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Luna calante.

Il caldo afoso che sentiva dentro la sua stanza la faceva sudare in una maniera disgustosa.
Si era fatta già due docce dal inizio della giornata ed era intenzionata a farsi la terza proprio in quel momento.
Al Manor non faceva così caldo, anzi dentro la casa aleggiava un fresco rigenerante, e quel pensiero la intristì solo di più.
A nulla erano valse le sue proteste, il padre l'aveva agguantata e si erano smaterializzati nella sua stanza a casa Weasley, lasciando ad Hermione il compito di raccattare le sue cose.
Erano passati due giorni in cui non aveva sentito né Albus né Scorpius.
Sentiva la mancanza del biondo sin dentro le ossa ed era dispiaciuta da morire dal modo in cui suo padre aveva trattato il Signor Malfoy.
Capitava Ron, infondo era solo preoccupato e un padre un po' troppo apprensivo. Ma dalla fine della guerra il risentimento aveva mangiato la parte più gentile di lui, facendone rimanere giusto quel poco per i figli e a stento per la moglie. Era un bravo padre, sempre presente e attento, troppo apprensivo sicuramente, ma non nocivo, e lei gli voleva un bene smisurato.
Ma non la capiva, per quello c'era la madre.
Hermione era perfetta nelle vesti di mamma: premurosa, gentile, dolce e attenta. Un pozzo di conoscenza per le immense curiosità della figlia. Dava ottimi consigli ed aveva sempre tempo per fare qualcosa con Rose, e per ascoltarla.
In quei giorni le era stata vicina, conoscendo gli incubi che avrebbe potuto avere, e non le aveva mai lasciato la mano quando al mattino si alzava sudata e a volte urlante di dolore.
Finalmente, — visto il suo continuo voler sapere quella storia,— ma purtroppo capiva cosa avesse passato sua madre all'epoca e la cosa che le faceva più male era pensare a lei con quel dolore.
Rose era forte, e sapeva che prima o poi sarebbe finito. E poi aveva Hermione che le ricordava ogni volta cosa realmente lei era: non solo una mezzosangue, ma anche la strega più brillante della sua età. Una grifondoro coraggiosa e dal cuore grande e puro.

Proprio lei era appena entrata nella sua stanza, con in mano due bicchieri di succo di zucca freschi per loro.

«Come stai Rose?»
«Sto bene, mamma. Ho caldo!» Sbuffò, visibilmente accaldata facendo ridere Hermione.
«Oh beh, quello anch'io.» Rise lei.
«Non dovresti essere a lavoro?» Chiese scettica.

Hermione prese posto su una poltrona vicino alla finestra, in prossimità del letto, e le avvicino il succo, prima di risponderle.

«Dovrei, si. Ma ho preferito lasciar andare solo tuo padre oggi. Volevo stare un po' con te.»
«Mamma sto bene, gli incubi passeranno presto! Non mi spaventano.»

Hermione ridacchiò giocosa, prima di bere un sorso dal suo bicchiere.

«Non ne dubito, però a volte aiuta parlarne. Io aveva lo zio Harry e tuo papà, e loro mi hanno aiutata molto.»
«Quando sono finiti, per te?»

Hermione evitò di dirle che non erano mai passati, che il dolore della guerra le pesava sul cuore ancora, come tutte le morti che ne erano conseguite ma al contrario le sorrise dolcemente, sapendo perfettamente cosa risponderle.

«"Ricordate del passato solo ciò che vi fa piacere."» Citò le parole del loro libro preferito.

Rose le sorrise, sentendo l'impellente desiderio di abbracciarla, e così fece. Corse da lei e si accoccolò tra le braccia di sua madre come quando era piccola e cercava un rifugio sicuro.
Hermione la strinse forte, senza permetterle di scappare, e prese ad accarezzarle i ricci dolcemente.
Rimasero così per minuti interminabili, prima che Rose riprendesse a parlare.

«Mi manca, in un modo che non so dire a parole.» Sussurrò sulla spalla della madre.

Hermione continuò ad accarezzarle i capelli, e la strinse più forte.

«Lo so.»

