per riesumare la loro sorella.
«Adesso che fanno? Si mettono a scavare la terra!» constatò Liling.
«Sta cosa sta diventando sempre più macabra!» piagnucolò la messicana.
Anche la comparsa delle pale usate dalle streghe era un mistero che, in tutta sincerità, nessuna drag queen voleva scoprire. Tuttavia, mosse a compassione per gli sforzi degli arti non più giovani di Malvina e Rowenda, le tre amiche di sempre offrirono i loro più giovani e vigorosi.
«Ma quanto profonda l'hanno seppellita sta cavolo di terza sorella?» imprecò sfinita Bambam dopo aver raggiunto assieme alle altre oltre tre metri di profondità.
«Bene così ragazze, uscite dalla fossa. Da adesso in poi ci pensiamo noi!» sorrise di gratitudine Rowenda.
Sporche fino al midollo, le volenterose drag queens osservarono Malvina slacciarsi l'ennesimo legaccio che teneva in vita. Con una mossa più rapida di quanto si potesse immaginare, lanciò un capo sul fondo del fossato. Rowenda, al lato opposto, fece spuntare dal terreno un cordone di fiori intrecciati che ancora con più rapidità della sorella strega, lanciò centrando lo stesso punto.
Dopo un po', i volti accigliati si distesero. «Ecco! L'ho presa!» esclamarono all'unisono scambiandosi sguardi a metà tra sfida e sollievo.
Anche la forza che impiegarono aveva un che di sospetto data l'età sfiorita da secoli. Nonostante ciò, ancora una volta le giovani non si tirarono in dietro e le aiutarono a tirare le magiche funi.
Ormai superati i limiti delle forze, delle buone intenzioni e della pazienza, Ebony sbuffò. «Ragazze! Usiamo un metodo più moderno!» le amiche capirono le sue intenzioni. La videro salire sull'escavatore e manovrare il braccio articolato. Liling e Bambam invitarono Malvina e Rowenda a lasciare spazio al fossato scavato.
Gli antichi occhi delle vecchie streghe parvero venir fuori dalle orbite quando videro il braccio meccanico affondare nella terra dura.
«Ha un che di terribile questo mostro di ferro!» gridò Rowenda. Malvina osservò Ebony pilotare con estrema dimestichezza tutti i comandi. "È una guerriera!" esclamò dentro sé.
L'estremità del braccio meccanico agganciò qualcosa di solido. Eby assicurò la presa malgrado la visibilità annullata dalla notte.
Dopo un po', decise di estrarre l'oggetto che rivelò essere un sarcofago piuttosto voluminoso. L'aggancio, come sospettava Ebony, non era perfetto e la cassa precipitò nel fosso. Malvina e Rowenda, con i loro legacci vegetali, l'acchiapparono appena un attimo prima dell'impatto. Il contraccolpo però fece piegare di colpo le vecchie schiene. Due scricchiolii potenti animarono gli uccellini dormienti sui rami degli alberi attorno. «Che male!» gridarono lugubre quelle.
L'ultima fatica, alla fine, diede l'esito sperato. Grazie all'ennesima magia, il sarcofago scivolò al contrario risalendo il fossato fino a fermarsi in un punto distante da esso.
Una voce nuova provenne da dentro la cassa.
«Ma quanto ci avete messo! Ancora un altro po' e mi rassegnavo a restare sotto terra!»
«Ma quanto pesi piuttosto!» ribatté Malvina. «A distanza di secoli sei riuscita a ingrassare anche da morta! Ma come hai fatto?!» rincarò aiutandola a uscire dalla bara.
«Avrò esagerato con le dosi della posizione della conservazione corporea!» convenne guardandosi il fisico piuttosto pienotto. Agli occhi delle drag queen era proprio una vecchina oltre il sovrappeso.
«Tu, Malvina, invece la tua pozione non ha funzionato molto, guardati, sei tutta pelle e ossa!»
Il discorso sul nutrimento generò nelle ragazze un certo timore.
«Adesso cosa faranno? Vorranno mica mangiarci!?»
«Liling, se hai ragione, questa volta non ti perdono!»
«Ragazze, al mio cenno, sculettiamo via di qua!» suggerì Ebony pareggiando i bisbigli preoccupati delle altre.
Il piano di fuga di Eby sfumò rapidamente. Un nasino aguzzo le sfioró il fianco spaventandola.
«Che… che intenzioni avete dolce vecchiettina? Volete mangiarci tutte a partire da me? Non credo sia una cosa legale il cannibalismo, anzi è passato di moda!… Meglio alimentarsi con cibi più salutari, posso suggerire erbe e fiori? Le tue comari li fan spuntare come funghi!» emise tutto d'un fiato vedendo la nuova strega rivolgere attenzione ora a una ora all'altra sua amica.
«Siete davvero deliziose!» giudicò battendo le mani una sola volta. Le ragazze furono in preda a brividi fuori stagione.
