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30 - Fumo rosso guai a più non posso

Lugubri risate, esplosioni di tappi di spumeggiante champagne e fragore di baldoria echeggiavano nei meandri dei sotterranei di Holywood, dove un'allegra Favola/Eritto festeggiava il buon esito della prima parte del suo piano per distruggere Ebony Mamì e le altre.

Seduta a gambe larghe sul trono di pietra nera, se ne stava a inneggiare canzoncine autocelebrative; almeno fino a quando non arrivò la solita emanazione spirituale di Clizio, sotto forma di un elegante uomo vestito di bianco e scarpe di vernice rossa, a spegnere l'entusiasmo dell'esercito di Cacciatori invitato alla festa. Calò un graduale silenzio gelido e tutti si prostrarono a mo' di domino a lui man mano che lo videro. Le striscianti scie serpentesche che lo seguivano emanavano miasmi talmente letali da fondere perfino la pavimentazione rocciosa e chi era nelle vicinanze moriva senza accorgersene. Mugugni e imprecazioni dei malcapitati passarono inosservati. Nessuno osava fiatare. Clizio era l'immenso signore del sottosuolo e a lui tutti dovevano muta rassegnazione in e per qualunque circostanza.

Favola/Eritto sostenne lo sguardo quando l'altro le fu difronte. Non si alzò nemmeno dal trono, piuttosto accentuò la postura virile delle gambe.

«Ti sei scoperta!» esordì Clizio e Favola/Eritto riunì le ginocchia di colpo producendo un rumore sordo.

«Non intendevo quello» corresse il tiro Clizio voltando la testa in alto. La strega, interdetta, lanciò un'occhiataccia al gruppo di Cacciatori in prima fila e comprese il perché dell'eccessiva euforia nell'idolatrarla di quelli là. Mosse un dito e trenta uomini in nero andarono a fuoco, ma non importò nulla a nessuno, nemmeno i versi di sofferenza di questi trovarono empatia tra la folla di mostruosità.

«A cosa si riferisce, Vostra Grandezza?»

«Mpf! Le streghe di Noviluna, tra un po' scopriranno la verità e per te sarà la fine»

«Mi fanno un baffo quelle. Sono in tre e non sono riuscite a battermi. Non hanno capito ancora chi le sta affrontando» rise e offrì un calice di champagne al Padrone che lo accettò.

«Spero non sia avvelenato come la brodaglia che mi hai rifilato quest'inverno...»

«Sì, ma no, ma chi, ma su, ma dai!» bevve per prima, per tranquillizzarlo.

«Ti credi invincibile, non è vero?»

«Lo sono» la rossa si adagiò sullo scomodo schienale del trono pietroso.

«Io dico che sei stata fortunata» bevve anche Clizio.

«Come, prego?» la strega innalzò un sopracciglio.

«Cara bastarda, io so e vedo tutto. So che vuoi spodestarmi e assumere il controllo delle forze degli inferi. So che sei stata capace di toglierti il collare magico che ti avevo messo al collo; a proposito complimenti. Ho visto la strega che ti ha colpito con un sasso mentre ti eri tramutata in corvo, facendoti precipitare a terra. E so che non ti sei accorta d'aver avuto sotto gli occhi niente meno che l'ultima emanazione di Noviluna»

All'udire l'ultima novità, Favola/Eritto scosse di riflesso la testa sbattendo accidentalmente la nuca contro lo schienale del trono di pietra. Accusò il colpo.

«E chi era?»

«Sei davvero ingenua. Però, va bene. Te lo dirò. Sappi che avrebbe potuto farti fuori in qualsiasi momento. Ma. Suppongo... che con questo vantaggio che sto per darti, tu potrai vincere le tre streghe»

«Senz'altro anche Noviluna!» ringhiò Eritto.

«Non hai la più pallida idea di cosa significhi affrontare Noviluna in battaglia, stolta!» Clizio posò una mano sulla spalla della strega e le trasmise sulla pelle il suo dolore e fatica del combattimento in corso da anni contro Grande Madre Noviluna. Quando si staccò ella ansimò stringendosi sulle braccia. Parve tremare dal freddo a dispetto del potere del fuoco che padroneggiava.

