31 - Settecento non richiesto
«Bambam, presto, andiamo a liberarli! E anche tu Liling, forza, lascia perdere quel ragazzo, tanto è soltanto svenuto!» disse concitata alla orientale, scuotendole un braccio per destarla dallo smarrimento del quale notò era preda; Eby però non poteva immaginare l'indecisione di Liling che, al contrario di Bambam, non aveva avuto il cuore di buttare in mezzo alle ortiche il suo Ralph, ancora sotto l'effetto dell'incantesimo catatonico. Infatti, seguendo l'esempio della messicana, prima di svanire per sottrarsi alla lapidazione, aveva portato con sé il ragazzo dai capelli rossi. E così, all'ennesimo richiamo della mora, decise di sistemarlo insieme a Bashfull al riparo di una grande lapide almeno, quando si sarebbe ripreso, la presenza dell'altro avrebbe smorzato l'eventuale paura di ritrovarsi solo in un cimitero desolato in piena notte.
I bambini videro quelle che sembravano tre donne avvicinarsi alle sbarre e automaticamente si ritrassero impauriti, stretti stretti all'angolo più prossimo della gabbia. Gli occhi lucidi e i volti sporchi di ogni genere di lerciume fecero stringere il cuore delle ragazze.
«Oh santo cielo! Chi vi ha fatto questo?! Oh! Su, su, non abbiate paura, adesso vi liberiamo subito!» ma le parole della mora si smarrirono come una goccia in mezzo al mare di lacrime dei bimbi. Però lei non demorse, afferrò le sbarre e fece forza per trovare il meccanismo di apertura. Impiegò molti minuti solo per scoprire che non c'era nemmeno una serratura. Si unì pure Bambam alla ricognizione della gabbia e lei notò che man mano girava attorno, i bimbi si riversavano sul lato opposto completamente terrorizzati. A quel punto i suoi occhi non espulsero meno acqua di quelli dei prigionieri.
«No! Stiamo sbagliando tutto, ragazze! Per prima cosa dobbiamo rassicurarli!» esclamò Eby e le altre le chiesero come.
«Diamo loro un po' di cibo!» suggerì Liling, e così rientrarono finalmente nella roulotte dove grazie al frigorifero inesauribile poterono preparare cibo in abbondanza. Però, in virtù della "legge" secondo la quale ogni giornata iniziata male termina peggio, dentro la casa mobile trovarono miss Norveilla alle prese con la gallina che non ne voleva sapere di deporre l'uovo che le gonfiava il pancino. A completare il quadretto, Giò, Daisy e Bob stavano facendo la ola brasiliana agitando le fronde per incoraggiare la puerpera pennuta a "svaginare" qualunque cosa le stesse ostruendo l'orifizio.
Le ragazze adocchiarono la bestiola stesa sul dorso, cosce aperte e artigli all'aria, sul tavolino dove mangiavano. Le smorfie sulle loro facce rendevano perfettamente l'idea di quanto erano schifate di quella vista. Eby suppose di seppellire quel tavolino e nonostante si fosse ammutolita come le compagne, sentì il dovere di esprimere un commento, perciò si sforzò di emettere un minimo di voce.
«Ma che cosa state facendo? Con tutto quello che ci sta capitando oggi!»
«E non è mica finita!» si palesò Aldino come una furia sulla porta. Aveva il fiatone e la maglietta incollata addosso, tanto era sudato. Le drag queens si voltarono di scatto e generarono un colpo di vento magico all'unisono. Il Dampiro volò fuori dalla roulotte come razzo. Le ragazze avrebbero scagliato incantesimi a casaccio se non si fossero accorte di conoscere quel ragazzo pipistrello.
«Ferme, sono io!» il dampiro, scosso dopo aver centrato con la testa l'albero più grosso che c'era nelle vicinanze, si alzò e alzò le braccia implorante, consapevole dell'alta tensione che aleggiava. «Ho delle notizie importantissime da darvi!»
«Aldino! Ma insomma! Dovevi apparire proprio in quella maniera? Ci hai spaventate!» lo rimbrottò Ebony Mamì, sorreggendosi i fianchi mentre batteva convulsamente un tacco. Sospirò cercando di calmarsi e alla fine, anche se era rimasta nervosa tale e quale come prima, con un gesto gli fece cenno di entrare.
