II
Prese un lungo respiro, la cassa toracica si espandeva lentamente mentre l'aria poco a poco colmava gli spazi e si infiltrava nella fragile massa tesa. Sentiva il battito del cuore estendersi persino fino alle orecchie, propagandosi poi come tante scariche elettriche in tutto il corpo. Quella mattina la sua vita avrebbe preso una svolta.
Era stanziata da più di un'ora in uno degli ampi corridoi dell'università, appoggiata alla parete poco distante dall'ingresso dell'aula, mentre attendeva che il Professor Cornwell terminasse la sua lezione. Aveva già in mano il plico di fogli, ordinatamente compilati, che il professore doveva solo firmare per autorizzare lo stage presso la sua famosa società di design: la Cornwell First, famosa in tutta la regione e la più prestigiosa del settore. La Cornwell First era diventato il suo obiettivo ed il suo tormento da oltre tre anni.
Sognava di fare un'esperienza brillante pre - laurea, nella speranza di proseguire l'incarico anche una volta conseguito il tanto sospirato titolo. Era l'unico modo per dimostrare ai suoi genitori che sarebbe riuscita a realizzarsi da sola, nonostante non avesse ereditato la bravura di suo padre, esperto architetto, e l'estro artistico di sua madre, rinomata pittrice. La Cornwell First, era la sua piattaforma di lancio.
Stava controllando per l'ennesima volta, in maniera ossessivo-compulsiva, che non mancasse niente nella documentazione, quando apparve lui: Chester Sfelts era il fusto dell'università, il sogno segreto di tutte le studentesse, l'erotismo puro, il Mr Grey di Yale. Ed il secondo uomo nella sua vita, dopo Gail, con cui aveva avuto un certo tipo di incontro ravvicinato, voluto per puro sfizio e soddisfazione.
Le sopracciglia si inarcarono in un gesto involontario mentre lo osservava camminare, assumendo una specie di effetto rallenty, avvolto da quell'incomprensibile aura di perfezione, mentre le ragazze che incrociavano il suo sguardo si prendevano a gomitate l'un l'altra per salutarlo o attirare la sua attenzione. Alzò gli occhi al cielo sospirando. Che spettacolo pietoso. Ovviamente non l'aveva degnata di uno sguardo, era plausibile. Conosceva a memoria le sue parti intime ma praticamente erano due estranei.
E andava bene così. Lo scopo di quella sera era stato concedersi per una volta un momento di leggerezza dalla costante rigidità della sua vita. Non aveva bisogno di sradicare neanche uno stralcio della sua attenzione dalla First per dirigerla verso un'altra delle sue avventure impossibili. Non con Chester, sarebbe stato come suicidarsi emotivamente.
Per un fortuito caso del destino i suoi pensieri traditori e contraddittori scoppiarono, improvvisamente stroncati dal rumore sordo della porta che veniva aperta e dal brusio sommesso dei gruppi di studenti che si precipitavano fuori come una mandria di cavalli al galoppo.
Respirò profondamente, stirandosi i vestiti con la mano, prima di varcare la soglia ormai sgombra.
- Buongiorno Professore - l'uomo sulla sessantina era ancora in piedi, chino sulla scrivania a setacciare i suoi averi. Accennò qualche piccolo colpo di tosse per attirare la sua attenzione - Ha un minuto? Avrei bisogno di parlarle -
- Purtroppo non adesso - alzò la testa solo dopo aver rapidamente riempito la sua cartella e nel giro di un decimo di secondo l'aveva già superata - Venga nel mio studio in orario di ricevimento -
Rimase immobile, sbattendo le palpebre ripetutamente. Era scappato con talmente tanta foga da rischiare di farle dubitare di averlo realmente visto. Infine scrollò le spalle, rincuorandosi. In orario di ricevimento l'avrebbe ascoltata.