«Ditemi un po', sono loro che ci hanno risvegliato?» rivolse la domanda alle streghe alle sue spalle. Malvina sospirò scocciata.
«È stata quella che parla troppo!» la informò indicando la mora.
«Oh! Come immaginavo. Dunque, non abbiate paura. Io sono Melalla Lorenzo…»
«Qual è il nome tra i due?» la interruppe Bambam d'istinto, senza pensare che forse avrebbe potuto irritarla. Rowenda coprì il riso silenzioso con il dorso della mano, invece Malvina non lo nascose.
Liling diede una gomitata alla messicana rimproverandola con gli occhi a mandorla.
«Che c'è? Guarda che capelli, sembra che abbia una scopa di saggina in testa! Non si capisce se è un uomo o una donna!» si giustificò sussurrando.
«Che simpatiche» sorrise allegra Melalla. «Dicevo care fanciulle, noi siamo rinate perché la Grande Madre Noviluna ha finalmente scelto il sua erede. Il nostro compito è indirizzarvi sulla giusta via per far sì che voi lo troviate e lo difendiate dai pericoli»
Ebony, Bambam e Liling si scambiarono sguardi seriosi prima di esplodere in risate euforiche.
«Ci deve essere un errore, noi non siamo streghe, anzi, a dirla tutta è meglio se questa storia finisce qui perché anche volendo non siamo in grado di fare di più di quanto già fatto. Senza contare poi che se andiamo a raccontare in giro di questa folle serata, come minimo ci rinchiudono in un manicomio e buttano via la chiave!»
Mentre Eby esprimeva il suo personale pensiero, lasciando poco o niente spazio alle amiche, Melalla batté le mani ancora una volta. I vasetti di terracotta dentro cui le drag queen avevano piantato le patate apparvero davanti ai loro occhi, e li afferrarono senza farci caso.
«Ecco ragazze. Voi avete le lanterne» sorrise Melalla molto divertita dalla fiumana di parole sgorgata dalla bocca ormai struccata della mora.
«Ma no! Questi sono i vasi dove abbiamo piantato le patate per il concorso di bell…» Liling frenò la spiegazione vedendo il germoglio spuntato a sorpresa dopo solo poche ore.
Bambam aguzzò la vista e sorrise leggermente dopo aver individuato i minuscoli cotiledoni bucare il terriccio. Il germoglio più evidente era quello di Ebony.
Stranamente, tutta la fatica fatta fino a quel momento svanì alla visita di quelle piantine neonate. Il trio con i vasetti in mano non diede più ascolto all'altro trio il quale, molto concitatamente, proseguì a spiegare loro i doveri dell'essere streghe.
Alla fine videro le drag queens andar via dopo aver accennato a un saluto di circostanza.
«Ed ora cosa facciamo?» chiese un po' delusa Rowenda.
«Meglio così! Quelle streghe sono delle buone a nulla! Faremo noi il lavoro!» emise accigliata la brontolona Malvina.
«No, abbiate fiducia. Anche se ero bloccata nel mio sarcofago, ho visto tutto. Posso quindi affermare che, così come Ebony Mamì ha sognato il tuo braccio sbucare dal sepolcro a te assegnato, cara Malvina Luk, con la vera bontà del cuore, così accetterà di far parte del mistero della Grande Madre Noviluna. Ricorda che le sei debitrice. È stata lei a riportarti in vita, anche se non se n'è resa conto affatto. Ebony Mamì è il punto di riferimento delle sue amiche. Vedrete che le altre non si tireranno indietro quando ci sarà bisogno di lottare. Ma per ora, in segno di ringraziamento per averci riunite, le premieremo con un incantesimo triplo»
«Tu parli più della mora» osservò Malvina.
«A me piace la mora!» ribatté sorridente Melalla.
«Io trovo di mio gradimento la più piccola, Bambam Gladys, è un amore!» squittì Rowenda.
Malvina non avanzò preferenze, ma l'istinto reattivo e la lucidità di Liling l'avevano colpita.
«Bella di notte, di notte fiorisci
grazioso fiore bianco splendi
ogni loro desiderio esaudisci
la nostra gratitudine a loro rendi» cantarono le streghe più o meno in accordo.
«Melalla cara, cosa ti fa credere che accetteranno il loro destino?»
«È semplice cara Rowenda, le ragazze hanno già espresso i loro desideri e il nostro incantesimo li esaudirà tutti»
Malvina sospirò. «E c'è dell'altro, vero?»
«Sicuro. I desideri che hanno espresso fanno già parte del destino a loro assegnato. Non sfuggiranno a esso. Noi, però, almeno per un po', le guideremo. Giusto il necessario perché prendano coscienza del mistero della Grande Madre Noviluna» concluse Melalla svanendo nell'aria seguita dalle sorelle.
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