L'occhialuto Aldino, che tante cose aveva da raccontare grazie al suo impegno da infiltrato nel covo di Eritto, perse di colpo lo slancio quando vide il siparietto della gallina partoriente: arricciò il naso e quando sentì le Lanterne incitare il parto, gli cascarono gli occhiali, segno evidente che in trecento e passa anni di vita poteva dire di averle viste tutte. Ma ritrovò lucidità, anche perché
Ebony Mamì lo esortò a sputare il rospo e quindi riferì tutto quello che aveva scoperto.
«Mi chiedo cosa potrà mai succedere ancora!» sbottò Ebony, che nel frattempo si era messa ai fornelli per preparare qualcosa di rapido da offrire ai bimbi ancora in gabbia.
«Questa Eritto ce l'ha su con noi, è ovvio. Ha lanciato un incantesimo che farà ritornare Holywood indietro nel tempo all'epoca di Salem, giusto?» riferì la domanda ad Aldino al quale stava dando le spalle. Quello emise un flebile «Sì» e lei lo sentì. Il dampiro era accigliato: non capiva come mai le streghe non si adoperavano per difendersi dall'incombente maleficio. Piuttosto le osservò allungare piattini zeppi di biscotti e bicchieri di frullati agli ingabbiati. Si domandò come mai non li tirassero fuori, era già sera inoltrata e nonostante la bella stagione, di notte faceva sempre freddo. Però gli nacque un sorriso vedendole prendersi cura di tutti quei pargoli a discapito della propria incolumità.
Oltretutto, l'incantesimo fumoso aveva ricoperto tutto il borgo principale di Holywood, ed era ormai prossimo a colorare di rosso ruggine l'entrata del cimitero antico. Dietro di sé i pochi arredi urbani moderni svanivano lasciando desolate vie sterrate e pochi pali della luce a olio.
Ma intanto, com'era prevedibile, la fame vinse l'iniziale diffidenza e i piccolini cominciarono a notare le cure che stavano ricevendo dalle drag queens. Non poterono però non notare con più arguzia, ora che avevano ritrovato il sollievo che solo una pancia piena sa dare, quanto fossero bizzarre quelle tre "Cose" - così le definirono.
«Una volta per tutte, sai dirci chi caspita devo prendere a schiaffi per tutte le cose che sono capitate oggi?!» tuonò Ebony ad Aldino, che tutto aveva riferito tranne la vera identità di Eritto. Lui drizzò la spina dorsale di colpo, sentì alcune vertebre cricchiare, quella domanda gli suonò come una frustata.
«Come facevo a vederla? Ero lontano, avevo fame di sangue di vergine, portavo gli occhiali appannati, volevano uccidermi e ho già detto che muoio di fame di sangue umano?» si giustificò e i bimbi si allarmarono più di prima al sentire cosa quel tipo lugubre voleva bere.
«Zitto, cretino!» sibilò a denti stretti la mora. «Abbiamo sudato sette camicie per tranquillizzarli! E poi, dove cavolo vuoi trovare del sangue di vergini in questa epoca?»
«E se l'avessi già trovato?»
Liling e Bambam, mentre finivano di sfamare per la terza volta i bambini, destreggiandosi con vassoi pieni di biscotti e fette di cheesecake al cioccolato, accompagnati con brocche magicamente sempre piene di frullato di frutta, sentirono il loro battibecco.
«Secondo me si piacciono» bisbigliò Liling. La messicana fece una smorfia di sufficienza.
«Non saprei, ricordo che a detta di Eby, Aldino aveva messo in chiaro che non sentiva alcuna attrazione per lei» Bambam avrebbe voluto continuare a congetturare, ma notando gli animi della mora e dell'altro scaldarsi, abbandonò il cicaleccio con la orientale e accorse per raffreddarli.
«Se hai trovato del sangue di vergine va bene, basta che non ammazzi nessuno, perché non so se te ne sei accorto, ma abbiamo un diavolo per capello e siamo tutte elettriche!»
Eby si stupì dell'intervento assennato della compagna, soprattutto perché si trovava d'accordo con lei. «Buona fortuna allora» concluse la mora.
«Oh, non ne avrò bisogno. Il sangue di vergini è qui!» indicò i corpi svenuti al riparo della lapide più grossa che c'era.
Liling, che aveva ascoltato tutto in rispettoso silenzio, sobbalzò. «No! Quello è Ralph! Non puoi, non te lo permetto!»
