14 - Tempo di agire
Gli alloggi della centrale della polizia rivelarono essere più confortevoli di quanto le drag queens avevano immaginato. Belmer riservò loro l'abbaino più grande, quello con tre finestre a illuminare l'ambiente. Anche se non c'erano mobili, a parte tre letti di fortuna, il fatto di non avere quattro ruote e una scatola di lamiera scassata sotto i piedi era più che confortante. Tuttavia sentirono la mancanza delle loro cose personali, o di ciò che si era salvato dopo lo scontro della roulotte contro la pira in piazza.
Erano trascorsi già tre giorni e la presenza delle nuove inquiline si fece sentire e notare. Nessuna delle tre era incline ad abituarsi a fissare il tetto spiovente dall'interno perciò, approfittando del momento di stallo, divennero acerrime nemiche della polvere e del disordine che imperava al piano terra dov'erano gli uffici. E se ne accorsero gli agenti di come i pavimenti divennero lucidi e privi d'impronte di fango, e di come gli scaffali, liberati dalla polvere che li seppelliva, sembravano respirare.
L'indole comunicativa di ognuna e la capacità di mettere a proprio agio le persone poi, rese impossibile non stringere un rapporto di amicizia fintanto che condividevano tempo e spazio. Fece eccezione solo Phil, l'obeso puerile che, a detta di Bambam, sembrava vivere in simbiosi con la sedia d'acciaio inox. Infatti nessuna l'aveva visto mai alzarsi, nemmeno per andare in bagno. E poi non mancava mai di elargire commenti e apprezzamenti disgustosi nei loro riguardi, ma veniva ignorato. Bambam affermò che essere com'era lui era di per sé già una punizione pesante.
L'altra persona ostile era Favola, la ragazza dai facili costumi che sin da subito le aveva additate come colleghe di lampione notturno. Ma la caparbietà di Ebony non conosceva ostacoli. Era abituata a sorvolare su certi pregiudizi, e in quella creatura vedeva una persona che doveva essere salvata, soprattutto da sé stessa. Mica poteva immaginare che quella fosse più pericolosa dei Cacciatori. Lei era una Inquisitrice, un essere eletto da Clizio, ben superiore agli uomini in nero. Altro che una bisognosa di recuperare la propria dignità femminile.
La mora e compagne non sospettavano di trovarsi in un momento fortunato. Favola avrebbe potuto ucciderle in qualsiasi momento, se solo i suoi scagnozzi avessero portato a termine il compito di distruggere le Lanterne, ovverosia le tre piantine che casualmente qualcuno aveva fatto sparire dalla roulotte, prim'ancora che questa venisse rimossa dalle forze dell'ordine.
Quando gli effetti personali cominciarono a essere restituiti, seppur alla spicciolata, le ragazze furono distolte dal proposito di rettificare il comportamento di Favola, al che fu ella stessa a richiedere le attenzioni fino a poco tempo godute.
«Noi rinunciamo, insomma, ragazzina! Non ti ha fermato nemmeno la tempesta in piena notte pur di svolgere il mestiere! Ma non capisci che tu vali più di quanto immagini! È vero che ognuno può fare ciò che vuole col proprio corpo, ma almeno non degradarti fino all'anima!» esplose Mamì alta e imperiosa sui nuovi tacchi vertiginosi, recuperati durante l'ultima consegna degli effetti.
Con le mani conserte e lo sguardo severo e obliquo, attese una reazione, quella giusta, quella che risveglia la coscienza e rianima lo spirito con una sana contrizione. Peccato che quella l'anima nemmeno sapeva dove stava di casa.
Poco lontano Bambam osservò Favola che se ne stava seduta a ginocchia unite sul giaciglio, col volto imbronciato, a sorbirsi la ramanzina di Eby. Sembrava una bambina sgridata per aver rubato la marmellata.
«Ti ricorda qualcosa?» bisbigliò a Liling.
«Eh, ci siamo passate anche noi. Se la scena "Madre Superiora Esasperatissima" non funziona, quella è senza speranza!»
«Guarda che io non sono mai arrivata a darmi via!»
«Ne sei convinta Bamby!»
«Che vuoi insinuare?» si accigliò la messicana.
«Niente… e quel tipo, Vladimir Dushinicov?»
«Ooo! Quello aveva proprio un bel paio di pa…»
«Ma sei impazzita!» la frenò Liling.
«Panfili! Aveva due panfili, uno più lussuoso dell'altro! Cosa hai capito, Pianta-riso-malpensante!» Sospirò. «E tu allora, con quello…» schioccò le dita. «Nate Ferdinand!»
