When we met each other
"No time for rest
No pillow for my head
Nowhere to run from this
No way to forget"
-Battlefield-
Jeff e Jacob
Quando Jacob si era inoltrato nel bosco non poteva neanche lontanamente immaginare che qualcun'altro, arrivato circa quella mattina, stava invece cercando di uscirne.
Jeff, che era ormai da sei anni circa che continuava a cercare (T/n), spezzò scocciato un'altro ramo che gli impediva di passare per arrivare al paese vicino mentre sperava di non aver fatto un'altro buco nell'acqua.
Da quanto tempo durava ormai quel tira e molla?
Cinque? Sei anni?
A volta ripensando al tempo che era passato si chiedeva chi glielo avesse fatto fare a mettersi sulle sue tracce per così tanto tempo ma quel genere di pensieri non rimanevano nella sua testa per più di pochi secondi per poi essere sostituiti ancora con il pensiero di lei.
Togliersi qualcuno dalla testa non era mai stato così difficile e se prima era già pazzo ora doveva essere totalmente folle per impiegare ogni secondo del suo tempo libero per cercarla ma, se alla fine avrebbe riavuto (T/n) per se, a lui, della sua sanità mentale o di tutto il resto, non gli sarebbe importato poi più di tanto.
La cosa frustrante e che lo faceva impazzire davvero dalla rabbia però era che, ogni volta che si metteva sulle sue tracce, alla fine non trovava mai nulla.
Ogni volta che arrivava in un luogo dove avrebbe potuto trovarsi, da quella volta di tanto tempo fa, quei figli di puttana, la facevano sparire per tenerla lontana da lui e così non aveva idea di dove la portassero, dove la tenessero e cosa facesse o le facessero.
E la cosa lo faceva incazzare non poco ogni volta.
Teneva d'occhio le notizie, all'inizio dubitava che quella psicopatica si sarebbe trattenuta a lungo, e invece cazzo, trovare un caso che si potesse collegare a lei era più difficile di quanto avesse immaginato.
Corpi, tombe o sparizioni erano le uniche cose che cercasse nelle notizie e quando trovava qualcosa, il tempo di mettere insieme i pezzi di quel puzzle senza fine e senza immagine e già l'avevano portata via.
All'inizio aveva alternato momenti in cui aveva cercato di dimenticarla, occupandosi di altre ragazze, bevendo e uccidendo e facendo quello che faceva prima che avessero avuto quell'ultimo incontro a momenti in cui gli sembrava di esserne stato così ossessionato da averne le allucinazioni.
Non bastava il sangue, non bastavano le urla e non bastavano le preghiere delle sue vittime, non bastavano perché non era quello che voleva e ottenere qualcosa come un ripiego per qualcos'altro che voleva, perché ormai non poteva negarlo, la voleva, era una cosa estremamente fastidiosa e insoddisfacente così, alla fine, aveva fatto di lei una vera e propria ossessione personale a cui avrebbe dedicato tutto se stesso.
Voleva vederla, voleva toccarla e il pensiero di lei, di quegli occhi e di quelle espressioni, di quel dolore che aveva sentito e quella mente spaccata a metà in due persone totalmente diverse lo avevano affascinato e divertito così tanto che ora se ne poteva definire persino dipendente.
Dove mai avrebbe potuto trovare una preda, sempre che fosse ancora considerabile come una preda, simile a quella?
Per non parlare di quello che avevano fatto.
Il solo pensarci gli fece nascere un sorriso in volto e iniziò a ridacchiare tra se e se ripensando a quello che gli passava per la mente.
Quel sorriso però sparì subito dopo, possibile che ci avesse ripensato così tanto da ricordarselo a distanza di anni?
Imprecando spezzò un'altro ramo della fitta vegetazione.
Era palese ormai che lei gli appartenesse e voleva rimarcare il concetto riprendendola con se, lei non apparteneva a nessun'altro se non a lui, neanche a se stessa.
Ma era proprio sicuro che fosse lei ad appartenere a lui e non viceversa?
Aveva giocato con il fuoco e si era bruciato.
Con fastidio allontanò il pensiero, non poteva essere, non poteva accadere, non a lui.
Eppure era lui a girare come una trottola, questo era un fatto che non si poteva negare, come non si poteva negare che per cercarla avesse persino chiesto notizie a Liu.