«Quell'altro è tutto tuo...» disse Bambam, sventolando una mano in direzione di Bashfull. Però sotto sotto, l'idea di darlo in pasto a un Dampiro non le sembrava carino. «Ehm... potresti non fargli male però? Non vorrei che...»
«Tranquille ragazze! Il sottoscritto non ha intenzione di tradire Grande Madre Noviluna. Ella può passare sopra su alcune cose, ma mai sull'uccisione di esseri umani, che siano essi colpevoli o innocenti»
Anche se c'era questa premessa, le drag queens non se la sentirono di dirsi convinte e di fidarsi di quella sottospecie di vampiro; avrebbero voluto rimarcare la raccomandazione di non fare del male ai ragazzi, ma l'idea che Ralph e Bashfull fossero ancora illibati scatenò in loro una risata a stento soffocata.
«Non ridete, che sono vergine pure io!» fece spallucce e le tre esplosero dal ridere.
Inaspettatamente, il siparietto appena concluso suscitò le risate dei reclusi e a vederli così divertiti le drag queens si sentirono appagate. Si unirono alla gioia insperata e prolungarono al massimo il finto bisticcio fin quando finalmente chiesero loro cosa era successo. Il buon umore fu la chiave perfetta affinché i bambini, rinfrancati dalle pene sofferte, potessero aprirsi serenamente.
Dapprima le voci si sovrapposero, ma era prevedibile data l'età, ognuno prevaricava l'altro per farsi sentire. Però le ragazze ebbero la pazienza di ascoltarli tutti e nonostante la confusione argentina compresero ogni particolare. Alcune vicende avevano un registro talmente crudele che fu difficile non rimanere impressionate. Un esempio tra tutti lo illustrò una bambina che raccontò l'ultimo giorno che aveva trascorso a casa sua. Era notte inoltrata e lei era nel lettino in procinto di addormentarsi, quando un rumore dal giardino oltre la finestra l'aveva incuriosita e invitata ad alzarsi per curiosare. Aveva notato un'ombra, ma non aveva avuto tempo di vedere cosa fosse che quella svanì e riapparve alle sue spalle. Non ebbe avuto modo di chiamare mamma e papà, che perse i sensi avvolta da tanti serpenti attorno al corpo e poi, non seppe come, si risvegliò in quella gabbia.
Un altro esempio provenne da un ragazzino. Quando si fece avanti tutti fecero silenzio, evidentemente era il capo del gruppo. Raccontò che anche lui era nella sua cameretta a dormire, almeno fino a quando non sentì sul letto il calpestio di milioni di piccole zampette. Quando rivelò che quei cosi erano ragni, le drag queens si tapparono le bocche e all'udire che aveva sentito come se fosse stato divorato da quegli insetti, emisero versi di disgusto. Però ai bambini quelle espressioni parvero divertenti, allora fecero partire una gara a chi la raccontava più truce, solo per il gusto di vedere le "Cose" orripilare ogni volta in maniera più bizzarra della precedente.
«Questi bambini mi terrorizzano!» confessò Bambam al termine del momento horror e le amiche ammisero di trovarsi d'accordo. Però fu utile quell'ascolto, perché misero insieme gli elementi appresi dai racconti e identificarono il mostro artefice dei rapimenti: era Mochino Le Mibe, alias Mokele Mbembe, cioè il mostro che avevano sconfitto per il rotto della cuffia l'autunno precedente. A ragione di ciò, si prodigarono a tranquillizzare i ragazzini convincendoli che quella mostruosità non c'era più. I bimbi non si dissero sollevati, ammisero pure di saperlo già, perché al posto di quel mostro era sopraggiunta una strega ancora più cattiva. Mokele Mbembe almeno aveva avuto il buon senso di sfamarli con del cibo, seppur talmente avariato che poteva essere confuso con la nettezza urbana, ma la strega non aveva fornito loro nemmeno un bicchiere d'acqua, figurarsi il resto.
Liling, dispiaciuta del ritorno di tristezza generale, suggerì di fare il bagno; non ne poteva più di vederli così lerci. E anche se la gabbia che non si apriva costituiva un problema, lei aveva in mente un piano e lo condivise con le compagne che la appoggiarono entusiaste. Dopo aver organizzato tutto, si rivolse ai prigionieri.
«Bambini! Ora giochiamo a fare scoppiare le bolle, vi và?» figurarsi se dicevano di no, anche se erano rattristati. Allora Liling, di punto in bianco, imitò una gallina starnazzante, così da coprire l'incantesimo grazie al quale generò una quantità stellare di bolle espellendole dalle orecchie.
