Our history
"Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missing home
Only know you love her when you let her go
And you let her go"
-Let her go, Passenger-
Jeff's pov
L'autunno volgeva ormai al termine e la neve ricopriva già le grige lapidi di un grande cimitero delimitato da una ringhiera e da un cancello in ferro nero battuto, i viali tra le tombe erano ricoperti di neve ai lati e i grandi cipressi decoravano quel giardino della morte tra cespugli rinsecchiti e vasi vuoti.
Si trovava al limitare della grande città nella quale mi ero momentaneamente trasferito, non lo visitava praticamente nessuno, ai vivi cittadini di città i morti non importavano e i morti non si lamentavano certo di questa dimenticanza.
Quando vi ero entrato una fitta fastidiosa mi aveva preso al petto, ovviamente non era la prima volta che ne vedevo uno di cimitero, non poteva essere l'ambiente ad avermi fatto sentire in quel modo, a volte andavo a trovare la tomba dei miei vecchi e solo davanti alla loro lapide mi prendeva una sensazione simile.
Non si stava male nei cimiteri, i morti non parlano ma a volte sono anche tremendamente noiosi, sepolti sotto metri di terra ad aspettare la visita di quei parenti o amici che, ipocriti come sono, gli dedicano più attenzioni ora da morti che prima da vivi, il bello è che, per certi versi, ero uno di quegli ipocriti, andavo a piangere sulla tomba dei miei nonostante non potessero sentirmi e continuavo a rimpiangere il mio errore.
Non avrei mai pensato di sbagliare di nuovo.
Da quando (t/n) era morta insieme alla sorella, la felicità che avevo provato era andata sempre più scemando e, alla fine, era rimasta solo la consapevolezza di aver perso qualcosa di importante, non riuscivo a togliermi quella ragazza dalla testa.
Più volte ero tornato vicino a quel precipizio ma di lei non era rimasto nulla, nulla di materiale almeno.
Della sorella non mi importava un cazzo, poteva morire altre cento volte per me, ma l'altra, (T/n), lei era tutta un'altra storia.
Ricordi e sentimenti, un completo caos.
Non riuscivo a dimenticare quei giorni che avevamo passato insieme, non molti certo, ma sicuramente più... felici, oserei dire... di quelli che passavo in genere, ma soprattutto non potevo dimenticare come li avevamo passati.
Dopo giorni di tormento e resistenza in cui avevo provato a ignorare ciò che era rimasto di (t/n), avevo deciso di scavare nel suo passato.
Giusto per togliermi questo tarlo, nulla di più dicevo, pensavo che se mi fossi informato su di lei, se avessi scoperto tutto di lei, alla fine non ci sarebbe stato più nulla di interessante in lei e avrei potuto benissimo lasciarmela alle spalle.
Così mi ero messo a cercare giurandomi che quella sarebbe stata l'ultima volta e occasione in cui avrei pensato a lei.
Ero quindi partito a indagare dalla città in cui aveva vissuto fin da quando era nata e fino alla maggiore età e lì avevo scoperto che dopo l'incidente e la morte della sorella, i genitori erano stati consumati dal dolore della perdita di una delle figlie che non riuscivano a dimenticare, cosa che non avrebbero potuto neanche volendo dato che la sua copia vivente gli girava per casa, e a poco a poco anche loro si erano ammalati e alla fine, erano morti.
Che fine idiota e banale, avevo pensato.
Dal canto suo (T/n), dopo l'incidente, era stata imbottita di antidepressivi finché il suo psicologo non aveva decisione che forse vivere in una città più piccola e fare nuove conoscenze sarebbe stato d'aiuto a patto che si fossero visti una volta a settimana le prime volte e che avesse continuato con le medicine.
Lei aveva accettato e così mi era finita tra i piedi.
Mi ero informato anche sull'incidente, nulla di che in un certo senso, il solito coglione al telefono che non riesce a frenare in tempo, (T/n) era sulle strisce pedonali e la sorella si era gettata in mezzo per salvarla e ci era rimasta secca mentre (T/n), a causa della riabilitazione dopo l'incidente, aveva saltato un'anno di scuola e quindi era rimasta indietro con gli studi dovendo ripetere l'anno.
Avevo visitato la sua vecchia casa in quella città, un appartamento al primo piano che affacciava su una strada abbastanza ampia e alberata.
Avevo frugato anche a casa sua, quella nuova dove si era trasferita da sola.