«Hai capito perché nessuno può sconfiggerla tranne me? Hai compreso il perché dell'importanza di eliminare le streghe e la Lanterna delle Fate? Comprendi perché l'erede di Noviluna non deve vivere e soprattutto perché l'ultima emanazione non le si deve ricongiungere?»

Eritto deglutì a gola secca. Non riuscì nemmeno a ribattere quando l'altro la informò che durante l'ultimo scontro contro la Grande Madre Noviluna si sarebbe unita a lui. Lo vide svanire in una pestilenziale nube solforosa e se non fosse stata la potente strega che era sarebbe diventata polvere all'istante.

Nell'aria echeggiò il nome dell'ultima emanazione di Noviluna: Bianca Teace.

"Ce l'ho avuta sotto gli occhi tutto il tempo, dannazione!" Eritto non ebbe modo di riordinare le idee, non solo perché il suo piano era di nuovo in stallo e le facce vuote del suo esercito non le ispiravano alcuna idea. Poi però, un trillo annunciò qualcosa; sembrava l'avviso emesso dagli altoparlanti delle stazioni ferroviarie; era una voce vagamente femminile, nasale e dal tono pure annoiato.

«Ding-dong! Attenzione-attenzione Ding-dong! Si avvisano i maledettissimi abitanti di CincoSaltos(Argentina)Kuldhara(Rajastn)Dargavs(Rapublica russa dell'Ossezia)
Trazmos(Spagna) Benevento (Italia) Salem(America) Holywood(sempre qua), che il sito urbano sta per trasferirsi presso coordinate da destinarsi; ding-dong!»

Favola/Eritto si guardò a destra e a sinistra per rintracciare l'origine dell'avviso, ma non ci riuscì. «Chi è che ha parlato? E che significa tutto quello che hai detto? E perché hai nominato anche Holywood?»

«Ding-dong! E ti pareva, un'altra malvagia strega ignorante, tutta presa dalla smania di potere eccetera, eccetera, eccetera; ding-dong!»

«Sai che appena scopro chi sei ti incenerirò? Tu non sai chi sono io!»

«Ding-dong!» Voce Nasale non rispose, però si staccò un masso dall'alta volta e precipitò dritto verso la strega, che si scansò appena in tempo. Il trono di pietra divenne un ricordo disperso tra i frammenti della roccia sbriciolata.

«Ding-dong! Sei tu che non sai chi sono io... ding, e per tua informazione: ho nominato il nome completo della Città Fantasma Errante di tutte le streghe di Noviluna! Apri più libri e meno cosce,
sgualdrona, dong!»

La strega prese a camminare avanti e indietro su quello che sembrava un palco del trono del sottosuolo. Inveì e imprecò contro quella voce guardando il soffitto puntellato di stalattiti dentiformi, ma non riuscì a individuare la fonte precisa. Poi si soffermò sulla sfilza di nomi dei paesi appena ascoltati e venne folgorata da un'idea.

«Qual è la città... anzi no, come si chiamava la città dove le streghe furono maggiormente trucidate?»

La risposta non venne dall'alto, ma dal suo immenso esercito di Cacciatori, e quella voce misteriosa emise un verso a sottolineare l'ignoranza di Favola/Eritto. Il nome suonò terribile: «Salem!»

La rossa infernale ghignò e gli occhi le si illuminarono di sangue infuocato. «Portatemi il calderone mefistofelico, l'erba vetriola, girasole nero essiccato, radici di erba regina e strademonium
florense! Svelti!»

La solerzia con la quale la massa di servitori ubbidì fu esemplare, tutti agevolarono la messa a punto del rituale al quale Favola/Eritto stava accingendosi a officiare, tutti tranne uno. Era il più minuto, e gli stessi abiti neri alla Blues Brothers gli stavano larghi al punto che spesso aveva inciampato rovinando a terra. La Giudice del fuoco aveva occhi dappertutto, e quel poveretto l'aveva insospettita sin da subito; stava per finire incenerito. Oltretutto portava gli occhiali, inutili per i suoi servi che erano dotati di occhi completamente neri come il petrolio e funzionanti come telescopi spaziali.