«È diventata una sparabolle!» commentò la messicana.
Ebony invece si mise una mano sul petto.
«Liling, sei meravigliosa!» si commosse. «Ora tocca a te, Bambam» e l'altra si unì allo spettacolino imitando un torero, e anche lei camuffò il suo potere in virtù del quale sollevò un tiepido zefiro che convogliò tutte le bolle verso i bambini. Farle scoppiare con le mani era stato un riflesso per loro, e il divertimento che provarono impedì di accorgersi che quelle bolle contenevano più acqua di quanto ne avrebbero dovuto avere. La nebulosità che ricadde addosso e che li lavò di tutto punto, profumava pure di caramelle e spezie dolci che altro non fece che rinverdire l'appetito appena sedato. Ma la richiesta a gran voce di dolcetti mise in difficoltà Liling e Bambam che puntarono con lo sguardo Ebony implorando un aiuto.
«Ma com'è possibile? Hanno ancora fame!» protestò la messicana.
«Di cosa ti stupisci, sono bambini! Ma aspettate, forse posso fare qualcosa... non ne sono sicura però...» la mora si tolse i tacchi a spillo e posò i piedi nudi sulla terra. Si concentrò e dalle estremità zampillarono piccole scintille verdi che scomparirono nel terreno divenendo una raggiera disordinata appena visibile.
«Bambini, per favore, chiudete gli occhi per un po'!» quelli obbedirono, convinti ormai di potersi fidare. Intanto, ai quattro angoli della gabbia raggiunti dai raggi sotterranei, spuntarono a velocità incredibile tralci di arbusti da frutta di bosco, rami carichi di more, fragole, ribes e lamponi avvilupparono la parte alta della gabbia e sulle teste di bimbi penzolarono generosi agglomerati fruttiferi profumati alla cannella e ricoperti di granella di zucchero. Quando quelli riaprirono gli occhi, stuzzicati più dal buon profumo che dalla curiosità, si scatenarono a ingozzarsi a più non posso.
«Ebony, sei tu la più meravigliosa tra tutte...» ammise una commossa Bambam subito supportata da Liling.
«No, ragazze, lo siamo tutte, a nostro modo» la mora mitigò l'eccesso di ammirazione che non sentiva di meritare. «Dobbiamo trovare il modo di aprire questa gabbia. Avrei usato i miei poteri esplosivi, se non fossi certa di fare del male a qualcuno di loro»
Liling confessò d'aver pensato anche lei a qualche soluzione magica, ma esporre ancora i poteri avrebbe potuto spaventare di nuovo i bambini e non era ciò che voleva nessuna di loro. Però la testarda Bambam non si diede per vinta, si avvicinò ancora alle sbarre per cercare un punto debole per aprirle e nel mentre incrociò gli occhi di un bimbo particolare. Capì dalle guance cascanti che quello avrebbe dovuto essere più in carne se non avesse patito la fame. Il volto le ricordava qualcuno. Il bimbo agganciò gli occhi della messicana e le si avvicinò dall'altra parte delle sbarre. Mostrò il volto ora sporco di succo di frutta dolce appena divorata, l'unico tipo di macchia che tutti i bambini del mondo dovrebbero avere, pensò Bambam.
«Dov'è la mamma?» sussurrò imbronciato. Bamby lo fissò intensamente. Si concentrò e poi gli chiese il nome.
«Io sono Peter, dov'è la mia mamma, l'hai vista tu?» sussurrò ancora e Bambam si sentì profondamente mortificata per non essere in grado di rispondere. Gli chiese comunque per empatia il nome della madre.
«Curtys, Roberta Jane Curtys, io sono Peter Curtys, suo figlio.» All'udire quel nome ammise di non sembrarle nuovo. Si strinse le tempie con le punte delle dita e non si accorse che le amiche l'avevano affiancata. Sussultò quando la richiamarono.
«Tutto bene, cara?» domandò la mora.