***
Decisa a non farsi scappare per l'ennesima volta l'opportunità della sua vita, si era piantata davanti alla porta dello studio del Professor Cornwell, aspettando pazientemente la sua comparsa fin quando, stanca e sconsolata, non aveva deciso di abbandonare sulle panche in legno giacca e borsa, per rifocillarsi al distributore automatico poco distante, con qualsiasi cibo grasso che passasse al convento.
L'ansia le aveva chiuso lo stomaco, ma per un misero pacchetto di Oreo avrebbe potuto fare uno sforzo. Aveva bisogno di zuccheri o sarebbe svenuta per la tensione.
- Perché? - imprecò quando vide il girare ipnotico della spirale in ferro, che avrebbe dovuto schiudersi per liberare i suoi biscotti, fermarsi inesorabilmente. Scosse la grossa macchina scura con qualche lieve colpo sul vetro. Niente, il pacchetto era ancora incastrato nella spirale e non accennava a voler cadere. Colta da un improvviso moto d'ira, spazientita abbracciò la macchina come se si fosse trattato di un peluche gigante, usando tutta la forza che aveva per cercare di smuoverla. Non aveva più monete e quella stupida macchina non accettava banconote. Voleva i suoi Oreo - Dammi i miei biscotti! - esclamò ad alta voce, sconsolata, incurante di chi potesse sentirla e di cosa avrebbe potuto pensare.
- Stai cercando di sedurre la macchinetta? - sbiancò come un candido lenzuolo quando riconobbe il riflesso di Chester Sfelts, ovviamente piantato alle sue spalle, farsi più definito sulla superficie del vetro. Non si lasciò sfuggire il ghigno divertito che svettava attraente sul suo viso indecentemente bello. In un'altra qualsiasi occasione, avrebbe inghiottito l'imbarazzo ed avrebbe sfoggiato una battuta ad effetto, tipo che sicuramente sarebbe stato necessario più impegno per sedurre un distributore di merendine che quel poco che bastava per riuscirci con lui, ma si morse la lingua. L'ironia non era gradita in quel momento. Si voltò mostrando tutta la sua indignazione in un'espressione concitata, che lasciasse trasparire sufficientemente il suo stato d'animo.
- Voglio solo i miei biscotti -
- Devi dare tre colpi decisi a destra - così facendo, e senza troppa fatica, finalmente il pacchetto di Oreo finì nell'apposito scomparto dove avrebbe potuto finalmente agguantarlo. Quasi le venne da piangere quando strinse la plastica striminzita tra le dita.
- Grazie - esclamò con un tono di nuovo vivace. Chester tirò un sorriso sbieco e compiaciuto e lei non riuscì a scacciare dalla sua mente, superato il problema degli zuccheri, i ricordi che clandestinamente si intrufolarono nel presente. Non riuscì ad impedire ai suoi occhi di fare un check - up completo al fusto. Nonostante il maglione blu scuro di lana pesante, posto con la dovuta precisione sopra la camicia bianca, coprisse gran parte delle meraviglie di muscoli che componevano il suo fisico asciutto, in quel momento fu come averlo davanti agli occhi nuovamente nudo. Il suo corpo reagì in uno scorcio di eccitazione e dovette mordersi il labbro per riprendere il controllo. Accidenti, ecco i risultati dell'astinenza prolungata. Doveva tornare sulla terra e l'unico modo per stroncare le sue fantasie sessuali, ormai risvegliate, era pensare ai peli. Si, in quel ragazzo erano introvabili, non aveva nemmeno un pelo in tutto il corpo, ciò rendeva lei una scimmia in confronto e l'immagine d'insieme poco affascinante ai suoi occhi. Questo dettaglio non era riuscito a smontare la sua eccitazione quella sera per ovvi motivi, ma in quel momento poteva essere utile tenerlo a mente.
