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10 - Oggetto volante rullante

Nel bosco del laghetto a nordest di Pocatello, zona di campeggio fortunatamente non ancora occupato dai fruitori, Liling e Bambam, al centro della catasta di legna circondata da un numero spaventoso di Cacciatori, videro un oggetto muoversi nel cielo avvolto dalla penombra della luna calante.

Torce accese promettevano il letale epilogo delle due, senonché l'oggetto rullante catturò l'attenzione anche delle nere creature che lanciarono rapide i bastoni arroventati. Il fuoco divampò in un attimo, avvolgendo le drag queens.

Le bocche arse dal calore del fuoco non permisero loro di fiatare, ma che stessero vedendo un divano rullante-volante precipitare addosso, era chiaro per entrambe. Si scambiarono un ultimo sguardo sconsolato, come dire: "non c'è più nulla che possa salvarci".

E invece no. L'urlo sperticato della spericolata Ebony Mamì le destò dal torpore della rassegnazione. Le future arse vive si riebbero. Boccheggiarono, ma con l'espressione speranzosa negli occhi. La gioia però morì sul nascere, nel momento in cui il divano precipitò su di esse.

Il mobile urtò di potenza i due pali, sradicandoli un attimo prima che le fiamme divorassero le sfortunate. In un batter d'occhio, i legni si ruppero liberando Bambam e Liling, risucchiandole nel moto centrifugo del divano indemoniato. Quando poi l'incantesimo del soffione decise di esaurirsi, il mobile imbiancato dalle piume vegetali si fermò a un metro da terra. Poi crollò giù a piombo.

Bambam e Liling si ritrovarono a gambe all'aria e a testa in giù sui cuscini, in mezzo a loro una terrorizzata Eby aggrappata a braccia spalancate allo schienale, sconvolta come i suoi capelli. Più in là Melalla, seduta e a proprio agio, mostrava un sorriso divertito a trentadue denti… anche se in realtà non ne aveva più di quattro da esporre.

«Dicevo io che la bella mora è una potenza!» emise compiaciuta.
Il compiacimento però le durò un secondo soltanto, poiché i Cacciatori presero a formicolare minacciosi, avvolti nella penombra lunare e dal falò ancora acceso. Era evidente che bruciare le presunte streghe non era l'unica opzione considerata. I bulbi oculari vuoti trasmisero malvagità, e le bocche guarnite di affilati denti di serpenti, prometterono poca vita da vivere alle sventurate.

Poco importò a Liling e Bambam che, rimessesi a sedere correttamente, fecero letteralmente le feste a Ebony. La ringraziarono con un affetto incalcolabile. La mora, seppur con la testa che le girava come una trottola, circondata dalle braccia delle amiche, ritrovò un senso di sicurezza, malgrado la certezza che quello fosse l'ultima ora di vita di tutte. I Cacciatori infatti le puntarono malevolmente.

Il momento dell'attacco giunse rapido, ma ancora più celere arrivò una nebbia fittissima, preceduta da una gelida folata di vento. Tutto divenne sfocato, inghiottito dalla inaspettata coltre nuvolosa. Persino il falò si spense di colpo. Il laghetto distante pochi metri si coprì di un sottile strato di ghiaccio. Una gibbosa di luna calante si riflesse opalescente, frastagliata da decine di steli di ninfee quasi tutte fiorite.

Melalla si allertò scivolando dal divano. «Fate attenzione ragazze! Questa è la nebbia dampirica! Oh! Quanto puzza!» lamentò coprendosi il naso aguzzo. Eby annusò l'umida cortina lattiginosa e si sorprese riconoscerne l'odore.
«È colonia! Sa di colonia!» borbottò apprezzando l'effluvio, e le amiche condivisero il gusto.

«Oh, voi giovani streghe! Ne avete ancora di cose da imparare!» sbottò la vecchietta allargando le corte braccia grassocce.
«Porta segreta a noi apri il mistero,
Nefasta creatura, ombra di morte,
La Terra tutta ti esclude in vero,
Guai a te! Perisci in malasorte!»

Melalla lanciò il suo terribile incantesimo richiamando a sé tutte le proprie forze, ma nonostante la solenne enfasi e la potente energia magica, percepita anche dalle drag queens, la nebbia svanì ancora prima d'incassare il sortilegio.