*

Dopo essersi asciugata dalla sua terza doccia della giornata indossò un vestitino leggero bianco e legò i capelli in una coda alta. Infilò le scarpe e prese a scendere al piano di sotto con l'intenzione di aiutare la madre a preparare la cena.
Era tardo pomeriggio, il sole era ancora alto ma il leggero venticello fresco suggeriva che a breve sarebbe calata la sera, portando con se un aria più facile da respirare e permettendo a Rose, finalmente per sua immensa gioia, di non sudare fino all'indomani.
Mancavano due giorni all'inizio di Hogwarts e non sapeva se essere più spaventata per gli imminenti M.A.G.O oppure elettrizzata all'idea che avrebbe potuto rivedere Scorpius.
Anche se lui non si era fatto sentire, non vedeva l'ora di vederlo.
Non sapeva cosa si sarebbe comportato e non sapeva neanche cosa avrebbe dovuto fare lei.
Fare il primo passo?
Parlargli?
O forse avrebbe dovuto scrivergli in quei giorni?
Magari lui l'avrebbe trattata come sempre e solo il pensiero di quello scenario la fece intristire.

Che le piacesse Scorpius Malfoy era ormai chiaro anche a lei. E incredibilmente, aveva accettato la cosa meglio di come avrebbe mai creduto.
Era solo che i sentimenti che provava per lui non li aveva mai sentiti per altri.
Aveva avuto relazioni, quello sì. Ma nessun altro ragazzo era riuscito a farla sentire come invece faceva lui.
Non aveva mai sentito la paura di perdere qualcosa così intensamente, non si era mai sentita bella sotto lo sguardo di qualcuno come quello che gli aveva riservato lui la sera della cena.
Non aveva mai provato l'imbarazzo di esporsi come aveva fatto con il biondo e non si era mai sentita nel posto giusto come si era sentita quando avevano ballato insieme.
Era sicura ormai che l'affetto che nutriva per il serpeverde arrivava in punti che lei non aveva mai toccato e sentiva il bisogno di chiedere informazioni all'unica persona che,— ne era certa, — era a conoscenza di tutto.

Erano questi i pensieri che l'attanagliavano mentre faceva il suo ingresso in cucina, e quando vide la madre di spalle intenta a mescolare energicamente qualcosa in una ciotola si convinse ancora di più che chiedere a lei ne sarebbe valso a qualcosa.

«Coma hai capito di essere innamorata di papà?»

Hermione sobbalzò, facendo volare la frusta che stava usando per mescolare il dolce e portò una mano al petto, mentre si girava verso la figlia.

«Rose, per Merlino! Mi hai fatta spaventare.»
«Come hai capito di essere innamorata di papà?» Ripeté lei, più ostinata di prima e incurante di aver appena procurato alla madre un quasi arresto cardiaco.

Hermione le sorrise, mentre vedeva in Rose lo stesso sguardo perso che aveva lei alla sua età quando aveva capito di provare qualcosa per il suo amico rosso.
Si pulì le mani con uno straccio da cucina e si avvicinò alla penisola dove la figlia si stava accomodando.

«Non si può spiegare. È stato come una giacchiate doccia fredda.» Poggiò i gomiti sul bancone e si strinse nelle spalle.
«È normale che faccia paura?» Chiese Rose, in preda ai mille dubbi.
«Oh si, fa una paura tremenda! Ma ti rende anche una persona nuova.»
«In che senso?»
«Nel senso che ti inizi a rendere conto che tutto ciò che hai sempre creduto di sapere improvvisamente cambia. Muta in qualcosa di nuovo e, almeno per me, non vedevo l'ora di conoscerlo.» le sorrise.

Rose si accorse che anche per lei era così. Tutto ciò che credeva di sapere su Scorpius era cambiato, e per quanto la paura le pesasse sullo stomaco la voglia di scoprire di più, di conoscerlo davvero erano più forti.
E, proprio come una doccia ghiacciata, arrivò anche per Rose la sconvolgente, inaspettata, assolutamente fuori dal normale consapevolezza che lei era innamorata di Scorpius Malfoy.

«Oh, forse tu l'hai appena capito.» Ridacchiò la madre, prendendola in giro.
Rose le rifilò uno sguardo dubbioso, prima che Hermione riprese la parola.
«Qualcosa nei tuoi occhi è cambiato, bambina.»

