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Beyond appearances

  "Superbia: s. f. [dal lat. superbia, der. di superbus «superbo»]. 

 Convinzione irremovibile di essere superiori, a chiunque altro."

-I Sette Peccati Capitali-


Jeff e Jacob


Jeff,  ancora dall'altra parte parte delle sbarre per fortuna di Jacob, guardò il bambino con uno sguardo a dir poco spaventoso, tanto che il bambino credette di morire sotto quello sguardo, per poi sbattere con forza la mappa sulle sbarre in modo tale che, tra una sbarra e l'altra, Jacob potesse vedere bene la sua povera mappa tutta rovinata.

"Che cazzo è questa?"

Domandò nuovamente Jeff con un tono di voce così basso e inquietante che sarebbe potuto provenire dal profondo dell'inferno stesso.

Jacob, che non era stato in grado di rispondere la prima volta, forse perché tutto quello che sentiva era il battito insistente del suo cuore nelle orecchie, ora ingoiò a forza il cuore che gli batteva in gola e provò a dare una risposta che non avesse l'eventuale effetto di far arrabbiare ancora di più Jeff.

"E'-è la... la mappa..."

Jacob avrebbe voluto continuare a spiegare ma mai si era sentito così spaventato sotto uno sguardo simile in vita sua e le parole gli risultavano così difficili da dire che, se mai fosse riuscito a pronunciarne una, altre mille gli si sarebbero bloccate in gola rischiando di strozzarlo e presto, quando Jeff continuò implacabile a guardare Jacob, nel silenzio immobile e pesante di quella notte, si ritrovò a respirare affannosamente con l'orribile impressione di star per soffocare da un momento all'altro.

Jeff poteva sentire la paura di Jacob nell'aria e non gli ci volle molto a vedere che il piccolo stava per avere un'attacco di panico e tutta quella paura e sofferenza furono, per Jeff, una piccola, forse infinitesimale, consolazione per il buco nell'acqua di quella sera.

Nonostante questo però la sua rabbia bruciava ancora insistente e non ebbe alcuna pietà di quel bambino quando iniziò a ridere di gusto, rompendo quel silenzio tagliente come pezzi di vetro rotto, con una felicità distorta e malata che fece correre i brividi per tutto il corpo di Jacob.

"La mappa, dici?"

Dovette fermarsi un'attimo per riprendere fiato, distolse lo sguardo da Jacob, scuotendo la testa e guardando nel vuoto qualcosa che solo lui poteva vedere per poi rivolgersi di nuovo a Jacob.

"QUESTA MAPPA NON SERVE A UN CAZZO!"

Urlò sbattendo il pugno, chiuso sull'impugnatura del coltello, sulle sbarre della recisione e facendo scontrare il ferro delle sbarre con il metallo freddo della lama producendo così un tintinnio e un rumore stridente di ferro contro ferro che a Jacob dette molto l'idea del rumore che fanno le spade dei pirati quando vengono sguainate.

Non sapeva come avesse fatto, in un momento del genere, a pensare ad una similitudine così stupida ma sapeva che, nonostante fosse fuori dalla recisione, era lui quello che si sentiva in trappola e, appena Jeff avrebbe scavalcato quelle sbarre, perché lo avrebbe fatto dato che per lui non erano certo un'ostacolo, sarebbe sicuramente successo qualcosa di molto brutto.

Pensare ai pirati però riportò la sua attenzione sulla mappa, sulla grande isola dove aveva detto di essere la mamma e si ricordò uno dei due nomi con il quale era segnata.

"N-non è inutile..."

Farfugliò Jacob cercando di spiegarsi il più in fretta possibile perché sapeva, che se non fosse stato abbastanza veloce e chiaro, Jeff averebbe sicuramente coperto la sua flebile voce con un'altra delle sue inquietanti risate e poi gli avrebbe fatto male, molto male, più dello schiaffo e in un modo che Jacob ancora non conosceva.

Il bambino infatti non capiva e non conosceva ancora il concetto della morte, quella figura nera e macabra con ,la quale Jeff aveva spesso a che fare e quel forse dolce eterno riposo al quale costringeva le sua vittime.

Prima che Jeff potesse aprire di nuovo bocca per deriderlo della sua ingenuità, passare dall'altra parte e ammazzarlo, forse facendogli ingoiare quella stessa mappa, un pensiero che gli passò per la mente in quel momento, Jacob chiuse gli occhi, che avevano già iniziato a lacrimare da un pezzo nonostante non se ne fosse accorto, e disse tutto quello che gli passava per la testa.

"La mamma è lì! E' in Virginia come ha detto lei!"

Jeff stava per rimettersi a ridere davanti alla stupidità del bambino e si era deciso ad iniziare la sua arrampicata per ammazzare il bambino quando elaborò il significato di quella frase e la risata gli morì in gola.

Virginia?

