Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

24 - Intervista col Dampiro


Le drag queens ebbero ben presto la conferma di quanto gli effetti degli incantesimi fossero imprevedibili. Infatti, dopo aver sconfitto il Difensore di Cloto, Mochino Le Mibe, e mutato il carattere "dragcida" di alcuni Cacciatori, Ebony e amiche si ritrovarono a gestire il bar della piazza. E la cosa fu accolta non senza un gran bel questionario di dubbi.

«Qui c'erano quarantadue Cacciatori, tutti neri come al solito. Ora ne sono rimasti solo quattro, e tutti bianchi, non proprio come al solito. Com'è stato possibile?» rimuginò Liling, approfittando di un rapido incrocio con Ebony in mezzo alla sala mezza piena di avventori. La mora, destreggiandosi con il taccuino delle comande in una mano e un vassoio pieno di bevande sull'altra, valutò rapidamente.

«Bamby mi ha confessato la natura della pozione del garofano bianco, dice che serve per far fiorire l'amore puro... evidentemente, essendo i Cacciatori esseri abominevoli, per loro l'amore puro non esiste, motivo per cui su quelli ha avuto quell'effetto orgia disgustosa. Il perché sono rimasti solo in quattro è un mistero sul quale voglio indagare» disse tutto d'un fiato per poi annunciare l'arrivo del beveraggio al tavolo di turno.

Liling lanciò un'occhiata a Bambam che da dietro il bancone stava insegnando i cocktails ai quattro ex Cacciatori. Per ovviare all'inconveniente delle orbite vuote decisero di far tenere loro gli occhiali da sole, a costo di farli sembrare non vedenti.

Ebony aveva ancora davanti agli occhi Bianca Teace che aveva sbirciato dalla finestra del locale mentre lei era appesa al soffitto assieme alle altre. Ricordò che le funi si erano sciolte da sole. Considerò sospetta la scomparsa dei rimanenti Cacciatori perché nessuna strega li aveva affrontati direttamente. Per Eby, Bianca Teace, era sospetta.

Molte altre perplessità si affacciarono col sopraggiungere dell'ora di chiusura, come la stranezza dell'accettazione remissiva degli abitanti, tutti convinti che il saloon appartenesse alle drag queens, quando era palese non essere vero. Lo stesso nome sull'insegna di legno penzolante su catenelle di ferro, le tre Lanterne, era quanto meno sospetto, visto che prima non c'era. Ma la giornata era stata troppo piena, troppo movimentata, e le ragazze erano troppo stanche per spendere energie per cercare di capire come tutto ciò era stato possibile.

«Non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti! Sono affamata!» ammise Liling, trascinandosi lungo la via dei costoni rocciosi, quella che conduceva al vecchio cancello del cimitero.

«Io di mettere i piedi in ammollo!» lamentò Bambam. «Mi è venuto un occhio di pernice che tra un po' dovrò mettergli l'eyeliner!» sbuffò.

«E io gradirei un po' di tranquillità...» sospirò la mora.

Ebony scoprì però che la tranquillità era una merce rara a Holywood. Se ne accorse quando vide da lontano la bella serra ridotta in cenere assieme a tutte le piante. Sconcertata, si aggrappò alle braccia delle compagne.

«Perchè le giornate non finiscono mai in questo assurdo posto?!» esclamò Liling.

«Oh no! La serra!»

«Oh, no! Le piante!

«Oh, no! Le carte di credito!» controbattè Bambam ricevendo sguardi ammonitori dalle amiche mentre arrancava assieme a esse verso il luogo incendiato.

«La roulotte è salva! Menomale che l'abbiamo spostata lontana nello spiazzo!» valutò la mora lanciando un occhio alla magica vettura prima di varcare il perimetro di ciò che era rimasto della serra. Era ridotta in una massa brunita a chiazze carbonificate sfumate in grigio cenere.

«È un totale disastro! Ragazze che cosa è successo?» domandò retoricamente Bambam incredula. In un lampo il pensiero comune si orientò verso le Lanterne e, angosciate, ognuna chiamò la propria. Però nessuna pianta incantata rispose.