Ovviamente anche la polizia lo aveva fatto e aveva messo tutto sottosopra trovando però solo alcuni vestiti macchiati di sangue dentro al piccolo bagno sotto alle scale, evidentemente gli ultimi che aveva indossato prima di incontrarmi, e alcune armi, del resto non potevano trovare altro lì dentro, era una stronza ma non era idiota, sapeva il fatto suo infondo.
C'erano le prove, le impronte digitali corrispondevano e poi c'era anche la fuga, avevano tutto l'occorrente per schedarla in quanto assassina e ricercata ma non era quello che stavo cercando io, a me non interessava di quella personalità assassina ma di quella con cui avevo parlato e con la quale avevo passato del tempo prima di commettere quell'errore madornale e ammazzarla.
Conoscendo il tipo, pensai che avesse una sorta di diario ma frugando per casa non avevo trovato niente, mi stavo per arrendere quando, come ultima spiaggia, controllai il giardino, ora non era questo granché ma si poteva vedere che qualcuno lo aveva curato molto in passato e fu lì che, nascosto sotto la terra dei vasi, trovai un diario e delle lettere.
Le lettere erano delle raccomandate dallo psicologo che le suggeriva di non smettere le sedute nonostante l'evidente miglioramento mentre il diario citava tutt'altro.
Una pagina recitava più o meno così.
Sono abbastanza sicura che gli antidepressivi non siano utili, mi causano continui problemi di memoria, avevo deciso di tenere questo diario per ricordare meglio le cose ma non posso tenerlo in casa.
Non so perché, ma le cose spariscono in casa o meglio, le metto da una parte e il giorno dopo sono da tutt'altra oppure non riesco più a trovarle.
Sarà la stanchezza.
Forse dovrei dirlo al dottore ma qualcosa mi dice di non farlo, una specie di sesto senso.
Mi manca mia sorella, lei era la mia consigliera e io la sua, seguire quell'istinto che solo lei aveva mi fa sentire meglio.
A volte ci penso a lei, non sarebbe dovuta finire così, guardo quella foto che ci eravamo fatte, ricordo quanto ridevamo e ci divertivamo a scambiarci i ruoli e a fare esasperare gli altri, quello che era mio era anche suo, se solo potessi riaverla con me, ho pianto così tanto per lei che ora ho solo un grande vuoto nel petto.
Il giorno in cui mi sono svegliata non avevo idea di dove fossi o chi fossi, sapevo di essere qualcuno ma non sapevo chi, perdita momentanea della memoria l'avevano chiamata, mi ricordo che ogni volta che mi guardavo allo specchio mi veniva da piangere e non sapevo neanche il perché, forse sarebbe stato meglio non saperlo mai.
In classe non va molto bene, tanto per parlare di cose allegre insomma, mi trattano male, sarà che sono nuova e indietro di un anno, io in caso cerco comunque di sorridere.
A proposito della classe però, è successo un fatto curioso, qualche giorno fa Lena, la ragazza dai capelli neri e lunghi di cui ti avevo parlato, quella che sta nel gruppetto con Alice, mi aveva spinta giù per la rampa di scale, non so perché l'abbia fatto ma per miracolo non mi sono rotta l'osso del collo, ma non è questo il fatto, il giorno dopo non è venuta a scuola e quello dopo ho saputo che qualcuno l'aveva aggredita ed era caduta dal terzo piano, è viva per miracolo ma non è ancora cosciente, nessuno sa cosa le sia accaduto.
Mi dispiace per lei.
La data era poco dopo una settimana dall'inizio della scuola per poi riprendere verso metà ottobre.
Ricordi Lena? Altri episodi simili si sono verificati, meno gravi ma la gente ha iniziato a dire che porto sfiga, mi evitano ma mi hanno invitata comunque per Halloween, forse non dovrei andare?
Però potrebbe essere un modo per allacciare nuovi rapporti e rompere le apparenze, non dovrebbe essere male come idea.
Il resto non era molto importante, resoconti precisi di giornate e appunti di ogni tipo, non erano importanti eppure mi ero ritrovato a leggerne ogni pagina come un'idiota, a volte mi ritrovavo semplicemente a guardare le sua calligrafia, illeggibile e a volte incerta, e allora mi arrabbiavo con me stesso e in uno scatto d'ira, una volta, ne avevo staccato tutte le pagine solo per poi rimpiangere le mie azioni e raccattarle una volta calmato e mettermele da parte.
Un'idiota insomma.
Tornando al diari, salvo commenti e riflessioni su tutto quello che vedeva, sembrava che volesse disperatamente ricordare tutto ma che ogni volta avesse vuoti di memoria sempre più grandi.