E ora da dove cazzo era uscita fuori la Virginia?!

Jacob, non sentendo nessuna reazione da parte di Jeff, osò aprire prima un'occhio, sollevò lentamente una palpebra bagnaticcia di lacrime, per poi aprire l'altro occhio, un po più velocemente del primo e in maniera più sicura, per poi sbatterli entrambi velocemente e rischiarare la sua vista altrimenti offuscata dalle lacrime. 

Incontrò così lo sguardo spaesato di Jeff che lo guardava confuso cercando di capire da dove fosse saltata fuori la Virginia.

Virginia.

Poteva essere un nome come un'altro come poteva essere il nome dello Stato federato degli Stati Uniti d'America, il nome di un luogo concreto e reale forse detto solo per dire qualcosa e scappare alla morte ma dubitava che quel bambino, indipendentemente dalla sua età, fosse così intelligente da ideare un piano simile, sotto pressione e in così poco tempo.

Alla fine Jeff focalizzò Jacob con lo sguardo e dopo un periodo di silenzio che per Jacob equivalse all'eternità più angosciosa che avesse mai provato, Jeff riperse a parlare.

"Da dove cazzo hai tirato fuori la Virginia?"

In quel momento, probabilmente per lo stupore, Jeff risultava pericolosamente calmo, forse pronto a scattare alla prima mossa sbagliata di Jacob il quale, neanche nei suoi sogni migliori, si sarebbe mai immaginato di non rispondere ad una sua domanda, terrorizzato com'era dalle sue possibili reazioni violente.

Così, cercando il coraggio che non aveva e già esaurito da un pezzo per quella sera, cercò di rispondere nella maniera più esaustiva possibile e soprattutto, nel modo più chiaro possibile.

"S-sulla mappa... l-le i-sole disegnate dalla mamma.... hanno tutte dei nomi che ha scelto lei..."

A quelle parole, senza perdere un momento di più, Jeff posò a terra la mappa, dispiegandone le parti che aveva ripiegato e ricongiungendo parti strappate per dare un'occhiata più attenta alla mappa e il cuore gli saltò quasi in gola quando, mentre muoveva velocemente gli occhi da un nome all'altro di quelle isole, se ne accorse.

Poteva anche essere che il mare fosse stato colorato di merda ma quelle isole, una per una, erano state tracciate con una mano attenta e precisa, avevano dei confini precisi e alcuni erano anche fin troppo squadrati per essere delle isole ma, la cosa gli fece avvertire un buco allo stomaco quando se ne accorse, erano proprio i nomi delle isole.

Alcune avevano dei nomi doppi, uno per estremità dell'isola e avevano una leggera linea tratteggiata e decisa nel mezzo.

Una portava il nome di "Guatemala-Campeche", un'alta "Arizona-Nuovo Messico", "Utah-Wyoming" e c'era anche una che si chiamava "Wisconsin" e così tante altre ancora, tutte di dimensioni diverse per entrare in quella mappa ma tutte dai confini squadrati e con nomi di stati e cosa più importante, la grande isola centrale di cui il moccioso aveva parlato, portava il nome di "Virginia-Virginia Occidentale".

Non poteva essere un caso, si era detto, aveva imparato ormai da tempo e a sue spese che con (T/n) non era mai un caso.

Con il cuore che gli batteva a mille per la scoperta si rialzò di scatto lasciando ogni cosa, coltello mappa e bambino, per terra e alle sue spalle mentre tornava di corsa verso quell'aula, dovevano avere una cazzo di cartina geografica in quella classe!

Quei nomi non potevano essere stati messi a caso, DOVEVANO avere un significato, qualcosa in comune, qualunque cosa che avrebbe potuto condurlo a lei.

Aveva giurato a se stesso che l'avrebbe ritrovata ma per farlo doveva prima leggere quell'assurda mappa giocattolo che forse tanto assurda non era e, per farlo, necessitava  assolutamente di una mappa vera e propria, in special modo, dell'America.

Con foga si issò su per il cornicione della finestra che aveva precedentemente aperto e si infilò nell'aula immergendosi nel caos che si ero lasciato alle spalle, si guardò velocemente intorno passando il suo sguardo frenetico sulle pareti dell'aula ricoperte di inutili disegni e cartelloni finché non trovò quello che stava cercando, una cartina fisica-politica delle Americhe.

"Bingo..."

Con passo veloce attraversò la distanza che lo separava da essa scalciando penne e matite, scansando sedie rovesciate e superando banchi ribaltati con le scarpe che scricchiolavano sui pezzi di vetro che si frantumarono ulteriormente sotto il suo peso.

Arrivato davanti alla mappa la osservò un poco prima di strapparla dalla parete, facendo ovviamente attenzione a non rovinare le parti che lo interessavano, per poi tornare indietro di corsa.

