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Epilogo

  "C'è una fine per tutto... E non è detto che sia sempre la morte."

-Giorgio Gaber-  

(T/n)'s sister's pov

Mesi prima, al dirupo.

Quando ricevetti il calcio di Jeff nello stomaco venni sbalzata all'indietro e mi stupii nel constatare che non avevo più terreno sotto i piedi, che stavo per cadere nel vuoto sotto di me, nel bel mezzo del nulla, giù per il precipizio e dentro il torrente.

Disperatamente, durante la caduta, non so come o con quale fortuna, mi aggrappai ad una radice e lì rimasi penzoloni con il frastuono delle rapide del fiume sotto di me, il cuore in gola e il panico che mi attanagliava, mi intorpidiva la membra e mi gelava l'anima.

Avevo paura della morte, era la mia paura più profonda e non avevo certo calpestato tutto e tutti e affrontato ogni paura e ostacolo per morire lì, avevo affrontato tutte le paure tranne quella della morte e quella davvero, non volevo assolutamente affrontarla ed era disposto a tutto pur di non farlo, anche a pregare quel verme e a fingermi lei.

"Jeff!"

lo chiamai con voce disperata cercando di imitare quella di (T/n) in preda al panico, anche se c'era poco da cercare da imitare dato il panico che provavo io stessa, e lui si affacciò verso di me, quell'odioso volto deturpato e quel sorriso del cazzo che tanto odiavo erano la mia unica salvezza ma poco mi importava di usarlo per scappare alla mia morte.

Dovetti trattenere la collera per quell'essere e lasciar trasparire solo il panico che avevo in quel momento per continuare a fingere, forse potevo riuscirci, potevo salvarmi giocando sul suo attaccamento per quell'odiosa di (t/n).

Mi osservò per un periodo che mi sembrò eterno.

I suoi occhi cerchiati di nero mi scrutarono da parte a parte e dovetti resistere per non rabbrividire a quello sguardo così viscido e odioso, e poi, finalmente, si rese utile e mi allungò la mano.

Pregustai la mia vittoria lasciandomi scappare un sorriso, appena fossi salita sarebbe stato lui a volare di sotto.

Pensai quando cercai di afferrarla cercando di non vomitare al pensiero di toccare quella pelle bianca simile al cuoio ma, subito dopo, quando potevo quasi sfiorare le sue dita, quel bastardo figlio di puttana, la ritrasse mettendosi a ridere.

MI AVEVA PRESA IN GIRO!

Come osava prendere ME per il culo quel figlio di puttana?!

Vedevo rosso per la rabbia e non potevo fare altro che urlargli addosso sia per la rabbia che per il nervoso e la paura, con quello scherzetto del cazzo infatti, non solo mi aveva presa in giro, ma mi aveva fatto anche perdere la presa di una mano sulla mia unica ancora di salvezza, in quel momento, quando non potevo fare altro che farmi trasportare dall'odio per lui, tra un'insulto e un'altro, la radice scricchiolò pericolosamente e il terreno intorno iniziò a cedere.

Poi si spezzò.

Caddi.

Inizia a cadere, i capelli che mi coprivano il volto a causa del  vento, il mio corpo che cadeva pesante verso il nulla e roteava su se stesso, cercavo disperatamente un'appiglio nell'aria con le mani senza mai trovare nulla, il cuore in gola che minacciava di scoppiare e un'orribile sensazione di buco allo stomaco, tutto quello che sentivo era il rumore del vento, il fragore delle acque sempre più vicine e il battere del mio cuore nelle orecchie e, ormai lontana, la sua orribile risata divertita mentre tutto quello che potevo vedere era il continuo mischiarsi del sopra e del sotto, fino alla perdita del loro significato e fino a mischiare completamente cielo a terra e l'unico pensiero che avevo in testa era che stava accendendo davvero.

Stavo morendo.

La morte sarebbe venuta a prendermi per davvero e allora non sarebbe importato quanto avessi urlato!

Urlare, gridare fino a sgolarsi, graffiare con le unghie la parete nera del nulla non sarebbe servito a nulla questa volta, nessuno mi avrebbe più sentito e alla fine, come avevo rischiato di fare in passato, avrei dubitato della mia esistenza e poi alla fine sarei sparita per sempre.

Nononononononononono...

No cazzo!

Non di nuovo!

Non credevo in un dio, non avevo nessuno a cui pregare per salvarmi eppure lo feci lo stesso.

E fu allora, con le lacrime agli occhi e mentre pregavo chiunque potesse ascoltarmi di liberarmi da quella morte, che lui arrivò, il mio dio mi salvò a pochi istanti dalla morte.

In un primo momento lo scambiai per la morte stessa, mi guardava con il suo volto bianco privo di qualunque possibile espressione, vestito di vero e contornato di tentacoli neri.

Se quella era la morte, avevo pensato con il terrore addosso, sarebbe stato facile chiudere gli occhi e cadere tra quelle sue strane braccia nere ma io non volevo, non volevo morire!

Non dopo tutto quello che avevo sacrificato e dopo tutto il tempo e la pazienza che vi avevo investito, non dopo che avevo iniziato a vivere davvero e avevo provato la felicità del sentirsi vivi e superiori a tutto e a tutti..... a tutti tranne la morte.

Ma era inevitabile forse.

Stavo per morire e con odio guardai in volto la morte che mi era venuta a prendere anche se, pensai, era strana.

Non era come l'avevano sempre descritta, non era uno scheletro bianco avvolto in un nero mantello e non aveva falce con se, certo non aveva volto ed era bianco ma era anche una figura incredibilmente alta e vestita di nero in giacca e cravatta.

Fu allora che le sue lunghe braccia, nere e sinuose come tentacoli, più di due paia, mi avvolsero completamente e io pregai un'ultima volta che un qualche dio, uno qualunque, mi salvasse dalla morte.

E poi tutto sparì per trovarmi altrove.

Mi trovai a terra sdraiata di schiena, il corpo dolorante per il combattimento con Jeff ma nulla di più, nessun'impatto con l'acqua, nessun collo rotto, con stupore e con una gioia folle guardai il cielo terso tagliato da alti abeti e quando realizzai di essere ancora viva, risi.

Risi come non mai, accarezzai la follia nella mia voce e sentii come la mia risata risuonò forte per tutta la foresta, non potevo smettere di ridere, ridevo fino a rischiare di soffocarmi, respiravo e ridevo ancora, non potevo rinunciare alla mia gioia dell'essere viva, una gioia che mi fece apprezzare anche il dolore del mio corpo mal messo.

Mio e di nessun'altro.

Continuai a ridere guardando quel volto bianco, il mio dio, il solo e unico che avesse ascoltato le mie preghiere e le tre figure cupe che mi circondavano e assistevano alla mia gioia folle con chissà quali pensieri ed espressioni.

Ma a me che cazzo poteva importare dei loro pensieri, solo io ero importante, io e il dio che mi aveva salvato dalla morte, se ero viva non mi sarebbe importato d'altro, e io lo ero.

Ero viva e lo sarei stata ancora per molto.






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Non sono in vena di note autrice

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ditemi cosa ne pensate e cosa vi aspettate

by- poitre1234

(Si mi hanno rapita e scambiata con la vera poitre1234, questo NON è un messaggio di AIUTO da parte sua)

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