«Aaaa, quello aveva davvero un grosso c…»
«Ah ah!» la indicò col dito accusatore la vittoriosa Bambam. «E poi sono io quella del gruppo, lân fù!»
Liling, maledicendo il giorno in cui le aveva insegnato i sinonimi cinesi di sgualdrina, incrociò gli occhi a mandorla gonfiando le guance. «Aveva un grosso conto in negozio da saldare! Ma che hai capito tu, Zorro!»
«Ma chi fa debito al sexy shop?» chiese scandalizzata. «E poi si dice con la "a" finale…»
«No no, guardati allo specchio, con quei baffi tra un po' sembrerai proprio Zorro!» Bambam accarezzò con eleganza la zona interessata ed emise un verso disgustato riparando all'istante dentro il bagno.
A Liling scappò una debole risata ricordando in quel frangente la faccia perplessa di Trixy quando, registrando il contenuto di una delle casse, si ritrovò tra le mani tre bombolette di schiuma per barbe impossibili. Nemmeno quel particolare le aveva suggerito la realtà dei fatti. La cosa però non le andava giù. La vice sceriffo era una brava persona, nonostante la severità ostentata, non era giusto che non sapesse. Decise di parlarle. Scese la scala di legno scricchiolante, facendo bene attenzione a non inciampare con la gonna dal taglio a kimono. Di sotto i poliziotti sembravano attenderla. E difatti era così.
Una di loro era Roby, una donna un po' in carne, ma anche la più affabile, sempre disponibile a scambiare qualche parola.
«Miss Liling, salve. Volevo dirle che la roulotte è dal carrozziere, ma abbiamo bisogno della vostra valutazione, se volete demolirla o metterla in sesto»
«Ciao cara Roby, sì, non c'è problema. Se avete svolto i rilievi e non ci sono altre indagini, vorrei che fosse riparata… parlo anche a nome delle altre… anzi! Se mi dici dove si trova ci vado di persona dal carrozziere per ringraziarlo!»
Roby sembrò colta di sorpresa, quasi in imbarazzo. Fece per accennare qualcosa quando un fischio, tanto molesto quanto noto, perforò i timpani dell'orientale.
«Ehi! Bambola cinese! È me che devi ringraziare!» rise quel Phil, grugnendo e sbavando mentre sbranava un qualcosa di unto e viscido.
Liling mantenne l'espressione cordiale, per il bene suo e delle amiche. Sospettò che Mr Phil Park fosse l'unica specie di meccanico nel raggio di miglia. Non le conveniva battibeccare con l'unica persona che poteva sistemare la roulotte. Fece buon viso e si avvicinò a piccoli passi leggeri, facendo svolazzare la camiciola di seta gialla. In quel mentre, un ragazzo dalla capigliatura fulva e spettinata le tagliò la strada a gran falcate, e raggiunse l'obeso per primo.
«Z-zio c-c'è u-n p-problema…»
«Togliti di mezzo, brutto stupido!» gli sbraitò contro l'uomo, lanciandogli addosso un fermacarte di ceramica. Lo centrò in petto e il poverino si fece male.
Liling, dispiaciuta dalla scena, coprì la piccola "o" disegnata dalle labbra socchiuse con la punta delle dita di una mano. Poi si voltò verso Roby chiedendole con lo sguardo se fosse normale un avvenimento simile. Ma quella sembrò saltellare sulle braci ardenti, e con la scusa della sigaretta uscì fuori dalla centrale.
La orientale, soccorrendo il malcapitato, lanciò in giro occhiate seccate. Era incredula che gli altri poliziotti permettessero a Phil di trattare così le persone. Sospettò che ci fosse sotto qualche motivo davvero grave perché quello venisse tollerato.
Liling sorrise al ragazzo dai riccioli rossi. Si chinò e con uno slancio lo rimise in piedi. Era così in collera che avrebbe persino sollevato e lanciato fuori dalla porta quel pachiderma umano di suo zio.
«Ciao, io sono Liling, e tu stai bene? Non ti sei fatto male vero?» domandò genuinamente interessata. Come risposta ottenne solo una lunga sequenza di sillabe ripetuta come emessa da un telegrafo inceppato. La scena suscitò altre risate da parte di Phil.
«Lascia perdere quel disco rotto! È stupido!» ripetè, e Liling a quel punto gli diede le spalle e strinse nervosamente una mano. Sentì i tendini di ogni singolo osso quasi staccarsi per quanto li aveva tesi. Mentalmente espresse la sua solita minaccia: "io ti strozzo!"