«No! Non può essere! Come faremo senza Bob, Giò e Daisy?» disse Eby guardando attorno. Inquadrò le lapidi sparse in disordine, osservò le ombre degli alberi e le folte fronde ondeggianti al vento leggero appena alzatosi, vento che trasportò un odore diverso dalla puzza di bruciato, e che riconobbe.

«Ragazze! Entrate subito nella roulotte e preparate la cena, io adesso arrivo!» ordinò la mora. Bamby e Liling protestarono, non volevano separarsi dalla compagna, avvertivano qualcosa di tremendo nell'aria. Ma Ebony Mamì fu autoritaria al punto che si fece ubbidire all'istante. Appena si assicurò che le amiche furono entrate nell'abitacolo ammobiliato, si diresse con passo sicuro verso il fitto del cimitero nel bosco, salvo tentennare solo il tempo di udire quelle due cacciare delle urla. "Non ci credo, litigano in continuazione, mi chiedo come facciano!" scosse la testa e proseguì fino a raggiungere una zona mai esplorata prima. Scoprì che il cimitero era piuttosto esteso. La radura era più selvaggia in quel punto. Il passaggio tra le siepi incolte era più difficoltoso del solito, ma alla fine sbucò in uno spiazzo naturale molto grande, dove l'erba era più soffice e, addirittura, tanti fiori spontanei abbellivano i dintorni, facendolo apparire meno spettrale di quanto in realtà era.

Non prese una direzione a caso, si lasciò guidare dalla scia profumata alla colonia, sicura che lì avrebbe trovato la nube che più di una volta l'aveva aiutata a combattere i Cacciatori. E siccome l'intuizione era stata giusta, non appena notò la ricomparsa di quella cosa, si nascose dietro un albero dal tronco molto ampio. Sporse solo la testa, tenne di lato la chioma riccia della parrucca per non palesare la sua indiscrezione. La scia lattea, fumosa e ondeggiante, si radunò al centro di quel luogo. La luce del sole aveva già dato l'arrivederci per il giorno dopo, e il crepuscolo in quell'angolo assunse colori opalescenti grazie alla nebbiolina incantata. Ebony Mamì fece attenzione a ciò che stava per accadere. La fumosità profumata triplicò il sentore e si concentrò in un unico punto. Vide l'impalpabile essenza navigare attraverso l'aria prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a comporre una sagoma umanoide. Era una silhouette tutta bianca, che man mano perdeva la trasparenza spettrale e acquisiva la consistenza corporea di un giovane uomo in carne e ossa. Lo vide di schiena. Eby sgranò gli occhi.

Lo scrutò attentamente, era agitata. Emozionata per la rivelazione di almeno uno dei misteri di Holywood. L'individuo della nebbia, riacquisite le sembianze umane, mosse solo un passo, un solo, misero, passo, e cadde altrettanto miseramente di faccia tra i fiori.

«ALDINO!» tuonò Ebony Mamì riconoscendo l'amico che l'aveva sfrattata da casa sua e, anche se di lui aveva inquadrato solo il fondo schiena, annunciò urlando una certa somiglianza con la faccia. Rivelò la sua presenza e lo raggiunse sculettando e sventolando le mani tutt'altro che allegra.

Aldino, sbalordito come mai in vita sua, si rifugiò dietro la siepi dove aveva precedentemente nascosto i vestiti. Si coprì con le mani le parti pendenti, ma Ebony interpretò quel gesto come un atto di fuga, e così fece un cenno con le mani, come se stesse tirando le briglie di un cavallo, e automaticamente un potente colpo di vento lo fece volare ai suoi piedi. Aldino tonfò di schiena tra i sassi.

«Ouch! Che male!» lamentò il colpo. Spalancò le braccia. «Ehi, ciao Eby! Come stai?»

«Come stai un corno! Faccia di corno! Ma che corno significa! Faccia di corno!»

«Hai detto due volte faccia di corno...» puntualizzò intravedendo la sagoma sfocata della mora ancheggiare disinvolta verso il cespuglio dove aveva messo a riparo i suoi vestiti. Vestiti che si ritrovò sbattuti in faccia, appresso a milioni di domande. Inarcò le folte sopracciglia, riconobbe la reazione della sua ex inquilina. Quando manteneva il tono equilibrato voleva significare che aveva superato la soglia della incavolatura, ergo era meglio dileguarsi, e benedisse la sua dote di mutare in nebbia.