Un fatto strano però lasciò di stucco l'antica fattucchiera. Con il dissiparsi della nebbia profumata alla colonia, tutti i Cacciatori sparirono.

«Possiamo sapere cosa cavolo cappuccio è successo, simpatica nonnina dell'oltretomba?» domandò Eby.

Melalla stava per rispondere, quando un calpestio di passi concitati, accompagnati da un paio di voci note, la frenò. Mise le mani sui fianchi in atteggiamento d'attesa mista a rimprovero.

«Ma quanto ci avete messo? Cosa è andato storto con l'incantesimo del salice rosso? Ancora un secondo e perdevamo due delle giovani streghe!»

Malvina avanzò scura in volto. Rowenda faticò a star dietro alle falcate della spilungona, ma alla fine giunse a chiudere il cerchio dinanzi a Melalla.

«Te lo dico subito cosa è andato storto, cara!» l'aggredì Malvina. «Il salice rosso non ha funzionato perché quelle… quelle cose stravaccate su quel coso, in realtà non sono donne!» svelò in malo modo indicando le drag queens sul divano.

Melalla lanciò uno sguardo al trio giovane che se ne stava seduto composto a passarsi di mano una bottiglia di acqua presa chissà dove. Non immaginava che Eby, grazie al suo hobby del fai da te, aveva montato a un lato del divano un comodo porta bottiglie a cassetto. L'ideale per guardare la TV senza il disturbo di alzarsi per prendere da bere. In uno scomparto segreto aveva messo persino della cioccolata.

«Di un po'! Ti hanno impiccata cieca quattrocento anni fa?» indagò Melalla. «Quelle sono tre stupende, incantevoli e meravigliose ragazze!» giudicò indicandole. Al che le giovani si strinsero l'un l'altra con in volto l'espressione d'ammissione che la simpatica vecchietta era in errore.

Malvina la sfidò.«Ma sul serio? Non ti sei accorta che sono uomini? Ma che ti è successo?» le si avvicinò imitando il gesto delle mani sui fianchi.

«Ma cosa vai dicendo?» ribatté Melalla. «A te non va proprio giù che ci siano streghe più potenti di te, vero? Pensa che la mora è talmente forte che ha trovato il modo di fare minzioni in piedi!»

«Confessa vecchia strega! Tu sei stata incenerita vergine!» affermò più che chiedere Malvina, e Melalla arrossì, ma per fortuna l'ombra della sera la segretò. 

Il battibecco continuò ancora. Nemmeno Rowenda tentò più di far da paciere tra le due. Piuttosto, incuriosita dalla possibilità che le ragazze fossero delle impostore, si avvicinò per studiarle.

«Ma fanno sempre così?» chiese Eby.

«Oh! Sì, non ci badare bella mora, mi sorprende che ancora non siano giunte alle mani» sorrise neutra. «Ma ditemi, sono curiosa di sapere… ecco, mi rincresce dovervelo chiedere, ma sul serio voi…»
La delicatezza usata dalla gentildonna secolare impose con garbo la spiegazione che richiedeva, sollevandola dall'imbarazzo di formulare la domanda crudamente.

«Ecco, Rowenda, noi sì, non siamo donne, e ci dispiace solo dell'equivoco che, malgrado la nostra volontà, si è venuto a creare» fece chiarezza Ebony fissando il sofisticato volto imbellettato della strega.

«Oh…» sospirò la strega vicina. «Ma allora voi siete degli attori! Capisco. Le donne vere non posso esporsi in pubblico, non sta bene, ne va della loro reputazione».

Bambam bisbigliò debolmente. «Questa mi piace perché è la più tranquilla, ma caspita se è matta ragazze!»

«Non dire così Bamby. Tieni presente che loro provengono da un'altra epoca. Ignorano che le cose siano alquanto cambiate» ribatté con lo stesso tono Eby.

«Va bene. Non è giusto chiedervi altro» convenne ammodo Rowenda, fingendo di sistemarsi la scultura barocca di capelli che aveva sfidato i secoli. «Se c'è stato un errore lo capiremo subito. Allora, vediamo. Vi è capitato, ultimamente, qualcosa che non riuscite a spiegarvi?»