Phil, tra un'addentata e l'altra di ciò che stava mangiando, fu sul punto di reclamare il ringraziamento che Liling aveva promesso, quando di colpo gli venne da rimettere. Il collo, taurino già di suo, sembrò esplodere. Sbatté le mani sulla scrivania per richiamare aiuto. Poi cercò di togliersi la cintura, ma non ci riuscì. Più cercava di slegarla più quella stringeva. In preda all'agitazione, sì ribaltò con tutta la sedia proprio mentre Balmer stava rientrando dalla solita ricognizione mattutina e soccorse Phil, senza salutare nessuno.
Quando Liling si rilassò, l'effetto "io ti strozzo" svanì graziando l'obeso, e la cintura si allentò.
Roby si sporse dal portone d'ingresso richiamando con un bisbigliò la orientale, e lei, lasciando andare il ragazzo dai capelli rossi per la sua strada, uscì sotto il portico.
La poliziotta in carne era a metà sigaretta, quando sospirò.
«Ascolti miss Liling, noi a Phil gliele facciamo passare tutte, perché lui è il proprietario delle mura della centrale. Se non avesse messo a disposizione questo immobile, noi tutti non sapremmo dove andare. Tenga presente che essendo l'unico meccanico della zona, la sola alternativa a lui è recarsi nella città più vicina, Pocatello… ma c'è un problema…»
Liling alzò le sopracciglia in attesa di recepire la nuova informazione, ma intuì che l'altra non aveva molta voglia di spiegare altro.
«Bè… se si va via da Holywood e poi si fa ritorno… succede che…»
«Miss Fricotin! Venga la prego!» la chiamò Trixy dal fondo della sala. Liling si voltò non appena la sentì, poi fece per congedarsi da Roby, ma ella se ne fu già andata. La perplessità rimase impressa nei suoi occhi a mandorla. Tornò a dare retta alla vice sceriffo e, zigzagando il capannello di agenti che stava prestando soccorso a Mr Phil, atto che a lei non interessò assolutamente, raggiunse la donna.
Nel mentre pure Eby e Bamby scesero e, chiamate anche loro da Trixy, raggiunsero Liling.
«Signore, credo che non ci siano altre questioni da risolvere» esordì seria l'agente. «L'atto di proprietà in vostro possesso è legalmente valido e vi designa proprietarie di un terreno situato a nord della nostra contea di Beaverhead e… non so come dirvelo, ma è la zona dove è situato il vecchio cimitero» informò la vice sceriffo un po' sorpresa.
Alla notizia Eby e compagne strinsero una il polso di quell'accanto. Gli occhi per un attimo sembrarono schizzare fuori dalle orbite. Deglutirono dolorosamente come avessero spilli da balia in gola.
«Dannati cimiteri! Io li odio i cimiteri!» esclamò scocciata Bambam.
«Calmiamoci ragazze!» esortò Ebony Mamì quando Trixy si allontanò per raggiungere i colleghi che stavano soccorrendo Mr Phil.
«Dobbiamo trovare l'erede di Noviluna, avete visto quanto è piccola questa comunità? Non impiegheremo che pochi giorni per rintracciarlo! Poi andremo via da qui»
«Sì, la fai facile cara Mamì, ma come facciamo, mettiamo un annuncio sul giornale? Andiamo a chiedere porta a porta? Come faremo?»
«Squisitissima Bamby, la seconda opzione che hai proposto credo sia la migliore» valutò Eby, poi Liling, pensosa, suggerì qualcosa.
«Prima dovremmo valutare di persona il luogo che abbiamo ereditato, magari non è poi così male come immaginiamo!»
Ebony di colpo ebbe un flash mentale.
«Ragazze! Ci siamo dimenticate della raccomandazione di Melalla e le altre!»
«Spiegati meglio cara!»
«Certo Liling, e anche tu Bambam, ricordate le piantine di patate che loro chiamavano Lanterne? Avevano detto che esse ci avrebbero guidate!»
«A parte il fatto che non vedo come delle piante di patate possano esserci d'aiuto, e semmai lo fossero, di sicuro saranno andate distrutte durante l'incidente con la roulotte!» puntualizzò Bamby a braccia conserte scomparse sotto il seno.
Liling sventolando le mani sbuffò. «A maggior ragione dobbiamo recuperare la roulotte e togliere le tende dalla centrale della polizia, così saremo più libere di agire»
«Liling ha ragione. Su! È arrivato il tempo di concludere questa storia!» incoraggiò la mora. «La prossima mossa sarà dare un'occhiata al terreno ereditato e successivamente ingraziarci…»
«Un momento Eby!» la bloccò Bambam, intuendo dove l'amica stava andando a parare. «Non dire che dobbiamo fare la buona azione per il karma, altrimenti urlo come una pazza!»