Il fratello era stato sorpreso dal fatto che Jeff la cercasse ancora, non aveva informazioni particolari ma qualcosa che potesse aiutarlo forse si, qualche indirizzo, nomi di boschi o di paesi che aveva pronunciato con indifferenza.
Eppure tanto indifferente non era, vedeva quella strana ossessione, quasi una dipendenza, in mezzo a quegli occhi folli e si era chiesto se dopo tutto quel tempo in cui aveva sofferto come Jeff, impazzendo e dipendendo dall'omicidio, affondando nel fango senza mai toccare il fondo e senza speranza di risalire, perdendo il suo cuore e diventando un mostro, ora non fosse arrivato il momento per Jeff di soffrire come aveva fatto lui, soffrire per qualcosa che non fosse se stesso o il rimorso per ciò che aveva fatto a lui e alla loro famiglia.
Ma se Liu si faceva queste domande Jeff non pensava e agiva direttamente seguendo i suoi istinti, perché porsi domande inutili quando poteva direttamente avere ciò che voleva?
Eppure nonostante l'aiuto di Liu, era stato un buco nell'acqua, l'ennesimo.
Spostò un'altro ramo e si bloccò, c'era qualcuno davanti a lui ma non lo aveva sentito ne percepito, in parte perché era assorto nei suoi pensieri e impegnato a riversare la sua frustrazione sui vari rami e in parte, soprattutto per quello, perché quel ragazzino se ne stava immobile come una statua a fissarlo.
Jeff ovviamente non poteva sapere che lui era Jacob ne poteva riconoscerlo perché non lo aveva mai visto in vita sua ma questo non valeva per il bambino che anche nella notte più scura avrebbe potuto riconoscere quel volto bianco e rovinato, quegli occhi grandi come quelli del lupo nella favola di Cappuccetto Rosso che gli aveva raccontato la mamma, grandi e cerchiati di nero, lo guardavano come se fosse arrivato giusto in tempo per qualcosa di importante e quel sorriso, se davvero poteva considerarlo un sorriso perché ai suoi occhi sembrava essere davvero troppo largo per essere normale, lo intimoriva e aveva un qualcosa di davvero sinistro.
Era ancora più spaventoso che in foto, tutto in lui gli diceva di girargli alla larga eppure non si era dimenticato cosa avesse detto l'uomo in divisa mostrando la foto.
Lui poteva portarlo dalla mamma.
Non era quello mascherato e nemmeno quello incappucciato eppure anche lui era stato con la mamma.
L'aveva detto un adulto che in più era anche un poliziotto e gli adulti poliziotto non mentono mai....
....nei cartoni almeno.
Strinse il ciondolo per farsi forza e rimase fermo impedendosi di scappare.
Agli occhi di Jeff la situazione era totalmente inaspettata.
Il ragazzino aveva visibilmente paura di lui, forse non se ne rendeva conto ma stava tremando, teneva un qualcosa stretto nella mano che gli pendeva dal collo eppure, nonostante fosse bianco come un cadavere, non accennava a muoversi.
La stupidità era contagiosa nei giovani della nuova generazione.
In ogni caso i ragazzini non erano buon materiale per sfogare la frustrazione, duravano poco nella tortura ed era molto più divertente spaventarli a morte, non avrebbe quindi degnato Jacob di uno sguardo se non fosse stato che c'era qualcosa in quel ragazzino di estremamente familiare che da una parte lo attirava e dall'altra lo irritava.
Lo guardò meglio avvicinandosi di qualche passo, si sarebbe aspettato una fuga da parte sua ma Jacob piantò i piedi a terra e non scappò, se era stupido peggio per lui, pensò Jeff mentre con le mani in tasca si abbassava all'altezza del ragazzino.
"Come ti chiami?"
Gli chiese guardandolo negli occhi, ecco cosa gli dava fastidio, aveva dei banalissimi capelli bruni ma quegli occhi (c\c) era dannatamente simili a un paio che già conosceva.
Troppo simili.
"J-Jacob"
Disse il piccolo dopo dei vari tentennamenti, non gli piaceva quella persona, non gli piaceva quello strano sorriso e neanche il modo in cui lo guardava, l'insieme di tutto, gli trasmetteva un'inquietante allegria da parte di quell'individuo che nascondeva qualcosa di molto brutto.
Per non parlare della voce, canzonatoria, bassa eppure alta in certe espressioni, Jacob non sapeva definirla in una parola che non fosse inquietante o spaventosa.