«Sì, forse, dipende. Non lo so. È come se ci fosse qualcosa che mi impedisce di ricordare... eppure...» pur con tutti i loro poteri, il sortilegio di Holywood che fa perdere la memoria ai suoi abitanti stava sortendo il suo effetto anche sulle drag witches le quali non immaginavano che fino al mattino dello stesso giorno, di quel fatto, ne erano pienamente consapevoli. Tuttavia, un barlume di luce illuminò il loro giudizio e complice il lavaggio dei bambini notarono che essi non indossavano gli stessi abiti. Liling fu la prima ad accorgersene. Indicò alcuni con in dosso vestiti vecchissimi ma fu ancora Bambam a identificarli. Affermò che molti portavano indumenti d'epoca coloniale che avrebbero fatto gola a molti musei se fossero messi meglio. Alcuni altri ancora portavano capi più recenti dagli anni novanta all'odierno duemila.
L'apparente stato confusionale di Bamby invitò le amiche ad accarezzarle le braccia per confortarla e quel contatto in contemporanea indusse il verificarsi di qualcosa. Dal corpo della messicana si profuse un intenso vento tiepido che abbracciò ogni cosa nel raggio di decine di metri e la malìa che induce la perdita della cognizione temporale lentamente si dissipò. Non visto dalle streghe, il campo d'azione della magia di Bamby generò una bolla d'aria che si oppose all'avanzata del sortilegio fumoso color rosso ruggine. Lo respinse. Inconsapevole di ciò, Liling diede il suo contributo alla realizzazione del fatto che Bamby avesse il potere di contrastare la magia oscura della perdita della memoria, giacché prese a raccontare tutto ciò che aveva dimenticato. In particolare, illustrò quel giorno dell'anno precedente quando si era ritrovata a scorrazzare con lo skateboard in preda a un sortilegio che la voleva uccidere e di come Bamby lo aveva spezzato. Aggiunse anche un particolare, anche se le parve insulso: rivelò che aveva incontrato per le vie della campagna la stessa gallina che era ora nella roulotte. Raccontò d'aver visto uno strano insetto a forma di stella, o di un asterisco, e che la stessa gallina l'aveva divorato in una sola beccata.
«Mi sembra ufficiale e chiaro oramai!» esclamò Ebony Mamì battendo un pugno sul palmo. «Tu, squisitissima Bambam, sei in grado di contrastare gli effetti della magia che fa perdere la memoria! E a riprova di ciò, posso affermare di ricordare tutto a menadito pure io!»
Tutte prese dal repentino riempimento dei buchi di memoria, le drag queens non si accorsero del sopraggiungere di una nuova entità, la quale dovette palesarsi vocalmente per attirare l'attenzione.
«Stiamo facendo progressi, ragazze?»
«Sì, stiamo facendo progressi, ma non ci disturbi che abbiamo da fare!» protestò Ebony Mamì sventolando una mano per invitare la figura alle spalle ad allontanarsi. I bambini invece ebbero una superba visione di quella nefasta figura e allargarono le orbite come se avessero visto un ghignante plotone di diavoli fiammeggianti, al che indietreggiarono più che poterono. E solo allora le compagne esortarono Ebony a voltarsi e a guardare in faccia la nuova entità.
Non c'era stato bisogno di stringere le meningi o immaginare chi c'era sotto il cappuccio rosso di macramè rumeno, anche se era calato fino a metà naso, tutte esclamarono: «ERITTO!» e quella rise.
«Finalmente esci allo scoperto! Non ti permetteremo di portare via di nuovo i bambini!» minacciò la mora. Eritto indietreggiò mantenendo l'atteggiamento spavaldo.
«Quegli "omuncoloidi", come si chiamano non mi interessa, teneteveli pure, a me non servono! Non sono come Mokele Mbembe che aveva bisogno di trarre nutrimento dalla loro paura, io sono più potente di chiunque altro abbiate conosciuto finora!» rise ancora.
«Non vorrai mica ingaggiare una battaglia adesso?!» la rimproverò Liling.
«Non sono stupida, e poi perché? Avete interrotto il flusso malefico che consente l'esistenza di queste strane creature, e tra un po', chi non dovrebbe esistere svanirà nel nulla, guardate!» esortò a osservare tre bambini scomparire come aveva predetto. «A saperlo che vi state facendo in quattro per autodistruggervi me ne sarei andata in vacanza!» rise ancora e ancora, a rischio di far saltare il cappuccio.
Ebony a quel punto comprese.
«Non è possibile! Non è giusto! I bambini che appartengono alle epoche trascorse smettono di esistere poiché era il maleficio di Holywood a tenerli in vita seppur prigionieri!
«NO!» Bambam si strinse le tempie con le mani. «Che cosa ho fatto?!»
