Go to sleep
"La verità mi fa male, lo so...
La verità mi fa male, lo sai!
Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu
la verità ti fa male, lo so
Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più"
-Nessuno mi può giudicare, Caterina Caselli-
(T/n)'s pov
Il resto della mattinata e buona parte del pomeriggio lo passai su quel sasso.
Non mi mossi neanche quando esaurii tutte le lacrime che avevo a disposizione, lasciandomi solo un grande vuoto dentro il petto, lì dove avrebbe dovuto essere il cuore.
Passai il pomeriggio a fissare l'acqua cristallina e le montagne che si vedevano oltre la foresta mentre Jeff ogni tanto si alzava e si faceva un giro per sgranchirsi le gambe, tenendomi però sempre d'occhio e tornando di tanto in tanto.
Non pensavo a niente su quel sasso, le gambe piegate e le braccia che circondavano le ginocchia sulle quali poggiava la testa, guardavo l'acqua, incresparsi leggermente per il vento, mentre la spalla aveva smesso di sanguinare e le bende improvvisate si erano appiccicate alla ferita.
"Altre idee?"
Chiese Jeff, come se nulla fosse, ritornato da uno dei suoi tanti giretti.
Probabilmente si era stancato di aspettare senza far niente, penso non fosse mai stato il tipo che se ne stava con le mani in mano e probabilmente, aspettando che mi riprendessi, mi aveva mostrato una gentilezza non da poco per i suoi standard.
"Dormire"
Dissi solamente mentre guardavo i giochi di luce sull'acqua, sarebbe stato un bel posto in cui morire.
Immediatamente Jeff mi si parò davanti, interrompendo i miei pensieri e puntandomi il coltello contro, visibilmente irritato.
"Senti stronzetta, ho ascoltato la tua folle richiesta di ammazzarti, ti ho bendato la spalla e ti ho lasciato quasi tutto il cazzo di pomeriggio e ora tu tiri fuori un'idea prima che io mi rompa i coglioni o continuiamo a modo mio e non mi fermò neanche quando non avrai più la forza di urlare"
Stava per perdere le staffe, le sue spalle tremavano leggermente ma io non mi mossi di un centimetro, al contrario, sospirai e stancamente inizia a spiegarmi cercando di usare un tono dolce per calmarlo e rassicurarlo ma la voce che mi uscì fuori era più inespressiva che altro.
"Smettila di essere così impulsivo, io parlavo seriamente, ha detto che prendeva il sopravvento quando la mia mente era debole come durante il sonno. Forse se mi addormento e le diamo l'occasione farà una mossa"
Jeff sembrò pensarci su per qualche secondo guardandomi attentamente per capire se stessi progettando qualcosa per nuocergli o qualche altro secondo fine, per poi abbassare il coltello finalmente convinto.
"Proviamo così e augurati che funzioni. Ti puoi addormentare subito?"
Chiese Jeff indagatorio guardandomi negli occhi.
Potevo quasi immaginarmi, occhi rossi di pianto, espressione stanca e profonde occhiaie sotto gli occhi.
"Sono quasi due giorni che non dormo, tu che dici?"
Risposi stancamente alla sua domanda, la voce bassa e strascicata.
Dormire era davvero un pensiero dolce in quel momento, dormire e forse sognare, dimenticando ogni preoccupazione, oppure chiudere gli occhi sul nulla e passare direttamente nell'abbraccio della morte.
Jeff non aveva più voglia di aspettare e forse neanche io, volevo farla finita il più presto possibile con tutta questa storia.
Lo guardai un'attimo, quello strano ragazzo mi avrebbe fatto il regalo più bello che io potessi desiderare oppure me lo aveva già fatto, curandomi e prestandomi attenzioni?
Pensare a queste cose, per quanto fosse fuori luogo in quel momento, mi fece sorridere leggermente ma quel poco di felicità che avevo ottenuto sparì di nuovo rimpiazzata da una smorfia di dolore quando provai ad alzarmi, le articolazioni mi dolevano terribilmente per l'immobilità prolungata per non parlare della spalla che era una sfumatura di dolore costante.
"Dove credi di andare?"
Mi chiese Jeff con sospetto e forse anche leggermente divertito dalle mie difficoltà mentre osservava ogni mio movimento e mi prendeva per un braccio per aiutarmi a scendere.
"Non penserai mica che riesca ad addormentarmi su un sasso vero?!"
Stavo perdendo la pazienza e avere tutto quel sonno ora che non avevo più adrenalina in corpo non aiutava certo a mantenerla.