"Ma che bel nome Jacob, io sono Jeff"
Gli rispose ridacchiando e scompigliandogli i capelli con la mano destra facendola scivolare fino alla guancia paffuta e sporca di terra.
Gli avrebbe strappato via quegli occhi (c\o) e poi lo avrebbe ucciso, altro tempo da sprecare non lo aveva specie se a causa di bambini cretini che non capivano quando era meglio darsela a gambe.
Non che ci sarebbe riuscito in caso.
Jacob rabbrividì al tocco di quella mano, più di ogni altra cosa voleva staccarsi di dosso quella mano ruvida e dalla pelle rovinata che rendevano il tocco così spiacevole, il problema era che si era paralizzato, e questa volta non per una sua decisione ma per la paura che lo incatenava al suolo, gli irrigidiva i muscoli e lo faceva tremare e balbettare.
Voleva chiedere a quella persona se conoscesse davvero la mamma ma il suo cuore batteva così forte che sperava che la persona presentatosi come Jeff non lo sentisse, eppure dal sorriso di quell'uomo, sembrava che invece si stesse beando di quel suono.
Ad un tratto, lentamente, Jeff iniziò ad estrarre qualcosa dalla sua tasca della felpa, Jacob lo riconobbe come un coltello e il suo respiro si fece affannoso, la mamma non glielo aveva mai puntato contro come invece stava facendo ora Jeff.
"Perché non facciamo un gioco Jacob?"
Jacob spalancò gli occhi per la paura e cercò di allontanarsi dopo aver sentito quella proposta fatta con un tono così inquietante e strano ma quando si dimenò per sfuggire alla sua presa e scappare per la seconda volta in quella giornata, Jeff si mise a ridere e lo afferrò con forza per i capelli strattonandolo e facendogli male.
"No! Lasciami! Non voglio, non voglio giocare con te!"
Con entrambe le mani cercò di liberarsi dalla presa di Jeff che invece rideva divertito e ora che si era rialzato in piedi stava scuotendo violentemente il bambino a destra e a sinistra come sono soliti fare i pescatori sugli scogli con i polpi appena pescati.
"Non ti sembra un po tardi per ripensarci?"
Con uno strattone portò la testa di Jacob all'indietro facendogli male e facendo in modo che lo guardasse negli occhi con quello sguardo pieno di paura e nuove lacrime.
"Ma che begli occhi che hai, non come i miei certo, ma perché non me li fai vedere più da vicino Jacob? Conosco un modo per renderli ancora più belli!"
Finì la frase ridendo e avvicinò la lama all'occhio, era pronto a farla entrare nel bulbo oculare il più lentamente possibile, si sarebbe pentito di aver avuto occhi così simili a quelli di lei, pensò, ma, quando ad un tratto, il ciondolo che fino a quel momento il bambino aveva tenuto stretto nella sua mano, attirò la sua attenzione, il suo divertimento sparì e si fece serio.
Lo ricordava uno simile a quello, anzi, uguale.
Lo ricordava perché era l'unica cosa che (T/n) si fosse rifiutata di togliere quella volta, lo aveva guardato con affetto e poi ne aveva spiegato il significato, non era stato molto attento in quel momento, troppo impegnato a baciarle e morderle il collo e le spalle per ascoltare, a sentire il sapore della sua pelle, eppure aveva capito che era qualcosa di davvero importante dalla quale non si sarebbe mai separata.
Neanche per lui.
Poteva davvero essere lo stesso?
"Dove l'hai preso?"
Il suo cuore batteva più del previsto mentre lasciava i capelli del ragazzino e afferrava il ciondolo.
Jacob al suo gesto si mise subito ad urlare.
"Lascialo! Me lo ha dato la mia mamma! E' mio!"
Il bambino cercò di riprendersi il ciondolo che Jeff gli aveva strappato dal collo e che ora stava osservando all'altezza dei suoi occhi in modo che il piccolo Jacob non potesse riprenderselo.
"Ridammelo!"
Jeff avrebbe volentieri preso a calci il ragazzino che cercava di riprendersi il ciondolo saltandogli intorno e arrampicandoglisi addosso, strattonandogli la felpa e dandogli fastidio, lo guardò con durezza per ammonirlo con lo sguardo una volta e il disprezzo negli occhi di Jeff incontrò la disperazione negli occhi di Jacob.
