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15 - Le insospettabili doti di Liling

Liling non era un tipo capace di trovare facilmente il lato positivo delle situazioni, non perché pessimista, piuttosto perché obiettiva. Aveva dalla sua, oltre una massiccia dose di perspicacia, un ottimo senso dell'orientamento e memoria fotografica, perciò, quando chiese informazioni a Roby su dove trovare l'officina di Mr Phil, seppe bene seguire le indicazioni. Non c'era da camminare molto, era sufficiente percorrere la strada verso il borgo principale di Holywood e da lì tagliare per la piazza e voltare a destra. Oltre l'ultima fila disordinata di case, in fondo la strada sterrata, marcata da centinaia di lunghe impronte di vari pneumatici, il capannone del meccanico era in fondo e dominava la vista da quasi ogni direzione.

Vero era che trovò la calura pomeridiana afosa al punto che la stoffa leggera dei vestiti le si appiccicò addosso. Anche l'acconciatura moderatamente elaborata cominciava a cedere. E a proposito della capacità di trovare un lato positivo, considerò lo sterrato confortevole per poter camminare sui tacchi alti. Per il resto, se non ci fossero state le ombreggiature degli alberi che costeggiavano quasi tutte le vie, il sole l'avrebbe già fatta evaporare dopo il primo passo.

Giunta in un tratto, dove poche casupole lontane sembravano scorgerla quasi atteggiate a massaie curiose al mercato, un fruscio la sorprese da sinistra. Liling diminuì l'andatura gradatamente fino a fermarsi in mezzo alla strada. Ma invece di voltarsi verso il cespuglio dal quale era originato lo stropiccio dell'arbusto, fu attratta dal luccichio scorto a mezzo metro da lei. Si piegò incuriosita da ciò che aveva trovato. Fu sul punto di afferrare quella che a lei era sembrata una specie di stella marina, o più probabilmente un insetto dalla strana forma ad asterisco, quando un brivido freddo le gelò la schiena. Durò solo un attimo, giusto il tempo che impiegò per raddrizzarsi. Allora sì che fissò il cespuglio e, in virtù della sua memoria di ferro, giurò che prima quello non aveva il buco tondo che ora svelava l'altro verde che fino a poco tempo fa aveva celato.

Non indagò oltre, ignorando che un Cacciatore di Favola era nascosto dal lato opposto della siepe, e che l'aveva presa di mira.

Fece spallucce e proseguì per la sua strada, ma un timido chiocciare la fece voltare. Si stupì nel riconoscere la stessa gallina investita da Ebony Mamì giorni prima, e costatare essere in ottima salute. La osservò beccare e deglutire la cosa che l'aveva incuriosita prima. Sorrise debolmente, poi voltò verso il borgo abitato lasciandosi alle spalle la pennuta e il Cacciatore irritato, nascosto dietro i cespugli.

Quando la orientale raggiunse una distanza di sicurezza di udito, Favola apparve dinanzi al suo servo.

«No! Non siete riusciti a ucciderne nemmeno una attaccando in massa, come credi di riuscirci solo?»
Il Cacciatore si guardò la punta dei piedi allacciando le mani davanti.

«Adesso dobbiamo spingerle lontano dalla centrale della polizia, altrimenti scopriranno chi sono e allora sarà impossibile combatterle! Dannazione! Ho usato il mio potere, fortunatamente non mi hanno scoperta! Ritirati e raduna gli altri, poi trova quelle dannate Lanterne

Il cacciatore mutò in corvo e da come se ne volò via, sembrò felice di andarsene.

Liling, arrivata in piazza trovò solo un gruppetto di ragazzini che giocavano con un vecchio pallone, troppo assorti per accorgersi di lei, che invece era attratta dalla pira ricostruita di tutto punto dopo lo spiacevole incidente. La osservò a lungo. Scosse la testa ricordando il primo sogno collettivo dove lei e le altre erano state messe al rogo. "Non facciamoci suggestionare!" si rimproverò. Per distrarsi si impose di guardare attorno, purtroppo, i decori inneggianti all'evocazione dei tempi dell'inquisizione, le trasmisero non meno soggezione. Liling non osò più nemmeno sospirare.

"Paese che vai, usanze che trovi" pensò raggirando la piazza, e ancora una volta osservò quella catasta di legna. Le sembrò stesse attendendo proprio lei e le sue amiche. Rabbrividì. "Stupida che sono! Io non sono una strega, e questa è solo una festa di paese!" cercò di autoconvincersi, ma rabbrividì lo stesso.