- Figurati, sono un gentiluomo - alzò gli occhi al cielo. Perfino il suo tono sapeva di esaltato. Chester era una meraviglia da osservare se solo fosse rimasto in silenzio. Un elevato insieme di muscoli ben assemblati e perfettamente scolpiti, senza risultare eccessivi, il viso pulito dai tratti appena spigolosi che trasudavano mascolinità. Gli occhi color nocciola incredibilmente profondi e sensuali. L'unico dettaglio che la lasciava perplessa era l'inspiegabile ostinazione nel lasciar crescere la criniera nera e perfettamente liscia, che teneva stretta in una coda di cavallo bassa. Arrivava quasi fino alle spalle e, sebbene una volta sciolti i suoi capelli corvini fossero morbidi al tatto ed un comodo appiglio in certi momenti libidinosi, quella pettinatura lo faceva sembrare un vero mentecatto. Vero anche che essendo lui ormai visto come una sorta di divinità dalla popolazione dell'università, sarebbe anche potuto andare in giro nudo con un cespuglio a forma di granchio in testa, senza risultare comunque ridicolo.
- Non sia mai una ragazza resti senza i suoi biscotti - sentenziò ironica mentre lui aveva già rivolto la sua attenzione ed il suo sguardo all'ennesima matricola che gli scodinzolava vicino agitando la corta gonnella. Involontariamente le cadde l'occhio su un dettaglio buffo: la ragazza era senza calze. Ma non avevano freddo? Era Gennaio, non piena estate. Stava per abbandonare quella triste parvenza di conversazione quando lui riportò gli occhi su di lei con fare riflessivo.
- Mi prendi in giro? - alzò gli occhi al cielo per l'ennesima volta, sospirando. Non vi era nemmeno un briciolo di spigolosità o decisione nella sua voce. Sembrava solo stupito, chiaro segnale che lo scambio di parole era andato troppo oltre il suo ciglio di attenzione. Almeno in futuro avrebbe ricordato anche la sua tonalità di voce, oltre le dimensioni del suo attrezzo.
- Ciao Chester - disse seria, poggiando una mano sulla sua spalla larga e possente - E grazie - gli diede le spalle prima di ripensarci, scrollando la testa per recuperare il focus sul suo vero obiettivo, ossia: la First, e non: replicare gli amplessi selvaggi con Chester Sfelts.
- Alla prossima - la sua voce le colpì l'udito come un soffio lontano. Si, figurarsi se ci credeva.
***
Strinse le palpebre per l'odore corposo della pipa che, nell'ufficio del Professor Cornwell, era ancora più avvolgente, tanto da lasciare quasi senz'aria. Le pareti in legno spesso sembravano assorbire ogni forma di ossigeno sopravvissuta a quella strage. Lasciò per qualche istante la porta aperta, nella speranza di abituarsi velocemente a quel fastidioso lezzo.
- Buongiorno Professore - lui le fece cenno di accomodarsi e lei colse l'occasione per posare i fogli sulla scrivania, prima di stracciarli tra le dita per la tensione.
- Eccoci qui - il suo accento inglese era una cantilena, usciva dalla sua voce profonda come un ritornello instabile. Strascicava le parole tra le labbra umide, rivelando alcuni suoni scomposti. Ai suoi occhi, quell'uomo era rivoltante ed ancora non riusciva a spiegarsi il motivo di tanta sciatteria da un personaggio di spicco come lui.
- Come ben sa, il mio obiettivo è quello di diventare una interior designer e l'ho seguita ovunque sia stato possibile farlo senza essere denunciati per stalking - ammise senza alcuna traccia di imbarazzo dopo essersi schiarita la voce con un lieve rantolo.
- Vada al punto - tagliò lui schietto ed una sensazione di allerta le tese i nervi. Strinse la presa intorno ai moduli che aveva appena agguantato tra le mani. Aveva seguito quell'uomo in lungo e in largo in quegli ultimi tre anni: lezioni il sabato mattina, conferenze, convegni, assemblee, presentazioni dei lavori più importanti del suo studio. Insomma era stata onnipresente. Aveva resistito fino allo stremo per sostenere la scia di tanfo che si trascinava dietro quell'individuo. Aveva finito per assuefarsi a quell'odore putrido che emanava, come risultato di un mix tra l'eccessivo aroma di pipa ed una qualche inintuibile sostanza puzzolente. Aveva sopportato ogni sputacchio fosse rimbalzato sul banco mentre a lezione spiegava con veemenza i concetti chiave per il successo, persistendo come unica superstite al primo banco pur di mostrare il suo entusiasmo ed il suo interesse. Gli era stata talmente tanto tempo intorno che sarebbe stata in grado di quantificare numericamente i granelli di forfora che aveva in quei pochi capelli sbiaditi.