Jeff si irrigidì quando gli risposi male, sentii distintamente la sua presa stringersi sul mio braccio, evidentemente non aveva gradito la cosa, non volevo essere così scortese ma in quel momento volevo solo dormire.
D'un tratto asciò la presa sul mio braccio ma per guardarlo male e sostenere il suo sguardo irritato inciampai in un sasso e le mie gambe già malferme per la posizione in cui le avevo forzate a rimanere non ressero e rovinai a terra ferendomi i palmi delle mani e le ginocchia.
"VAFFANCULO!"
Urlai stringendo le mani a pugno, era troppo, non potevo sopportare altro, ne avevo le tasche piene di tutto questo.
"NON NE POSSO PIÙ DI TUTTA QUESTA STORIA!"
Urlai sbattendo un pugno sul terreno e procurandomi altro male.
"Non ne posso più di essere così sfigata! Che cazzo ho fatto per meritarmelo?! Mi detestano tutti, sto morendo di freddo e mi fa male la spalla! Li detesto! Li detesto tutti! Cosa ho fatto di male? Perché non poteva morire e basta?!"
Nuove lacrime avevano iniziato a scendere quando sentii una rista alle mie spalle.
"Ma guardati, sei ridicola!"
A quelle parole accompagnate dalla sua rista mi incazzai ancora di più, tremavo dalla rabbia e lacrime calde rigavano le mie guance per infrangersi sui sassi mentre lui continuava a parlare.
Che cretina ero stata a credere nelle sue gentilezze, in quel momento mi sentivo solo tremendamente umiliata da lui che continuava a parlare senza mostrare alcuna pietà o riguardo.
"Pensi davvero che stare lì a urlare e a deprimenti cambierà qualcosa? Ti odiano tutti dici? E chi non odierebbe un'assassina come te? Vero o no loro pensano questo di te e allora? Pensi che io stia ad ascoltare quello che pensano di me?"
Mentre parlava sentivo i suoi passi sui ciottoli e qualcosa colpirmi quando mi passò accanto, con il coltello in mano e senza felpa, sorprendendomi non tanto per il suo fisico, muscoloso e asciutto anche se magro, quanto per il suo gesto.
"Muoviti ad alzarti, altrimenti ti metto io a dormire"
Disse guardandomi da sopra la spalla mostrandomi un largo e folle sorriso che, stranamente, riuscì a scaldarmi un poco.
Poi mi diede le spalle e iniziò a camminare verso la foresta lasciandomi con un'espressione stupita in volto, chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato un'assassino a farmi la paternale sul fatto di pensare a me stessa e non a quello che pensavano gli altri.
Con un po di difficoltà riuscii ad infilarmi la felpa che mi aveva letteralmente lanciato addosso e constatai con gioia quanto fosse calda e confortevole nonostante ci fosse del sangue rappreso in alcuni punti.
Meglio di niente, pensai, la mia vita stava per finire quindi che senso aveva prendersela per una manciata di bastardi? Bene o male alla fine sarebbero morti tutti alla fine della loro vita, farlo prima o dopo per me ormai non faceva più alcuna differenza.
Asciugandomi le ultime lacrime con la manica, mi alzai e mi diressi verso la foresta, verso Jeff che mi aspettava, seduto con la schiena appoggiata ad un tronco d'albero, in una zona più riparata dal sole del tardo pomeriggio.
In quella zona gli alberi erano principalmente sempreverde, una volta abbandonata quell'insenatura sassosa che faceva da piccola spiaggia si entrava in una foresta mano a mano più fitta ma Jeff non si era inoltrato più di tanto e se si guardava bene tra i rami degli alberi si poteva vedere ancora il lago e sentire distintamente il fiume in lontananza.
Guardandolo, appoggiato al tronco in una posa alquanto rilassata e con lo sguardo perso in chissà quali pensieri, mi apparve come una persona dalla personalità alquanto diversa da quella che in genere gli si affibbiava e mi parve quasi un bel ragazzo, una persona normale forse, anche se normale, come ben sapevo, non lo era affatto.
Lo invidiai, va bene che era strano, pazzo, assassino e psicopatico, ma almeno, a differenza mia, lui era qualcuno, era una persona con una sola personalità e l'unica persona con la quale avrebbe dovuto fare i conti sarebbe stato se stesso.
Non avrebbe mai avuto problemi a sapere se il giorno prima o pochi secondi fa fosse stato lui a vivere o qualcun'altro che si annidava dentro di lui.
Per un momento ebbi paura, e se non fosse lei il parassita ma io? Se fossi stata davvero io quella morta?
Poi però tornai a guardare Jeff, cosa avrebbe fatto al posto mio?