Rimase interdetta per una manciata di minuti, prima di vedere le spalle della madre mentre riprendeva a dare attenzione a quello che aveva interrotto lei con il suo ingresso.
Decise di cambiare discorso, mentre la raggiungeva per mescolare al posto suo.

«Comunque il Signor Malfoy è stato veramente gentile con me.»
«Non ne dubito, ti sei comportata bene?» Ribeccò, già pronta a farle una ramanzina campata in aria.
Rose sbuffò scocciata, alzando gli occhi al cielo.
«Si mamma! — Disse. — Ma non capisco come mai papà non lo sopporti così tanto.»

Hermione bloccò tutto quello che stava facendo prima di prendere un respiro profondo e rispondere alla figlia.

«Ci sono tante cose che non sai.»
«So bene da che parte stava durante la guerra, mamma.» Disse saccente.
«Non parlo solo della guerra, tesoro. Il Signor Malfoy non è stato sempre quello che è ora.»
«Però tu non la pensi come papà.» Convenne la rossa, infilando un dito nel impasto e assaggiandone il gusto.
«No, non la penso come lui. Solo perché io credo che le persone possano cambiare, magari migliorarsi. Ma anche peggiorarsi. Draco ha scelto la strada della redenzione, ed ora è quel che è.»

Ci fu un attimo di silenzio, che permise a Rose si assimilare quelle parole. Capiva il punto di vista della madre, anche perché lei stessa la vedeva a quel modo, ma continuava a non capire suo padre. Per lei era impensabile reagire in quella maniera dopo tutti quegli anni.

«Continuo non capire perché papà sia così...—»
«Restio? Arrabbiato? Diffidente? — Suggerì la madre. — Purtroppo la guerra ti cambia, tesoro mio. Per tuo padre ci vorrà più tempo per capirlo. Il dolore per la scomparsa di zio Fred non si è mai risanato.» Concluse triste.

Rose decise di non rispondere, sia perché non sapeva più cos'altro dire, sia perché lei non aveva vissuto la guerra e quindi non poteva capire il dolore che aveva provato e tutt'ora provava suo padre.
Riprese ad assaggiare l'impasto, che costatò essere molto buono prima di risentire la voce di sua madre.

«È smettila di mangiare il mio impasto, sennò stasera avremo mezza torta per cena!»

Risero entrambe, complici come sempre. Si era sempre sentita più uguale alla madre, in tutto, e in quel momento si rese conto che erano anche due migliori amiche, oltre che madre e figlia.
Le lanciò un po' di farina, che colpì il viso di Hermione lasciandole una macchina bianca sulla guancia.
La madre spalancò la bocca prima di prendere anche lei una manciata di farina, pronta a lanciargliela.
Ma rimase con la mano a mezz'aria, interrotta dal suono del campanello che riecheggiava per tutte la casa.

Si pulì le mani e il viso, prima di sorpassarla e puntandole un dito contro.

«Non finisce qui!» Sussurrò Hermione, fintamente minacciosa.
«Certo, certo.» Rose rise forte, accingendosi a seguirla.

Giunte alla porta, tutto si sarebbero aspettate tranne quello che videro.
Vi era un mazzo gigante di rose rosse da cui spuntavano due gambe fasciate da un pantalone nero.
Rimasero entrambe interdette, mentre si scambiarono uno sguardo confuso, prima di vedere quel mazzo di fiori calare e rivelare il viso di Scorpius. Draco Malfoy fece capolino subito dopo, salendo i gradini che separavano la veranda dalla porta principale e prese subito la parola.

«Scusate l'improvvisata, ma Scorpius ci teneva tanto a sapere come stessi.»
«Papà!» Protestò imbarazzato il ragazzo, mentre le guance gli si tingevano di rosso, cosa che Rose trovò adorabile.

«Salve Signora Weasley, mi scusi se siamo piombati qui senza avvisare.»

I modi educati da purosangue non tradiscono mai, pensò Hermione, regalando al ragazzo un sorriso gentile.