«Ho da fare, risponderò alle tue domande domani...» e afferrati pantaloni, maglia e mutande, accennò a tramutarsi in evanescenza, al che Ebony sollevò lentamente le braccia e l'aria iniziò a vorticare attorno creando un vortice inespugnabile.

«Non così in fretta carino! Prima rispondi, chi o cosa cavolo cappuccio sei?!»

Aldino si arrese, non poté fare altro. Il vento magico era l'unico ostacolo che non poteva superare. Dovette mettere le carte in tavola e ben in vista.

«Sono un Dampiro»

«Vaaaampiiiroooo?!» indietreggiò coprendosi il collo con generose ciocche della parrucca.
«Sta lontano da me o... o ti... ti... come si uccidono i vampiri?»

«Si sbagliano tutti» scosse il capo ghignando affranto. «D-a-m-p-i-r-o! Dampiro, sono un Dampiro, NON vampiro. Se fossi un vampiro non potrei uscire alla luce del sole, altrimenti sarei già cenere al vento da un bel po'» sottolineò cercando di mettere a fuoco Eby, e cercando di non sbagliare il verso corretto delle mutande.
«C'erano anche un paio di occhiali, li hai visti?»

La mora sbuffò. Tenne sott'occhio il Dampiro e allo stesso tempo individuò il cespuglio oltre il quale il vento la imprigionava assieme all'altro. Trovò le lenti e le porse con cautela.

«Non devi aver paura di me» la rassicurò mentre acchiappava gli occhiali. «I Dampiri sono stati generati da altre creature più potenti, tutte nate da Ec... ehm, Noviluna» rettificò aggiustando i vetrini sul naso aquilino.

«E di cosa ti nutri? Sangue umano scommetto!» sospettò Ebony preoccupata.

«A volte, ma non necessariamente... va' bene anche quello animale, e comunque non è il mio caso, altrimenti non inciamperei ogni sempre»

«Ma che c'entra questo? Non sei sempre un po' sbadato mentre cammini?»

«Debole, mi nutro come un essere umano normale, mi tiene in vita ma non mi dà sufficienti energie»

«Quasi quasi mi dispiace...» finse Eby. «E da quanto tempo è che sei diventato Dampiro

«Da quattrocento anni a novembre»

Eby alla notizia aspirò male l'aria e per poco non si strozzò. «Ma se sei addirittura più giovane di me d'aspetto!»

«Se non mi credi ti mostro il mio aspetto "dampiresco"...» in un attimo, il volto di Aldino si circondò di luce verde e viola, gli occhi già scuri divennero neri come onice e i tratti del viso più spigolosi e in testa crebbe una raggiera di spuntoni simili a rami secchi...

«Bleach! Che roba! Ti prego ritorna come prima!» implorò Eby svelando disgusto.

«Aspetta, non è finita la trasmutazione...»

«E come puoi diventare peggio di così?»

Un paio di ali viola sbucarono dalla schiena, erano piene zeppe di piume, sul capo brillò una fiamma verde smeraldo e i tratti del viso più affusolati, dove il nero degli occhi lasciò il posto a una indefinita tonalità pastello.

«Wow!» commentò la mora. La visione del reale aspetto del Dampiro durò pochi secondi, e dopo uno sbuffo fumoso Aldino tornò a essere il caro, solito, Aldino di sempre.

«Non posso mantenere il mio aspetto naturale se non bevo un po' di sangue»

«Ah, ma sei fissato con il sangue!»

«Prova tu a stare senza per trecento anni!»

«E che vuoi che ne sappia di Dampiri? A malapena sto iniziando a fare i conti con l'essere una strega da pochi mesi!» brontolò passeggiando nervosamente dentro l'occhio del ciclone che aveva formato, e intanto rifletteva su tante cose tutte insieme.

«Un momento! Tu sai chi è Noviluna? Tu conosci l'identità del suo erede? Tu sai cosa accadrà quando lo troveremo? E tu sai se lo troveremo mai?»