Quando individuò l'officina meccanica di Mr Phil emise un sospiro, ma non provò sollievo, almeno fin quando non riconobbe da lontano il ragazzo dai capelli rossi che aveva visto in centrale. Affrettò il passo e in pochi minuti arrivò nel piazzale cementato, sbiancato da chissà quanti anni di sole. Assuefatta ai profumi degli alberi resinosi del bosco, sentì prepotente il contrasto con gli odori di ferro, grasso di lubrificanti e vernici. Mascherò il disgusto con una smorfia, ma il nasino arricciatosi di colpo la tradì. Il disgusto triplicò quando sentì: «Ehi! Bambola di porcellana, vieni qua! Fatti vedere più vicina!» Liling si voltò e vide Mr Phil che se la rideva, stravaccato su un divano riparato sotto un baldacchino di ferro arrugginito rivestito da cannucce e paglia.

Quanto avrebbe voluto ignorarlo. Tuttavia, pur di recuperare la roulotte, decise di fare buon viso.

«Mr Phil, come sta? Ho saputo che ha avuto uno spiacevole malessere» esordì avvicinandosi all'uomo. "Non me ne importa nulla invece!" pensò disegnando con le labbra un qualcosa simile a un sorriso.

Quello sbuffò lasciandosi sfuggire un rigagnolo di bava dalla bocca. Liling ingaggiò una dura lotta per reprimere un conato. Respirò profondamente. "Immagino che se è fatto in questo modo, alla radice ci devono essere dei problemi personali profondi e meritevoli di rispetto. Ma questi suoi modi... io non sono in grado di sopportarli..."

«Sei venuta a ringraziarmi! Avanti! Datti da fare dolcezza! Oppure hai bisogno di una sistematina alle tubature?!» rise ancora grugnendo e gesticolando oscenità.

Liling indurì il volto. Ignorò l'odiosa espressione, anche se quello continuava la pantomima di sconcezze esplicite, indicando ciò che presumeva custodire dentro la patta dei pantaloni. Piuttosto, ricordò le poche parole dette dal ragazzo dai capelli rossi quella mattina in centrale.

«Ehm... mi scusi Mr Phil, ma mi è parso di capire che ci sono stati dei problemi con la roulotte. Saprebbe dirmi di che genere?»

«È-è t-t-utto a-a-a p-p-osto! L-la r-r-oulotte è-è...» Liling, pur riconoscendo la voce del rosso, fece in tempo solo a vedere la chiave inglese tonfare contro la sua spalla sinistra e poi rimbalzare a terra. Il rumore metallico la scosse.

Il poveretto si trattenne la parte colpita, mentre incassava pure insulti dallo zio.
«Zitto! Balbuziente imbecille! O la prossima volta ti tiro uno pneumatico in faccia!» minacciò ancora.

Liling sentì le guance infiammarsi dalla rabbia.
Si chinò sul ragazzo.
«Ti ha fatto male?» domandò posandogli una mano sulla parte colpita, e il rosso divenne tutto d'un colore. Scosse la testa e i ricci gli coprirono il volto rattristato. Liling però attese una risposta.

«T-t-t-u s-s-s-ei b-b-b-ellissima» bisbigliò teneramente, timoroso che il messaggio giungesse alle orecchie della orientale.

Liling si lasciò sfuggire una smorfia, non perché non aveva gradito il complimento, anzi! Piuttosto scosse la testa dispiaciuta del fatto che quel ragazzo non era in grado di distinguere la sua esatta natura. Si ripromise di chiarire il punto anche con lui, ma prima doveva sistemare quell'individuo sgradevole di suo zio. Lo raggiunse a passi corti e frettolosi. Mr Phil si inumidì le labbra, pregustando chissà quali attenzioni. "Vieni da papà piccola! Vediamo cosa sai fare oltre a cucinare!" pensò maneggiando i bottoni dei calzoni.

«Non trattare male quel ragazzo!» tuonò Liling ghiacciando i bollori del piccolo uomo. Una smorfia di delusione increspò le pieghe del volto, facendolo somigliare a un facocero. Tuttavia quello sbuffò divertito.