«Non preoccuparti, e chiamami Hermione, per favore! Ci fa molto piacere che siate qui, vero Rose?» Richiamò la figlia, che se ne stava imbambolata a guardare il ragazzo biondo ancora di fronte a lei.
«Eh? Ah si, si... certo.» Mormorò imbarazzata.
«Questi sono per te, non so il tuo fiore preferito, però tu sai che il mio sono le rose quindi...»
«Io... grazie.» Le guance di Rose era in tono con il suoi capelli in quel momento.

Scorpius non le riusciva a togliere gli occhi di dosso, mentre le passava il mazzo di fiori.
Era bellissima, molto di più di quanto ricordasse, ed erano passati solo due giorni.
Si sentiva un completo idiota, ma non era riuscito a frenare la sua voglia di andare da lei, ma aveva volto portarsi dietro il padre. Aveva bisogno di un supporto emotivo e sebbene Albus sarebbe stata la scelta più adatta, sapeva che con lui in mezzo non avrebbe mai potuto parlare con Rose.
Quindi suo padre era l'unica spiaggia possibile, ma dopo la sua ultima uscita di poco prima se ne stava già pentendo.

«Volete entrare? Metto a fare un po' di thè.» Disse gentile Hermione, mentre guardava i due ragazzi con occhi dolci.

«Grazie, Signor... emh, Hermione, ma io vorrei parlare un secondo con Rose, se me lo permette.»
«Ragazzo, non devi certo chiedermi il permesso.» Rise lei, seguita dalla risata di Draco che ancora stava alle sue spalle.

La situazione stava precipitando sempre di più verso un fondo di imbarazzo e disagio e Scorpius non sapeva più come uscirsene.
Guardò Rose, aspettando che lei decidesse se poteva parlarle o meno.
Non si era fatta né sentire né vedere in quei giorni e non sapeva come interpretare quei gesti.
Forse aveva capito che lui era un cretino.
Forse toccava a lui scriverle, o forse sì era resa conto che rischiare la vita per uno come lui era stata una completa pazzia e non voleva più vederlo.
Non sapeva più nulla, e presentarsi a casa sua, a quel punto, non sembrava più una buona idea.
Ma ormai era lì, fermo come uno scemo alla sua porta con la speranza che lei gli facesse il più piccolo cenno.

«Mamma, puoi metterli in un vaso in camera mia, per favore? Io torno subito.»

Passò i fiori alla madre senza staccare gli occhi dalla figura del serpeverde davanti a lei.
Aveva avuto un pensiero per lei così dolce che non sapeva come ringraziarlo, in più totalmente inaspettato.
Sembrava lucente, mentre i raggi solari del tramonto gli baciavano i capelli biondissimi, e si sentiva attratta da lui come una falena dalla luce.
Fece dei passi avanti e incerta gli passò di fianco, iniziando a scendere i gradini, sperando che capisse di doverla seguire.

Scorpius intanto era rimasto fermo mentre la osservava camminare, non riusciva a muovere più un muscolo e la vista di lei così sinuosa in quel vestitino bianco lo aveva atterrito.

«Scorpius, io credo dovresti andare.» Gli disse il padre, cercando di scuoterlo.
«Si, lo credo anch'io.» Rispose, ancora rimanendo fermo al suo posto.
«Allora vai!» La voce di Hermione che lo spronava ebbe l'effetto desiderato e in poco meno di due secondi l'aveva raggiunta, prendendo a camminare di fianco.

I due genitori rimasero a guardarli camminare vicini con il sorriso sulle labbra.

«Come sta?»
«Sta meglio, grazie. Ha gli incubi, però.»
«Se vuoi, posso portarle una pozione per farla dormire senza sogni.» Propose Draco, continuando a guardare davanti a lui.
«Non credo la prenderà mai. Le piace affrontare le sue paure senza trucchetti.» Ridacchiò Hermione.

Draco rise dopo di lei, mentre infilava le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Proprio come la madre.»
«Già.» Hermione si girò a guardarlo.
«Cosa le dici per farla calmare, allora?» Domandò curioso.
«Le dico sempre una frase del nostro libro preferito: Ricordate sempre del passato solo ciò che vi fa piacere.»

Draco si voltò verso di lei, e si perse a guardarla negli occhi.
Non li avrebbe mai dimenticati. Erano impressi nella sua memoria in modo indelebile. Una vita intera non gli sarebbe mai bastata per chiederle scusa di tutto il male e il tormento che aveva dato a quella donna che ora gli stava di fronte, l'unica cosa che poteva dargli era la verità, se la meritava.