- Vorrei presentare domanda per uno stage presso la sua società - andò diretta al punto, ponendo i documenti dal suo verso ed avvicinandoli a lui lungo la scrivania di legno scuro, tentando di contenere il leggero tremolio che si era impossessato delle sue dita. Una firma, serviva solo una firma. L'espressione annoiata del professore si tinse di un leggero stupore mentre i suoi occhi passavano dai fogli e lei, da lei ai fogli. Il formicolio lungo le gambe si accentuò.
- Oh, glielo sconsiglio - il suo tono divenne rigido e profondo quando lei, con già il braccio allungato per porgergli anche la penna, si bloccò di scatto. Cosa?
- Cosa? - il fiato fluì rapido come un soffio mentre il respiro andava contraendosi tra i polmoni e la trachea. Stava...non riusciva a crederci, stava rifiutando, pensò con un ruggito feroce. Tremava solo al pensiero, come poteva rifiutarsi? - Perché? - chiese allibita, ignorando la possibilità di apparire patetica. Lui scosse le spalle vagamente infastidito dalla sua presunta insistenza.
- Il mio parere è che lei non sia adatta a questo genere di lavoro - proferì solenne. Fu una doccia gelida, una martellata dritta in fronte, uno specchio finito in frantumi, con il riflesso delle sue ultime speranze.
- Ma ho sempre ottenuto ottimi voti - annaspò avvertendo il fiato mancare e l'agitazione prendere il sopravvento sulla ragione. Sarebbe saltata sulla scrivania per prenderlo dalla collottola e strattonarlo, se solo avesse potuto.
- Si, ha sempre svolto eccellenti lavori ma... - si passò una mano tra i capelli, scuotendo le zozzerie che aveva lì in mezzo, che quasi le venne un conato di vomito - Non la prenda male, ma lei non osa abbastanza. Ed in questo campo chi non osa è perduto - sentenziò avvicinandole nuovamente i fogli - Le suggerisco di riorganizzare le idee e concentrarsi su qualcosa che potrà assicurarle un futuro dignitoso - sputò su quella parola, seminando schizzi sui documenti ignorati e, con un cenno plateale della mano, le fece intendere che la chiacchierata era terminata. Tutto sotto il suo sguardo basito e deluso. Senza attendere oltre, sotto lo scalpitio dei muscoli tesi, si diresse verso l'uscita, solo dopo aver accennato un lieve movimento del capo come saluto. Incredibile, dopo la sua corte sfrenata, perfino lavorativamente parlando era stata rifiutata. Lo sconforto le attanagliò le ossa e quando scorse, prima di varcare la soglia, un cestino vuoto, vi lasciò cadere senza vergogna i documenti, ormai inutili e bersagliati.
- Dignitoso - ripeté atona prima di abbandonare la stanza ed il suo alone di tanfo che le avrebbe fatto compagnia per giorni, persistendo alle docce e perseguitandola con quella triste realtà.
Spazio Ila:
Eccoci qui! Nel giorno del mio compleanno ho questa piccola sorpresa per voi che spero gradiate!
Abbiamo avuto un piccolo assaggio di Chester...ma ancora ci sono tante cose da scoprire.
Cosa ne pensate almeno apparentemente di lui? Vi soddisfa?
Per il terribile professore ho preso spunto da un elemento che insegnava nella mia università, quindi si, esiste davvero! Si salvi chi può! Uhahah
Un grande abbraccio a tutte <3
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