Probabilmente sarebbe andato fino in fondo.
Pensando a lui provai una strana sensazione di calore al petto e ripensai alla mia promessa con più decisione di prima.
Avevo promesso di aiutarlo e lo avrei fatto sia per lui che per me stessa, in parte per dare un significato alla mia inutile vita ma soprattutto per fare un torto a chi me l'aveva rovinata, mia sorella.
Se io non potevo vivere non l'avrebbe fatto neanche lei, pensai.
Non potevo neanche immaginare in quel momento che io e lei fossimo più simili di quanto già pensassi, non solo nell'aspetto ma anche nel modo di pensare.
Raggiunto Jeff mi sdraiai sul suolo vicino al muschio, sul fianco sinistro, per non infastidire ulteriormente la spalla ferita.
Pensavo che, scaldata dalla felpa e finalmente con un possibilità di farlo, mi sarei addormenta in un nano secondo eppure il sonno tardava ad arrivare e le palpebre non volevano chiudersi e mi accorsi, inoltre, che Jeff mi stava guardando con impazienza aspettando che chiudersi gli occhi.
"Se continui a fissarmi mi inquieti e non riesco a dormire"
Dissi guardandolo di rimando.
Lui sbuffò e si mise a guardare da un'altra parte sistemandosi meglio contro il tronco dell'albero.
Da quella posizione potevo vedere senza problemi buona parte del suo petto nudo.
La pelle aveva una strana colorazione in tutto il corpo, di quel bianco grigio che solitamente si attribuisce ai cadaveri, era rovinata in più punti e sia sulle braccia che sul petto aveva una serie di tagli, alcuni cicatrizzati altri meno, alcuni tagli sembravano essere stati aperti più e più volte.
Per la prima volta mi soffermai a guardarlo davvero, gli occhi cerchiati di quello strano nero, senza palpebre, i capelli di un nero bruciato, abbastanza lunghi per essere di un maschio e le guance tagliate da quelle lunghe cicatrici che prolungavano le labbra, ormai quasi inesistenti, in un lungo e inquietante sorriso che ormai tutti avevano imparato ad attribuire al brutale e psicopatico assassino Jeff the Killer.
Eppure io, per la prima volta, pensai di avere sotto gli occhi un ragazzo con una storia alle spalle che aveva avuto un grande peso sul suo futuro.
Insomma, era pur sempre una persona, non era possibile che da un giorno all'altro, senza nessun motivo, fosse diventato ciò che era ora.
Mentre indugiavo a guardare il suo viso un sorriso beffardo si allargò sul suo volto.
"Ti piace quello che vedi (t/n)? Che ne dici di dormire invece di guardarmi? So di essere bellissimo ma ora dovresti chiudere quei tuoi occhi (c/o)"
Imbarazzata distolsi lo sguardo e iniziai a guardare i pezzi di muschio davanti ai miei occhi, ancora pochi mesi, uno e mezzo al massimo, e avrebbe nevicato, la neve sarebbe caduta al suolo e avrebbe ricoperto quel luogo come una bianca coperta, poi sarebbe arrivato il Natale e infine la gente avrebbe festeggiato il capodanno incurante dei propri problemi e con rinnovata speranza per il prossimo anno.
Sovrappensiero, pensai che non l'avrei mai vista attecchire al suolo, quando loro avrebbero festeggiato il Natale io sarei stata già morta da un pezzo e non avrei mai potuto rinnovare la speranza per l'anno avvenire, una punta di amarezza e dolore mi prese al petto ma la scacciai senza pensarci oltre, non potevo dubitare ora delle mie scelte.
"Idiota..."
Borbottai e cercai di distrarmi per addormentarmi.
Provai più e più volte e diversi metodi per addormentarmi, contai le pecore a mente, i fili d'erba davanti ai miei occhi, ripetei canzoni e filastrocche eppure ogni tentativo finiva con una sola domanda che non avevo il coraggio di porre.
Che cosa era successo a Jeff per diventare così?
Al decimo tentativo fallito presi coraggio e provai a chiederglielo, male che vada non mi risponderà, pensai.
"Che ti è successo?"
Lo vidi irrigidirsi alla domanda improvvisa e trattenere un'attimo il respiro, poi silenzio.
Non disse niente così provai ad insistere, forse non aveva capito la domanda.
Mi schiarii la gola e riprovai.
"Intendo... per diventare così, cosa-"
"Dormi"
Mi interruppe immediatamente, non insistetti e lasciai perdere, qualunque cosa gli fosse successa non voleva dirmela.
Sospirai, evidentemente non era tipo da fidarsi abbastanza da raccontarmi il suo passato.