Fece una smorfia e gli diede una ginocchiata nello stomaco per staccarselo di dosso facendo cadere a terra il bambino.
La sua mamma?
Evidentemente era stato solo un caso che qualcun'altro avesse il suo stesso ciondolo, non stavano parlando della stessa persona, doveva saperlo che (T/n) non se ne sarebbe mai separata.
Aveva solo perso tempo.
"Ah si? Bhe io non vedo il problema se questo ciondolo te lo ha dato quella puttana di tua madre o meno perché tanto dubito che la rivedrai piccolo bastardo"
Jeff sorrise e si preparò a colpire Jacob con l'arma.
Il bambino da parte sua era rimasto colpito da quelle parole, non aveva idea di cosa significasse quella parola con la quale aveva descritto la sua mamma ma sembrava davvero brutta, come si permetteva quel brutto signore di insultare la sua mamma?
"La mia mamma non è quella cosa che hai detto tu! Si chiama (T/n) ed è bellissima!"
Il cuore di Jeff perse un colpo, il coltello si fermò a pochi centimetri dalla gola del bambino che ora lo guardava con aria di sfida, poteva credere ad una coincidenza ma non a due.
Dal canto suo Jacob, vedendo che Jeff si era fermato e lo guardava stupito, pensò di averlo rimproverato per bene e che ora si stesse sentendo in colpa per quello che aveva detto sulla sua mamma e così si sentì autorizzato a continuare con la descrizione della sua mamma.
"La mia mamma ha gli occhi come i miei ma sono più belli i suoi, a volte sono cattivi ma altre volte sono gentilissimi, ha dei bellissimi capelli (c\c) e i coltelli che ha lei sono mille volte più belli del tuo e quello è un regalo della mia mamma prima che la portassero via, lo rivoglio!"
Jacob saltò in piedi e allungò la mano aperta e guardando fiero Jeff che aveva abbassato il coltello e ora guardava il ragazzino come se si fosse trasformato in un'alieno da un momento all'altro.
Chi cazzo era quel ragazzino che chiamava (T/n) mamma?!
Parlava di lei, doveva essere quella (T/n), la sua (T/n), le coincidenze erano troppe, non poteva credere in una casualità, non quando non aveva nessun'indizio tra le mani e quando quel ragazzino sembrava conoscerla.
Jacob stese ancora di più la mano verso Jeff per riavere il suo ciondolo e quest'ultimo si riscosse dai suoi pensieri.
A chi importava chi era quel ragazzino?
Aveva detto che l'avevano portata via, magari aveva visto chi e sapeva persino dove, con le buone o le cattive glielo avrebbe estorto, si sorprendeva che quei bastardi avessero lasciato indietro un testimone del genere ma non per questo si sarebbe fatto degli scrupoli ad usarlo.
Se aveva lasciato il ciondolo a quel bambino forse lui sapeva anche altro, per quanto ne potesse sapere un ragazzino.
"Chi l'ha portata via? Dove l'hanno portata?"
Jacob allungò ancora la mano insistente, non avrebbe parlato se lui non gli avesse ridato il ciondolo.
Jeff perse la pazienza e mollò un ceffone al bambino.
Senza neanche accorgersene Jacob si ritrovò a guardare da tutt'altra parte con un'insistente bruciore alla guancia e il rumore del ceffone ancora nelle orecchie, il suo cuore iniziò a battere più forte, nessuno lo aveva mai picchiato fin'ora e forse era più stupito che impaurito quando Jeff lo afferrò di nuovo con forza e gli fece girare di nuovo la testa in modo tale che lo guardasse in volto.
"Dove cazzo l'hanno portata?!"
Alle sue urla e davanti a quello sguardo furente Jacob si spaventò davvero e ritrasse subito le mani al petto cercando di chiudersi in se stesso e rispondendo spaventato sotto lo sguardo implacabile e spaventoso di Jeff.
"H-ha detto che andava sull'isola... L'isola che... che ha segnato sulla mia mappa..."
Per Jeff si aprirono i cieli, finalmente qualcosa di preciso!
Finalmente un posto dove avrebbe potuto trovarla e riprendersela!
Fanculo il ragazzino e tutti gli altri, fanculo quei sei anni di merda, alla fine l'aveva trovata.
Jeff sorrise con un'inquietante sorriso di soddisfazione, così largo che minacciò di aprire ancora una volta le sue cicatrici, mentre Jacob racimolava il suo coraggio, aveva capito che quel Jeff stava cercando la sua mamma, doveva fare la sua mossa, ora o mai più.