«Ma che cosa vuoi? Sono fatti miei come tratto quel deficiente! Non ti impicciare!» ribatté, offeso per non aver riscontrato alcuna condivisione con il suo metro di giudizio. Guardò Liling con disprezzo. Liling sostenne quello sguardo malevolo con dignità. La profondità del gesto però inasprì l'astio di Mr Phil.
«Cinquantamila dollari! Se rivuoi il tuo ammasso di lamiere, devi darmi cinquantamila dollari!» emise la personale sentenza con tutta l'intenzione di punire quello sguardo pungente.

«Ehilà, gente!» esplose una voce alle spalle di Liling.
«Che bella giornata! Mi hanno rilasciata!» rise Favola affiancando la drag queen per poi abbracciarla calorosamente. Liling accettò volentieri l'effusione, anzi, gradì di più quella ragazza scapestrata piuttosto che quel "coso" stravaccato.

«Mi fa piacere!»

«Perchè sei qui Tillyng?»

«Sono venuta a scoprire quanto costa fare riparare una roulotte più vecchia di me... cinquantamila dollari per la precisione, ehm... si pronuncia Liling, il mio nome» sorrise nella folle speranza che quella ragazza potesse aiutarla in qualche modo.

Favola dondolò sulle spalle posando teatralmente il dorso della mano sulla fronte.
«Oh! Scusa, ancora non ricordo bene il tuo nome!» rise e poi le fece l'occhiolino.
«Per la roulotte, adesso ci penso io!»

"Questa vuole fare scambio merci con quel tipo! Non posso permetterglielo, altrimenti chi la sente Eby!"
«Favola, non posso fartelo fare!» esclamò categorica, al che la ragazza in mini-top si accigliò. Per un attimo il volto sorridente divenne una maschera terrificante. "Che accidenti vuole? Se ha scoperto chi sono la uccido!"

«Sei gentile, ma non posso permetterti di farti fare il mestiere come moneta di scambio per la roulotte, sarebbe inaccettabile. E poi sospetto che se lo venisse a sapere Ebony di come ho recuperato la roulotte, le darebbe fuoco con me dentro!»

Favola ritrasse gli artigli che aveva sguainato e nascosto dietro la schiena. Sorrise con la bocca ma non con gli occhi.

«Uh, no, no, qui nessuno farà niente di disdicevole, te lo prometto. Voi mi siete simpatiche e io ho voglia di cambiare vita» ammise, ma senza il ben che minimo di convinzione. Liling se ne accorse. Socchiuse gli occhi per un breve attimo poi si lanciò all'inseguimento di Favola, ma una mano la trattenne per la spalla sinistra. Voltandosi inquadrò il nipote di Phil con in mano un bicchiere colmo di qualcosa di gelato.

«V-v-vuoi u-u-n p-pò d-di a-a-acqua?»

"Che dolce! E a ben pensarci ho una sete pazzesca!" Accettò l'offerta e bevendo a piccoli sorsi decise di scambiare due parole.

Nel frattempo Favola approfittò della distrazione di Liling per usare il suo potere ammaliante per convincere il grassone a cedere la roulotte, e a fargli credere pure di essere in debito con le drag queens. Il tutto durò giusto il tempo che la orientale spese per scoprire che il rosso si chiamava Ralph, che non aveva nessun parente a parte quello zio zoticone, e che amava dipingere i sassi di fiume. E data la conclamata lentezza nell'esprimersi, la Inquisitrice ebbe tutto l'agio di questo mondo per portare a termine il losco proposito.

«A posto! È tutto sistemato! Mr Phil è stato così accondiscendente che, oltre a scusarsi per la pessima impressione fatta, ha deciso di regalarvi questi buoni carburante» sventolò fiera i coupon estorti, «e una tessera raccolta punti per i servizi di revisione e collaudo, e future sostituzioni delle gomme invernali! Sei contenta?»

«Ma che gli hai fatto?» domandò di getto Liling senza nascondere la precisa allusione. Favola allora farfugliò qualcosa che la drag queen non comprese.

«Va bene, va bene. Adesso prendo la roulotte e ritorno in centrale» annunciò.

«Posso vederla?» chiese Favola e Liling soppesò se fosse il caso.

«Per favore! Non ho mai visto com'è fatta una roulotte. Magari potrei pensare di averne una, non so. Potrebbe piacermi l'idea di vivere in una casa con le ruote»

«Se è come quella che abbiamo noi ne dubito cara! Però sì, andiamo a prendere la roulotte!»