Passarono circa altri 10 minuti, io non riuscivo a dormire e Jeff sembrava in preda ad una crisi esistenziale, prendeva il coltello, distrattamente giocava con la lama per poi rimetterlo a posto nervoso e poi riprenderlo, pulirlo, anche se la lama era già lucida, per poi rimetterlo a posto e poi ricominciare tutto da capo infilandolo a volte nel terreno per divellarlo e poi rimettendolo a posto.
Lo sguardo assente, perso in chissà quali pensieri.
Quando ormai stava iniziando a darmi sui nervi e stavo per pregarlo di smetterla alla fine parlò.
"Non è esattamente una storia della buonanotte"
Disse tutto in una volta riprendendo il coltello e stringendone l'impugnatura come se quel gesto gli potesse trasmettere sicurezza.
"È successo molto tempo fa ormai"
Appena capii che stava iniziando a raccontare mi feci attenta ma non dissi nulla per evitare di interromperlo e lasciargli il tempo di ripensarci.
"Io e la mia famiglia ci eravamo trasferiti in un nuovo quartiere. Qualche giorno dopo, il primo di scuola, tre stronzi vennero da me e mio fratello alla fermata dell'autobus e ci dissero di pagare una tassa, una cazzata che si erano inventati. Mio fratello stava per dargli i soldi ma io non ero d'accordo e iniziammo a menarci. Ovviamente vinsi io, nonostante fossero armati di coltelli, ma quelli si vendicarono, accusandoci di aggressione alla polizia e facendo mandare Liu, mio fratello, in carcere. Si era preso la colpa al posto mio quell'idiota."
Fece una piccola pausa, si era messo le mani davanti al volto pensando al fratello per poi passarsele tra i capelli con fare nervoso e dispiaciuto, con sguardo addolorato, quasi colpevole.
Non capii il perché di quei gesti ma notai che aveva stretto le mani a pugno e intuii ci fosse dell'altro e aspettai che fosse lui a rompere il silenzio.
"Il giorno dopo eravamo stati invitati alla festa del vicino, non che ne avessi tanta voglia ma mia madre mi ci mandò comunque. All'inizio non fu tanto male ma poi quei tre bastardi tornarono, questa volta due di loro avevano delle pistole. Iniziarono a menarmi e a sputarmi addosso e nessuno che faceva qualcosa per aiutarmi, nessuno. Poi però..."
Un terribile sorriso di soddisfazione si dipinse sul suo volto e una lugubre e folle eccitazione gli accese lo sguardo mentre rivedeva scene del suo passato che io potevo solo immaginare.
Il mio cuore perse un battito e ancora una volta da quando lo conoscevo ebbi paura di lui, eppure rimasi lì, sdraiata accanto a lui, ferma e immobile ad ascoltare la sua storia.
Qualunque cosa avesse fatto non lo avrei giudicato, sarebbe stato ipocrita e ingiusto da parte mia e nei suoi confronti e io non volevo ferirlo più di quanto forse già non fosse, non doveva essere stato facile prendere la decisione di raccontarmi ciò che lo aveva reso tale.
"Poi alla fine, non so cosa, sentii qualcosa cambiare in me e inizia a combattere contro di loro, ne ammazzai due, e avrei ammazzato anche il terzo quella volta se poi non fosse successo quello che successe"
Il suo sguardo si rabbuiò improvvisamente, la voce, da eccitata com'era, si era fatta via via più bassa e cupa e io, troppo curiosa di sapere, non potei trattenermi oltre,
"Se non fosse successo... cosa?"
Jeff rafforzò la sua presa sul coltello tanto che le sue nocche sbiancarono più di quanto già non fossero.
"Durante la colluttazione mi avevano spaccato addosso una bottiglia di vodka e mi era caduta addosso della candeggina, il coglione aveva un accendino"
Sussultai, non potevo credere che certa gente fosse così meschina, anche se forse, data la situazione in cui ero, il mio era un pensiero un po ipocrita.
"Non avrà..."
Iniziai a dire con un filo di voce sottintendendo ciò che era successo.
"Oh si"
Un sorriso che non saprei descrivere, forse beffardo o lugubre o insano o divertito dalla proprio disgrazia, un sorriso come quello di chi trova l'ironia nella propria rovina, si presentò sul suo volto quando, ridendo, terminò la frase.
"Sono diventato una bellissima torcia umana quella sera!"
E iniziò a ridere come un matto, gelandomi il sangue con una risata che avrebbe fatto invidia al demonio stesso, una risata divertita ma senza alcuna felicità, una risata che poteva nascere solo dal dolore subito e inflitto a se stessi e agli altri e in quel momento più di altri, mentre ora rideva della sua disgrazia, mi sembrò davvero un folle, qualcuno di cui avere paura, da temere e da cui scappare.