Le ragazze si guardarono l'un l'altra.
«Sul serio?! Da dove vuole che iniziamo?» emisero in coro poi.
«Da quando vi abbiamo riesumato? Da quegli individui in nero che hanno fatto voto di ammazzarci?» si scaldò Bambam ma Eby la frenò.

«Di cose al di fuori di ogni logica ce ne sono capitate a bizzeffe» concluse la mora, ritenendo inutile elencare tutte le stramberie accadute a tutte quante.

Rowenda annuì pensierosa. Posò una mano sul divano e afferrò una manciata di piumaggio dei soffioni, poi fissò seria Eby.
«Riconosco questa pozione, è di Melalla. Ma non è stata lei ad attivarla, vero?»

«Se per attivarla intendi recitare una delle vostre filastrocche senza senso, saprai già come sono andate le cose» chiarì Ebony sicura che l'altra avesse inteso. E così fu.

«Far funzionare le pozioni di un'altra strega è molto difficile, richiede una capacità unica, ovvero: aprire il varco della terra» spiegò Rowenda ingnorando di non essere stata capita. «Questo vuol dire che non ci sono più dubbi. La Grande Madre Noviluna vi ha elette a sue streghe. In un modo o in un altro avrà ritenuto che sarete in grado di assolvere al compito di ritrovare l'erede del suo potere».

Dopo un po', per grazia di chissà quale entità, Melalla e Malvina esaurirono la discussione e, con la calma ritrovata, chiarirono la situazione. Appresero il mistero degli uomini vestiti da donne. Non posero nessuna domanda sconveniente, piuttosto rimasero affascinante da quel loro sentirsi liberi, o libere, di esprimere il proprio io. Tuttavia non era però certo che avessero compreso la storia della libertà arbitraria, dono della modernità sociale. Solo Malvina parve assimilare con più facilità la questione dell'essere drag queens. Era favorevole all'idea che chiunque in questo mondo abbia il diritto di essere chi sente di essere. Lo considerò addirittura come un atto impavido, qualità che lei amava molto.

Quando arrivarono ad avere un quadro più completo della questione, se ne dispiacquero sinceramente nell'apprendere il rovescio della medaglia che comporta vivere da drag queens. Non vedevano logico e giusto che parte del mondo non accetti, e anzi perseguiti, chi ha il coraggio di sfidare le convenzioni sociali. Non ci vedevano nulla di impuro se chi è considerato diverso segue un certo codice morale, ed era palese che le drag queens che avevano davanti fossero integerrime, altrimenti la Grande Madre Noviluna non le avrebbe scelte. 

Melalla aveva ascoltato i punti salienti del dialogo tra Rowenda e le drag queens, e anche lei seppe farsene un giudizio personale e favorevole.
«Vorrà dire che siete le persone giuste. Se Noviluna ha scelto voi per questo compito, significa che è tempo di cambiamenti» convenne.

Malvina sospirò pesantemente. Niente per lei era più importante del portare a termine il compito assegnato dalla Grande Madre Noviluna. Ma non poté esimersi dal chiedere un segno che potesse dare ulteriore conferma sul fatto che realmente le drag queens potessero essere le persone giuste.

«Siete in grado di provare la vostra potenza magica?» domandò secca alle ragazze, ed esse la guardarono con l'espressione certa che quella strega non aveva capito che loro non erano dotate di alcunché.

Solo Melalla e Rowenda non avevano dubbi in merito. Secondo loro Ebony, Liling e Bambam erano quanto di meglio potessero sperare di trovare. Ma Malvina non era facile da convincere. Nemmeno quando seppe che la mora era stata in grado di attivare una pozione di Melalla le bastò. Era già pronta a esigere dell'altro quando, presa alla sprovvista, cinque Cacciatori superstiti l'assalirono alle spalle.

Liling scattò in piedi gridando: «NO!» protendendo un braccio verso la strega distratta.

Avvenne qualcosa.

Minuscole goccioline d'acqua, come bollicine effervescenti, invasero lo spazio tra Malvina e il piccolo laghetto. Gli steli delle ninfee si mossero animate da un'energia pura e limpida, il cui fulcro era proprio Liling Fricotin.