«No. No. No. E... fammi pensare... e NO! Ne so quanto te!»

«E no lo dico io!, mio bel farabutto soprannaturale! Ci hai messo un secondo a buttarmi fuori di casa, mi hai sfrattata come se fosse importante andar via al più presto da Pocatello, quindi non ci piove sul fatto che tu sappia qualcosa!»

«Fin quando eri una semplice inquilina, tutto a posto. Però, durante gli ultimi giorni precedenti all'avviso di sfratto, ho avuto un segno. Un sogno nebuloso che indicava te, Bamby e Liling come nuove streghe elette, e Noviluna mi ha fatto avere l'incarico di proteggervi»

«Perchè Melalla, Malvina e Rowenda ti hanno attaccato?» assottigliò lo sguardo Eby, sospettosa fino all'ultimo.

«Quando mi avrebbero attaccato?»

«Non ci provare! È successo al parco di Pocatello, Liling e Bambam stavano per essere arrostite al rogo, poi è arrivata una nube che ha lo stesso tuo profumo e da quel momento le cose sono andate meno male di quanto avrebbero potuto andare!»

Aldino sbuffò. «Non tutti i Dampiri sono brave persone... molti, anzi, moltissimi hanno abbandonato la benedizione di Noviluna e abbracciato la malvagità di Cloto. Per questo motivo streghe come Malvina sono sempre in astio con quelli come me. Abbandonare la benevolenza di Noviluna è la cosa più imperdonabile del mondo. Perciò ho dovuto agire in incognito»

«Sei stato tu oggi a liberare me e le ragazze dalle funi che ci tenevano legate al soffitto del saloon?»

«No. Quello lo avete fatto voi da sole. Io ho solo cercato di trattenere Mokele Mbembe, ma lui era troppo forte, io troppo debole perché non bevo sangue umano, perciò no... la storia delle funi dovrebbe essere stata cosa vostra!» valutò il Dampiro ed Ebony Mamì carpì la sua sincerità.
«Ah, a proposito, complimenti! Nessuno era stato mai in grado di sconfiggere Mokele Mbembe»

Ebony incrociò le braccia, e quando accennò a rilassarsi il vento cessò mostrando il paesaggio avvolto dalla penombra lunare.
«Non sono ancora soddisfatta. Però per il momento va bene così»

«Non va bene niente! Dovete fare attenzione a Eritto

«E chi è?» si accigliò l'altra.

«È la quarta strega, la traditrice di Ec... Noviluna. Ebony, malgrado la stanchezza, era attenta a ogni parola emessa dal Dampiro. Difatti, notò per la seconda volta il tentennare suo mentre si riferiva alla fantomatica Noviluna. Si insospettì. Ma non indagò. Era certa ormai che Noviluna non era il solo nome dell'entità sotto la quale aveva di buon grado accettato l'incarico di trovarle l'erede.

«Chi è Eritto

«Purtroppo non è facile individuarla, è in grado di cambiare aspetto, e non mantiene mai lo stesso. Stamattina era sul camper. È stata lei a incendiare la serra...»

«E me lo dici adesso? Cosa aspettavi a dirmelo?» esplose Eby.

«Sei tu che mi hai fatto il terzo grado! E poi non l'ho vista bene, non ho bevuto sangue umano...»

«E dacci un taglio con questo sangue!» si esasperò dirigendosi verso la roulotte preoccupata per le compagne. "Accidenti! Le avevo sentite urlare! Non vorrei fosse successo qualcosa di più grave!"

«Le Lanterne, hai per caso visto tre piante strane?»

«Non preoccuparti, le ho messe al riparo»

Ebony ebbe un'altra intuizione.
«Sei stato tu a trarle in salvo quando il camper era andato fuori controllo e preso in pieno la pira in piazza?»

«Sì. Dopo qualche giorno le avevo deposte sulla vostra porta, prima che si risvegliassero. Ah, e per quanto riguarda l'incidente, non è stato un incidente»

«Che vuoi dire?»

«È stata opera di Eritto. Vi ha prese di mira sin dal primo giorno»

Ebony annuì. «Lascia che scopra chi sia e vedrai quanti ceffoni le darò!» annunciò lasciando solo Aldino.