Avevo fatto una smorfia leggendo con quanta preoccupazione annotava ogni volta i suoi vuoti, ne era terrorizzata eppure non voleva chiedere aiuto a nessuno continuando a fare finta di nulla e a fingere che andasse tutto bene.
Un'idiota anche lei insomma
Non mi sorprendeva però che a quella bastarda non fregasse un cazzo di prendere sempre più tempo per le sue uscite.
Alla fine, vagando un po a caso per i viali del cimitero e leggendo qualche nome di tanto in tanto, arrivai alla lapide che stavo cercando.
Se non mi fossi fermato un'attimo a scaldarmi probabilmente non l'avrei mai vista.
Il freddo era pungente e nuvolette di vapore uscivano dalla mia bocca ogni volta che respiravo cercando di scaldarmi le mani col fiato per poi rimettermele nella tasca della felpa, quando la notai, in un angolo nel fondo del cimitero nascosta tra i cipressi e la neve, grigia e spoglia, attirò subito la mia attenzione.
Non vi era nulla, (t/n) era rimasta sola e probabilmente era sta l'unica a visitare quella tomba per chissà quanto tempo, potevo quasi immaginarmela, in lacrime davanti ad un sasso scritto e con magari qualche fiore e qualche parola dolce per qualcuno che, senza che lei lo sapesse, la voleva morta, lei non era una di quegli ipocriti come me, ma ora che anche lei era morta, indirettamente per causa mia, e nessuno avrebbe più visitato quella tomba.
Mi avvicinai con calma e con il cuore che batteva mentre le mie scarpe affondavano nella neve.
Lessi il nome.
Il cognome.
La data di nascita e quella di morte.
Feci qualche calcolo, aveva (tua/età) quando morì.
Se non sbaglio (t/n) doveva avere circa diciotto anni.
Guardai la foto e rimasi a fissarla.
Una ragazza sorridente, capelli (c/c), occhi (c/o), la copia di (t/n) solo più giovane.
Ma quella non era (T/n), non potevo piangere su quella tomba, non avevo un posto dove potessi cercarla per chiederle scusa e non potevo neanche pretendere che tornasse da me, quella non era (T/n) e non potevo illudermi così andando a parlare sulla tomba di quella stronza.
Allora perché non potevo pretendere di dimenticarla?
Una rabbia ceca iniziò a nascermi dentro, strinsi i denti della mandibola fino a farmi male e infilai le unghie nella carne, stringendo le mani a pugno, tutti i miei muscoli si tesero per la rabbia quando lanciai un calcio alla lapide più forte che potei.
ERA MORTA MALEDIZIONE!
MORTA.
SEPOLTA.
SPARITA PER SEMPRE!
Era quello che volevo!
E allora perché non potevo essere soddisfatto come sempre?
Perché sentivo di aver sbagliato qualcosa?!
Cosa cazzo avevo sbagliato?!
(T/n) era morta e allora?
Un effetto collaterale per la dipartita dell'altra e la mia vittoria, nulla di più cazzo!
Era una vittima, una vittima come le altre.
Inutile.
Stupida.
Impacciata.
E allora perché mi incazzavo nonostante mi ripetessi ogni volta quelle cose?
Per quale motivo era morta?
Perché avevo iniziato a cercare informazioni su di lei?
Volevo forse dimostrare che non mi ero legato a lei?
Ma per favore, chi volevo prendere ancora per il culo?
Sferrai un altro calcio alla lapide e uno ancora ignorando il male che mi stavo procurando.
Non potevo perdonarle di essere morta, di essere stata così debole e stupida da voler morire senza opporre resistenza.
Poteva urlare cazzo! Poteva urlare, scalciare, lottare e cercare di scappare come tutti e invece era rimasta con me fino alla fine e io avevo commesso la cazzata di ammazzarla.
"Che stai facendo?! Ma non ti vergogni ragazzo?!"
Una voce alle mie spalle e un rumore di passi nella neve che venivano verso di me, era un'uomo, nessuno di importante in questo momento.
Ignorai le sue parole e sputai sulla lapide con rabbia e disprezzo per quella stronza che, anche morendo, era riuscita a vincere su di me un'altra volta.
Per pensare a (T/n) non lo avevo sentito arrivare.
Perché non riuscivo a lasciarla andare?
"Se non la smetti subito chiamo la polizia, il tuo comportamento verso i morti è indecente ragazzo"
Al sentire le sue parole, schifate e sprezzanti, nei miei confronti, mi misi a ridere coprendomi il volto con una mano e, la mia risata, risuonò in quel cimitero fredda come la neve che lo ricopriva.