"Jeff io... mi dispiace..."
Non sapevo che dire, quel che gli era accaduto era una cosa per cui essere triste, eppure lui rideva come se non ci fosse nulla di più divertente in questo mondo.
Forse era una cosa del tipo "ridere per non piangere".
Oppure era pazzo e basta.
Alle mie parole, che sinceramente non pensavo neanche che avesse sentito tanto rideva forte, si girò verso di me, con ancora l'ombra di quella rista sulle labbra e quell'insana e triste felicità negli occhi, per guardarmi con il suo solito modo di fare, fiero e beffardo, di chi la sa lunga, che ostentava superiorità verso tutto e tutti.
"E di cosa? Sei stata forse tu a darmi fuoco? E poi se non fosse stato per loro non sarei mai diventato la bellissima persona che sono ora, no?"
Mi persi in quello sguardo folle e caotico, beffardo e allegro, come faceva a essere così?
Non aveva forse sofferto?
Non era forse stato calpestato, umiliato e deriso?
Non era forse stato distrutto come avevano fatto con me?
Non capivo come avesse fatto ad andare avanti, come facesse a credersi superiore, come facesse a essere la persona che era e ad essere ancora lì, come avesse fatto a non cadere a pezzi.
O era stato terribilmente forte oppure era stato un folle e la follia lo aveva salvato dalla rovina.
Guardandolo ora constatai una cosa, c'era bellezza nella sua follia, una bellezza che mi attirava e mi accecava come solo l'oro e le cose luccicanti potevano attirare una gazza ladra.
Poi, d'un tratto, quella strana luce nei suoi occhi scomparve, quella bella follia smise di luccicare e rivelò l'altra parte della medaglia, il prezzo che aveva richiesto per farlo diventare tale, e in quel prezzo non c'era bellezza, c'era solo dolore e rimpianto, quasi da far pena e pietà.
Si mise le mani tra i capelli che gli nascosero il volto e la voce cambiò intonazione, diventando sempre più cupa, frettolosa di finire, sforzata come se non volesse continuare ma non potesse fermarla, come se non volesse ricordare ma non potesse fare a meno di incolparsi ogni giorno.
"Mi portarono all'ospedale e vi rimasi per del tempo, poi mi riportarono a casa con questa pelle cadaverica e non so cosa mi successe quella sera"
Nella sua voce percepii una certa urgenza di finire quel racconto mentre stringeva ancora più forte la testa tra le mani e la nascondeva tra le ginocchia.
Strinsi le mani a pugno per impedirmi di toccarlo e rassicurarlo, volevo fare qualcosa per lui eppure sentivo che non avrebbe affatto gradito il mio intervento.
"Quella notte mi incisi questo sorriso sulle guance perché non riuscivo più a sorridere, poi bruciai le palpebre perché, per il sonno, non volevano stare aperte ma io volevo continuare a guardarmi allo specchio. Mia madre mi trovò lì nel bagno,in un lago di sangue e io, con il coltello, ammazzai lei e mio padre e tentai di uccidere anche Liu che intanto era tornato a casa da poco. Io non so cosa mi prese... loro non meritavano di morire... e Liu... non sono sicuro che mi abbia perdonato..."
Verso fine racconto faceva fatica a parlare e il suo corpo tremava, rimase lì per un po mentre io non sapevo che fare per tranquillizzarlo.
Poi si alzò, di scatto e con il coltello in mano, facendomi prendere un'inferto.
"E adesso sai tutta la storia sta zitta e dormi"
Disse di getto mentre, tremante per chissà quale motivo, rabbia o paura o rimpianto non avrei saputo dirlo, sparì tra gli alberi della foresta e io, con uno strano e nuovo sentimento nel petto per quel ragazzo, lentamente e sovrappensiero, chiusi gli occhi per sprofondare nel buio del sonno.
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Halohomora.
Scritto forse male ma si, sono io e non sono morta.
La vostra cara scrittrice (e che scrittrice direte voi) di quartiere è ancora qui.
Chiunque riconosca il personaggio semicitato nella frase precedente ha tutta la mia stima.
Coooooomunque.
Che ve ne pare?
Mi spiace davvero di non aver potuto aggiornare prima ma sono stata incasinatissima.
E poi oggi ho scoperto di aver raggiunto i 3k quindi viva le gioie.
Grazie a chiunque mi segua ancora e addio di nuovo.
(Spero in un'addio più corto sta volta però)
-poitre1234
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