«Ed io del mio passato, ricorderò sempre te.»

Gli occhi di Hermione si allargarono talmente tanto che presero a farle male.
Nessuno poteva sapere di quel storia, oltre Rose che non lo avrebbe mai detto a nessuno. Ma anche se fosse stato diversamente, il tono di voce di Draco era stato così dolce e sicuro, che c'era poco da discutere.

«Sei stato tu...» Sussurrò lei, con una nuova consapevolezza.

Draco allungò una mano, accarezzandole la guancia e togliendole una traccia di farina dal viso.
Non avrebbe stravolto la sua vita, l'aveva fatto già in passato nei modi peggiori, ed ora che tutto sembrava a sua favore glielo doveva. Gli doveva la possibilità di essere felice. E gli doveva la verità.
Fece solo un cenno di assenso con la testa, prima di sorriderle dolcemente.

«Ora è meglio che vada, Scorpius sa la strada di casa.»

Hermione vide solo le spalle del biondo e poi si smaterializzò, lontano da lei.
Sorrise, sapendo che aveva fatto bene a non giudicarlo mai, e felice per aver scoperto quella nuova realtà a lei preclusa per anni. Quando le aveva carezzato la guancia era convinta che l'avrebbe baciata, e seppe con estrema certezza il perché non lo avesse fatto. Non per un possibile rifiuto, ma perché avrebbe cambiato totalmente la sua esistenza e lo ringraziò con il cuore pieno di una nuova certezza.

*

Camminavano in silenzio da già un paio di minuti. Non si erano allontanati molto dalla casa di Rose ma la sera stava calando e lei iniziava a sentire dei leggeri brividi di freddo dovuti al venticello di quasi inizio settembre che si stava alzando.
Scorpius notò quel suo rabbrividire e si tolse la giacca elegante, poggiandogliela poi sulle spalle, arrestando i suoi passi. Rose si fermò subito dopo, imbarazzata da quel gesto e con le guance rosse.

«Grazie...»

Scorpius la guardava come se fosse la più bella delle dee scesa sulla terra, e forse lo era.
La coda di capelli rossi svolazzava leggera con il vento, e la gonna bianca seguiva lo stesso movimento. La sua giacca le arrivava poco sotto i fianchi, e la faceva sembra più piccola di quanto non fosse, più indifesa di quanto non era.

«Dovrei ringraziarti io, in realtà.»
«Per cosa?»
«Per avermi salvato la vita, senza pensarci un attimo, Rose.»
«Lo avrebbe fatto chiunque.» Sminuì lei, sentendo le guance riscaldarsi ancora di più.
«No, non è vero. Ma tu lo hai fatto, ed io non so se essertene grato o arrabbiarmi con te!» Asserì convinto.
«Come scusa?» Rose spostò gli occhi su di lui, alzando la voce.

Non solo lo aveva salvato, lui si prendeva anche la briga di essere arrabbiato? Per cosa poi?

«Oh, hai capito benissimo! Potevi morire Rose!» Il tono di voce tradì un principio di preoccupazione mal celata.
«È secondo te non lo so? Ma cosa diamine avete tutti! Non sono scema, so quello che poteva succedere!» Urlò lei.
«Lo sapevi e lo hai fatto lo stesso? Per Salazar, Weasley sei veramente scema allora, tu e il tuo maledetto orgoglio grifondoro!» Urlò spazientito lui.
«Malfoy, credo tu debba andartene.» Il tono di voce di Rose era cambiato, sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla piangere.

Aveva creduto che fosse venuto realmente per sapere come stesse e invece si era ritrovati a litigare di nuovo, come sempre. Non era cambiato nulla, per lui. E quella verità le costò un dolore al cuore insopportabile.
Essere innamorati faceva davvero schifo.
Si tolse la giacca e quasi non gliela lancio addosso, partendo a ritroso verso casa.

«Rose, aspetta!»

Si sentì tirata da un braccio, abbastanza forte da farla girare. I suoi occhia approdarono in quelli grigi del serpeverde davanti a lei, e non riuscì a reprimere il pensiero di quanto fossero belli.