Ralph scattò, e a gesti indicò alle ragazze di seguirlo sul retro del capannone. Quando sfilarono dinnanzi a Mr Phil, nessuno fece caso a lui, rimasto seduto immobile con l'espressione inebetita in volto. Ralph soltanto lo vide e tremò. Decise di esorcizzare la soggezione lottando contro il difetto di articolare le parole che scelse per spiegare che la roulotte era tornata a posto così com'era. Con tutte le ammaccature e sfregi dell'usura e del tempo al loro posto.

Non poteva spiegare di aver visto quel rottame ricomporsi da solo. Non aveva il coraggio di dire che il tettuccio assente era volato sullo scheletro della carcassa ferrosa e saldarvisi. Non gli venne il desiderio di raccontare che anche il sedile e la porzione di telaio mancanti s'erano accomodati magicamente senza alcun aiuto. Già. Magicamente. D'altronde Ralph non poteva nemmeno lontanamente supporre l'esistenza della magia, né tanto meno sapere che il beneficio del sortilegio lanciato da Melalla, Malvina e Rowenda era stato talmente efficace, che quella carriola a motore non avrebbe mai avuto necessità di ricovero dal meccanico, dato che era in grado di autoripararsi.

Quando Liling vide il mezzo di trasporto, cencioso come lo ricordava, sentì gli occhi pericolosamente estroflessi, perciò li chiuse di colpo e poi li riaprì.

«Sembra una mag...» troncò il pensiero intuendo lo zampino delle tre vecchie streghe, ma non seppe se provare gratitudine o irritazione.

«Uh! Ma che meraviglia!» esplose raggiante Favola, e senza attendere altre cerimonie, salì nell'abitacolo ammobiliato, curiosa e bisognosa di trovare le Lanterne per distruggerle personalmente.

Liling, ignara, decise di tollerare quei modi eccessivi, e nell'attesa che quella scendesse dal camper, scambiò ancora due chiacchiere con Ralph.

E Ralph suo malgrado, si rese complice della perquisizione attuata da Favola, che stava letteralmente rivoltando ogni angolo del mezzo.

Quando Favola non trovò ciò che stava cercando, le crebbe un moto d'irritazione. Si trattenne con ogni fibra del suo spirito nero pur di non urlare e reclamare le Lanterne. Lo stesso non poté fare per lo sportello, che lo sbatté con tutta la violenza di cui fu capace quando scese dal camper. Liling ebbe un tuffo al cuore.

«Tutto bene Favola? C'è qualc...»

«Ah! Fai silenzio tu!» si rivolse a Ralph irritata dal suo imperituro balbettare. Schioccò le dita e quello si accasciò a terra. Liling non ebbe modo di reagire perché la Inquisitrice le fu difronte a velocità irreale. La sorprese. E si sorprese pure notando che la rossa succinta aveva in mano uno skateboard.

«Tu! Debole fattucchiera da quattro paioli! Questa è la roulotte! Prendila e...» la Inquisitrice non fece in tempo a completare la obnubilazione mentale che Liling ne era rimasta già ammaliata. Un velo nero coprì il marrone degli occhi. Le sfilò lo skateboard dalle mani credendolo sul serio essere la roulotte. Vi salì sopra e partì a razzo.

«Se non posso mettere le mani sulle Lanterne, almeno ucciderò una strega prima di sera!» poi osservò la roulotte e ghignò.
«Farò di meglio! La inseguirò e la metterò sotto con questo rottame!»

La coscienza di Liling, a dispetto della malia, emerse non appena giunta in piazza e rivide il gruppetto di ragazzini giocare. "No! Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Quei ragazzi, li investirò!" Liling lottò come poté per deviare lo skateboard, ma qualunque cosa tentasse il corpo non le rispose, piuttosto quell'aggeggio acquistò maggiore velocità.

«Spostatevi...» riuscì a sussurrare.

"No! Non voglio... non voglio fare del male a nessuno! Piuttosto..." pensò di rischiare la sua vita buttandosi da un lato e così fece.

Inaspettatamente non cadde, né si scontrò contro uno dei vecchi lampioni piantati disordinatamente sul piazzale. Piuttosto lo skateboard compì un mirabolante percorso arcuato schivando per un pelo uno dei ragazzini. Quando poi finalmente quelli compresero cosa avevano rischiato, la applaudirono pure.

«Brava! Sei una forza con lo skate!» esultarono, anche se per la drag queen quella era la prima volta. Con gli occhi sbarrati vide gli alberi venirle addosso. I vestiti svolazzanti sembravano le vele di una barca tesa dal vento. Ma un'improvvisa inondazione di adrenalina le diede modo di urlare, finalmente. Anche il corpo tornò a essere proprietario della sua volontà, così si sbracciò e tentò di fermare la folle corsa.

Era ormai giunta quasi alla centrale quando notò Favola venirle dietro con la roulotte. Non immaginava però con quali intenzioni. Cercò di saltare dalla tavola a rotelle, ma anche quella mossa le si ritorse contro: i tacchi a spillo la perforarono ed essi strisciarono sul poco asfalto che c'era. L'attrito generò una lunga scia di scintille come fosse una motosega. E quando sentì i piedi andare in fiamme, e lei, tutta scossa dal costante vibrare, le sembrò di cavalcare un missile della NASA.

Il caso volle che Ebony e Bamby si trovassero sotto il porticato della centrale e la videro.

«Ma cosa fa quella pazza?!» sindacò la messicana poi, imitata da Eby, portò la mano sulla guancia rimanendo attonita e incapace di emettere nessun'altra parola.
Quando Liling giunse a tutta birra sulla piccola gradinata chiuse gli occhi gridando: «Piiiiistaaaaa!» e si schiantò volando addosso alle compagne urlanti, facendole cadere come birilli sulla pista da bowling.

«Ragazze, avete visto? Ho portato la roulotte!» annunciò con un fil di voce dopo essersi fatta aiutare a rimettersi in piedi dalle amiche.

«Che botta! Ho le natiche ridotte a frittelle!» protestò Ebony massaggiandosi la parte lesa con una mano, mentre tratteneva Liling con l'altra. «Decisamente questo posto è un attentato alle mie chiappe!» rimarcò incurante di ciò che stava dicendo la orientale, anche perché quella insisteva a indicare lo skateboard confondendolo per la roulotte.

Bambam, mezza stonata dalla botta, sfilò Liling dalle braccia della mora. Aveva ben inteso che c'era qualcosa che non andava in lei. Si riscosse, e cercò di essere più comprensiva possibile. Accarezzò la chioma mezza sfatta di Liling e le sorrise dolcemente. Se avesse saputo come fare, si sarebbe circondata il viso di cuoricini rosa svolazzanti. Si limitò a sorriderle.

«Tu sei un quarto pazza e il resto scema!» le gridò in faccia scuotendola malamente fino a smontare ciò che era rimasto dell'acconciatura. Liling però non accennava a riprendersi.

«Ma io ho guidato...» sussurrò mostrando gli occhi totalmente neri non più marroni.

«Oh! Smettila ora, oppure ti faccio scomparire!» minacciò la messicana, ed Eby, dopo aver stipulato una tregua con il dolore al fondo schiena, fece per dividere le due, timorosa che scoppiasse una lite.

Il cipiglio della mora inquadrò gli occhi d'ombra di Liling rimanendo basita. Cercò di fermare la ramanzina di Bamby ma quella era ormai partita per la tangenziale.

«Se non ti svegli, giuro che ti faccio scomparire!» le urlò con decisione. E fu a quel punto che un sospiro di vento si profuse intorno alla messicana e investì delicatamente Liling, ed ella chiuse gli occhi. Ebbe un brivido, e quando alzò le palpebre, il colore delle montagne d'oriente tornò a impreziosirle gli occhi a mandorla. Sospirò. Era confusa. Tuttavia diede segno di essere tornata alla normalità.

Eby non ci capì molto. E come poteva? Mica sospettava che Liling era stata colpita da un sortilegio, come anche non immaginava che Bambam l'aveva liberata magicamente e inconsapevolmente.

Più che consapevole del fatto fu Favola che aveva visto e sentito tutto, pochi minuti prima di parcheggiare il camper.

"Accidenti! La tettona ha il potere della porta dell'aria! Quella fa sparire gli effetti della mia magia! Che guaio!" imprecò. Schioccò le dita e cambiò aspetto. "Spero che non mi riconoscano! Altrimenti si mette male!" suonò il clacson attirando l'attenzione delle drag queens.

Liling sorrise sincera. «Ralph! Che tesoro! Ha portato il rottame fin qui! Grazie!»

Ebony e Bamby si scambiarono un fugace sguardo, poi inquadrarono il mezzo.

«È incredibile! Il ferro vecchio è tornato uguale a com'era prima!» esclamò la mora.

«Già, un catorcio, hurrà!» fece il verso Bambam.

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