Doveva rompermi i coglioni anche da morta quella stronza, quanta ironia ci sarebbe stata se mi avessero arrestato per aver "disturbato" il suo riposo.
L'uomo osò avvicinarsi fino a toccarmi un spalla con la mano guantata per girarmi e guardarmi in volto.
"Ehi dico a te vandalo!"
Grosso errore.
Mi girò con forza intenzionato a darmi una lezione ma appena vide il mio volto sotto al cappuccio sbiancò e la sua presa si irrigidì sulla mia spalla.
Gli dedicai un sorriso accompagnato da quella voglia omicida che non mi aveva mai abbandonato e che ora mi pregava di ammazzare qualcuno e lo guardai negli occhi quando questi si dilatarono per lo stupore al sentire la lama trapassare il giubbotto, la maglietta e la carne viva.
Cercò di staccarsi, la mandibola con un 'accenno di barba spalancata per lo stupore e i capelli bruni che gli ricadevano in avanti, non avrebbe dovuto avere più di vent'anni, cercò di scappare ma io lo afferrai per il colletto della maglietta con la mano libera, quella che mi ero ferito e che stava piano piano guarendo, e lo avvicinai portando più a fondo la lama.
"Capiti proprio a proposito sai?"
Gli dissi guardandolo in volto e rigirando la lama nel suo stomaco per provocare il massimo danno, non mi sarei perso neanche un piccolo istante della sua sofferenza.
Era più alto di me e dovetti alzare il viso per vedere il sangue che lo strozzava uscire dalla sua bocca sporcando i denti di quella sostanza rossa e mischiata a saliva che una volta uscita fuori dalla bocca, oltre le labbra, scivolò giù per il mento fino ai vestiti che stavano rapidamente assorbendo il sangue che fuoriusciva della ferita aperta.
"C'è questa ragazza, carina, capelli (c/c) e abbastanza imbecille a prima vista che non riesco a togliere dalla testa, qualche consiglio?"
L'uomo cercò di rispondere, protestare e cercare di allontanarsi continuando a vomitare sangue.
Strinsi i denti ed estrassi il coltello per poi colpire la coscia e lasciarlo cadere al suolo con un tonfo.
"Qualche consiglio?!"
Ripetei la richiesta e la sua unica risposta fu quella di scuotere la testa con le lacrime che gli rigavano il volto e tossire altro sangue sulla neve, com'era bello quel contrasto, pensai prima di tornare a dedicarmi all'uomo.
"Bhe io ho qualche idea invece..."
Sadicamente allargai il sorriso sul mio volto fino a rompere le cicatrici sulle guance in alcuni punti e sentendo il sangue caldo che ne fuoriusciva colarmi lungo il mento e poi giù per il collo, fissai il suo volto riflettendo la sua paura nella follia dei miei occhi spalancati e senza palpebre mentre un pensiero aveva preso immediatamente forma in quel momento malato.
Se non riuscivo a dimenticarla almeno potevo provare a distrarmi in altri modi.
Ridacchiando alzai il coltello e tra le sue suppliche e preghiere calai il colpo e inizia a inveire su di lui riversando tutto il caos, la rabbia e il rimorso che avevo dentro.
Sapevo che probabilmente sarebbe stato inutile.
Non sarebbe bastato.
Non sarebbe durato a lungo.
Non me l'avrebbe tolta dalla testa.
Ma era comunque qualcosa.
Non potevo neanche immaginare in quel momento che lei, (t/n), la mia preziosa vittima, la ragazza che non riuscivo a dimenticare, la mia nuova ossessione, a distanza di mesi in cui la credevo morta e sepolta, mesi in cui non riuscivo a perdonarmi o a farmene una ragione della sua morte, fosse invece viva e vegeta ad aspettare il mio ritorno.
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"Prova a fuggire: Le vie sono bloccate
L'unica uscita è una storia di fate"
-L'accademia del bene e del male-
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https://youtu.be/mWRsgZuwf_8
^ CANZONE DA ASCOLTARE COME TITOLO DI CODA^
(Perché si vi ho messo i titoli di coda ma non preoccupatevi non è finita qui, c'è anche l'epilogo, tipo film Marvel, e i ringraziamenti)
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Io lo so che mi amate....
(come no)
E vabbè, siamo arrivati a questo punto e tutto quello che dovrò ancora dire sarà nei ringraziamenti quindi godetevi la canzone e aspettate l'epilogo che spero vi piacerà.
Se volete ammazzarmi dovete solo cercarmi.
Ma se mi ammazzerete non scoprirete mai il continuo....
Sta a voi decidere.
Addio e alla prossima.
poitre1234
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