Poco dopo la mora arrivò alla roulotte, e nello stesso tempo anche il Dampiro sottoforma di nube, entro la quale Bob, Giò e Daisy fluttuavano allegramente.

«Bravo ragazzo! Sembra di essere sulle montagne russe!» disse Bob con la chioma sfatta e l'espressione divertita mentre cercava di mantenersi in equilibrio una volta posato per terra. Anche Giò, con le liane annodate, e Daisy con tutti i fiorellini che roteavano come girandole, si erano divertiti durante il trasporto "dampiresco". E anche se era rincuorata per la incolumità delle piante, la mora raccomandò loro di fare silenzio. Aveva timore di entrare nella roulotte. Non sentiva nessun rumore. C'era troppo silenzio.

Deglutì. Prese coraggio e aprì la porta con una mano, mantenendo l'altra pronta a menar sberle alla bisogna, e in un nanosecondo vomitò come una camionista!

Vide Liling e Bambam inginocchiate sul corpo decapitato di Miss Norveilla, la cui testa se l'era ritrovata a un palmo dal naso appena aperta la porta. Era un'autentica maschera del terrore.

«Brava ragazza!» disse Bob. «Butta fuori tutta la pozione!» la esortò avvicinandosi alla legittima protetta che stava vedendo i sorci verdi a furia di rimettere. «Su con la vita, adesso ti preparo un bel nocino!»

Una volta esaurite le legittime reazioni, ciò che era capitato alla cara vecchietta era lampante. Le drag queens si chiesero chi aveva potuto fare una cosa così macabra. Le Lanterne, come Aldino prima di loro, avevano sì visto uno degli aspetti di Eritto, ma non potevano giurare di poterla identificare con la sospetta più lampante: Favola! Difatti la sua assenza aveva fatto sorgere qualche perplessità alle ragazze, ma il fatto che quella era stata più e più volte aggredita dai Cacciatori, la metteva al riparo da molte congetture.

«Favola, ammesso che non sia stata lei a combinare questo macello, dov'è?» domandò Ebony.

«Forse se n'è andata prima che io arrivassi...» soppesò Aldino, il quale solo in quel momento fu riconosciuto da Liling e Bambam.

«Aldino! Che sorpresa! Che ci fai qui?» disse la messicana.

«È strano che tu sia qui. Non ne sai niente tu di questa povera donna?» domandò la orientale socchiudendo gli occhietti a mandorla.

«No, lasciatelo stare ragazze» disse Ebony. «Lui è solo un Dampiro...» sventolò una mano come se non avesse detto nulla d'importante.

«VAAAAMPIIIROOOOO!» inorridirono in coppia Bambam e Liling, al che Ebony le redarguì.

«No, tranquille, Aldino vi racconterà tutto dopo che avremo dato sepoltura a Miss Norveilla.

«Ah, giusto, adesso il fatto che sia morta almeno è vero...» si lasciò sfuggire la novità Bambam un po' per deviare l'attenzione su Aldino.

«Che cosa vuoi dire? Cos'è questa storia?» ruotò gli occhi Eby esausta, e allora la messicana ne approfittò per svelare tutte le informazioni fornitele dalla poliziotta Roberta.

«La gente svanisce e nessuno se ne accorge, bambini appena nati non ce ne sono, chi va via da Holywood e poi ritorna viene dimenticato dai residenti fissi. Questo posto è maledetto!» riassunse Ebony mentre si adoperava, aiutata da Aldino, a sistemare il povero corpo della vecchietta su un telo di fortuna per portarlo fuori dal camper.

«Vorrei tanto sapere chi è stato a massacrare la nostra amica!» sbottò Liling, e Giò si fece avanti sventolando una fronda di liane.

«C'è un modo per scoprire cos'è successo» disse la lanterna ottenendo l'attenzione generale.

«E come?» chiesero in coro tutti.

«Ma è semplice, è sufficiente chiederlo a lei!» rivelò.

«Ma se ha la testa staccata!» esclamò Bambam sventolando la federa dentro cui l'aveva deposta; con tanta delicatezza e conati repressi. «Ah, dimenticavo, è anche morta!»