«Non è colpa tua!» intervenne Liling. «La vita di noi esseri umani ha una propria durata, era l'incantesimo di Holywood a congelare il tempo di ognuno e aver spezzato la magia è stata una cosa saggia: nessuno deve vivere oltre il tempo concesso e per giunta da prigionieri!» spiegò annegando in un mare di lacrime.
«Bene ragazze! Che ne dite di arrostire sul rogo? Vi prometto che sarò felicissima di accendere il fuoco sotto i vostri piedi!» e riprese a ridere. «Oh per gli inferi dannati, come mi sto divertendo!»
«Stai lontana da noi, o te ne pentirai!» ringhiò la mora che offrì le sue spalle come rifugio alle compagne. Bambam le sussurrò all'orecchio:
«Eby, tesoro, non mi sembra saggio provocare la "Malvagia Strega dell'Ovest"!»
Eritto si protese minacciosa verso il trio. «Sono io che detto le regole del gioco, cara! Intanto, se non volete finire incenerite all'istante, portatemi la Lanterna delle Fate e l'erede di Noviluna, poi si vedrà con quanta velocità meriterete di crepare!»
«Non osar...» Liling non ebbe il tempo di obiettare che vide assieme alle altre due mani fumose e gigantesche, color carminio evanescente, afferrare una Bashfull e l'altra Ralph come fossero piume.
«Vedo dai vostri sguardi atterriti che finalmente avete capito quanto io sia potente! Bene! Mi fa piacere, vorrà dire che vi concederò un paio di giorni per riflettere... ma badate bene, se non mi consegnerete La Lanterna e l'erede, i vostri ragazzi ne pagheranno le conseguenze prima di voi!»
Ebony captò una falla nel discorso della strega rossa.
«Scusa, "Cappuccetto Rosso", se non ti daremo ciò che cerchi uccidi i ragazzi e noi, se ti daremo ciò cerchi ci ucciderai comunque... ma perché nella seconda ipotesi non ci lasci in pace?»
«Ma che c'entra, che discorsi sono questi? Io devo uccidervi perché è così che vanno le cose, no?» la logica contorta di Eritto provocò il broncio delle drag witches, più che mai strette le une alle altre, e l'altra ne rise di gusto.
«Bene!» fece un cenno col volto e i ragazzi svanirono dentro due vortici incandescenti. Il respiro delle ragazze si bloccò. Se prima erano consapevoli della gravità della situazione ora erano certe di essere nei guai fino al collo. Guai che aumentarono quando videro l'ombra della folla degli abitanti di Holywood farsi strada nella nebbia malvagia dell'incantesimo di Eritto. Quando i contorni smisero di essere sfocati, si distinsero senza margine di errore gli agenti della polizia, le massaie con le quali le drag queens avevano intrattenuto buoni rapporti, gente alla quale avevano prestato aiuti che nemmeno ricordavano. E balzò agli occhi il cambiamento di aspetto ora confondibili con chi era vissuto all'epoca fiorente di Salem, periodo in cui le streghe non sopravvivevano un giorno in più dopo essere state scoperte. I forconi, le fiaccole e fucili spianati sottolineavano l'evidenza che si erano messi in marcia appositamente per giustiziare le streghe.
Il sommo dispiacere trovò la massima triste fioritura nei volti delle ragazze quando videro a capo del plotone d'esecuzione lo sceriffo Vinnie Belmer, affiancato dalla bionda Trixy e appresso anche la cara Roberta.
«Il tempo ha già cominciato a scorrere contro di voi» sibilò Eritto. «Qualunque decisione prenderete, la morte sarà il vostro traguardo, ve lo prometto!»
«Eby, tesoro, è giunta l'ora che ci capiti qualunque cosa ci possa salvare le chiappe, naturali o protesiche che siano!» bisbigliò ancora Bambam.
«Ha "ragioni..."» rimarcò Liling. «"Perchí qui noi abbiami..."» un ruggito impose chiunque nel raggio di cento metri a orientare gli occhi verso la fonte dell'urlo bestiale, per poi serrarli di colpo in seguito all'immediata esplosione di luce ametista/smeraldo profusa da dentro il camper. Durò lo spazio di un battito di ciglia e quando svanì, le drag witches non c'erano più.
Eritto indurì il volto. Gli occhi rosso fuoco brillarono sanguigni sotto il cappuccio di macramè.
«L'avete voluto voi!»
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