«Perché non capisci?» Sussurrò amareggiato.
«Cosa dovrei capire?»
«Che io potrei morire se ti succedesse qualcosa Rose. Non ne valgo la pena!»

La rossa rimase bloccata sul posto da quelle parole, lui davvero credeva in quel che diceva e la cosa la faceva sentire così male.
Alzò la mano che teneva libera, e gli accarezzò una guancia, mentre vide gli occhi di lui chiudersi leggermente, mentre piegava il volto come a poggiarsi sulla sua mano aperta.

«Tu ne vali sempre la pena.»

Gli occhi di Scorpius si spalancarono di colpo, non riuscendo però a staccarsi da quel dolce tocco. Bastava quello a fargli sentire uno strano calore al centro dello stomaco e la voglia di baciarla che lo attanagliava da quando l'aveva vista non faceva che crescere.

«Scorpius, perché sei venuto a casa mia.»
«Rose dove tu sarai, li sarò anch'io.»

La mano che le cingeva il polso prese a salire sul suo braccio, arrivando alla cicatrice, che accarezzò con il pollice.
Era ruvida sotto il suo tocco e ne percepiva il dolore della tortura solo sfiorandogliela. Si sentiva così male a quel ricordo. Non avrebbe mai voluto che lei passasse quello che era successo.

«Se solo fossi arrivato prima...»
«Ma sei arrivato, è quello che conta.»
«Non permetterò più a nessuno di farti del male, neanche a me stesso.»
«Tu non mi hai mai fatto del male, Scorpius.»
«Ma è per causa mia se tu ora...—»
«Scorpius, lo rifarei tutte le volte che sarebbe necessario, per salvarti la vita.»

Scorpius sentiva il cuore battergli nel petto come un dannato, mentre la voglia di dirle quello che provava cresceva in lui sempre di più.
Poco importava se lo avrebbe rifiutato, poco importava se gli avrebbe riso in faccia o tirato un ceffone.
Sentiva il bisogno di dirle tutto, e nel caso non sarebbe finta come lui sperava allora significava soltanto che avrebbe vegliato su di lei da lontano.

«Rose, io devo dirti una cosa importante.— Prese parola, senza lasciarle il polso. — Io non so come funzionano queste cose. Non so cosa va detto e cosa no, so solo che tu mi fai incazzare come nessun'altra. So che le litigate con te sono un continuo sfiancante nelle mie giornate e che tu sei la strega più petulante e fastidiosa che abbia mai conosciuto.» Prese un respiro profondo, non curandosi del suo sguardo accigliato, ma cercando il coraggio per continuare. «Ma so che la sensazione che ho provato nel vederti in quel modo non voglio viverla più. Sento il bisogno di proteggerti, anche se so che tu sei capace di farlo da sola. Ho il bisogno di averti vicino, anche se so che tu basti a te stessa e sei meravigliosa per questo. Sento il bisogno di vederti, di parlarti, di toccarti. Tu mi conosci più di quanto pensassi, e non so come sia possibile. Io non so cosa provo, ma voglio scoprirlo. Voglio scoprirlo con te, al mio fianco. So che tu non hai bisogno di me, ma io sento un bisogno disperato di te.»

Quando finì di parlare le riservò solo uno sguardo veloce, prima di sposare gli occhi altrove, lontano da lei.
Si sentiva più leggero, libero da quello strano peso che gli gravava sul petto, ed era pronto a ricevere un sonoro "no" seguito da qualche risata.
Sapeva sarebbe arrivato, ma questo non significava che avrebbe fatto meno male.
Era pronto a tutto, tranne a quello che successe.
Sentì le dita di Rose sfiorargli il mento, mente lo spingevano a girasi e guardarla negli occhi.
L'azzurro e il grigio si scontrarono, mischiandosi e fondendosi insieme.
Poi Rose si alzò sulle punte dei piedi per arrivare alla sua altezza e gli cinse il collo con le braccia. La vide chiedere gli occhi e poi sentì soltanto la morbidezza delle labbra di lei sulle sue.
Rimase fermo per pochi secondi prima di cingerle i fianchi e stringerla a se.
Le labbra di Rose erano così morbide, mente si muovevano lente con le sue, in una danza leggera come le ali di una farfalla.
La strinse a se più forte possibile, quasi a volerla fondere con lui, voleva il suo odore sui vestiti, il suo sapore nella bocca e i suoi capelli a solleticagli la mano che era salita a stringerle il capo.
Voleva lei, e la consapevolezza che lo stesse baciando di sua spontanea volontà, lo riempì di gioia. Era così felice che sentiva il cuore scoppiargli nel petto.
Le chiede l'accesso con la lingua che lei non tardò a concedergli, continuando quella danza di labbra dal sapore così dolce.