"Vengo con te!"
Cercò di guardare Jeff negli occhi ma sotto quello sguardo ora freddo e infastidito dalle sue parole non riuscì a mantenere il contatto a lungo e riabbassò lo sguardo, impaurito che potesse picchiarlo di nuovo per averlo infastidito.
"Eh?"
Di che stava parlando quella pulce?
"Vengo con te a cercare la mamma, saluto papà e vengo con te..."
Ripeté Jacob tenendo sempre lo sguardo basso e abbassando la voce sempre più insicuro prima di essere interrotto da Jeff.
"Scordatelo, mi dai la mappa e me la cerco da solo"
Non sapeva che relazione ci fosse tra quel bambino e (T/n) ma più guardava quegli occhi (c/o) più a malavoglia si convinceva che potesse essere davvero suo figlio, ma allora chi era il padre?
Il pensiero di qualcun'altro che metteva le mani addosso a (t/n) gli bruciò nel petto, come osava darsi a qualcun'altro?
Chi cazzo era suo padre?
Oppure l'aveva violentata?
In ogni caso lo avrebbe ammazzato.
"Ti prego, ti do la mappa e tu mi porti con te"
Jeff osservò il moccioso che si era impuntato a voler andare con lui a cercare (t/n) con le mani chiuse in preghiera e lo sguardo implorante.
Che seccatura.
"Non puoi sei troppo piccolo"
Aveva ribadito per toglierselo subito di torno.
Si sarebbe fatto dire dove era andata (t/n), avrebbe preso la mappa e poi lo avrebbe scaricato a casa.
Jacob si impanicò a quel commento, doveva dire qualcosa, dimostrare che non era affatto piccolo o certo, essendo Jeff un'adulto, lo avrebbe lasciato indietro.
"Non è vero! Io ho sette anni così!"
Disse mostrando una mano con tutte e cinque le dita aperte, non le aveva contate ma aveva detto il primo numero che gli era sembrato grande.
Jeff guardò dubbioso il palmo della mano che il bambino gli mostrava deciso.
Ora non c'erano dubbi, in quanto all'essere idiota era uguale alla madre.
"Ricontale"
Gli ordinò indicandogli la mano per dargli un'altra possibilità e posando il ciondolo nella tasca della felpa, se lo sarebbe tenuto lui come ricordo.
Jacob guardò preoccupato le dita e iniziò a contare ad altra voce, si accorse che non potevano essere sette e cercò di fregarlo.
"Uno... due... Cinque, sei, sette!"
Jacob pronunciò gli ultimi numeri a voce più alta e più velocemente dei primi.
Jeff lo guardò meno convinto di prima, non era idiota, sapeva contare, guardò il bambino negli occhi e incontrò la sua determinazione.
Strinse i pugni e riprese a respirare, non si era neanche accorto di aver trattenuto il respiro, anche lei era incredibilmente determinata, quasi testarda, guardare quegli occhi era come riaverla davanti.
Non sapeva se esserne infastidito o grato.
"Secondo me ne hai dieci così"
Disse alla fine alzando i medi della mano destra e della sinistra e mostrandoglieli.
Jacob lo guardò dubbioso, in fondo lui aveva usato due mani e lui una sola per dire quel numero che era sicuramente più grande di sette, eppure non era convinto.
"E sono tante?"
Chiese scettico comparandole alle cinque dita aperte sulla sua mano.
Jeff rise dei dubbi del bambino ma si sforzò di sembrare serio per continuare a prenderlo in giro, infondo era stato fortunato, sia lui che il ragazzino.
"Oh si, sono tantissime"
E così dicendo si mise le mani in tasca e si allontanò verso l'uscita del bosco lasciandosi Jacob alle spalle a contare le dita certo che poi lo avrebbe inseguito.
Jacob alzò lo sguardo al rumore dei suoi passi che si allontanavano, non poteva certo perderlo di vista ora che lo aveva trovato, lui sarebbe stato il suo biglietto da visita per ritrovare la mamma e la chiave per decifrare la mappa.
"Non è vero! Mi hai mentito!"
Lo accusò mentre si affannava a raggiungerlo e a rimanere al suo passo.
Jeff si mise a ridere di gusto.
Era stato davvero fortunato.
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Si sono morta....
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