La mappa non era un granché dettagliata ma poteva andare comunque bene per una prima occhiata, si vedevano i confini degli stati e i loro nomi e le caratteristiche fisiche del terreno.

Se qualcuno, meno di dieci anni fa, gli avesse mai detto che si sarebbe ritrovato a giocare ad un'enorme caccia al tesoro seguendo i deliri di un bambino cretino e con una stupida mappa dei pirati che poteva dirgli tutto come non poteva dirgli niente per trovare poi, come tesoro, una ragazza che cercava quasi disperatamente, probabilmente avrebbe riso fino alla morte e invece eccolo qua, nel giardino di una scuola, con una mappa dei pirati e una delle Americhe, in compagnia di un bambino mezzo morto di paura che lo guardava ancora con diffidenza dall'altra parte delle sbarre.

Velocemente accostò le due cartine scegliendo un nome da una un'isola a caso per poi ricercare lo stato, o gli stati dipendeva dall'isola, di cui portava il nome e, con il battito del cuore che rischiava di farlo impazzire, notò che i confini delle "isole" e degli stati con lo stesso nome erano i medesimi indipendentemente dalla grandezza e dalla posizione totalmente casuale che avevano sulla mappa dei pirati.

Eppure tutto quel lavoro non bastava, avevo scoperto che le isole indicavano gli stati ma non avevo certo il tempo necessario per controllare tutta la Virginia e la Virginia Occidentale! E, anche se lo avesse fatto, e lo avrebbe fatto se non fosse venuto a capo di quell'enigma, era sicuro che ci fosse qualcosa di più in quella mappa, un'indizio importante che gli sfuggiva.

La guardò ancora con insistenza diventando sempre più nervoso per la rabbia ma non riusciva a trovare nulla, non ero portato per tutti quei ragionamenti e giochi di logica ma sapeva, ne ero certo, che in quella mappa ci fosse altro che non riuscivo a capire e la cosa lo faceva davvero incazzare.

Perché dare ad alcune isole più di un nome altrimenti?

Perché altre solo uno?

Qual'era il senso? 

Guardò di nuovo quella grande isola centrale sul foglio, i confini decisi e squadrati, la scrittura chiara e leggibile di (T/n) che ne indicava i nomi e più la guardava più la rabbia saliva perché non avevo la più pallida idea di cosa cazzo stesse nascondendo, per quel che ne sapeva lì poteva essere stata scritta la posizione esatta di (T/n) e lui non riuscivo a trovarla.

"FANCULO!"

Jeff afferrò il coltello accanto a se e inizio a pugnalare l'isola più e più volte insultandola, maledicendola e dicendo ogni tipo di bestemmia che gli passasse per la testa mentre Jacob sussultava ad ogni pugnalata.

Dopo chissà quanto che inveiva su quel pezzo di carta lasciò il coltello affondato nel terreno oltre la mappa e buttò la testa all'indietro, guardando il cielo nuvoloso, e cercando di riprendere fiato a causa del mio respiro affannato.

Devo calmarmi, si disse.

Se non si fossi calmato infatti, sicuramente, non sarebbe andato da nessuna parte.

Usa il cervello Jeff, cazzo! 

Con questo ordine autoimposto si concentrò suoi suoi respiri, sull'aria che entrava ed usciva dai suoi polmoni, sulla cassa toracica che si allargava e sul diaframma che si alzava ed abbassava ripetutamente e sempre più lentamente mentre la rabbia e l'agitazione diminuivano ad ogni respiro mano mano sempre più profondo.

Era quasi riuscito a calmarsi quando una vocetta fastidiosa del cazzo lo chiamò per nome e si ricordò dell'esistenza di quella pulce, mandando a puttane tutto il suo lavoro per calmarsi.

Scattò in piedi, digrignando i denti e con la rabbia che tornava a galla.

"CHE CAZZO VUOI?!! STO... S-sto cercando. Di. Concentrami.... nel caso non SI FOSSE CAPITO!!"

Jacob saltò all'indietro quando gli urlò in faccia puntandogli  addosso quegli occhi, di nuovo accesi dalla rabbia, sui suoi, piccoli e impauriti come quelli di qualcuno che avrebbe voluto solamente sparire nel nulla.

"PARLA CAZZO! NON TI HO ANCORA TAGLIATO LA LINGUA MI PARE! Quindi... Dato che hai mandato a puttane la mia concentrazione aprendo quella tua bocca piena di merda... PARLA... prima che te la tagli davvero..."

Gli ringhiò addosso spaventandolo ulteriormente eppure, nonostante la paura o più probabilmente, il terrore che provava, mentre si torturava le mani con fare nervoso, aprì la bocca e parlò.



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Le suspense quelle belle.

Per non parlare di Jeff, sempre così fine ed educato, così controllato da far invidia ad uno scaricatore di porto ubriaco.

Che cosa scoprirà Jeff?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo!

Forse.

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