«Io vi strozzo tutti!» ringhiò la sua solita minaccia, ma quella volta non cadde nel vuoto, bensì trovò compimento nel prodigio al quale le streghe e le sue amiche stavano assistendo. I cinque Cacciatori vennero circondati in un lampo dagli steli delle piante acquatiche allungatesi dal laghetto fiorito. Malvina si allontanò giusto in tempo, e sgranò gli occhi quando riconobbe ciò che lei chiamava "apertura della porta dell'acqua". Gli uomini dalle fauci serpentesche si ritrovarono imprigionati e gli steli non si fermarono solo a quello. Avvolsero i loro colli e iniziarono a stringerli sempre più, fino a staccarli dal resto dei corpi. Poi caddero svanendo nel nulla.
Da lontano, Bambam ed Ebony, scioccate, si strinsero l'un l'altra inorridite e urlanti. Gli occhi allungati di Liling invece trasmisero fredda soddisfazione. Nella sua mente era troppo radicata l'idea che fossero stati quei maledetti a rovinarle la vita nel giro di poche ore.

Malvina riconobbe con umiltà ogni crisma esatto. Una volta tanto anche lei era capace di chinare il capo. Vide la orientale cadere in ginocchio e soccorsa da tutti i presenti.

«Sei stata bravissima o, bravissimo… non lo so come appellarti… ma sei stata davvero bravissima!» le disse Rowenda assistendola.

Neanche Melalla risparmiò osservazioni positive, ma esortò tutte a far spazio per consentirle di respirare. «Usare certe energie è molto spossante» spiegò.

«Accidenti Liling! Tu sei una strega sul serio!» esclamò incredula Bambam.

«Lo siete tutte, deliziosa Bambam» le sorrise allegra Rowenda.

«E infatti Rowenda ha ragione!» aggiunse Melalla. «Liling è riuscita ad aprire la porta dell'acqua, Ebony mi ha dato prova addirittura di essere capace di aprire quella della terra, e se tanto mi dà tanto, tu Bambam dovresti essere quella che apre la porta dell'aria».

La messicana avrebbe voluto negare di aver capito, ma ormai aveva inteso ciò che voleva dire Melalla. Raccontò dello strano fenomeno che l'aveva fatta sparire mentre era stata aggredita in albergo dai soliti uomini in nero. E dire che era il suo mantra il desiderio di voler scomparire in certi momenti della sua vita.

«Quindi è fatta!» convenne Malvina. «Abbiamo le streghe dei tre mondi: di aria, d'acqua e di terra. Non vi resta che partire alla ricerca dell'erede, così la Grande Madre Noviluna potrà affrontare Clizio!»

«E chi è adesso questo Clizio?» chiese la messicana. «Sembra il nome di un calzolaio…» osservò.

Liling, ripresasi un po' dalla stanchezza, sospirò. «Sicuramente è questo Clizio il mandante di tutti questi Cacciatori. Dobbiamo aspettarne degli altri, vero?»

Rowenda contrasse le labbra tinte di rosa. «Vi attenderà dell'altro…» sospirò lugubre e alle drag queens venne una strizza con i fiocchi.

Mentre le streghe, finalmente, istruirono le drag queens sulla questione che le riguardava, nascosta lontano, riparata dal fitto del bosco, la nube di prima si concentrò in un punto riparato alla vista.

La massa nebulosa e profumata alla colonia si rimpicciolì fino a formare la sagoma di un uomo steso a terra. La schiena scoperta brillò sotto la luce lunare, e quando l'intero corpo si ricompose, un gemito profondo svegliò un gufo maculato che sostava sul ramo di quercia che lo riparava.

«Dannate streghe!» emise l'uomo rialzandosi a fatica. Contrasse i muscoli della schiena. «È stato un incantesimo vecchio stile! Di quelli che lasciano segni di frusta!» borbottò seccato, mentre cercava di massaggiare la parte lesa. Poi si chinò a raccogliere i vestiti e gli occhiali scivolati dal naso aquilino. Dopo aver inciampato maldestramente, entrò nell'utilitaria che aveva parcheggiato sullo sterrato del parco. "Quelle streghe! Sento ancora l'odore…"

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