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...as it seems

"La gente sa, fa solo finta di non sapere"

-Greta Menchi-

"Nulla è come sembra"

-?

Jeff's pov

Se c'era un posto in cui nessuno sarebbe mai volito andare, fosse stato di notte o fosse stato di giorno, salvo i cimiteri, quello era di sicuro l'ospedale.

Appena entravi e subito dopo aver superato la sala d'attesa, una volta entrati nei corridoi sui quali si affacciavano le stanza dei malati, la prima cosa che sentivi e ti faceva venire voglia di scappare era l'odore.

L'odore della malattia che mi arrivò violento e nauseabondo alle narici sapeva di disinfettante industriale e pelle vecchia, pungente e insistente fino allo svenimento.

I malati, ormai abituati a quell'odore, giacevano nelle loro stanze nei loro letti bianchi e, chi attaccato a qualche apparecchio chi meno, dormivano tutti oppure, costretti a sentire l'assiduo suono che monitorava i loro paramenti vitali, avevano paura di chiudere gli occhi su quello che sarebbe stato il loro ultimo giorno, paura di sentirsi vicina la morte, paura che quel suono che indicava la loro esistenza potesse cessasse di esistere.

Li avrei volentieri aiutati a sprofondare in quella paura, tutte quelle persone, chi addormentate chi meno, mi tentavano e mi invitavano a farli addormentare per sempre e dovetti ricordare a me stesso che ero lì per un motivo preciso, per evitare che controllassi in qualche stanza, per evitare che li uccidessi e compiere così il mio lavoro.

Alla fine però, senza guardare altro che non fosse la schiena di mio fratello che mi guidava nei corridoi bianchi e semi illuminati dell'ospedale, ci lasciammo alle spalle quell'odore ripugnate e tutti quei malati, quell'ambiente per noi familiare, per dirigerci verso gli archivi.

Dico familiare perché l'ospedale era stato un luogo in cui sia io che Liu eravamo già stati in passato, quando ancora la nostra vita si poteva definire "normale".

Io quando, tanto tempo fa ormai,  l'ultimo dei tre bastardi mi diede fuoco alla festa di Bill, rendendomi bellissimo tra parentesi, e Liu, per opera mia, la notte dopo le mie dimissioni dall'ospedale e la notte in cui ero diventato ciò che ero, ancora più bello e... solo.

Non fraintendete, essere solo non mi disturbava affatto, era anzi piuttosto rilassante a volte.

In un certo senso potevamo dire di essere nati entrambi in quell'ambiente malato ma, tornando a noi e all'ospedale e alla cartella clinica, il piano, che Liu mi aveva proposto e stavamo mettendo in atto, era piuttosto semplice: attraversare in silenzio e senza essere visti i freddi corridoi dell'ospedale e cercare la sua cartella clinica nell'archivio.

Lì dentro vi avrei trovato una serie di informazioni mediche e personali che mi sarebbero risultate utili in seguito ma soprattutto avrei appreso le sue esatte condizioni al momento.

Non potevo certo irrompere nelle carceri provvisorie della stazione senza un piano e poi caricarmela in spalla se fosse stata mezza morta.

La voce di Liu mi ridestò dai miei pensieri, bassa abbastanza perché non rimbombasse nei corridoi vuoti e affinché potessi sentirla solo io, con il tono deciso di chi guida e sa dove andare.

"Da questa parte"

Seguendo le indicazioni di Liu, con i passi scanditi dai ritmi regolari dei macchinari e dal russare di alcuni pazienti anziani che mano a mano si facevano sempre più lontani, arrivammo in una stanza piena di cassetti e scartoffie a causa delle quali, solo a guardarle, fui preso dalla noia e dallo sconforto.

E che cazzo dico io! Nell'era di Internet non potevano digitalizzarli tutti quei pezzi di carta?!

La stanza in cui eravamo arrivati era quadrata, con un grosso tavolo in ferro, simile a uno di quelli sul quale ci dissezionano i cadaveri nei film, posto al centro della stanza e, infine, file e file di scaffali, tutti addossati al muro alti circa sei cassetti per uno, che ricoprivano l'intero perimetro dell'archivio.

Non c'erano finestre quindi che facessero girare l'aria stantia e la porta alle nostre spalle era l'unico modo per accedere alla stanza e le lampadine nude nei freddi lucernari l'unico modo per illuminarla.

Sbuffai pensando al lavoro di merda che mi sarebbe toccato fare per poi essere immediatamente ripreso da mio fratello neanche avessi due anni.

"Muoviti invece di lamentarti"

Liu si girò per lanciarmi un'oggetto che dovetti afferrare al volo per evitare che cadesse a terra e si danneggiasse.

Sapevo cos'era, dato che, ovviamente, non avremmo potuto accendere la luce della stanza, avevamo "preso in prestito" sulla via per l'ospedale un paio di torce e, una volta che Liu accese la sua, si diresse senza ulteriori commenti al cassetto con l'iniziale del cognome di (t/n).

Cercando di non perdere altro tempo e proponendomi di impegnarmi, accesi anche la mia e mi avviai nella sua direzione ma, appena illuminai la zone di quel cassetto, la mia voglia di fare rischiò di suicidarsi.

In una parola, enorme.

Non era un solo cassetto con la sua iniziale, no, era un'intera colonna, la zona segnata con la sua iniziale copriva un'intera colonna e i cassetti erano strapieni di fogli, stipati e compressi nei cassetti, tra le cartelle in cartoncino, così stretti che mi meravigliai che non fossero ancora esplosi.

A differenza mia però, Liu non sembrò affatto sorpreso o scoraggiato anche se, da quando era diventato l'assassino noto a tutti come Homidal Liu, era davvero difficile sapere cosa gli passasse per la testa.

Mai un sorriso, mai una lacrima,mai nulla che non fosse la rabbia o l'odio e probabilmente era solo colpa mia.

"Io cerco da sopra tu da sotto"

Disse Liu con distacco aprendo il cassetto più alto, riportandomi alla realtà e ricordandomi che, nonostante mi stesse aiutando, il rapporto che avevamo avuto una volta, probabilmente ora non esisteva più.

Un senso di tristezza e frustrazione stava per raggiungermi e, per scacciare quei pensieri e i sentimenti che si portavano dietro, cercai di fare finta di nulla e uscirmene con una battuta.

"Non mi piace stare sotto a dire il vero"

Commentai ridacchiando e allargando il mio sorriso inciso.

Come tutta risposta Liu mi guardò malissimo per un secondo ma non commentò la mia battuta e continuò a cercare.

Era comunque un passo avanti... forse.

Sospirando mi sedetti a terra e aprii il cassetto metallico che cigolò per il peso di decine e decine di cartelle.

"Sarà una lunga e noiosa nottata..."

E, parlando più a me stesso che a Liu, iniziai a cercare in silenzio per chissà quanto tempo.

Per chissà quanto ripetei a macchinetta sempre la stessa e noiosa azione; apri cassetto, prendi cartella, scarta cartella, prendine un'altra e così via all'infinito con il rumore dei fogli sfogliati, il frusciare della carta contro la carta come sottofondo e il ticchettio dell'orologio che mi irritava sempre di più.

Dopo quelle che a me parvero ore, ma che secondo l'orologio erano solo quaranta minuti abbondanti, iniziai ad avere problemi seri nel concentrarmi, senza contare il piede che batteva nervoso a terra già da un pezzo e le mie dita che battevano impazienti sul dorso di ogni cartella che aprivo.

In genere ero più paziente ma non ero fatto per essere un topo di biblioteca.

Un conto era aspettare la preda, vederla calma e sicura nella sua routine giornaliera e pregustare ogni secondo che la separava dalla morte, un conto era sfogliare fogli e fogli all'infinito, con nomi e volti di persone di cui, in quel momento in particolare, non me ne fregava un cazzo.

Non c'era paragone!

Chiusi di scatto l'ennesima cartella con una mano e la burrai in malo modo nel cassetto accasciandomi poi a terra.

"Non ne posso più!"

Dissi chiudendo con un calcio il terzo cassetto dal basso diffondendo nel silenzio generale il cigolio delle rotelle del cassetto e il rumore metallico di qualcosa che sbatte di colpo.

Mi alzai e iniziai a girare per la stanza, avanti e indietro, indietro e avanti, intorno al tavolo e dovunque potessi andare, non ce la facevo più a stare fermo.

"Tu hai trovato qualcosa?"

Mi voltai di scatto e mi rivolsi a Liu che era ormai da un quarto d'ora buono che aveva smesso di cercare nei cassetti e rimaneva fisso sulla stessa cartella.

Per tutta risposta lui mi ignorò e continuò a sfogliare la cartella che aveva in mano infastidendomi all'istante.

E che cazzo! Aveva detto che mi avrebbe aiutato non che avrebbe passato una piacevole lettura mentre io mi facevo il culo e mi rompevo i coglioni a cercare quella dannata cartella del cazzo!

"Smettila di perdere tempo! Dammi una mano con queste fottute scartoffie!"

Appena alzai la voce Liu chiuse la cartella di scatto con una mano dopo averne prelevato dei fogli con l'altra.

"Sta zitto. Qui c'è tutto quello che ti serve su (t/n)"

Detto questo mi lanciò addosso la cartella che si aprì in aria spargendo tutti i fogli sul pavimento.

Un foglio in particolare con la foto di (t/n) sopra attirò immediatamente la mia attenzione.

Con le mani tremanti per l'eccitazione mi inginocchiai a terra e lo afferrai iniziandolo a leggere velocemente: era il responso della diagnosi dell'altro giorno.

Un sorriso si allargò sul volto.

Finalmente avevo qualcosa.

Era solo un foglio, solo un pezzo di carta con qualche informazione, nulla di davvero esaustivo ma, allo stesso tempo, non avevo mai letto nulla di più interessante.

Non potevo smettere di sorridere dalla gioia che provavo, riaverla tra le mani, far passare il filo della sua vita tra le mie dita e spezzarlo pezzo per pezzo.