«Uuuuffa! Ma siete delle streghe o no?» esclamò Bob. «Su, Giò, Daisy, facciamoglielo vedere!» aggiunse incurante del doppio senso.

Ebony represse un'espressione colorita. «Che volete fare? Mica possiamo resuscitare Miss Norveilla!»

«Oh! Se continuiamo a discutere mi cascheranno le noccioline!» rimbrottò Bob. «Piuttosto! Chi di voi se la cava con ago e filo?» e tutti indicarono Ebony.
«Bene Cocca! Al lavoro!»

Giò allungò a dismisura una liana che divenne sottile quanto un filo chirurgico per le suture. In mezzo a mille proteste e a tanto raccapriccio, Liling e Bambam tennero la testa e il collo del cadavere in posizione ed Eby, con tutte le mani insanguinate e un profondo senso di disgusto, ricucì la parte lesa... a punto croce.

«Non si fanno queste cose, io lo so! No, non si fanno!» ripeteva tutta tremante la messicana.

«Ihihihi! Ma dai che è divertente!» valutò Daisy appollaiata sulla testa della sua padroncina piagnucolante.

«No... è che con queste cose non si scherza! Si dice che chi fa queste cose poi viene a bussare alla porta Zapoteca Xonaxi Queculla, lo spirito della morte!» la confessione di Bambam gelò l'atmosfera più di quanto non fosse. «Zapoteca Xonaxi Queculla non perdona, quello è lo spirito che ti condanna alla morte più brutta di tutte le morti più brutte!»

«BAMBAM!» la rimproverarono in coro tutti quanti.
«Non ci spaventare più di quanto già siamo!» gesticolò Ebony mentre applicava l'ultimo punto. Ruppe il filo e piegò il volto come per ammirare l'esito del lavoro.

«E adesso che facciamo? Aspettiamo un fulmine che la rianima come la Creatura del Dottor Frankenstein!?»

«E brava Cocca! Vedo che hai conosciuto il vecchio Victor Frankenstein! Che burlone quell'uomo, con tutte le tombe che scoperchiava!» rise lugubre Bob, e le ragazze si guardarono l'un l'altra incredule, ma non si azzardarono ad approfondire l'argomento; insomma, un conto era stato aver scoperto casualmente che Mary Poppins esiste, in fondo è la tata che chiunque vorrebbe assumere, ma tutt'altro conto è la reale esistenza del dottore che gioca con i cadaveri, dottore che nessuno vorrebbe. Ci fu uno scuotimento generale di capo, interrotto solo dal bussare concitato allo sportello della roulotte.

«Ah! Lo sapevo!» disse Bamby terrorizzata. «È Zapoteca Xonaxi Queculla! È venuta per maledire le nostre anime!»

«Non dire idiozie!» redarguì Ebony.

«Vado a vedere chi è» si propose Aldino dirigendosi verso la porta.

«Oh, è utile avere un uomo a portare di mano quando serve!» esclamò Bambam, salvo rivalutarlo quando Aldino inciampò maldestramente. Poi però alla fine lui raggiunse l'uscio metallico e l'aprì.

«Salve, sono il vice sceriffo Trixy Shine, vorrei parlare con una delle ragazze»

Mai occhi di novelle streghe rischiarono di schizzare fuori dalle orbite come quelli di Eby, Bamby e Liling, tanto erano state così infelicemente colte di sorpresa!

«Che vorrà a quest'ora la vice sceriffo?» bisbigliò Liling.

«E... è lei... lei è la nipote di Miss Norveilla, solo che la crede morta da più o meno otto anni...» biascicò la messicana puntando lo sguardo sulla mora.

«Eh?! E ora che la vedrà morta da poco più di qualche ora che penserà?» domandò Eby.

«Che ha sbagliato data di decesso!» ribatté Bambam.

«Oh! Ragazze! Noi abbiamo...»

«La sfiga che ci perseguita!»

||||||||||||||||||||||||||||||||

Zapoteca Xonaxi Queculla: era un'antica divinità della morte risalente all'età precolombiana. Come succede a molte leggende, divenne uno spauracchio per bambini irrequieti.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro