Away from me
"Welcome to the panic room
Where all your darkest fears are gonna
Come for you, come for you
Welcome to the panic room
You'll know I wasn't jokin
When you see them too, see them too"
-Panic room, au/ra-
Jeff e (T/n)
6 anni prima
Jeff continuava ad osservarti nel buio, coperta solo in parte dal lenzuolo e appoggiata al suo petto, mentre continuava a passare una mano sulla tua schiena.
La tua pelle era così diversa dalla sua che non si stancava ma di toccarti, la sensazione della sua pelle ruvida su quella morbida che ti ricopriva lo affascinava ogni volta di più e, mentre pensava, non poteva fare a meno di seguire il contorno delle numerose cicatrici che avevi sulla spalla destra, cicatrici che ti aveva inferto e che in parte lo rendevano orgoglioso.
Come poteva non esserlo, lui era lì, ti aveva e ogni cosa su di te era sua a partire da quelle cicatrici superficiali fino ad arrivare alla tua stessa anima, Jeff era un segno tangibile su di te, un marchio, e mai nessuno avrebbe potuto scambiarti per la ragazza di qualcun'altro.
Non che ti considerasse davvero la sua ragazza, non ci pensava a cosa foste, qualunque cosa sareste stati non era importante per Jeff, l'importante era che fossi sua, ogni cosa che avrebbe potuto usare per legarti a lui l'avrebbe usata, eri sua e sua dovevi rimanere.
Ora aveva avuto quello che voleva ma poi?
I primi mesi, quando pensava che fossi morta, erano stati strani, era stato spesso inquieto e di pessimo umore, irritabile e irrequieto.
Ogni volta che gli venivi in mente aveva la sensazione costante di aver perso qualcosa di importante e la cosa non gli piaceva affatto.
Poi, pochi mesi fa, aveva scoperto che eri ancora viva.
La gioia era stata immane e subito aveva iniziato le ricerche ma ogni volta che arrivava, ogni volta che pensava di averti trovato, ogni volta che pensava che avresti potuto tornare ad essere sua, ti spostavano in un'altro posto.
I primi tempi era stato frustrante, perché ti allontanavano?
Poi aveva capito chi ti stava nascondendo e si era fatto più furbo.
E ora ti aveva ritrovata.
Quando ti aveva vista, ricoperta di sangue dalla testa ai piedi, una strana sensazione di ansia gli aveva stretto lo stomaco ma poi, quando aveva capito che non era tuo si era tranquillizzato.
Dopo ciò erano successe cosa abbastanza soddisfacenti per lui, ricordò con chiarezza cosa avevate passato poco fa e un sorriso gli si presentò sul volto mentre si piegava a baciarti la fronte, scendeva lungo il collo, inspirava sulla tua pelle per sentirne l'odore e iniziava ad accarezzarti i capelli.
Gli passò per la mente di darti un morso e assaggiare il sapore della tua pelle ancora una volta e altre mille volte ancora, mai si sarebbe stancato di quel sapore.
Sembravi così indifesa nel sonno eppure dormivi beatamente tra le braccia di un killer e la cosa lo fece sorridere davvero.
Stupida, piccola, (t/n).
Mentre pensava però il suo sguardo si fece più serio, perché ne era rimasto così dipendente per un anno?
Quanto erano importanti quelle emozioni che aveva provato per te?
Erano le uniche domande a cui non aveva risposta o meglio alle quali non aveva voglia di rispondere perché, mai lo avrebbe ammesso a se stesso, aveva davvero paura di scoprire il peso e la portata di quei sentimenti.
Ci avrebbe pensato domani, se ci avrebbe pensato.
E così smise di pensare, ti strinse più vicino tra le sue braccia, ti lamentasti un po ma non ti allontanasti, era da tempo che non dormivi così bene, Jeff immerse ancora una volta il viso nell'incavo del tuo collo, inspirò profondamente e poi si addormentò convinto ora più che mai che niente e nessuno ti avrebbe mai strappato dalle sue braccia.
Si sbagliava.
Non erano passati che una manciata di minuti che un rapido movimento lo colse nel sonno leggero, facendolo svegliare con la piacevole sensazione di un coltello alla gola.
Aveva avuto appena il tempo di alzarsi un po sui gomiti che la sensazione della lama fredda sulla pelle calda gli aveva imposto di fermarsi, il suo coltello era proprio lì vicino, un piccolo movimento e avrebbe ammazzato con calma il rompicoglioni che si era azzardato a svegliarlo ma bastò guardare meglio l'avversario perché una rabbia ceca gli montasse dentro accendendo i suoi occhi d'odio e rovinandogli tutto il buon'umore e la calma di poco prima.
"Si che sei sveglio bastardo. Rispondi alle mie domande o ti ammazzo. ORA"
Quella che prima era (t/n) sovrastava ora Jeff, ancora mezzo sdraiato nel letto, e lo teneva fermo con il peso del proprio corpo e una mano sul suo petto mentre l'altra che teneva il coltello tremava per la rabbia.
Jeff fece un fischio divertito prima di mettersi a ridere.
"Chi non muore si rivede, non ti è bastata l'ultima volta?"
La ragazza tremò di rabbia e rafforzò la presa, si era rivestita e non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare.
Quando si era svegliata, quando finalmente era tornata in se non aveva potuto fare a meno di inorridire davanti a quello che aveva visto, aveva lottato con se stessa per non urlare per lo schifo che aveva provato a sentire la pelle di quel... quell'essere sulla sua ed era sbiancata quando aveva capito di essere nuda in quel letto.
Aveva chiuso gli occhi su una bellissima carneficina, sul sangue umido che imbrattava la sua pelle sull'odore fresco del sangue e di carne aperta, e ora si ritrovava in un letto con un essere che detestava con tutta se stessa e quel che peggio erano entrambi nudi.
Solo a pensarci la vista le si offuscò di nuovo per la rabbia.
"Faccio io le domande! Dimmi. Cosa. È. Successo. Ora!"
Continuava a cercare di ricordare qualcosa ma l'ultima cosa che si ricordava erano i corpi massacrati attorno al fuoco e poi aveva aperto gli occhi, nel suo letto, nuda, con lui accanto e no, non poteva essere vero, quello schifo non poteva essere reale.
Al solo pensiero dovette reprimere un conto di vomito.
Jeff si mise a ridere del suo smarrimento mentre la presa dell'altra sull'arma si faceva sempre più tremolante e lo guardava con un odio misto a panico.
"Non ci arrivi?"
La sfidò stuzzicandola.
"DIMMELO E BASTA!"
Non poteva essere successo, quell'idiota non poteva averlo fatto, pensava la ragazza mentre Jeff, più divertito che mai a sentirla in pugno nonostante la loro posizione, lentamente e con calma, ben scandendo le parole in modo tale che ne sentisse bene il peso di ognuna, rispondeva alla sua domanda.
"In genere, un ragazzo e una ragazza, nel fiore dei loro anni, quando sono nudi, fanno sesso. E non fare quella faccia, a (t/n) è piaciuto tan-"
Non fece in tempo a finire la frase che un cazzotto lo colpì sulla mascella cancellando la sua aria da sbruffone dal volto e facendo incrinare la sua maschera di fredda calma lasciandogli scappare una bestemmia e un'occhiata di odio puro per quella ragazza sopra di lui che ora ribolliva di rabbia.
"BASTARDO!"
Urlando la ragazza alzò la lama e afferrò l'elsa con entrambe le mani, inarcò le braccia sopra la testa per caricare il colpo, ma un sorriso apparve di nuovo sul volto di Jeff lì dove avrebbe dovuto esserci paura.
In preda al momento di rabbia la ragazza aveva lasciato la guardia scoperta.
Approfittando del momento, Jeff, si dimenò e la colpì sotto il mento avventandosi su di lei e ribaltando la situazione.
Con una mano si affrettò a immobilizzarle i polsi mentre con l'altra riuscì ad impadronirsi del coltello e glielo puntò, poco distante, con la punta rivolta al cuore.
"E ora?"
Era sicuro di aver vinto,ovviamente non avrebbe mai ammazzato (T/n) ma questo quella stronza non lo sapeva e Jeff puntava così tanto sulla sua paura di morire che quando invece ,lei non si curò della lama, ne rimase sorpreso.
Non era stupida e per quanto avesse paura della morte era certa che mai Jeff l'avrebbe uccisa, certamente non ora poi.
Senza lasciarsi intimorire si avventò di nuovo su di lui animata dalla furia ceca che le bruciava in petto da quando Jeff aveva confermato i suoi orribili dubbi e decise che mai avrebbe tollerato una vergogna simile.
Un ricordo che non aveva che le portava una sensazione così viscida che la avvolgeva e la soffocava.
L'unico rimedio?
La morte di Jeff.
Dal canto suo una sensazione di freddo panico chiuse lo stomaco di Jeff quando si rese conto che se non avesse agito con prudenza avrebbe rischiato di uccidere (t/n) e questa volta per davvero.
Dopo tutta la fatica che aveva fatto per trovarla, non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma non era solo quello.
In quel momento capì che, in qualche modo, non era più in grado di ferirla e perderla di nuovo e per causa sua sarebbe stato orribile.
Il solo pensiero, la visione di (T/n) che moriva con il suo coltello piantato nella gola, le sue ultime parole bloccate da un flusso gorgogliante di sangue che le fuoriusciva dalla bocca e dalla ferita e l'immagine impalpabile della morte che glie l'avrebbe strappata via dalle braccia lo terrorizzò.
Aveva il terrore di perderla.
Non voleva pensarci, non voleva che accadesse, mai e poi mai (T/n) avrebbe dovuto allontanarsi da lui.
Imprecò mentalmente mentre spostava la lama in modo da non ferirla, graffiandole il fianco e perdendo l'arma che fu subito riconquistata dalla sua avversaria
Rispetto a Jeff, lei non aveva nessun freno che le impedisse di scagliarsi sul suo avversario e finirlo per sempre così, senza pensarci due volte, non perse tempo e vibrò il colpo su Jeff che, messo all'angolo e a pochi centimetri di distanza dalla lama era sicuro che non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungere il suo coltello abbandonato lì vicino e che questa volta sarebbe morto per davvero.
Il coltello, l'arma che aveva usato per anni, l'avrebbe trapassato da parte a parte, avrebbe penetrato la sua pelle bianca piena di cicatrici, avrebbe creato una ferita che non sarebbe mai guarita e l'avrebbe ucciso.
Quanto poteva essere ironica la morte?
Ucciso dalla sua arma preferita, l'arma che aveva usato per molti anni e con la quale aveva ucciso e torturato un'innumerevole quantità di persone.
Persone che non conosceva ma anche persone che aveva amato, Liu, sua madre, suo padre e... (T/n)...?
Lei sarebbe sopravvissuta no?
Che cosa avrebbe pensato di lui?
Sarebbe stata triste?
Sarebbe rimasta sua anche dopo la sua morte?
Jeff non aveva risposta a queste sue domande e neanche le cercò, l'unica cosa che cercò fu l'immagine di (T/n) e con lei era deciso a guardare in faccia la morte se proprio non aveva altra scelta.
Con lei.
Con (T/n)...
Ma così non bastava!
Non bastava il solo pensiero di lei, non gli sarebbe mai bastato solo un pensiero, non gli bastavano i ricordi di lei perché lui voleva di più, lui voleva sempre di più, la voleva con lui, palpabile e vicina, voleva sentire il suo respiro e la sua presenza, voleva tenerla sotto i suoi occhi e sotto il suo volere.
Cosa fare allora?
La soluzione era facile, elementare quasi!
L'avrebbe portata con se!
Un sorriso folle si allargò sul volto e gli illuminò gli occhi.
Si, con lei, solo con lei!
Perché lei era sua e di nessun'altro e se lui doveva morire lei sarebbe morta con lui.
Ecco, già vedeva la scena, il coltello che affondava nel suo petto, il sangue e la vita che fuoriuscivano da lui, le sue braccia che afferravano il corpo di (T/n) e accoglievano la lama nel suo petto per stringerla vicina e tenerla ferma mentre con l'altra mano, veloce, afferrava il suo coltello poco lontano e recideva il collo di (T/n) in un solo e unico movimento fluido e indolore.
L'avrebbe stretta tra le braccia, le avrebbe sussurrato nell'orecchio che andava tutto bene, che non doveva avere paura, che la morte era una sua vecchia amica e che mai era stata così dolce, che ora che lei era sua non avrebbe mai più dovuto avere paura, ora erano insieme e lo sarebbero stati per sempre.
L'avrebbe baciata fino a che non sarebbe morto dissanguato anche lui, con il ferro nel cuore e il sapore del sangue che soffocava (T/n) in bocca e lì, abbracciati e uniti per sempre, con il sangue di uno che si mischiava con quello dell'altro, avrebbero aspettato la morte.
L'idea lo eccitò tantissimo, Jeff ne era entusiasta e stava già per metterla in atto quando, invece, uno statico fortissimo gli spaccò i timpani, rovinò i suoi piani e fece cadere lei a terra.
La ragazza perse la presa sulla lama, non riuscì a procurare a Jeff neanche un graffio e ora si contorceva sul pavimento in preda al dolore, con le mani strette tra i capelli, chiedendosi perché il suo dio le stesse facendo tutto questo mentre la figura che ben conosceva la avvolgeva con i suoi tentacoli neri e la portava via.
Anche Jeff non riuscì a rimanere impassibile a quello statico e per un periodo indeterminato di tempo non poté fare altro che cercare disperatamente di sopportare il dolore.
Poi tutto sparì.
Lo statico, il dolore, l'avversaria e (T/n).
È quella fu la cosa che gli piacque di meno.
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Che dire ragazze.... l'estate più lunga della mia vita.
Sono tornata e per un po starò con voi ma evidentemente mi piace così tanto farmi uccidere che ho una bella sorpresa per voi.
Spero no vi siate dimenticate troppo la storia.
Questa era l'ultima parte del ricordo di Jeff e T/n
Piccola curiosità: In origine questo era il prologo ( che poi ho diviso in tre) ma ho accartocciato l'idea perché era troppo lungo e non mi soddisfava appieno come prologo, ma ehi, perché buttarlo?
e quindi eccolo qui.
Alla prossima e addio
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
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