Aspettami (t/n), sto venendo a liberarti, non essere triste... sto venendo a prenderti!

Iniziai a ridere tra me e me, con un sorriso così largo che iniziai a sentire il sapore del sangue nella mia bocca, ma, mentre ero intento a crogiolarmi nei miei pensieri, Liu, come se non volesse farsi notare, chiuse lentamente il cassetto, piegò in due i fogli che aveva preso e si incamminò verso la porta.

"Il mio aiuto finisce qui Jeff. Ci si vede."

Disse lapidario mentre si allontanava alzando una mano per salutarmi ma, invece di lasciarlo andare, staccai immediatamente gli occhi dai miei fogli e mi alzai di scatto, bloccandolo per il polso poco prima che potesse uscire dalla stanza.

Il suo comportamento di poco prima non mi era sfuggito e, diffidente, mi avvicinai a lui fino a guardarlo dritto negli occhi verdi che si assottigliarono ricambiando il mio sguardo.

Lo guardavo dal basso, essendo lui più alto di me e, quello sguardo, mi ricordò, con rammarico e ancora una volta, che il nostro vecchio rapporto era ormai morto da tempo, non potevo fidarmi di lui, non più, non completamente.

Ricacciai indietro il passato e mi concentrai sul presente, questo era il Liu di ora, e non potevo permettergli di ostacolarmi nonostante ciò che provavo nei suoi confronti, non potevo farmi trattare e comandare come se fossi un cucciolo in cerca di perdono o non avrei mai ottenuto nulla da niente.

Cercai quindi di impormi nonostante la mia altezza, non potevo certo assottigliare gli occhi come lui ma, per cercare di intimidirlo, potevo sempre usare un tono di voce diverso dal normale e, quando aprii bocca, la voce che ne uscì fuori era bassa e graffiante.

"E quei fogli che ti sei fottuto?"

Ci fu un momento di silenzio in cui io guardavo lui in attesa di una risposta che pretendevo di avere e Liu mi guardava dall'alto con odio, in silenzio.

Alla fine, distolse lo sguardo dai miei occhi e strattonò il braccio che tenevo fermo, liberandosi e guardandomi di nuovo con gli occhi verdi che bruciavano di rabbia.

"Cazzi miei"

Detto questo aprì la porta e se ne andò, con i fogli in una mano, lasciando che la porta si chiudesse da sola alle sue spalle.

Lo lasciai andare, per una frazione di secondo guardai la schiena di mio fratello allontanarsi per i corridoi dell'ospedale e mi chiesi se forse avessi sbagliato ancora.

Quando lo avrei rivisto di nuovo?

Perché mi aveva aiutato se, da quello che avevo visto, sembrava mi odiasse ancora?

Mi avrebbe mai perdonato?

In quel momento, non potevo certo immaginare cosa in realtà mi stesse nascondendo, come non potevo neanche sapere che, da lì a poco, lo avrei rivisto ancora e avrebbe poi stravolto il mio modo di vedere (T/n) dando inizio a tutto.

Se solo lo avessi fermato in quel momento... tutto quello che avvenne poi, sarebbe successo lo stesso o no?

Se avessi scoperto prima il segreto (T/n), un segreto che ancora neanche lei conosceva, nascosto in un lago di sangue nel profondo della sua coscienza, sarebbe diventata comunque la mia ossessione?

Non ne ho idea e, quella notte, certamente non ebbi queste domande per la testa, così, senza fare altro, lasciai che la porta si chiudesse definitivamente, impedendomi di vedere ancora Liu e chiudendo fuori anche i miei pensieri e sentimenti per lui.

Mi girai e riportai l'attenzione sui documenti.

Sorrisi alla foto di (t/n).

"Torniamo a noi due (t/n)"

E ridacchiando mi misi a leggere.



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HO. UN. FOTTUTO. MAL. DI. TESTA.

La sensazione che la mia testa stia per esplodere da un momento all'altro è così forte che probabilmente me la farei schiacciare il cranio da una pressa idraulica per ricompattarla.

Purtroppo so che così la mia testa esploderebbe definitivamente e allora come fareste senza la mia storia?

Certo ho già 31 bozze che aggiorno e rivedo costantemente ma non mi sembra il caso di passare il testimone così che mia sorella possa postarle ogni giorno senza rileggerle. 

Anche perché non ho intenzione di pubblicare nulla senza rileggerlo e correggerlo mille volte e, nonostante una volta mi sembri tutto coretto, la volta dopo ho sempre qualcosa da cambiare. Tranne la trama, quella è fantastica e basta e non si tocca.

Comunque non passerò il testimone (contente?) non ancora almeno (e probabilmente mai lo farò perché, diversamente da quello che pensassi all'inizio di tutto, mi sto davvero affezionando a questa storia)

Quindi nulla.

Sopportatemi e io sopporterò il mal di testa.

Addio e alla prossima.

-poitre1234

Conoscete lo stato delle Army? Le fan dei BTS? E il Kpop in generale?

P.S.

Ho un debole per le illusioni ottiche.

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