Si staccarono senza aprire gli occhi, affannati e scossi ma non osavano allontanarsi l'uno dall'altro.
Stavano così bene stretti tra le loro braccia che erano convinti non ci sarebbe stato altro posto in cui avrebbero voluto stare per sempre.

«Anch'io voglio scoprirlo con te.» Sussurrò Rose sulle sue labbra, prima di risentire il sapore del bacio di Scorpius di nuovo sulla sua bocca.

La strinse forte mentre ancora la baciava, sollevandola da terra e facendole fare un giro tra le sue braccia.

Rose si staccò di nuovo, sia per riprendere fiato sia per poter riprendere a parlare.

«Però evitiamo di dirlo a mio padre. Non assicuro una sua pacifica reazione.» Ridacchiò, facendo ridere anche il biondo che ancora la teneva in braccio.

Fece un cenno di assenso con la testa prima di sorriderle felice.

«Tutto quello che vuoi, Rose. Farò tutto quello che vuoi.»

Ammise, prima di baciarla di nuovo.

*

«Quindi mi stai dicendo che il contratto è annullato?» Domandò Harry, confuso.

Il giorno dopo sarebbero dovuti partire per Hogwarts, così Harry aveva deciso di passare al Malfoy Manor per salutare il figlio prima della partenza, e lo aveva trovato in preda ad un piagnisteo e quasi alle convulsioni. Dopo un primo momento di panico aveva capito che il figlio stava facendo il melodrammatico e che fortunatamente stava bene e non gli era successo nulla di grave. Così si era apprestato a chiedere informazioni, non sapendo che, da quel momento, si sarebbe trovato incartato in una conversazione senza senso e con un figlio in preda al panico da gestire.

«Si papà! Tu non capisci. Quei due si sono tipo fidanzati, non lo so, sinceramente! Non ho più un lavoro adesso, capisci?» Disse tragico mentre si teneva la testa tra le mani.

Harry lo guardava sempre più scettico e sempre più confuso su cosa dire o fare.

«Un lavoro? Ma almeno ti pagavano?»
«Ovvio che si! Scorpius mi aiutava con Pozioni e Difesa contro le Artù Oscure e Rose con Trasfigurazione, Incantesimi e Atrimanzia!» Proferì, sempre più disperato. «Come farò adesso?»

Harry lo guardò sbigottito, e un po' accigliato, prima di accingersi a parlare.

«Ma una materia in cui vai bene esiste?»
«Volo! E in più sono il miglior cercatore di Quiddicth che Serpeverde abbia mai visto!» Rispose, vantando le sue doti.

Harry scosse la testa, profondamente amareggiato da quella situazione.
Intanto Albus, dopo il suo momento di auto-adulazione, era di nuovo sprofondato nella commiserazione più totale prendendo a mormorare sottovoce cose sconnesse.

«Ah papà, non lo dire allo zio Ron! Rose mi ha fatto giurare di non dirgli nulla. Se dovesse venirlo a scoprire ci trasfigurerebbe tutti in tazzine da thè.»

Harry ridacchiò, prima di battere una mano sulla spalla del figlio e assicurargli che non avrebbe parlato.
Poi si alzò, era arrivata l'ora di tornare a casa dalla moglie e raccontargli assolutamente quel siparietto divertente ma estenuante, così prese parola.

«Albus, io devo andare. Credo che dovrai trovarti un nuovo lavoro, per quest'anno. Magari studia eh!»

Albus lo guardò torvo prima di sbuffare e tornare a reggersi il capo con le mani.
Sarebbe impazzito per quei due, senza ombra di dubbio.

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