«TU!» tuonò indicando il sospetto e i compagni in nero si allontanarono all'istante evidenziando con maggiore chiarezza il differente aspetto del soggetto incriminato.

«Togliti immediatamente il cappuccio e mostrami il tuo volto!» Il poveretto deglutì a gola arsa. Ubbidì.

«Ding-dong! E scappa!, scemo Ding-dong!» intervenne Voce Nasale annoiata e l'intruso allargò le braccia, sprigionò una fitta nebulosità verde-violaceo dal quale sbucò un pipistrello ad ali spiegate.

«Voce bastarda! Da che parte stai?» imprecò la strega. «E voi, catturate immediatamente quella spia!» impartì
l'ordine ai suoi servi, ma scoprì che era inutile perché quelli non sapevano volare. «Dannazione!» lo bersagliò con sfere di fuoco ma il pipistrello non si fece colpire grazie alla dote del sonar naturale col quale le scansava. Volò verso l'alto soffitto e approfittando di una feritoia creata dal precedente crollo del masso che lo aveva celato, si intrufolò dentro. L'animaletto sentiva dietro sé il calore delle sfere infuocate della strega. Emise uno squittio, sembrava dire: "cacchio che mira!"

«Questa non ci voleva!» il volto di Favola era una maschera di pura furia. Esortò in malo modo i Cacciatori a sistemare il calderone mefistofelico sul palco e a servirle le erbe richieste. La prospettiva di finire inceneriti per un nonnulla incentivò ancora di più la solerzia dei servitori.

«Ding-dong! Che intenzioni hai, strega morta che cammina? Ding-dong»

«Chiudi il becco chiunque tu sia, traditora

«Ding-dong. Si dice traditrice... e tu ne sai qualcosa, "traditora" di Grande Madre Noviluna, ding-dong»

«Piantala con questo trillo da campanaccio clericale... un momento. Mi hai dato l'idea finale! Grazie cornacchia fantasma!»

«Ding-dong. Non sono una cornacchia fantasma, sono lo spirito che tiene in vita CincoSaltosKuldharaDargavsTrazmosBeneventoSalemHolywood, ding-dong»

«Ah sì! Ti comunico allora che stai per andare in pensione, bastarda!» rimpallò il verso della campanella, poi ignorò la voce e si concentrò sul maleficio. Con un gesto cambiò abito, sostituti magicamente il top con un succinto reggiseno fatto di spire di metallo nero scolpito a mo' di serpente. La minigonna la tenne e in più si coprì le spalle con un mantello rosso di macramè rumeno. Si schiarì la voce e iniziò a versare nel calderone sotto cui aveva acceso il fuoco, ogni sorta di contenuto liquido dalle ampolline della sua dispensa infernale. A ogni ingrediente aggiunto alla brodaglia venefica faceva seguire uno scossone tellurico e molte stalattiti si staccarono dall'alto del soffitto. I Cacciatori sentivano la loro incolumità più precaria del solito. Incurante di tutto, dell'allarmismo innescato nei suoi stessi sottoposti e ignorando le redarguizioni di voce nasale, proseguì con la malìa. A ogni ingrediente sciorinava una cantilena seguita da un verso d'incantesimo.

«Potenze misteriose
Siate impietose,
Ombra del passato
Ritorna assetato:
Di sangue di piaghe,
Di dolore di streghe»

A rituale terminato, una fitta colonna fumosa color sangue scaturì dal paiolo e salì su e penetrò il soffitto della cripta stalagmitica.

Un sassolino della piazza si mosse producendo un rumore impercettibile. Dopo varie vibrazioni, una minuscola testolina sorcina e vaporosa prese il suo posto. Era il pipistrello fuggitivo, che appena poté tornò a essere l'umano che sembrava, anche se in realtà era Aldino. Il dampiro si guardò attorno e riconobbe la piazza malgrado non riuscisse a spiegarsi come mai la facciata del bar delle ragazze e molte altre a fianco erano scollate dal complesso del caseggiato. Malgrado la penombra serale incombente, vide bene però lo scompiglio generato dalle persone che stavano cercando di risistemare alla meno peggio l'effetto di qualunque cosa fosse successo. Si voltò attratto da quello che gli parve un polverone rosso ruggine. "Mi aspettavo che mi facesse inseguire, non che mi lanciasse un incantesimo così poderoso!"

Corse inseguito dalla nube sanguigna. Di tanto in tanto si voltava per guardare gli effetti di quella cosa. Non gli sembrava nulla di pericoloso, tranne per il fatto che al suo passaggio tutta Holywood cambiava aspetto. Aldino dapprima non ne fu sicuro, ma vedendo le poche auto diventare carrozze con tanto di cavalli, le case in muratura cambiate in legno e la gente non più in maglietta e pantaloni ma con addosso scuri vestiti da contadini dell'epoca coloniale, riconobbe il volto di Salem, la città dove furono massacrate quasi tutte le streghe di Noviluna.

«Devo avvertire le ragazze! Qui sta per scatenarsi l'inferno!» inciampò su qualcosa di flaccido, puzzolente e sudaticcio. Quando sollevò la faccia notò d'aver lasciato l'impronta degli occhiali su quella cosa. Storse il naso aquilino quando realizzò d'aver atterrato Phil Park, il sudicio poliziotto proprietario dell'officina di meccanica e zio di Ralph. Non gli era mai piaciuto quel tipo, e ancora meno ora che aveva appurato che la sua lascività era sottolineata anche fisicamente, oltreché dai noti modi maschilisti che ostentava. Avrebbe voluto dargli il resto quando si riebbe, ma avendo alle spalle la nube malefica che incombeva sinistramente e avendo inquadrato il grosso forcone stretto nella mano grassoccia di Phil, trovò saggio fuggire via con più celerità.

Aldino ignorava che le drag queens avevano trovato altri guai ai quali stavano facendo fronte. Infatti, oltre all'essersi dovute rivelare agli occhi degli abitanti di Holywood, svanendo magicamente per sottrarsi alla sassaiola, quando riapparvero in prossimità del camper in pieno cimitero, trovarono una gabbia piena di bambini. Erano i bambini che avrebbero dovuto ravvivare le strade del villaggio, erano i bambini che tanti genitori avevano dimenticato addirittura di avere avuto, erano creaturine emaciate tutte pelle ossa divorate dalla fame.

La orribile visione innescò il desiderio di aiutare quei poveretti malgrado le ragazze fossero sfinite.

«Eby! I bimbi del villaggio! Guardali! Che strazio, poverini!»

«Noi abbiamo... anzi, dobbiamo...»

«Sì! Forza! Diamoci da fare!»

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Girasole Nero: se avete in casa uccellini domestici di piccole dimensioni, i semini di questo bel fiore li riconoscerete nelle granaglie che somministrate loro. Il fiore in sé è decorativo, ma non ricordo nulla se viene usato per l'alimentazione umana.

Erba Vetriola: ottima cotta come fossero spinaci, aggiunti nelle minestre o nelle frittate. I gambi più duri le nostre nonne le usavano per pulire i fondi delle bottiglie in virtù della peluria setosa che li riveste. Sfregare le foglie tenere sulla pelle lenisce il prurito delle zanzare, altro "nin zò" (altro non ricordo).

Erba Regina: pianta spontanea della quale mi sfugge l'utilizzo... e siccome mi conosco, quando non ricordo nemmeno un cenno vuol dire che non c'è nulla da ricordare; questa pianta floreale è solo una splendida creatura della natura.

Strademonium Florens: malgrado il nome degno di chissà quale racconto horror, altro non è che il fiore Bella di Notte, quello che apre il suo imbuto alla luce della luna. Ne esistono di vari tipi e dimensioni, colorati e sfumati, sono tutti bellissimi a parer mio.

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