«Cioè rimarrai te stessa! Che differenza fa? Tu sei sempre pazza!» replicò Liling, schiudendo le mani giunte come fiore.
A Bambam mancò il fiato per rispondere, perché a quel punto incrociò lo sguardo dello sceriffo. Di certo non perché fosse a corto di risposte, visto il suo ricco repertorio.
Biascicò solo: «Perché è colpa del karma se ci ritroviamo ancora una volta ad avere a che fare con i cimiteri…» sospirò quando l'uomo distolse lo sguardo e lo rivolse agli altri due uomini per impartire chissà quale direttiva.
Eby ignorò la scena e proseguì a discutere. «Ma su, non credo che l'erede di Noviluna sia un altro morto da riesumare… o forse sì?» espose il dubbio, e le amiche si accigliarono preoccupate non solo per la prospettiva esposta dalla mora, ma soprattutto perché Belmer l'aveva ascoltata.
«Signore, se avete già una prospettiva, Holywood vi dà ufficialmente il benvenuto!» esordì l'uomo, ed Ebony a momenti strillò sorpresa. Ma si trattenne.
«Sì signor sceriffo, vi ringraziamo per la gentile ospitalità, ma crediamo sia conveniente togliere il disturbo» annunciò la mora. «Una di noi andrà a recuperare la roulotte, o quel che ne resta, mente le altre andranno a dare un'occhiata al posto ereditato»
«Se vi serve un aiuto, ritenetevi libere di chiedere… ah, comunque, a riguardo della vostra roulotte, troverete una sorpresa»
Le drag queens ringraziarono la gentilezza dello sceriffo, e dopo si organizzarono per l'ultimo e definivo sloggio.
Trixy, approfittando della ritirata delle ospiti, raggiunse lo sceriffo.
«Perchè le hai incoraggiate a restare?»
«Non resteranno a lungo, hai compreso anche tu dove si trova il posto che hanno ereditato?» sorrise immaginando già la loro faccia quando lo vedranno.
«Piuttosto, spero che Phil si decida a firmare il documento prima che gli capiti di peggio. Ci farebbe comodo disporre della centrale come una vera e propria centrale di polizia!»
Trixy ruotò la testolina bionda verso i colleghi che stavano accompagnando l'obeso a casa.
«Se non rivede il suo regime alimentare, dubito che il prossimo attacco lo potrà raccontare» valutò fredda.
«Vorrà dire che ci appelleremo al diritto di prelazione…» sospirò allargando le braccia per un attimo.
Intanto, la losca Favola rinchiusa nella cella aveva ascoltato ogni cosa. A dirla tutta, i suoi poteri di Inquisitrice le conferivano la capacità di tenere sotto controllo tutto ciò che la circondava. Tutto meno che le Lanterne delle streghe, le quali erano state trafugate dopo lo scontro della roulotte contro la pira. Nemmeno lei immaginava che una nuvola di nebbia profumata le aveva prese e portate in un luogo riparato dal suo stormo di corvi mutanti. Tuttavia sentì chiaramente che quasi tutti i suoi seguaci, sottoforma di pennuti, erano stati sterminati proprio da quella nube profumata alla colonia.
Lei spalancò gli occhi ed essi si tinsero di sangue.
«Maledetto Dampiro! Mi costringi a usare le maniere forti!» inspirò e con un gesto stizzito rivolto alla porta della cella a sbarre l'aprì. Con passo deciso giunse dinnanzi a Vinnie Belmer e Trixy. Li fissò negli occhi e la sua malia obnubilò le loro menti.
La vice sceriffo aveva già lanciato la mano sulla fondina della pistola, ma rimase bloccata e con l'aria interdetta.
«Voi due! Non mi avete visto! Cancellate ogni mia traccia!»
«Sì…» biascicarono come in trance vedendo la Inquisitrice abbandonare il distretto di polizia.
Giunte le prime ore pomeridiane, Liling fu la prima a scendere dal piano superiore. Incrociò gli sceriffi e li salutò. Non mancò di salutare a voce alta anche Favola, dato che la credette ancora rinchiusa nell'ultima cella.
Quando l'orientale se ne fu andata, Vinnie e Trixy si guardano l'un l'altra.
«Come fa a conoscere Favola?» domandò la ragazza.
«La cosa è sospetta, dobbiamo tenerle sott'occhio!» decise serio l'altro.
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